Raging Bull

- Usted daba los dos primeros minutos de pelea de ventaja. ¿Por qué?

- Estaba tan acostumbrado a recibir golpes de la vida que luego, en el ring, no sabía reaccionar en frio. Por eso necesitaba que el rival me "calentara" primero para responder luego con rabia contenida. Y esta táctica no me fue tan mal, porque en toda mi carrera sólo me pusieron cinco veces k.o.; una de estas veces, ante Ray "Sugar" Robinson, al que me enorgullezco de haber sido el primero en derrotar sobre un ring.


Jake La Motta, entrevista por Miguel Vidal
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- Lei dava i primi due primi minuti dell'incontro di vantaggio all'avversario. Perché?

- Ero tanto abituato a ricevere colpi dalla vita che dopo, sul ring, non sapevo reagire a freddo. Per questo motivo avevo bisogno che il rivale mi "riscaldasse" prima, per poi rispondere con tutta la rabbia trattenuta. E questa tattica non mi andò tanto male, perché in tutta la mia carriera mi misero k.o. solo cinque volte; una di queste volte fu davanti a Ray "Sugar" Robinson, che ho l'orgoglio di essere stato il primo a sconfiggere su un ring.

Jake la Motta, interevista di Miguel Vidal


Paisà, io sono stato fortunato perché sopra il ring non mi sono mai fatto male, e perché tante donne mi hanno voluto bene.

Jake La Motta


Jake La Motta fra i grandi pesi medi non fu il più potente, né il più tecnico, né il più veloce, né il più bello a vedersi, qualcuno lo definì "un purosangue intrappolato nel corpo di un ronzino". Fu però il pugile dotato di maggior coraggio. La voglia di riscatto da una vita difficile fu la sua molla scatenante.
Nato a New York il 10 luglio 1921 da padre italiano (di origine siciliana) e madre ebrea (all'anagrafe il suo nome era Jacob), in un'intervista raccontò che a nove anni un gruppetto di coetanei era solito prenderlo di mira talvolta picchiandolo e che, per difendersi fu costretto a portar con sé un punteruolo: "Portai con me quell'arnese e lo tirai fuori tutte le volte che il gruppo di ragazzi cercò di aggredirmi, spaventandoli, finché un giorno lo scordai a casa e fui costretto ad usare i pugni... e non ebbi più bisogno di nessun punteruolo."
Debuttò fra i professionisti nel 1941 a 19 anni. Non aveva pugno, ma in compenso era di un’aggressività unica e non lasciava respiro agli avversari. Nei primi 20 mesi di attività disputò ben 34 incontri, scalando le vette delle classifiche mondiali. Il 2 ottobre 1942, a New York, gli fu data la possibilità di battersi con il grande Sugar Ray Robinson, dal quale fu battuto in 10 riprese, pur disputando un buon combattimento. La rivincita fra i due avvenne il 5 febbraio 1943 a Detroit, e stavolta Jake, a sorpresa, sconfisse Sugar Ray ai punti, dopo averlo atterrato all’8° round. Quella vittoria assume ancor più rilevanza se si pensa che Robinson da professionista non era mai stato sconfitto e che quella rimase l'unica sconfitta subita da Ray nei suoi primi 131 incontri.
Ma appena 21 giorni dopo, sempre a Detroit, Sugar Ray si aggiudicò la “bella” vincendo sempre sulla distanza delle 10 riprese. E poi battè ancora La Motta il 23 febbraio 1945 a New York e il 26 settembre dello stesso anno a Chigago.
Sebbene sconfitto più volte da Robinson, proprio quelle sfide rivelarono lo straordinario talento di La Motta, al quale tuttavia continuava ad essere negata una chance mondiale. Egli però continuò a vincere e ad incontrare avversari di grande valore come Fritzie Zivic, due volte vincitore di Henry Armostrong. Con il croato, Jack, fra il 1943 e il 1944, sostenne ben quattro combattimenti, vincendone 3 e perdendone 1. Tutti gli incontri si conclusero con verdetto ai punti, ma quelle battaglie fra il furioso La Motta e lo sporco Zivic, sono passate alla storia come i match più scorretti della storia della boxe.
A parte una battuta d’arresto con il fortissimo francese Laurent Dauthille, agli inizi del 1949, continuò a vincere sino ad ottenere di battersi con il campione del mondo dei medi Marcel Cerdan.
Il pugile francese aveva spodestato clamorosamente Tony Zale, ed anche per questo veniva dato favorito nei riguardi dello sfidante. L’incontro si svolse il 16 giugno 1949 a Detroit, e stavolta fu La Motta a sovvertire ogni pronostico. Riuscì infatti a battere il francese che nulla potè fare contro la furia di Ruging Bull e alla fine della nona ripresa il match venne sospeso.
Jake La Motta difese per la prima volta il titolo mondiale il 12 luglio 1950 a New York contro il triestino Tiberio Mitri. Fu un match a senso unico. L’italiano, buon tecnico, sembrava avere tutte le carte per mettere in difficoltà il campione, ma di fatto non riuscì ad imbrigliare la consueta grinta di La Motta, che si aggiudicò il match ai punti in 15 riprese. Appena due mesi dopo, La Motta si ritrovò di fronte il francese Dauthille, che lo aveva precedentemente sconfitto.
Fu un incontro molto combattuto, e Laurent Dauithille si rivelò più abile di La Motta, più determinato. Al 15° round lo sfidante era nettamente in vantaggio su Jake, ma commise l’errore di continuare ad attaccare, e questo gli fu fatale. Per un attimo La Motta tornò ad essere il Toro del Bronx, e martellando con ferocia Dauthille riuscì a metterlo K.O. e a conservare il titolo in extremis.
Ma sull’orizzonte di La Motta si materializzava di nuovo l’immagine del suo antico ed implacabile avversario: Sugar Ray Robinson. Il 14 febbraio 1951 a Chigago i due si ritrovarono l’uno di fronte all’altro per la sesta volta! Fu una lotta impietosa, crudele. Robinson, al meglio della forma, fece meraviglie e dominò il combattimento da par suo, ma La Motta fu grandissimo per coraggio, stoicismo, tenacia. Investito da una valanga di pugni resistette sino al 13° round, e si sarebbe fatto ammazzare pur di non cedere a Sugar Ray. Ma l’arbitro Frank Sikora sospese quello che poi sarebbe stato chiamato “Il massacro di San Valentino”, e rimandò all’angolo Jake, che dopo quell’incontro non fu più lo stesso.
Chiuse definitivamente con la boxe nel ‘54 dopo 102 incontri e con un record di 83 vittorie, 30 delle quali per ko, quattro pareggi e 19 sconfitte.
Per tutti è Raging Bull: Toro scatenato!



Dapprima ho pensato che nessuno è solo come Jake La Motta in quella scena.
E nessuno è bello come lui
...se un giorno mi accadrà di essere così solo, così pazzescamente solo, lo sarò come lui.
Io danzerò.
E sarò bellissimo.
E se mai scriverò una storia...vorrò che la gente la legga poi, e ci pensi della neve, dentro.
Io la neve non ce l'avrò messa, ma loro ce la vedranno.
Voglio neve, nei miei libri. senza metterecela.
Negli occhi della gente.


Alessandro Baricco


Metafore & Metamorfosi (agosto)

FERIE

दिनों के लिए, के माध्यम से कई भूमि

ज्यादा कीमत पर, मील दूर

मैं पहाड़ों को देखने के लिए चला गया

समुद्र मिलने गए थे.

कभी नहीं देखा था, लेकिन आंखें

कमरे से कुछ कदम

ओस की एक बूंद

धान के खिलने पर.

রবীন্দ্রনাথ ঠাকুর, रवीन्द्रनाथ ठाकुर
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For days, through many lands
At much cost, miles away
I went to see the mountains
Went to meet the sea.
But the eyes never saw
A few steps from the room
One drop of dew
On the paddy-bloom.

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Per molti giorni, per molte miglia,
con molte spese, per molti paesi,
sono andato a vedere i monti,
sono andato a vedere il mare.
Ma a due passi da casa,
quando ho aperto gli occhi,
non ho visto
una goccia di rugiada
sopra una spiga di grano.

Rabindranath Tagore

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... AL SOLE

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METAMORFOSI


Vincenzo Venuto e Richard Gere
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PRIMA E DOPO


Per Alfano è finita
Silvio torna in partita
Ma le gnocche no!
Mediaset è ridotta
quasi alla bancarotta
Ma le gnocche no!
Il futuro è più grigio
ma ora abbiamo il prestigio
Grazie al professo'
E' già lì da parecchio
e fa rimpiangere il vecchio
Silvio Berlusco'

Prima senza decoro
prometteva il lavoro
Azz, nu milio'!
Ora invece soltanto
un lavoro ogni tanto
Ma le gnocche no!
Ha ormai perso la stima
e non è più come prima
Ma le gnocche no!
Oggi è alto lo spread
e non c'è Emilio Fed
le mignotte no!

Lo spread, lo spread
c'è ancora ogni giorno...
Ma le gnocche no!
E con 'sto spread
ti han tolto di torno...
Silvio Berlusco'

Lo spread, lo spread
aumenta ogni giorno...
Ma le gnocche no!
E non dipende
dal premier porno
Torna Berlusco'

Porno, mi distruggi cosììì!
Porno, mi fai dir sempre sììì!


L'italiano se ne fotte
se di notte vai a mignotte,
ma prender botte
giorno e notte NO!
(Le botte no! Le botte no, no, no!)

Lo diceva Farage:
"Questa Europa è una strage!"
Monti invece no!
Rispondeva Bagnai
che con l'euro son guai
Monti dice no!

E per questa tortura
non si trova la cura
No, più Europa NO!
Qui la Borsa s'ammosc
ed aumenta l'angosc
Torna Berlusco'

La Borsa s'ammosc
s'ammosc ogni giorno...
Peggio non si può!
(si può, si può...)

Lo spread non c'entra
col premier porno...
Torna Berlusco'

La Borsa s'ammosc
s'ammosc ogni giorno...
Peggio non si può!
(ti dissi si può, si può...)

E Silvio ha già
annunciato il ritorno
Certo che si può!

Porno, mi distruggi cosììì!
Porno, mi fai dir sempre sììì!


L'italiano se ne fotte
se di notte vai a mignotte,
ma prender botte
giorno e notte NO!
(Le botte no! Le botte no, no, no!)

L'italiano se ne fotte
è abituato a prender botte,
non è adatto alle lotte, NO!

(non mi è ancora chiaro il concetto... Com'è?)
L'italiano se ne fotte
se di notte vai a mignotte,
ma prender botte
giorno e notte NO!
(Scusi, non ho capito l'ultima parola...)
L'italiano se ne fotte
è abituato a prender botte,
non è adatto alle lotte, NO!...
(Allora ti spiego per l'ultima volta...)
L'italiano se ne fotte
se di notte vai a mignotte,
ma prender botte
giorno e notte NO!
(Si, ma in parole povere?
Niente. Vota a Berlusconi...
)

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SPENDING REVIEW

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BUSCOPAN

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MA CHI SIAMO NOI...

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UN MACCHINONE!!



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I-SEX


Call me... :-)))
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BAHÍA ESCONDIDA



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TACHEDAZERA ZERA ZAAAA...


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'A MUNNIZZA

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'NZICILIA...



¿Que es un sandinista?

Soy optimista respecto al futuro de la lucha revolucionaria en Nicaragua, lo que no quiere decir que no vea las grandes dificultades, los grandes obstáculos que tenemos por delante.

Carlos Fonseca (1936-1976), Comandante en Jefe de la Revolución Popular Sandinista



¿QUE ES UN SANDINISTA?

1 - El revolucionario Sandinista debe evitar la simple "frase revolucionaria", tenemos que acompañar esto con una profunda identificación con los principios revolucionarios.

2 - El Sandinista sabe vincular la teoría revolucionaria con la práctica concreta en la que actúa, estrecha vinculación con las masas populares, asimilación de la experiencia que se desprende de la práctica de nuestra fuerza combativa.

3 - El Sandinista debe tener un autentico espíritu critico, ya que tal espíritu de critica constructiva le da consistencia mayor a la unidad y contribuye a su fortalecimiento y continuidad, entendiéndose que una critica mal entendida que expone la unidad, pierde su sentido revolucionario y adquiere un carácter reaccionario.

4 -Un Sandinista posee, ante todo, modestia revolucionaria. Esta es una cualidad que tiene más importancia de lo que a primera vista puede parecer. La modestia facilita, quizá en muchos casos decisivamente, la vida colectiva, la actividad de un conjunto de personas.

5 - La conciencia colectiva, la conciencia de que es la energía de un conjunto de hombres lo que integra la vanguardia, es imprescindible en el espíritu militante. Ese espíritu colectivista, que lo sustenta la modestia, debe convertirse en una pasión en el militante Revolucionario.

6 - El Revolucionario nunca olvida el título que ostentan los combatientes Sandinistas: HERMANO. Esto tampoco es opuesto al empleo de la energía y el rigor, tan necesario en la vida dura clandestina y guerrillera. De lo que se trata es de ser enérgico y riguroso sin olvidar el respeto, la sinceridad, la fraternidad.

7 - El militante Sandinista, en cualquier lugar que esté, debe estar relacionado en alguna medida con la vida del Pueblo Trabajador.

8 - El Sandinista sabe que la corrección ideológica no vale nada sin una consecuente conducta práctica, pero una conducta práctica positiva es insuficiente si no está acompañada de una definición ideológica revolucionaria.

9 - El Sandinista sabe que sólo vinculación intensa con los trabajadores contribuye a su verdadera educación política.

10 - El Sandinista practica una política de paciencia y serenidad, evitando que esta se convierta en una política de indulgencia. Ser paciente sin ser indulgente, sin pasar por alto las distintas violaciones a los principios.

11 - El revolucionario Sandinista no puede proponerse solamente enseñar a las masas populares, sino que al mismo tiempo debe aprender y saber ser discípulo de las masas populares. Que todos sus pasos lleven la marca del carácter de nuestro pueblo.

12 - Hay cuestiones que molestan en lo personal, pero nuestra obligación es subordinarlo todo a los intereses de la causa Sandinista, a los intereses del subyugado pueblo nicaragüense, a los intereses de los explotados y oprimidos de Nicaragua.

13 - El Sandinista sabe ayudarle a sus compañeros a que reconozcan sus fallas, sus debilidades. Pero debe entender que un Sandinista no va a ser comprensivo por tácticas, por simple conveniencia, sino porque así lo exigen los principios revolucionarios.

14 - El Sandinista sabe vincular las opiniones de las personas a las prácticas de estas, como concuerdan lo que hablan con lo que han hecho. Demostrar perfeccionismo en el papel es fácil, demostrarlo en la práctica es difícil.

15 - Un revolucionario sabe que esté donde esté, siempre que luche por la humanidad, estará cumpliendo con su deber.

16 - Un Sandinista no es desmedido ni en el pesimismo ni en el optimismo.

17 - El Sandinista sabe que si alguna vez es necesario calificar, se deben emplear los términos mas objetivos e imparciales. Sin caer en epítetos. Calificar, pero no para responder al insulto con insulto, sino para poner de relieve nuestra serenidad.

Carlos Fonseca


DESDE LA CARCEL YO ACUSO A LA DICTADURA

En el interrogatorio a que me sometieron los miembros de la Oficina de Seguridad me acumulan entre otros cargos los dos siguientes: 1. Un plan para atentar contra la vida del Jefe-Director de la G.N., Anastasio Somoza D. 2. El asalto al Banco de America.
Respecto al primer cargo yo niego totalmente toda culpa de mi parte, y en cambio puedo acusar a Anastasio Somoza D., a Luis Somoza D. y demas miembros de la familia que encabeza la opresion, asi como tambien a los politicos y militares que les sirven de complices, yo los puedo acusar, digo, no de tener simples planes para atentar contra la vida de ciudadanos limpios, sino de ejecutar en forma sistematica asesinatos contra patriotas y personas dignas.
Mi circunstancia de prisionero y la prisa que exige la clandestinidad en que estoy escribiendo, me impide elaborar una lista mas o menos completa de tales asesinatos; sin embargo , voy a citar a lo menos algunos ejemplos:
Los asesinatos de campesinos y otras personas de Chinandega en 1963.
El asesinato en 1963 en el rio Bocay de mis queridos compañeros los estudiantes Jorge Navarro, Francisco Buitrago y Modesto Duarte y los jovenes Mauricio Cordoba e Ivan Sanchez Arguello.
El asesinato en el rio Coco de los tambien queridos compañeros mios Faustino Ruiz y Boanerges Santamaria.
El asesinato en la ciudad de Leon en 1962 del joven Carlos Najar.
El asesinato en 1961 de varios obreros revolucionarios en el rio San Juan.
El asesinato en 1961 en la ciudad hondureña de Choluteca del veterano sandinista Heriberto Reyes.
El asesinato en Febrero de 1961 de los patriotas Julio Alonso, Enrique Montoya y Octavio Vilchez y del estudiante Jesus Lopez y de varios patriotas mas.
El asesinato en el Dorado en Febrero de 1960 de los estudiantes Eduardo Medina, Victor Arbizu, Tomas Palacios y del salvadoreño Fabricio Paz y varios patriotas mas.
El asesinato en 1960 de los jovenes Ajax Delgado y Julio Oscar Romero.
El asesinato de Carlos Hasslam en 1959; el asesinato de los expedicionarios de Olama y los Mollejones, los patriotas Antonio Gutierrez, Victor Rivas Gomez, Napoleon Ubilla Baca y los costarricences Segura y Sony Boy en Julio de 1959; el asesinato de Manuel Diaz y Sotelo y varios compañeros mas.
El asesinato de los prisioneros Luis Armando Morales Palacios, Jorge Rivas Montes, Ramon Orozco y Bonifacio Miranda en Septiembre de 1956.
Al asesinato de Adolfo y Luis Baez Bone, Opstaciano Morazan, Pablo Leal, Augustin Alfaro y muchos patriotas mas en Abril de 1954.
El asesinato del estudiante Uriel Sotomayor en la ciudad de Leon.
El asesinato del campesino Aquileo Castillo junto a muchos campesinos y ciudadanos mas en la Cuesta del Coyol en 1948.
El asesinato dle veterano sandinista Juan Gregorio Colindres aproximadamente en el año 1948.
El asesinato de los patriotas Rito Jimenez Prado y Luis Scot.
Y por fin, hacia atras, en los primeros dias de la tirania, en Febrero de 1934, el tenebroso asesinato de Augusto Cesar Sandino, Juan Pablo Umanzor y Francisco Estrada y centenars de sandinistas de Wiwili para adentro. Siendo el que esto escribe acusado de planes imaginarios y siendo mis acusadores culpables de este rosario de crimenes, yo creo que son esos acusadores y no yo quienes merecen ser severamente castigados.
Propongo al Centro Universitario y a las organizaciones patrioticas de Nicaragua entablar un juicio contra A. Somoza D., Luis Somoza D. demas miembros de la familia opresora y sus complices militares y politicos a fin de que no quede impune sino que sea castigado tanto crimen perpetrado. Aceleremos la llegada de la ansiada hora en que las victimas sean los acusadores y los victimarios los acusados.
De esta manera respondo ante uno de los cargos que me acumulan. Dije que otro de los cargos que se me acumula es el asalto al Banco de America. Igual que ante el cargo anterior que me lanza el gobierno somocista niego toda culpa de mi parte. Pero no se va a detener aqui no mas mi respuesta. Yo acuso a Anastasio Somoza D., a Luis Somoza D. y demas miembros de la familia opresora, yo acuso a sus complices militares y politicos no de realizar un asaltito contra un banco millonario. Mi acusacion es mucho mas seria. Yo acuso a los cabecillas del gobierno somocista de asaltar a lo largo de treinta años al sufrido pueblo de Nicaragua para acumular, no la ridicula suma de cincuenta mil cordobas, sino sumas fabulosas que suman, mas bien a varios millares de millones de cordobas; dicho para que lo entienda la gente sencilla, sumas que se escriben con siete numeros o cifras.
¿De donde han salido los barcos de la Mamenic? Del asalto al pueblo.
¿De donde han salido los aviones de "La Nica"? Del asalto de la familia Somoza al pueblo.
¿De donde han salido los trescientos latifundios? Del asalto al pueblo.
¿De donde han salido "Montelimar" y "La Fundadora"? Del asalto al pueblo.
¿De donde han salido las diez mil casas? Del asalto al pueblo.
¿De donde han salido los millones de dolares depositados en los bancos yanquis y suizos? Del asalto de la familia Somoza al pueblo de Nicaragua.
¿De donde han salido los latifundios de Camilo Gonzalez? Del asalto al pueblo de los complices somocistas.
¿De donde saco hacienda el coautor del asesinato de sandino el tahur Federico Davison Blanco? Del asalto al pueblo de los complices somocistas.
Aun en el caso de que yo fuera culpuble del asalto al Banco de America, no creo que sea el gobierno somocista, gobierno de asaltantes, el autorizado para acusarme a mi.
Otro asalto contra el pueblo que es sumario denunciar es el que perpetran las Gold Mining compañias sobre el oro y demas minerales de nuestro suelo. El ultimo año, o sea el año de 1963, marco un descenso la explotacion yanqui sobre nuestros minerales comparada con la explotacion de epocas pasadas. Pues bien aun con tal descenso la explotacion alcanzo valor de cerca de cien millones de cordobas; ya podemos calcular a cuantos millares de millones de cordobas asciende el valor del asalto yanqui a nuestros minerales perpetrado sin interrupcion por mas de 50 años.
Como consecuencia del asalto al Banco de America, ningun campesino ha perdido la tierra, ningun obrero ha terminado desocupado, ningun niño ha dejado de ir a la escuela, ningun comerciante o industrial ha quedado en la ruina.
En cambio, el asalto de la familia Somoza y sus complices, ha tenido pavorosas consecuencias para Nicaragua. Lo mismo puedo decir del asalto yanqui. Tales asaltos,en dos palabras, han sentado la base para que se sustente un regimen oprobioso que ha convertido en un infierno la vida del pueblo nicaraguense.
Propongo al Centro Universitario y a las demas organizaciones patrioticas y populares de Nicaragua entablar un juicio contra Anastasio Somoza D., Luis Somoza D. y demas miembros de la familia opresora, contra sus complices militares y politicos; este juicio por asalto al pueblo nicaraguense debe culminar con la devolucion al pueblo de los bienes saqueados y con el castigo apropiado en la persona de los voraces asaltantes.
Siendo el que esto escribe acusado por un asalto de infima importancia y siendo mis acusadores culpables de asaltar todo un imperio producto del trabajo del pueblo, yo creo que son mis acusadores y no yo quienes merecen ser severamente castigados.
A mi no me extraña que los organos de propaganda somocista, tal como el diario "Novedades", tuerzan y retuerzan el modo de pensar de las personas que como yo formamos parte de la oposicion.
Doloroso me resulta a mi el tuerce y retuerce de las opiniones de los elementos opositores cuando parte precisamente de un organo anti-somocista como el diario "La Prensa". Es un reflejo de la division, de la lamentable division, que cunde en las filas opositoras. Tuve la amarga experiencia de contemplar el placer con que varios miembros de la Oficina de Seguridad, la oficina de espionaje somocista, comentaba las disputas entre marxistas y socialcristianos.
El diario "La Prensa" desde hace tiempo ha secundado la propaganda en que se me describe como militante comunista y como adicto al marxismo-leninismo, y esto es falso. Porque yo no soy marxista-leninista, y esto no es de ahora. La clandestinidad y la persecucion me han impedido salirle al paso a una serie de infundios. En estos momentos tambien estoy impedido de hacerlo. Pero he resuelto desafiar cualquier amenaza para decir la verdad. La muerte no anda lejos de mi y si llegara hasta mis huesos no quiero que encubra tanta mentira. Por eso hablo ahora.
Por medio de un amigo mio en el año 1961 hice llegar desde Tegucigalpa al Dr. Pedro J. Chamorro una carta motivada por una polemica que este ultimo sostuvo con el liberal opositor Dr. Enrique Espinoza Sotomayor. Esa carta fue leida por el Dr. Pedro J. Chamorro. En esa carta yo expresaba mi pensamiento revolucionario, anti-imperialista y popular. Un pretexto que se ha utilizado para atribuirme un pensamiento marxista dogmatico es mi folleto "Un Nicaraguense en Moscu", escrito con motivo de uni viaje que hice al mundo socialista en 1957. Es absurdo el pretexto. Reconocer determinados aciertos del regimen sovietico no es argumento serio para considerar comunista a una persona. Pero hay algo mas todavia. En el folleto mencionado sostengo con todas sus letras que la propiedad privada debe jugar un papel importante en el progreso de Nicaragua.
Al dejar claro que existe una distancia entre el comunismo y mi modo de pensar no quiero decir que me he encasillado en otro dogma. Yo creo que el revolucionario nicaraguense debe abrazar una doctrina que conduzca en forma victoriosa al pueblo de Nicaragua hacia la liberacion. En mi pensamiento acojo la medula popular de las distintas ideologias; del marxismo, del liberalismo, del socialcristianismo.
La interpretacion marxista de los problemas sociales, su severidad con los ricos, es utilizable aunque de manera parcial. Alguna justeza debe tener el marxismo para que haya sido capaz de ganarse la confianza de gruesas masas de millones de seres humanos en una parte del mundo. Alguna justeza deber tener el marxismo cuando ha habido numerosos hombres que han ofrendado su vida defendiendo sus principios.
La interpretacion liberal de los fenomenos politicos, su defensa del individuo, es posible de utilizar para impulsar la militancia de los ricos en contra del gobierno somocista y en favor de un cambio revolucionario. Una caracteristica de la composicion de las fuerzas descontentas con el regimen inoperante en Nicaragua es que incluye a un sector importante de las clases ricas. Pero es un sector que asume en la oposicion una actitud contemplativa, peor que vacilante. Esa actitud por demasiado tiempo ha dominado a la oposicion y esto ha tenido consecuencias desastrosas. La interpretacion liberal de los fenomenos fue el resultado de un proceso historico que en el caso de Nicaragua aun tiene cierta vigencia.
En cuanto a la doctrina social-cristiana, tambien considero que debemos extraerle su medula popular. Si logramos levantar un movimiento popular que funda lo compatible de las distintas ideologias podremos impedir que se adueñen de la doctrina social-cristiana quienes miran un cambio social con el ceño fruncido; si tomamos en cuenta la doctrina social-cristiana, en igual plano que el marxismo y que el liberalismo y que cualquier otra ideologia, estaremos impidiendo que resuciten las moribundas fuerzas contrarrevolucionarias.
Cuando recuerdo las jornadas que libramos juntos en el movimiento estudiantil, un compañero liberal como Denis Martinez, un compañero socialcristiano como Manolo Morales y un radical como yo, es que cobra vida en mi la posibilidad de formular una ideologia revolucionaria nacional. Esa formulacion tiene que ser obra de todos. Pero no debemos sentarnos a cruzarnos de brazos para divagar mientras el pueblo de Nicaragua marcha sin rumbo expuestos a las acechanzas de los enemigos de todos lados.
Creo que el deber es actuar. Pero sin organizacion no puede haber accion.
No quiero hablar en el desierto. Quiero hablar a quienes me conocen, a quienes me pueden escuchar. Estas personas no son otras que los jovenes de mi generacion. Para ellas hablo. Hablo para los jovenes de mi abatida pero no vencida generacion. La generacion de Jorge Navarro, Francisco Buitrago y Modesto Duarte. La generacion de Eduardo Medina, Victor Arbizu, Tomas Palacios y Hector Zelaya. Es la generacion del 23 de Julio. Los heroicos veteranos sandinistas Raudales y Heriberto esperaron que nuestra generacion creciera y fuera joven para mezclar su sangre con nuestra sangre.
No nos detengamos a medio camino.
Pero si permanecemos separados corremos el peligro de extraviarnos.
Juntemonos.
Formemos el partido de nuestra generacion, el Partido Sandinista. Este partido no debe formarse para entretenerse en querellas dentro de la oposicion.
El Forum Politico me causo un instante de tristeza, a mi que solo conozco la alegria de combatir. El Forum mostro que la vieja generacion con sus errores pretenden arrastrar a nuestra generacion. Digo que el partido Sandinista no debe de entretenerse en querellas con otros sectores, incluyendo los representantes de la vieja generacion. No hablo de que debemos olvidarlo todo. Creo que debemos criticar sin odio y con espiritu constructivo los errores que han cometido conservadores, liberales, comunistas y demas integrantes de la oposicion. Esa discusion fraternal tiene necesariamente que culminar en un victorioso movimiento popular unido.
Naturalmente que el Partido Sandinista, el partido de la nueva generacion, no sera con meras palabras que habra de demostrar que tiene la razon. Nuestra razon sera nuestra fuerza dentro del pueblo, dentro de las masas juveniles del pueblo. Esto no lo lograremos desperdiciando el tiempo en charlas vacias los sabados y domingos. Es cuestion de trabajar minuto a minuto, dia a dia, sin descanso ni tregua, en defensa del pueblo. Algunas conquistas podemos lograrlas ya o pronto antes del triunfo. Esto es vital. En las luchas por los intereses diarios las masas adquieren conciencia.
Hagamos esfuerzos por atraernos a la lucha a las mas extensas capas de la poblacion, comenzando por supuesto con los obreros, campesinos y estudiantes, pero llegando tambien a cierto sector de los ricos. La posicion del movimiento revolucionario ante los ricos depende mas de estos que del movimiento. Esto se ajusta a un probervio salomonico que dice: "el que cierra su oido al clamor del pobre tambien clamara y no sera oido". O se que si ante el clamor de los pobres que sufren en Nicaragua los ricos no oyen, cuando estos clamen tampoco los pobres oiran y viceversa, si ante el clamor de los pobres de Nicaragua los ricos oyen, cuando estos clamen, los pobres oiran.
Creo que debemos profundizar en el estudio de la experiencia sandinista y de los documentos del gran heroe, lo cual servira para guiarnos mas certeramente en la lucha patriotica. No quiero terminar este mensaje sin dejar constancia de mi reconocimiento a la firmeza del compañero sandinista el ex-mexicano Victor Manuel Tirado, que junto conmigo sufre prision. Si el imperialismo yanqui tiene ante el gobierno una mision militar que encabeza el Coronel Murray, tambien los pueblos de America Latina tienen una mision revolucionaria que encabeza el compañero Tirado.
Mi saludo de hermano a los militantes del Frente Sandinista de Liberacion Nacional (F.S.L.N.), gloriosa fuerza precursora del renacimiento patriotico del pueblo de Nicaragua.
A formar con entusiasmo el Partido Sandinista.
El partido de la bandera roja y negra. Un partido con un himno que diga como Sandino: "Nosotros marchamos hacia el sol de la libertad o hacia la muerte; y si morimos nuestra causa segura viviendo, otros nos seguiran".
Patria Libre o Morir!

Prision de "La Aviacion", Managua 8 de Julio de 1964.

Carlos Fonseca

Ante una soez calumnia lanzada por el gobierno solo dire una cosa. Que lo que verdaderamente constituye para este gobierno decrepito una enfermedad juvenil, es mi inquebrantable firmeza de luchar por la liberacion de Nicaragua hasta vencer o morir. C. F.


MENSAJE AL PUEBLO DE NICARAGUA

Hermanos nicaragüenses:
Junto con mis compañeros Humbero Ortega y Rufo Marin, nicaragüenses ambos, y el costarricence Plutarco Hernandez, todos miembros del Frente Sandinista, hemos sido rescatados de la prision mediante la accion armada de una unidad internacionalista de combate. En la accion, que como es sabido, estuvo encabezada por el estudiante nicaragüense Carlos Agüero, entre los combatientes de diversa nacionalidad participaron varios revolucionarios de nacionalidad costarricense. En nombre de todos, va dirigido el presente mensaje.
Al romper las rejas de la prision nos encontramos en condiciones de retornar a la trinchera guerrillera a fin de combatir contra la oprobiosa tirania que padece el pueblo de Nicaragua. Al señalar el exito de la accion de rescate, debemos destacar el relevante papel que le corresponde a la campaña internacional de solidaridad que se desarrollo desde diversos paises durante el tiempo que se prolongo la prision exigiendo nuestra libertad.
Debemos mencionar los mensajes que enviaron el filosofo Jean Paul Sartre y otros intelectuales franceses, asi como el escritor peruano Esteban Pavletich y diversas organizaciones populares del Peru. Asimismo, desplegaron una intensa actividad el movimiento estudiantil y popular de Nicaragua. Para todos, nuestra gratitud. No podemos dejar de expresar nuestro reconocimiento a los amplios sectores del pueblo de Costa Rica que, mostrandonos generosa comprension, se negaron rutundamente a secundar los planes de la extrema derecha tendiente a provocar una hostilidad que impidiera el transito del vehiculo que nos condujo del recinto de la prision hacia el aeropuerto.
Los dias que permanecemos en el exterior los aprovechamos conociendo las experiencias revolucionarias de otros pueblos, lo cual ha de contribuir a que atendamos de mejor manera las tareas del Frente Sandinista. En estos dias tambien promovemos la solidaridad con los demas pueblos hacia el combate guerrillero nicaragüense. Conscientes somos de que atras quedo definitivamente aquella epoca en que los patriotas nicaragüenses del siglo pasado y de las primeras decadas del siglo XX tuvieron que rebelarse en la soledad y el aislamiento. Dolorosos, muy dolorosos son los sacrificios que los sandinistas ofrendan en la nueva gesta guerrillera que se alza en el suelo nicaragüense, pero esta a la vista que estos sacrificios no son en vano y ya se mecen las primeras espigas. Inspirados por el herosimo de los sandinistas son crecientes los sectores populares que desafiando el terror de la Guardia Nacional se alzan en reclamo de los derechos pisoteados, prueba de lo anterior es el firme reclamo de todos los maestros del pais exigiendo mejores condiciones de trabajo, asi como la solucion del problema de la educacion que sufre el pais.
El Frente Sandinista, a la cabeza de las masas populares de Nicaragua, se sacrifica no para alcanzar una mezquina migaja para el pueblo, sino para lograr una radical transformacion social y nacional; no solamente estamos contra los cuarenta años de tirania libero-conservador somocista, nuestra aspiracion es mas profunda, estamos contra cuatro siglos y medio de agresiones extranjeras, de las cuales mas de un siglo corresponden a agresiones yanquis. Recordemos que en 1848 se registra el primer tratado entre los gobiernos de Nicaragua con los Estados Unidos lesionando los intereses de Nicaragua, y en 1854 y 1855 se registran las primeras agresiones armadas de Estados Unidos contra Nicaragua. Desde entonces hasta hoy, se repite sin interrupcion una larga serie de actos agresivos de todo orden.
Con toda razon el Frente Sandinista incluye en su programa el reclamo de idemnizacion a los Estados Unidos por todos los daños materiales ocasionados a Nicaragua a lo largo de mas de un siglo. Contra las clases explotadoras, contra las incesantes agresiones yanquis, el pueblo de Nicaragua se ha alzado multiples veces, paralelamente, a lo largo del pasado historico se han repetido las frustaciones y las traiciones.
Ante el desarrollo de la nueva gesta guerrillera, los traidores de siempre, los enemigos de siempre del pueblo, preparan una traicion mas, una frustacion mas, pero en esta hora de rebeldia luminosa que vive Nicaragua, los traidores seran definitivamente vencidos; en esta hora las masas populares de Nicaragua con sus propios instrumentos politico-guerrilleros, el Frente Sandinista. Esta es la respuesta a la imposicion de los Partidos Liberal y Conservador, instrumentos de la oligarquia vende-patria de Nicaragua. Sean cuales sean las diferencias entre los nicaragüenses, cada uno tiene lugar en las filas del Frente Sandinista; tal caracteristica es compatible con la posicion de vanguardia del sector que se identifica con la clase obrera y la clase campesina y que se guia en la accion con la filosofia del socialismo cientifico. Es fundamental en el Frente Sandinista la unidad entre los verdaderos revolucionarios y los verdaderos cristianos, es la unidad que forjaron fusil en mano de la America oprimida, el Comandante Ernesto Che Guevara y el sacerdote Camilo Torres. Todo esto justifica nuestro llamamiento a formar por los diversos rumbos del campo, la montaña y la ciudad nicaragüense, distintos Comites Sandinistas Clandestinos capaces de ponerse al frente de la lucha social politico-guerrillera. En cada barrio, fabrica, centro de estudio, oficina, templo, debe formarse un Comite Sandinista Clandestino. En cada comarca rural, hacienda, centro minero, debe formarse un Comite Sandinista Clandestino.
La nueva gesta guerrillera que florece en Nicaragua parte desde 1958 bajo la inspiraion del heroico combate que sostuvieron en las sierras y llanos de Cuba los guerilleros encabezados por Fidel Castro y Ernesto Che Guevara, por consiguiente podemos proclamar con orgullo que fue Nicaragua la tierra que primero que nadie siguio el generoso ejemplo de la heroica Cuba. En Octubre de 1958 pues, combate en Nicaragua la guerrilla encabezada por un veterano sandinista, el patriarcal Ramon Raudales, quien ofrenda su vida combatiendo valerosamente. Año tras año, desde 1958, se han venido repitiendo acciones guerrilleras en la ciudad y la montaña hasta ascender hoy a mas de un centenar. He aqui los nombres de algunos de los sitios en que se han producido estas acciones. Boer, El Rosario, El Redentor, La Hermita, Posoltega, Waslala, Zinica, Las Delicias, Centroamerica, Yaosca, Buenos Aires, Santo Domingo, Rota, Yucul, Pancasan, Kirraguas, Bluff, Ayaspal, Bocaycito, Rio Coco, Raiti, San Esquipulas, Bijao Sur, Rio San Juan, Poteca, El Dorado, Yamale, Chachagon, Pueblo Nuevo, El Chaparral, Yaule, Quilali, Las Bayas.
Forjar un instrumento revolucionario, consolidar bases guerrilleras, tenia que ser un proceso particularmente duro en Nicaragua, entre 1934, año de la crucifixion de Augusto Cesar Sandino, y mediados de 1958, la lucha popular de Nicaragua sufrio un atrofiamiento del que debia ser necesariamente dificil salir. Ese atrofiamiento lo provoco la imposicion yanqui, la componenda entre los partidos de la oligarquia liberal y conservadora, el oscurantismo ideologico, la ferocidad de la Guardia Nacional. Es necesario recordar los mas recientes casos de la bestialidad de la Guardia Nacional. Descubierta la casa en que se ocultaba el sandinista Julio Buitrago en la ciudad de Managua, la Guardia Nacional lanza mas de 200 hombres armados apoyados con tanques y aviones, Julio Buitrago se niega a rendirse y resiste durante dos horas hasta disparar el ultimo cartucho, hasta que es reducida a escombros la casa atacada. Eso sucedio el 15 de Julio de 1969. El mismo dia se produce un ataque parecido contra tres compañeros que son descubiertos en una casa ubicada en el Barrio Santo Domingo de Managua. Un ataque de similares proporciones es lanzado contra la casa en que se oculta el joven poeta Leonel Rugama y dos compañeros mas, el 15 de Enero de 1970 en el Barrio el Redentor de Managua, y el 3 de Abril de 1970 solamente faltan los tanques para que se produzca un ataque identico contra la guerrillera Luisa Amanda Espinoza y el obrero Enrique Lorente en La Ermita en la ciudad de Leon. Recordemos el asesinato del sandinista David Tejada, triturado a culatazos hasta saltarle los ojos por el mayor Oscar Morales, ayudante del Jefe de Gobierno Anastasio Somoza hijo, siendo arrojado el cadaver al crater del Vocan Santago. Recordemos las decenas de campesinos asesinados en las montañas del Norte de Nicaragua, inclusive arrojandolos por los aires desde helicopteros. Recordemos los tormentos a que son sometidos los campesinos en los campos de concentracion de la montaña, asi como los prisioneros en las mazmorras de la ciudad, sin excluir las violaciones a las jovenes universitarias militantes.
Es la Guardia Nacional creada a su imagen y semejanza por los agresores yanquis. Esa es la Guardia Nacional sin las excelsas virtudes que le pretenden encontrar los aristocraticos principes herederos libero-conservadores que encabezan la pseudo-oposicion, perversos demagogos a quienes algun dia el pueblo de Nicaragua llamara a cuentas.
Este mensaje lo dirijimos a todos los nicaragüenses, tanto a los que padecen dentro del territorio nicaragüense, como a los que integran la Nicaragua errante, que peregrinan por los caminos de America y aun del mundo. La amargura de dejar la tierra natal, tornada inhospita por la opresion, es rasgo escencial en el drama nicaragüense. Me dirijo a los trabajadores nicaragüenses que laboran en las plantaciones de Centroamerica de la United Fruit Company, a los que laboran en las explotaciones petroleras de los paises del Caribe. Me dirijo a los nicaragüenses que laboran en las fabricas de las urbes de la guarida yanqui, a los que estudian en las universidades de distintos paises, donde quiera que este el nicaragüense puede cumplir con el deber de forjar un destino libre para la patria. Si es motivo de tristeza saber que por siglos nuestra tierra nicaragüense sufre opresion inhospita, debe ser motivo de alegria continuar el porfiado combate de las sucesivas generaciones populares que nos han precedido. Nicaraguenses errantes, caminemos hacia el combate
Hemos hablado atras de la agresion yanqui de 1855, la encabezo el filibustero William Walker. Nicaragua con el respaldo de Centroamerica creyo haber vencido a Walker, es lo cierto que posteriormente se produjeron nuevas agresiones yanquis y si bien el pueblo de Nicaragua resistio de nuevo, como en la colosal rebelion guerrillera que encabezo Augusto Cesar Sandino, he aqui que ha quedado en vigencia el decreto implantando la esclavitud que emitio el yanqui William Walker a raiz de la agresion de 1855.
Es esclavo el campesino de Jinotega, que por su trabajo diario recibe muchas veces solamente maiz con sal; el niño del campo de Matagalpa que por hambre se le hincha el rostro; el colector de algodon en Chinandega con su salud, su vida expuesta por el uso irracional que hace el latifundista del insecticida; es esclavo el campesino despojado en Pueblo Nuevo Sur; el habitante del caluroso Acahualinca que traga agua con excremento; el minero de la Costa Atlantica cuyos pulmones son arrebatados por la Gold Mining Company; es esclava la prostituta explotada por el comandante militar mas proximo al burdel; es esclavo el campesino de las comacas de Ciudad Dario que no puede contemplar las estrellas a causa de la ceguera nocturna provocada por la deficiencia de proteinas; el estudiante que no puede continuar preparandose porque carece de recursos economicos; el obrero despedido de la fabrica porque oso decir una palabra en son de queja por el pesimo salario; el sacerdote justo amenazado por el obispo; el raterillo que sufre prision mientras los millonarios malversadores controlan el aparato gubernamental. Y al imperialismo y a sus lacayos no les basta convertir a la fecunda tierra nicaragüense en infierno del pueblo, sino que la convierten en base de agresion contra Cuba, el pueblo hermano que quebro el yugo para siempre.
Solamente con el fuego guerrillero podremos romper las cadenas de esclavos, solamente con el fuego guerrillero haremos de Nicaragua el lecho de un pueblo libre y el hermano leal de los demas pueblos.
Patria libre o morir

Carlos Fonseca


PENSAMIENTOS

I. Colonialismo

Imperio y oro

Desde que Cristóbal Colón ancló en América, españoles, portugueses e ingleses blanquearon la carne humana americana. México, el archipiélago Caribe, Centroamérica y el sur de América, sin el Brasil, imposibilitaron que el sol iluminara, de una vez, el imperio español. El imperio español se enriqueció con el oro americano: con el amarillo de las minas, con el rojo y salado de la sangre y el sudor de los indios. España transportó su religión, su idioma y su piel blanca a América. España llevó a Europa oro; y al cementerio, la civilización y la cultura americana. América carecía de pólvora y se defendió. España atacó. Y con pólvora.

Resistencia indígena y sangre independentista

No fue por sumisos que caciques indígenas de Nicaragua, según relata Fray Bartolomé de Las Casas, fueron arrojados por los conquistadores españoles a la hoguera o a las fauces de perros feroces. Rechazamos la historieta según la cual España obsequió la independencia a Nicaragua y tenemos conciencia de la sangre que se ofrendó para forjar la emancipación nacional.

El 15 de septiembre: relevo de una opresión por otra

El 15 de septiembre de 1821, Nicaragua, junto con los países hermanos que en conjunto se denominan Centroamérica, rompió el secular yugo del dominio español. Este acontecimiento, que pudo haber sido punto de partida de un proceso de verdadera independencia y no el cambio de un grillete por otro, solamente significó el relevo por otra opresión no menos cruel y codiciosa: la norteamericana.

Riqueza natural y puente geográfico: origen de las agresiones

Colonialistas e imperialistas se han lanzado contra los países subdesarrollados, movidos por la rapacidad de usufructuar sus fuentes de riqueza natural. Factor importante en el origen de las agresiones imperialistas contra Nicaragua lo constituye la situación geográfica, debido a ser un puente entre los océanos Atlántico y Pacífico y estar en el camino de la gran comunicación que los Estados Unidos ansiaban dominar, y dominaron, próxima a su territorio.

Nicaragua: blanco de la rapacidad yanqui

Poco después de ser proclamada por el gobierno de Estados Unidos la llamada Doctrina Monroe, en 1823, Nicaragua fue escogida como blanco de la rapacidad yanqui. En la década del 30 del siglo pasado, representantes del gobierno de Washington recorrieron Nicaragua con el propósito de obtener información para preparar los planes de intromisión en el país.

Ciento cincuenta años de agresiones norteamericanas de todo tipo

Los ciento cincuenta años transcurridos, desde la expulsión de los colonizadores hasta hoy, son también ciento cincuenta años de agresiones norteamericanas de todo tipo. Fácilmente puede verse que Nicaragua se encuentra entre las primeras víctimas del poderío yanqui, que con el correr del tiempo se convertiría en la mayor amenaza de la humanidad y en particular de los pueblos de Asia, Africa y América Latina.


II. Imperialismo-Antimperialismo

Cuatro siglos de agresiones extranjeras

Nicaragua es un país que ha sufrido a lo largo de más de cuatro siglos la agresión y opresión extranjeras. Nicaragua afrontó, junto con el resto de países de América Latina, el dominio de la península ibérica. También sufrió, en una región del territorio sitúado en la Costa Atlántica, la dominación británica, que se prolongó hasta 1894.

Intervenciones sangrientas

Las intromisiones norteamericanas en Nicaragua parten, por lo menos, de la promulgación de la insolente doctrina de Monroe (1823), se prolongan hasta las agresiones armadas comprendidas entre 1854 y 1860, los atropellos en el resto del siglo XIX y las sangrientas intervenciones de las primeras décadas del siglo XX.

Larga serie de agresiones

En 1848 se registra el primer tratado entre los gobiernos de Nicaragua y Estados Unidos, lesionando los intereses de Nicaragua y en 1854 y 1855 se registran las primeras agresiones armadas de Estados Unidos contra Nicaragua. Desde entonces hasta hoy, se repite sin interrupción una larga serie de actos agresivos de todo orden.

Objetivo: el canal

Hay algo importante y es el control de la vía interoceánica potencial que ofrece al país. Ese fue el motivo que llevó al poder yanqui a agredir a Nicaragua desde el siglo pasado; en 1848, 1854 y 1855 se producen intervenciones armadas norteamericanas contra el país. Y hasta hoy no han cesado ésas intervenciones que se han vuelto, desde que tienen a los Somoza como cancerberos, fundamentalmente políticas.

Una pieza en el engranaje estratégico

En lo tradicional, más que la explotación económica por parte de los agresores yanquis, ocupó lugar preferente la opresión encaminada a convertir a Nicaragua en mera pieza del engranaje estratégico norteamericano.

Base de agresiones

Junto con el saqueo de las riquezas nacionales, el imperialismo estadounidense se ha propuesto disponer a su antojo de la posicion geográfica de Nicaragua y utilizar el país como base de agresión contra varios pueblos de América Latina.

Los recursos naturales pertenecen al pueblo

Proclama el Frente Sandinista que las riquezas de la nación, incluidas las del subsuelo y el potencial interoceánico, deberán revertir (sus beneficios) al mismo pueblo y no ser botín de pandillas de explotadores nacionales e internacionales.

Una fuerza sanguinaria hija de la intervención

Nos enfrentamos a una sanguinaria fuerza armada reaccionaria como la Guardia Nacional... que conserva intactas las prácticas de crueldad que le inculcaron sus creadores, los infantes de marina de Estados Unidos. Bombardeos de aldeas, degollamientos de niños, violación de mujeres, incendios de chozas con campesinos en su interior, la mutilación como tortura, esas fueron las asignaturas que los profesores norteamericanos de civilización impartieron a la GN en el período de la resistencia guerrillera (1927-1932) que encabezó Augusto César Sandino.

Crimenes del imperialismo

La impotencia del invasor por aniquilar a los heroicos guerrilleros se convertía en crueles represalias contra los pobladores indefensos. Niños de pocos años eran lanzados al aire para que cayeran ensartados en las afiladas bayonetas de los soldados yanquis; estas bestias tomaban de ambas piernas a niños campesinos hasta abrirlos y descuartizarlos.

La ley del imperialismo

Según la ley del imperialismo, éste provoca las guerras y después se arroga el derecho a cobrar las destrucciones que él mismo ha organizado.

Somos antimperialistas

La resistencia contra la agresión y codicia yanquis nacen de lo más hondo de la historia de nuestros pueblos.

Aspiración profunda

Estamos contra cuatro siglos y medio de agresiones extranjeras, de las cuales más de un siglo corresponden a agresiones yanquis.

No hay que olvidar las agresiones

Las agresiones norteamericanas no solamente causan destrozos en lo material, sino que también repercuten en el patrimonio cultural y espiritual de los pueblos. Solamente así puede explicarse el olvido en que han caído muchas de las intervenciones de los Estados Unidos en Nicaragua; tal olvido tiene como consecuencia una subvaloración de la catastrófica ruina causada a nuestro pueblo.

Conjura reaccionaria

Toda una conjura reaccionaria, tramada por el imperialismo y acatada por los vende-patria, se ha propuesto sepultar en el olvido las seculares y sangrientas agresiones cometidas por colonialistas e imperialistas sucesivamente y sufridas por Nicaragua, particularmente las frecuentes y brutales arremetidas yanquis, ocultando así mismo la reiterada y heroica resistencia armada del pueblo, a la vez contra invasores y traidores.

Batalla contra el ejército del dólar

La emancipación nacional de Nicaragua se alcanzará a través de la acción armada, sostenida por las masas populares y orientada por los más avanzados principios revolucionarios. Las celadas enemigas del pasado fracasarán de repetirse ahora. En el nuevo tiempo, no sólo uno de cuantos pueblos se rebelan contra el imperialismo yanqui, sino que todos juntos en creciente batalla unánime y encaminada a derrocar al ejército del dólar.

Enemigo centenario

La victoria final no se produce de inmediato; el enemigo no es la camarilla reaccionaria local, la que pudo ser derrotada mil veces con las sucesivas acciones emprendidas. Se trata de enfrentar al enemigo de más de un siglo: el imperio del dólar.

Nuevos tiempos, nueva victoria

La frustración que siguió al período de la resistencia sandinista no ha de repetirse hoy. Ahora los tiempos son otros. Los días actuales no son como aquéllos en que Sandino y sus hermanos guerrilleros se batían solitarios contra el imperio yanqui. Hoy los revolucionarios de todos los países sojuzgados se lanzan o se preparan para librar la batalla contra el imperio del dólar.

Crujen los cimientos del imperialismo

Aunque es poco lo que queda por hacerse, se siente como nunca en la historia el crujir de los cimientos del dominio imperialista en la América Latina, en Africa, en el mundo entero.


III. Sandinismo

Sandino, genio del combate popular y la lucha antimperialista

Mientras las clases explotadoras se entregaban, en general, al invasor, las masas populares se Ievantaban sin cesar en defensa del honor nacional. En la cumbre de esas rebeliones colectivas brillan con luz propia las gloriosas columnas guerrilleras de humildes campesinos, encabezadas por el más digno hijo de Nicaragua: Augusto César Sandino, genio del combate popular y símbolo de la resistencia tradicional del continente contra el imperialismo yanqui.

Contra la intervención y las oligarquias

Durante la primera etapa de su resistencia, los patriotas encabezados por Sandino se enfrentan a los intervencionistas norteamericanos y a los mercenarios del gobierno conservador de Adolfo Díaz... después de una prolongada y tenaz resistencia logran expulsar ignominiosamente al invasor.

Un obstáculo para los planes del imperialismo

Sandino se había convertido en la cimera personalidad del país. Y su existencia constituiría un obstáculo para la realización de los perniciosos planes preparados por los intereses extranjeros.

Ejército de campesinos

La resistencia sandinista (1927-1934), que se convirtió en la heroica vanguardia del pueblo, presentaba una composición casi absoluta campesina y precisamente en este detalle está la gloria y la tragedia de aquel movimiento revolucionario. Fue una gloria para el pueblo de Nicaragua que la clase más humilde respondiera por el mancillado honor de la patria y al mismo tiempo fue una tragedia porque se trataba de un campesinado sin nivel político alguno... Esto condujo a que una vez asesinado Sandino su movimiento no pudiera tener continuidad.

Importancia de la lucha armada

El héroe nicaragüense tuvo clara conciencia del papel determinante de la lucha armada en el logro de la definitiva independencia nacional y además se identificó con las ideas avanzadas de reivindicación social... se advierte en Sanidino su ideario que propugna por la transformación social y que se refleja desde el principio hasta los finales de la resistencia.

El vil asesinato, culminación de una carrera de crímenes

El vil asesinato del héroe nicaragüense (Augusto C. Sandino) es la culminación de veinticinco años de crímenes cometidos por los agresores yanquis y los oligarcas vende-patria desde la recrudecida intervención imperialista de 1909. Durante un cuarto de siglo de dolor y combate, cerca de veinticinco mil hijos de Nicaragua fecundaron el suelo sagrado, que algún día inexorablemente verá florecer la libertad y la justicia.

Héroe nacional clandestino

Durante una prolongada fase no se recupera la fuerza popular organizada, sí, pero Augusto César Sandino permanece como héroe nacional clandestino, no por más secreto menos hondo en el corazón del nicaragüense oprimido.

Estudiar a Sandino, una tarea necesaria

El inagotable caudal patriótico y revolucionario de Sandino nos facilita a veces extraer las ricas lecciones propiamente políticas que ellas contienen.

Hazaña insuperable

Estimamos que la hazaña militar de la gesta que comandó Augusto César Sandino es insuperable.

Continuación de la lucha sandinista

En 1958 se produce también la primera acción guerrillera en el país, encabezada por un sobreviviente de las viejas guerrillas de Sandino: Ramón Raudales, muerto en ese combate.

Hermano...

Hermano, llamaba Augusto César Sandino a quienes lo acompañaban empuñando el fusil guerrillero en la resistencia contra los agresores yanquis... Hermano era la noble palabra que según el héroe Silvio Mayorga... debía emplearse a quienes militan en las filas del Frente Sandinista de Liberación Nacional, FSLN.

La lección de Sandino

La lucha sandinista en definitiva demostró que nuestro pueblo puede librar victoriosas batallas contra enemigos muy poderosos materialmente.

La consigna del FSLN

Obedecemos la consigna internacional que lanzó Augusto César Sandino desde las montañas de las Segovias.

Experiencia histórica única

La colosal gesta de los guerrilleros conducidos por Sandino representa la única experiencia en la tradición histórica nacional del repudio frontal a las dos facciones (...) de la oligarquía: liberales y conservadores.

Simbolo de la lucha antimperialista

Augusto César Sandino es el héroe guerrillero nicaragüense cuyo nombre ha pasado a ser el símbolo de la ya secular lucha de los pueblos de América Latina contra el imperialismo yanqui.

Valoración

Al valorar la trayectoria de Sandino deben incluirse en primer lugar sus cavilaciones sociales y su identificación con los ideales revolucionarios más avanzados.


IV. Frente Sandinista de Liberación Nacional

Alternativa de las masas populares

Contra las clases explotadoras, contra las incesantes agresiones yanquis, el pueblo de Nicaragua se ha alzado múltiples veces. Paralelamente, a lo largo del pasado histórico, se han repetido las frustraciones y traiciones. Pero en esta hora de rebeldía luminosa en que se vive en Nicaragua, los traidores serán definitivamente vencidos. En esta hora, las masas populares de Nicaragua cuentan con su propio instrumento político y guerrillero: el Frente Sandinista. Esta es la respuesta a la imposición de los partidos liberal y conservador, instrumentos de la vendepatria oligarquía de Nicaragua.

Surgimiento y práctica del FSLN

El Frente Sandinista surgió abriéndose paso en medio de la tiniebla impuesta por la clase explotadora. Inspirándose en el dolor y la miseria padecidos por los sectores populares, quiere rescatar las más nobles tradiciones de la colectividad nicaragüense, no limitándose a evocarlas con palabras, sino a revivirlas en la acción, aunque ello signifique atravesar duras pruebas.

Motivaciones de lucha del FSLN

Los militantes del Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN) combatimos en defensa del pueblo trabajador, combatimos por amor a la patria sojuzgada, combatimos por convertir en realidad nuestros sublimes ideales. En donde lo que prevalezca sea la justicia, el amor, la felicidad y la erradicación de actos inhumanos... en fin, donde sea eliminada la brutal explotación del hombre por el hombre.

Tradicional rebeldía nicaragüense

El Frente Sandinista, al empuñar el arma revolucionaria, se inspira en la tradicional rebeldía nicaragüense ocultada por los políticos sin principios morales. ¡Pensemos en que las luchas de los últimos cien años han costado a nuestro pequeño país cien mil víctimas! ¿Cómo negar que repetidas veces en el curso de la historia nacional ha sido tradicional el holocausto popular por las políticas de distintos colores?

Forja de la libertad

El FSLN es un destacamento revolucionario que forja la libertad de Nicaragua martirizada... El combate que durante más de diez años consecutivos ha emprendido el Frente Sandinista, desafiando en la clandestinidad el más despiadado terror, se propone la creación de una nueva Nicaragua, en la que la justicia y la libertad alcancen pleno florecimiento.

Un lugar (para todos) en las filas del FSLN

Sean cuales sean las diferencias entre los nicaragüenses, cada uno tiene lugar en las filas del Frente Sandinista. Tal característica es compatible con la posición de vanguardia del sector que se identifica con la clase obrera y la clase campesina, y que se guía en la acción con la filosofía del socialismo científico.

Estrategia del FSLN

En Nicaragua existe una línea correcta: la línea de la toma del poder por la lucha guerrillera con la participación de todo el pueblo de Nicaragua. En lo fundamental, el FSLN representa esa linea.

Radical transformación social y nacional

El Frente Sandinista, a la cabeza de las masas populares de Nicaragua, se sacrifica, no por alcanzar una mezquina migaja para el pueblo, sino por lograr una radical transfornlación social y nacional...

Decisión y firmeza del FSLN

El Frente Sandinista de Liberación Nacional comprende todo lo duro que es el camino guerrillero, pero no está dispuesto a retroceder.

Consolidación de la autoridad moral del FSLN ante el pueblo

Otro de los progresos realizados se refiere a la consolidación de la autoridad moral del Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN) ante el pueblo nicaragüense, ante los sectores más honestos de la juventud. Con nuestra decisión hemos confirmado una vez más que somos la fuerza política que tiene mayor ansia por la transformación de Nicaragua, por el establecimiento de un régimen revolucionario.

Convicción de los combatientes del FSLN

La lucha armada en Nicaragua adquiere inusitados sacrificios que solamente se pueden soportar siendo dueños los combatientes de una alta moral, nacida del profundo interés del derrocamiento de la tiranía, la transformación de la miserable y horrorosa vida que flagela a nuestros amados compatriotas.

Luchadores del proletariado: garantía de la vanguardia

Los combates que encabeza el Frente Sandinista han echado raíces en lo más oprimido y puro de su pueblo. Tiene, además, la garantía de llevar como vanguardia a los luchadores del proletariado.

Patria Libre o Morir

Nuestra decisión de hacer efectivo nuestro inmortal lema de PATRIA LIBRE O MORIR no es una simple promesa.


V. Partidos Políticos Tradicionales

Bandidos, traidores

El traidor pacto del Espino Negro demostró que la burguesía nacional nicaragüense se asociaba definitivamente a las clases feudales y reaccionarias. Más que nunca se justificaba el dicho popular de que "cinco oligarcas conservadores más cinco oligarcas liberales suman diez bandidos".

Cómplices del asesinato de Sandino

Menos conocida, aunque igualmente importante, es la convivencia de los partidos conservador y liberal en el asesinato del héroe. Unas cuantas semanas después, en el Congreso Nacional, ambos grupos políticos votan una impúdica amnistía dejando impune el crimen.

Representantes de los intereses capitalistas

La oposición anti-somocista estuvo bajo la hegemonía total del sector conservador, fuerza política representante de los intereses de un sector de la clase capitalista.

Partidos capitalistas y estrategia del FSLN

La fuerza que representan los partidos capitalistas, por la influencia que todavía ejercen en la oposición, es necesario que se tenga en cuenta para trazar la estrategia del movimiento revolucionario. Hay que estar alerta contra el peligro de que la insurrección revolucionaria sirva de escalera a la fuerza reaccionaria de la oposición al régimen somocista.

Hombres que hacen al hombre bestia de carga

Nicaragua no podrá ser salvada por los políticos que representan a las clases explotadoras, a los terratenientes, a los grandes comerciantes, a los magnates de la industria, a la prensa que los defiende. No es el hombre que hace al hombre una bestia de carga quien ha de crear el mundo nuevo.

Necesidad de estar alerta

En Nicaragua, al desarrollarse la organización guerrillera rural, las fuerzas políticas de la oposición identificadas con el capitalismo (Partido Conservador, Partido Social Cristiano), no permanecerán inmóviles. Ante el crecimiento del movimiento revolucionario proletario echarán a andar sus maniobras.

Fuerzas políticas capitalistas:políticas de componenda

En efecto, ante el auge político que originará el movimiento guerrillero, las fuerzas políticas capitalistas con influencia en ciertos sectores del pueblo pretenderán un cambio a base de componendas, un cambio del solo nombre de Somoza en el aparato estatal, pero conservando en lo fundamental intacto el poder económico de la clase capitalista nacional y extranjera.

Partidos políticos tradicionales y atrofia de las luchas populares

Después del asesinato de Augusto César Sandino, o lo que es lo mismo, desde la implantación del régimen somocista, durante más de veinte años la lucha popular en Nicaragua estuvo bajo la exclusiva dirección de políticos que representan una oposición capitalista. Estos políticos, por lo general titulándose conservadores, a veces titulándose liberales, llevaron al fracaso la lucha popular, paralizaron la acción de las masas obreras y campesinas, paralizaron a todas las personas dignas y volvieron impotente al pueblo.

El sector capitalista "opositor": copartícipe de la explotación

Aunque el sector capitalista gubernamental representa la parte dominante dentro del conjunto de la clase capitalista del país, debe señalarse que en la explotación del pueblo de Nicaragua también interviene el sector capitalista que se denomina a sí mismo opositor.

Partidos políticos y el electorerismo

Hay que prestar atención a los hábitos que los partidos capitalistas y sus acólitos a través de su política electorera han impuesto a la masa popular. Estos partidos han acondicionado a amplios sectores del pueblo para que participen en el bullicio electorero.

Partidos politicos tradicionales en total decadencia

La influencia que aún pueden conservar los partidos tradicionales es una influencia en deterioro, en total decadencia; jamás en la historia del país habían entrado esos partidos en una etapa de descomposición tan grande.

Antiliberales y anticonservadores: expresión de la frustración de los explotados

Sintetizando cierto ángulo de la vinculación de las masas populares hacia los partidos tradicionales dominantes, podemos afirmar que más que liberales y conservadores lo que ha habido son antiliberales y anticonservadores. El explotado liberal más que esto ha sido un anticonservador; el explotado que se titula conservador, más que esto ha sido un antiliberal. Ambas frustraciones conducen al sandinismo, síntesis de lo más fecundo de la experiencia popular nicaragüense, tanto tradicional como presente.

Conciliación burguesa-oligárquica y el FSLN

En 1967 se acelera la componenda de la dirigencia burguesa opositora con el grupo gobernante. Acontece un doble hecho: se confirma hasta la saciedad incluso con rasgos sangrientos (22 de enero) la disposición conciliadora de la dirigencia burguesa-oligárquica; se reafirma la decisión del Frente Sandinista de empuñar resueltamente las armas contra la tirania.

Carlos Fonseca




DAL CARCERE IO ACCUSO LA DITTATURA

Nell'interrogatorio cui mi hanno sottoposto i membri dell'Ufficio di Sicurezza mi si contestano, tra gli altri capi d'imputazione, i seguenti due: 1. Un piano per attentare alla vita del Comandante in capo della Guardia Nazionale, Anastasio Somoza Debayle. 2. L'assalto alla Bank of America.
Rispetto al primo capo d'imputazione io, per parte mia, nego totalmente ogni addebito, ed invece posso accusare Anastasio Somoza Debayle, Luis Somoza e gli altri membri della famiglia che capeggia l'oppressione, così come i politici e i militari che li servono come complici, io posso accusarli, dico, non di avere semplici piani per per attentare alla vita di cittadini onesti, bensì di eseguire in forma sistematica assassinii contro patrioti e persone degne.
La circostanza d'essere prigioniero e la fretta che esige la clandestinità in cui sto scrivendo, mi impediscono di redigere una lista più o meno completa di tali assassini; tuttavia, cito almeno alcuni esempi:
Gli assassinii di contadini ed altre persone di Chinandega nel 1963.
L'assassinio nel 1963 sul fiume Bocay dei miei cari compagni, gli studenti Jorge Navarrese, Francisco Buitrago e Modesto Duarte ed i giovani Mauricio Córdoba ed Iván Sanchez Arguello. L'assassinio sul fiume Coco dei miei cari compagni Faustino Ruiz e Boanerges Santamaria.
L'assassinio nella città di Leon nel 1962 del giovane Carlos Najar.
L'assassinio nel 1961 di diversi operai rivoluzionari sul fiume San Juan.
L'assassinio nel 1961 nella città onduregna di Choluteca del veterano sandinista Heriberto Reyes.
L'assassinio nel febbraio 1961 dei patrioti Julio Alonso, Enrique Montoya ed Octavio Vilchez e dallo studente Jesús Lopez e molti altri patrioti.
L'assassinio a El Dorado nel febbraio del 1960 degli studenti Eduardo Medina, Víctor Arbizu, Tomas Palacios e del salvadoregno Fabricio Paz e molti altri patrioti.
L'assassinio nel 1960 dei giovani Ajax Magro e Julio Óscar Romero.
L'assassinio di Carlos Hasslam nel 1959; l'assassinio dei compagni in missione a Olama e Los Mollejones, i patrioti Antonio Gutierrez, Víctor Rivas Gomez, Napoleón Ubilla Baca ed i costaricani Segura e Sony Boy nel luglio del 1959; l'assassinio di Manuel Diaz e Sotelo e vari altri compagni.
L'assassinio dei prigionieri Luis Armando Morales Palacios, Jorge Rivas Montes, Ramón Orozco e Bonifacio Miranda nel settembre del 1956.
L'assassinio di Adolfo e Luis Baez Bone, Opstaciano Morazan, Pablo Leale, Augustin Alfaro e molti patrioti ma in Aprile di1954.
L'assassinio dallo studente Uriel Sotomayor nella città di Leon.
L'assassinio del campesino Aquileo Castillo assieme a molti altri contadini e cittadini a Cuesta del Coyol nel 1948.
L'assassinio del veterano sandinista Juan Gregorio Colindres approssimativamente nell'anno 1948. L'assassinio del patrioti Rito Jimenez Prado e Luis Scot.
E finalmente, tornando indietro, ai primi giorni della tirannia, nel febbraio del 1934, il tenebroso assassinio di Augusto Cesar Sandino, Juan Pablo Umanzor e Francisco Estrada e centenaia di sandinisti all'interno di Wiwili. Poiché chi scrive è accusato di piani immaginari mentre invece i miei accusatori sono colpevoli di questo rosario di crimini, credo che siano questi accusatori e non io a meritare d'essere severamente castigati.
Propongo al Centro Universitario e alle organizzazioni patriottiche del Nicaragua di istituire un processo contro Anastasio Somoza Debayle, Luis Somoza Debayle, gli altri membri della famiglia dispotica e i loro complici militari e politici affinché non rimanga impunito ma sia castigato tanto crimine perpetrato. Acceleriamo l'arrivo dell'ora tanto attesa e desiderata in cui le vittime siano gli accusatori e gli assassini gli accusati.
Questo è il mio modo di rispondere davanti ad una delle accuse che mi vengono mosse. Dicevo che un altro dei capi di imputazione che mi sono stati mossi è l'assalto alla Bank of America. Come davanti all'imputazione precedente che mi viene mossa dal governo somozista nego recisamente ogni addebito. Ma non si ferma qui la mia risposta. Io accuso Anastasio Somoza Debayle, Luis Somoza Debayle e gli altri membri della famiglia tiranna, io accuso i loro complici militari e politici di realizzare un assalto contro una banca milionaria. La mia accusa è molto seria. Io accuso i capoccia del governo somozista di assaltare da trent'anni il rassegnato e sofferente popolo del Nicaragua per accumulare, non la ridicola somma di cinquantamila cordobas, bensì somme favolose che ammontano a ben più di varie migliaia di milioni di cordobas; sia detto affinché possa capire la gente semplice, somme che si iscrivono con sette numeri o cifre.
Da dove sono uscite le barche della Mamenic? Dall'assalto al paese.
Da dove sono usciti gli aeroplani de "La Nica"? Dall'assalto della famiglia Somoza al paese.
Da dove sono usciti i trecento latifondi? Dall'assalto al paese.
Da dove sono usciti "Montelimar" e "La Fundadora"? Dall'assalto al paese.
Da dove sono uscite le diecimila case? Dall'assalto al paese.
Da dove sono usciti i milioni di dollari depositati nelle banche yankee e svizzere? Dall'assalto della famiglia Somoza al popolo del Nicaragua.
Da dove sono usciti i latifondi di Camilo Gonzalez? Dell'assalto al paese dei complici somozisti.
Da dove ha tiro fuori la sua hacienda il coautore dall'assassinio di Sandino il baro Federico Davison Blanco? Dall'assalto al paese dei complici somozisti.
Anche nel caso in cui io fossi colpevole dell'assalto alla Bank of America, non credo che sia il governo somozista, governo di ladri, quello autorizzato ad accusarmi.
Un altro assalto contro il paese che è superfluo denunciare è quello che perpetrano le Gold Mining, compagnie di estrazione, sull'oro ed altri minerali del nostro sottosuolo. L'anno scorso, cioè l'anno 1963, ha segnato un calo dello sfruttamento yankee dei nostri minerali paragonato con lo sfruttamento di epoche passate. Bene, nonostante tale calo lo sfruttamento raggiunge il valore di quasi cento milioni di cordobas; possiamo calcolare già a quante migliaia di milioni di cordobas ammonta il valore dell'assalto yankee ai nostri minerali perpetrato senza interruzione da più di 50 anni.
Come conseguenza dell'assalto alla Bank of America, nessun campesino ha perso la terra, nessun operaio è finito disoccupato, nessun bambino ha smesso di andare a scuola, nessun commerciante o imprenditore è finito in rovina.
Invece, l'assalto della famiglia Somoza e dei suoi complici, ha avuto spaventose conseguenze per il Nicaragua. La stessa cosa si può dire dell'assalto yankee. Tali assalti, in due parole, hanno gettato le basi affinché si sostenti un regime obbrobrioso che ha trasformato in un inferno la vita del popolo nicaraguense.
Propongo al Centro Universitario e alle altre organizzazioni patriottiche e popolari del Nicaragua di istituire un processo contro Anastasio Somoza Debayle, Luis Somoza Debayle e gli altri membri della famiglia tiranna, contro i loro complici militari e politici; questo giudizio per l'assalto al paese del Nicaragua dovrà culminare con la devoluzione al popolo dei beni saccheggiati e con la punizione appropriata nella persona dei voraci assalitori.
Poiché chi scrive è accusato di un assalto di infima importanza ed essendo invece i miei accusatori colpevoli di assaltare tutto un impero prodotto dal lavoro del popolo, credo siano i miei accusatori e non io a meritare d'essere severamente castigati.
Non mi meraviglio che gli organi di propaganda somozista, come il quotidiano "Novedades", torcano e distorcano il modo di pensare delle persone che come me formano parte dell'opposizione.
Trovo doloroso quel torcere e distotorce le opinioni degli elementi oppositori quando parte precisamente da un organo anti-somozista come il quotidiano "La Prensa". È un riflesso della divisione, della deplorevole divisione, che si diffonde nelle fila oppositrici. Ebbi l'amara esperienza di contemplare il piacere con cui vari membri dell'Ufficio di Sicurezza, l'ufficio di spionaggio somozista, commentava le dispute tra marxisti e cristiano sociali.
Il quotidiano "La Prensa" sostiene da tempo la propaganda che mi descrive come militante comunista e come adepto del marxismo-leninismo, e questo è falso. Perché io non sono marxista-leninista, e questo non da ora. La clandestinità e la persecuzione mi hanno impedito di tener dietro a una serie di infondatezze. E anche in questo momento sono impedito dal farlo. Ma ho risolto di sfidare qualunque minaccia pur di dire la verità. La morte non cammina lontano da me e se arrivasse fino alle mie ossa non voglio che occulti tanta menzogna. Per questo motivo parlo ora.
Tramite un mio amico nel 1961 feci arrivare da Tegucigalpa al Dr. Pedro J. Chamorro una lettera motivata da una polemica che quest'ultimo sostenne con l'oppositore liberale Dr. Enrique Espinoza Sotomayor. Quella lettera fu letta dal Dr. Pedro J. Chamorro. In quella lettera io esprimevo il mio pensiero rivoluzionario, anti-imperialista e popolare. Un pretesto che si è usato per attribuirmi un pensiero marxista dogmatico è il mio opuscolo "Un Nicaraguense a Mosca", scritto in occasione dell'unico viaggio che feci nel mondo socialista nel 1957. È un pretesto assurdo. Riconoscere determinati successi del regime sovietico non è argomento serio per considerare comunista una persona. Ma c'è qualcosa di più. Nell'opuscolo menzionato sostengo a chiare lettere che la proprietà privata deve giocare un ruolo importante nel progresso del Nicaragua.
Rendendo chiaro che esiste una distanza tra il comunismo e il mio pensiero non voglio dire che mi sono vincolato a un altro dogma. Io credo che il rivoluzionario nicaraguense debba abbracciare una dottrina che conduca in forma vittoriosa il popolo del Nicaragua verso la liberazione. Nel mio pensiero accolgo il condensato popolare delle distinte ideologie; del marxismo, del liberalismo, del socialcristianesimo.
L'interpretazione marxista dei problemi sociali, la sua severità coi ricchi, è utilizzabile benché in maniera parziale. Alcuni giusti principi deve sicuramente aver espresso il marxismo, se è stato capace di guadagnarsi la fiducia di grandi masse di milioni di esseri umani in una parte del mondo. Alcuni giusti principi deve sicuramente aver espresso il marxismo se ci sono stati molti uomini che hanno sacrificato la loro vita per difenderli.
E' possibile utilizzare l'interpretazione liberale dei fenomeni politici, la sua difesa dell'individuo, per sollecitare la militanza dei ricchi contro il governo somozista e in favore di un cambiamento rivoluzionario. Una caratteristica della composizione delle forze insoddisfatte del regime imperante in Nicaragua è che include una parte significativa delle classi abbienti. Ma è un settore che nell'opposizione assume un atteggiamento contemplativo, peggio, incerto e vacillante. Quell'atteggiamento per troppo tempo ha dominato l'opposizione e questo ha avuto conseguenze disastrose. L'interpretazione liberale dei fenomeni fu il risultato di un processo storico che nel caso del Nicaragua ha ancora una certa validità.
In quanto alla dottrina sociale cristiana, parimenti considero che dobbiamo estrarre il suo condensato popolare. Se riusciamo ad costruire un movimento popolare che si fondi sul sostegno di quanto ci sia di compatibile nelle distinte ideologie potremo impedire che si impadroniscano della dottrina sociale cristiana quanti guardano un cambiamento sociale con cipiglio corrugato; se prendiamo in considerazione la dottrina sociale cristiana, sullo stesso piano del marxismo, del il liberalismo e di qualunque altra ideologia, impediremo che le moribonde forze contrarivoluzionarie resuscitino.
Quando ricordo i giorni che abbiamo lottato insieme nel movimento studentesco, un compagno liberale come Denis Martinez, un compagno socialcristiano come Manolo Morali ed un radicale come me, si anima in me la possibilità di formulare un'ideologia rivoluzionaria nazionale. Questa formulazione deve essere opera di tutti. Ma non dobbiamo sederci ed incrociare le braccia per divagare mentre il popolo del Nicaragua va, senza meta e direzione, esposto agli agguati dei nemici da ogni lato. Credo che si debba agire. Ma senza organizzazione non ci può essere azione.
Non voglio parlare nel deserto. Voglio parlare a coloro che mi conoscono, a quanti mi possono sentire. Queste persone non sono altro che i giovani della mia generazione. Per loro parlo. Parlo per i giovani della mia avvilita ma non vinta generazione. La generazione di Jorge Navarrese, Francisco Buitrago e Modesto Duarte. La generazione di Eduardo Medina, Víctor Arbizu, Tomas Palacios e Héctor Zelaya. È la generazione del 23 Julio. Gli eroici veterani sandinisti Raudales ed Heriberto sperarono che la nostra generazione crescesse e fosse giovane per mescolare il loro sangue col nostro.
Non ci fermiamo a metà strada.
Se rimaniamo separati corriamo il pericolo di perderci.
Stiamo uniti.
Formiamo il partito della nostra generazione, il Partito Sandinista. Questo partito non deve formarsi per intrattenersi in sterili polemiche all'interno dell'opposizione.
Il Forum Politico mi ha causato un momento di tristezza, a me che solo conosco la gioia di combattere. Il Forum mostrò che la vecchia generazione coi suoi errori pretende di trascinare la nostra generazione. Dico che il partito Sandinista non deve intrattenersi in polemiche con altri settori, incluso i rappresentanti della vecchia generazione. Non significa che dobbiamo dimenticare tutto. Penso che dobbiamo criticare senza odio e con spirito costruttivo gli errori che hanno commesso conservatori, liberali, comunisti ed altri membri dell'opposizione. Questa discussione fraterna deve necessariamente culminare in un vittorioso movimento popolare unito.
Naturalmente il Partito Sandinista, il partito della nuova generazione, non sarà con mere parole che dimostrerà di aver ragione. La nostra ragione sarà la nostra forza dentro il popolo, dentro le masse giovanili del popolo. Questo non lo otterrremo sprecando tempo in chiacchierate vuote i sabati e le domeniche. È questione di lavorare minuto per minuto, giorno per giorno, senza riposo né tregua, in difesa del popolo. Siamo in grado di ottenere alcuni vantaggi ora e subito, prima del trionfo. Questo è vitale. Nelle lotte per gli interessi quotidiani le masse acquisiscono coscienza.
Facciamo sforzi per attrarre alla lotta i più estesi segmenti della popolazione, cominciando ovviamente dagli operai, contadini e studenti, ma arrivando anche ad un certo settore dei ricchi. La posizione del movimento rivoluzionario riguardo ai ricchi dipende più da questi che dal movimento. A questo si adatta ad un probervio salomonico che dice: "colui che chiude il suo orecchio alle grida del povero ugualmente griderà e non sarà sentito". Così che, se davanti al clamore dei poveri che soffrono in Nicaragua i ricchi non sentono, quando questi piangeranno neanche i poveri sentiranno e, viceversa, se davanti al clamore dei poveri del Nicaragua i ricchi sentono, quando questi chiederanno, i poveri sentiranno.
Credo che dobbiamo approfondire lo studio dell'esperienza sandinista e dei documenti del grande eroe, la qual cosa servirà per guidarci con più sicurezza nella lotta patriottica. Non posso concludere questo messaggio senza esprimere la costanza del mio riconoscimento alla fermezza del compagno sandinista, l'ex-messicano Victor Manuel Tirato, che soffre in prigione con me. Se anche l'imperialismo yankee ha presso il governo una missione militare capitanata dal Colonello Murray, i popoli dell'America Latina hanno una missione rivoluzionaria guidata dal compagno Tirato.
Il mio saluto fraterno ai militanti del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (F.S.L.N.), gloriosa forza anticipatrice del rinascimento patriottico del popolo del Nicaragua. Per formare con entusiasmo il Partito Sandinista. Il partito della bandiera rossa e nera. Un partito con un inno che dica come Sandino: "Noi andiamo verso il sole della libertà o verso la morte; e se moriamo la nostra causa continuerà a vivere, altri ci seguiranno".
Patria libera o morte.

Prigione de "La Aviacion", Managua 8 luglio 1964.

Carlos Fonseca

Di fronte ad una vile calunnia lanciata dal governo dirò solo una cosa. Che quello che costituisce veramente per questo governo decrepito una malattia giovanile è la mia infrangibile fermezza di lottare per la liberazione del Nicaragua fino a vincere o morire. C. F.


MESSAGGIO AL POPOLO DEL NICARAGUA

Hermanos nicareguensi,
Insieme ai miei compagni Humbero Ortega e Rufo Marin, entrambi nicaraguensi, ed il costaricano Plutarco Hernandez, tutti membri del Fronte Sandinista, siamo stati liberati dalla prigione mediante l'azione armata di un'unità internazionalista di combattimento. Nell'azione che, com'è noto, è stata guidata dallo studente nicaraguense Carlos Agüero, tra i combattenti di diversa nazionalità hanno partecipato vari rivoluzionari di nazionalità costaricana. Questo messaggio è indirizzato a nome di tutti.
Infrante le grate della prigione ci troviamo in condizione di ritornare alla trincea della guerriglia al fine di combattere contro l'obbrobriosa tirannia che opprime il popolo del Nicaragua. Segnalando il successo dell'azione di liberazione, dobbiamo sottolineare l'importante ruolo giocato dalla campagna internazionale di solidarietà che è stata portata avanti da diversi paesi per tutto il tempo della prolungata detenzione esigendo la nostra liberazione.
Dobbiamo menzionare i messaggi inviati dal filosofo Jean Paul Sartre ed altri intellettuali francesi, così come lo scrittore peruviano Esteban Pavletich e diverse organizzazioni popolari del Perù. Ugualmente, spiegarono un'intensa attività il movimento studentesco e popolare del Nicaragua. A tutti va la nostra gratitudine. Non possiamo smettere di esprimere il nostro riconoscimento agli ampi settori del popolo del Costa Rica che, mostrandoci generosa comprensione, rifiutarono recisamente di assecondare i piani dell'estrema destra tendenti a provocare un'ostilità che ostacolasse il transito del veicolo che ci ha condotti dal recinto della prigione verso l'aeroporto.
Approfitteremo dei giorni di permanenza all'estero per conoscere le esperienze rivoluzionarie di altri paesi, la qual cosa contribuirà a far sì che noi si attenga in modo migliore ai compiti della Fronte Sandinista. In questi giorni promuoviamo anche la solidarietà degli altri paesi nei confronti della guerriglia nicaraguense. Siamo consapevoli del fatto che il tempo ha definitivamente lasciato alle spalle quell'epoca in cui i patrioti nicaraguensi del secolo scorso e delle prime decadi del secolo XX dovettero ribellarsi nella solitudine e nell'isolamento. Dolorosi, molto dolorosi sono i sacrifici che i sandinisti offrono nella nuova guerrigliera che si solleva nel suolo nicaraguense, ma risulta evidente come questi sacrifici non siano vani e spuntino già le prime spighe. Inspirati dall'erosimo dei sandinisti stanno crescendo i settori popolari che, sfidando il terrore della Guardia Nazionale, si sollevano per reclamare i diritti calpestati, la prova di questo è la forte domanda di tutti gli insegnanti del paese che chiedono migliori condizioni di lavoro, così come la soluzione del problema della formazione scolastica di cui soffre il paese.
Il Fronte Sandinista, alla testa delle masse popolari del Nicaragua, si sacrifica non per riuscire ad ottenere una meschina briciola per il popolo, bensì per conseguire una radicale trasformazione sociale e nazionale; non siamo solamente contro i quarant'anni di tirannia liberal-conservatrice somozista, la nostra aspirazione è più profonda, siamo contro quattro secoli e mezzo di aggressioni straniere, delle quali più di un secolo corrispondono ad aggressioni yankee. Ricordiamo che risale al 1848 il primo trattato tra i governi del Nicaragua e dgli Stati Uniti in pregiudizio degli interessi del Nicaragua, e nel 1854 e 1855 si registrano le prime aggressioni armate degli Stati Uniti contro il Nicaragua. Da allora fino ad oggi, si ripete senza interruzione una lunga serie di atti aggressivi di tutti i tipi.
A giusta ragione, quindi, il Fronte Sandinista include nel suo programma la richiesta di risarcimento agli Stati Uniti per tutti i danni materiali causati al Nicaragua nel corso di più di un secolo. Contro le classi sfruttatrici, contro le incessanti aggressioni yankee, il popolo del Nicaragua si è sollevato molteplici volte, e parallelamente, durante il passato storico, si sono ripetute le frustrazioni e i tradimenti.
Prima del sorgere delle nuove gesta guerrigliere, i traditori di sempre, i nemici di sempre del popolo, preparavano un altro tradimento, una nuova frustrazione, ma in questa ora di ribellione luminosa che vive il Nicaragua, i traditori saranno definitivamente vinti; in questa ora le masse popolari del Nicaragua coi propri strumenti politico-guerriglieri, il Fronte Sandinista. Questa è la risposta all'imposizione dei Partiti Liberale e Conservatore, strumenti dell'oligarchia vende-patria del Nicaragua. Siano quali siano le differenze tra i nicaraguensi, ognuno prende posto nelle fila del Fronte Sandinista; tale caratteristica è compatibile con la posizione di avanguardia del settore che si identifica con la classe operaia e la classe contadina e che si orienta nell'azione con la filosofia del socialismo scientifico. È fondamentale nel Fronte Sandinista l'unità tra i veri rivoluzionari ed i veri cristiani, è l'unità dell'America oppressa che forgiarono, fucile alla mano, il Comandante Ernesto Che Guevara ed il sacerdote Camilo Torres. Tutto questo giustifica il nostro appello a formare nelle diverse realtà dei campi, delle montagne e città nicaraguensi, distinti Comitati Sandinisti Clandestini capaci di mettersi alla guida della lotta sociale politico-guerrigliera. In ogni quartiere, fabbrica, luogo di studio, ufficio, chiesa, deve formarsi un Comitato Sandinista Clandestino. In ogni regione rurale, hacienda, centro minerario, deve formarsi un Comitato Sandinista Clandestino.
Le nuove gesta guerrigliere che fioriscono in Nicaragua prendo avvio dal 1958 traendo ispirazione dall'eroico combattimento che sostennero nelle catene montuose e pianure di Cuba i guerriglieri guidati da Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara, quindi possiamo proclamare con orgoglio che fu il Nicaragua la terra che prima di tutti seguì il generoso esempio dell'eroica Cuba. Nell'ottobre 1958, infatti, combatte in Nicaragua la guerriglia capeggiata da un veterano sandinista, il patriota Ramón Raudales, che sacrificò la sua vita combattendo valorosamente. Anno dopo anno, dal 1958, si sono ripetute azioni guerrigliere nelle città e montagne fino ad arrivare, oggi, a più di un centinaio. Ecco qui i nomi di alcuni dei posti in cui queste azioni si sono verificate. Boer, El Rosario, El Redentor, La Hermita, Posoltega, Waslala, Zinica, Las Delicias, Centroamerica, Yaosca, Buenos Aires, Santo Domingo, Rota, Yucul, Pancasan, Kirraguas, Bluff, Ayaspal, Bocaycito, Rio Coco, Raiti, San Esquipulas, Bijao Sur, Rio San Juan, Poteca, El Dorado, Yamale, Chachagon, Pueblo Nuevo, El Chaparral, Yaule, Quilali, Las Bayas.
Forgiare un strumento rivoluzionario, consolidare le basi guerrigliere, doveva essere un processo particolarmente duro in Nicaragua, dove tra il 1934, anno della crocifissione di Augusto Cesar Sandino, e la metà del 1958, la lotta popolare del Nicaragua ha subito un'atrofia dalla quale doveva essere necessariamente difficile uscire. Quell'atrofia fu causata dalla dominazione yankee, dal compromesso tra i partiti dell'oligarchia liberale e conservatrice, dall'oscurantismo ideologico, dalla ferocia della Guardia Nazionale. È necessario ricordare i più recenti casi di bestialità della Guardia Nazionale. Scoperta la casa in cui si nascondeva il sandinista Julio Buitrago nella città da Managua, la Guardia Nazionale ha lanciato all'attacco più di 200 uomini armati appoggiati da carri armati ed aeroplani, Julio Buitrago rifiuta di arrendersi e resiste per due ore fino a sparare l'ultima cartuccia, fino a che la casa attaccata è ridotta a rottami. Questo è accaduto il 15 luglio del 1969. Lo stesso giorno un attacco simile si è verificato contro tre compagni scoperti in una casa ubicata nel Barrio Santo Domingo di Managua. Un attacco di simili proporzioni viene lanciato contro la casa in cui si nasconde il giovane poeta Leonel Rugama e altri due compagni, il 15 gennaio di 1970 nel Barrio el Redentor di Managua, e il 3 aprile del 1970 mancano solo i carri armati affinché si verifichi un attacco identico contro la guerrigliera Luisa Amanda Espinoza e l'operaio Enrique Lorente a La Ermita nella città di Leon. Ricordiamo l'assassinio del sandinista David Tejada, colpito col calcio del fucile fino a fargli saltare gli occhi dal maggiore Oscar Morales, aiutante del Capo di Governo Anastasio Somoza Jr., gettando poi il cadavere nel cratere del Santago Vocan. Ricordiamo le decine di contadini assassinati nelle montagne del Nord del Nicaragua, anche lanciandoli in aria dagli elicotteri. Ricordiamo i tormenti a cui sono sottoposti i contadini nei campi di concentramento sulle montagne, come i prigionieri nelle carceri sotterranee della città, senza escludere le violenze ai giovani universitari militanti.
La Guardia Nazionale è creata a immagine e somiglianza degli aggressori yankee. La Guardia Nazionale è questa, senza le eccelse virtù che pretendono di trovarvi gli aristocratici principi ereditari liberal-conservatori che guidano la pseudo-opposizione, perversi demagoghi a cui un bel giorno il popolo del Nicaragua presenterà il conto.
Questo messaggio è indirizzato a tutti i nicaraguensi, tanto a quanti soffrono dentro il territorio nicaraguense, come a coloro che compongono il Nicaragua errante e che vagano per le strade d'America e del mondo. L'amarezza di lasciare la terra natia, tornata inospitale a causa dell'oppressione, è tratto essenziale del dramma nicaraguense. Mi rivolgo ai lavoratori nicaraguensi che lavorano nelle piantagioni dell'United Fruit Company in America Centrale, a quanti lavorano nello sfruttamento petrolifero dei paesi del Caribe. Mi rivolgo ai nicaraguensi che lavorano nelle fabbriche delle città del covo yankee, a quanti studiano nelle università di vari paesi, ovunque si possa compiere il dovere nicaraguense di forgiare un destino libero per la patria. Se è motivo di tristezza sapere che da secoli la nostra terra nicaraguense soffre l'oppressione inospitale, deve essere motivo di allegria continuare il testardo combattimento delle successive generazioni popolari che ci hanno preceduti. Nicaraguensi erranti, camminiamo verso il combattimento.
Abbiamo parlato prima dell'aggressione yankee del 1855, guidata dal filibustiere William Walker. Il Nicaragua, con il sostegno dell'America Centrale, credette di avere vinto Walker, e pur se di seguito ci furono nuove aggressioni yankee e sebbene il popolo del Nicaragua resistette nuovamente, come nella colossale ribellione guerrigliera capeggiata da Augusto Cesar Sandino, da allora è rimasto in vigore il decreto per il riconoscimento della schiavitú che emise lo yankee William Walker a seguito dell'aggressione del 1855.
È schiavo il campesino di Jinotega che per il suo lavoro giornaliero spesso riceve solamente mais con sale; il bambino del campo di Matagalpa col viso gonfio per la fame; il raccoglitore di cotone di Chinandega con la sua salute, la sua vita esposta all'uso irrazionale che il latifondista fa dei pesticidi; è schiavo il contadino spogliato di Pueblo Nuevo Sur; l'abitante della torrida Acahualinca che inghiotte acqua con escrementi; il minatore della Costa Atlantica i cui polmoni sono strappati dalla Gold Mining Company; è schiava la prostituta sfruttata dal comandante militare più vicino al bordello; è schiavo il campesino delle comacas di Ciudad Darío che non può contemplare le stelle a causa della cecità provocata dalla mancanza di proteine; lo studente che non può continuare a studiare perché non ha risorse economiche; l'operaio licenziato dalla fabbrica perché ha osato dire una parola lamentandosi per il pessimo salario; il sacerdote giusto minacciato dal vescovo; il ladruncolo che soffre la prigione mentre i malversatori milionari controllano l'apparato governativo. E all'imperialismo e i suoi lacchè non basta trasformare la feconda terra nicaraguense in un inferno per il popolo, ma la trasformano in base di aggressione contro Cuba, il paese fratello che ruppe il giogo per sempre.
Solamente col fuoco guerrigliero potremo rompere le catene da schiavi, solamente col fuoco guerrigliero faremo del Nicaragua il letto di un popolo libero e fratello leale degli altri popoli.
Patria libre o morir.

Carlos Fonseca


RIFLESSIONI


I. Colonialismo

Impero e oro

Da quando Cristoforo Colombo gettò l'ancora in America, spagnoli, portoghesi ed inglesi sbiancarono la carne umana americana. Messico, Caraibi, America Centrale e Sud America, tranne il Brasile, impedirono che il sole illuminasse, in un solo colpo, tutto l'impero spagnolo. L'impero spagnolo si arricchì con l'oro americano: col giallo delle miniere, col rosso del sangue e il sudore salato degli indios. La Spagna importò in America la sua religione, la sua lingua e la sua pelle bianca. La Spagna portò in Europa oro; e al cimitero, la civiltà e la cultura americana. L'America non aveva polvere da sparo e si difese. La Spagna attaccò. E con polvere da sparo.

Resistenza indigena e sangue indipendentista.

Non fu per essere sottomessi che i capi tribù indigeni del Nicaragua, come racconta Fra' Bartolomé de Las Casas, furono lanciati dai conquistadores spagnoli nel fuoco o nelle fauci dei cani feroci. Respingiamo la storiella secondo la quale la Spagna regalò l'indipendenza al Nicaragua ed abbiamo coscienza del sangue che è stato offerto per forgiare l'emancipazione nazionale.

15 settembre: sostituzione di un'oppressione ad un'altra

Il 15 settembre del 1821, Nicaragua, assieme ai paesi fratelli che si denominano in complesso America Centrale, ruppe il secolare giogo del dominio spagnolo. Questo avvenimento, che avrebbe potuto essere punto di partenza di un processo di vera indipendenza, è solamente il cambiamento di un giogo con un altro, significò solo la staffetta con un'altra oppressione non meno crudele ed avida: quella nordamericana.

Ricchezza naturale e ponte geografico: origine delle aggressioni

Colonialisti ed imperialisti si sono lanciati contro i paesi sottosviluppati, mossi dall'avidità di sfruttare le loro fonti di ricchezza naturale. Fattore importante all'origine delle aggressioni imperialiste contro il Nicaragua costituisce la sua collocazione geografica, dovuta al fatto d'essere un ponte tra gli oceani Atlantico e Pacifico e di trovarsi sul tragitto della gran via di comunicazione che gli Stati Uniti desideravano dominare, e dominarono, prossima al loro territorio.

Nicaragua: banco di prova della rapacità yankee

Poco dopo essere stata proclamata dal governo degli Stati Uniti la cosiddetta Dottrina Monroe, nel 1823, il Nicaragua fu scelto come banco di prova della rapacità yankee. Nella decade degli anni 30 del secolo scorso, rappresentanti del governo di Washington percorsero il Nicaragua col proposito di ottenere informazioni per preparare i piani di ingerenza nel paese.

Centocinquanta anni di aggressioni nordamericane di ogni tipo

I centocinquanta anni trascorsi, dalla cacciata dei colonizzatori fino ad oggi, sono anche centocinquanta anni di aggressioni nordamericane di ogni tipo. Si può facilmente constare come il Nicaragua si trovi ad essere tra le prime vittime del potere yankee, che col tempo sarebbe diventato la maggiore minaccia dell'umanità ed in particolare dei popoli di Asia, Africa ed America Latina.


II. Imperialismo-Antimperialismo

Quattro secoli di aggressioni straniere

Il Nicaragua è un paese che ha sofferto per più di quattro secoli l'aggressione ed oppressione straniera. Il Nicaragua affrontò, insieme al resto dei paesi dell'America Latina, il dominio della penisola iberica. Soffrì anche, in una regione del suo territorio situata sulla Costa Atlantica, la dominazione britannica, che si prolungò fino al 1894.

Interventi sanguinari

Le intromissioni nordamericane in Nicaragua risalgono, per lo meno, alla promulgazione dell'insolente dottrina di Monroe (1823) e si prolungano fino alle aggressioni armate comprese tra il 1854 e il 1860, gli abusi nel resto del secolo XIX ed i sanguinari interventi delle prime decadi del secolo XX.

Una lunga serie di aggressioni

Nel 1848 si registra il primo trattato tra i governi del Nicaragua e Stati Uniti, a detrimento degli interessi del Nicaragua, e nel 1854 e 1855 si registrano le prime aggressioni armate degli Stati Uniti contro il Nicaragua. Da allora fino ad oggi, si ripete senza interruzione una lunga serie di atti aggressivi di tutti i tipi.

Obiettivo: il canale

E' di grande importanza il controllo della potenziale via interoceanica che offre al paese. Questo fu il motivo che portò il potere yankee ad aggredire il Nicaragua a partire dal secolo scorso; nel 1848, 1854 e 1855 si susseguirono interventi armati nordamericani contro il paese. E fino ad oggi non hanno smesso quegli interventi che, da quando hanno i Somoza come cerberi custodi, sono fondamentalmente politici.

Un pezzo nell'ingranaggio strategico

Tradizionalmente, più che lo sfruttamento economico da parte degli aggressori yankee, occupò un posto preminente l'oppressione avviata a trasformare il Nicaragua in un mero pezzo dell'ingranaggio strategico nordamericano.

Base di aggressioni

Insieme al saccheggio delle ricchezze nazionali, l'imperialismo statunitense si è proposto di disporre a suo piacimento della posizione geografica del Nicaragua ed utilizzare il paese come base di aggressione contro vari paesi dell'America Latina.

Le risorse naturali appartengono al popolo

Il Fronte Sandinista proclama che le ricchezze della nazione, comprese quelle del sottosuolo ed il potenziale interoceanico, dovranno ritornare (coi loro benefici) allo stesso popolo e non essere bottino di combriccole di sfruttatori nazionali ed internazionali.

Una forza sanguinaria figlia dell'intervento

Siamo di fronte ad una sanguinaria forza armata reazionaria come la Guardia Nazionale... che conserva intatte le pratiche di crudeltà che le inculcarono i suoi creatori, i fanti di marina degli Stati Uniti. Bombardamenti di villaggi, decapitazione di bambini, stupri di donne, incendi di capanne con contadini al loro interno, la mutilazione come tortura, queste furono le materie che i professori nordamericani di civiltà impartirono alla GN nel periodo della resistenza guerrigliera (1927-1932) che capeggiò Augusto César Sandino.

Crimini dell'imperialismo

L'incapacità dell'invasore di annientare gli eroici guerriglieri si trasformava in crudeli rappresaglie contro i villaggi indifesi. Bambini di pochi anni erano lanciati in aria affinché cadessero infilzati sulle affilate baionette dei soldati yankee; queste bestie tiravano per le gambe i bambini dei campesinos fino ad aprirli e squartarli.

La legge dell'imperialismo

Secondo la legge dell'imperialismo, quest'ultimo provoca le guerre e dopo si arroga il diritto di addebitare le distruzioni che esso stesso ha organizzato.

Siamo antimperialisti

La resistenza contro l'aggressione ed avidità yankee nascono dal più profondo della storia dei nostri popoli.

Aspirazione profonda

Siamo contro quattro secoli e mezzo di aggressioni straniere, delle quali più di un secolo corrispondono ad aggressioni yankee.

Non bisogna dimenticare le aggressioni

Le aggressioni nordamericane non solamente causano danni ai beni materiali, ma si ripercuotono anche sul patrimonio culturale e spirituale dei popoli. Solamente così può spiegarsi l'oblio in cui sono caduti molti degli interventi degli Stati Uniti in Nicaragua; tale oblio ha come conseguenza una sottovalutazione della catastrofica rovina causata al nostro paese.

Congiura reazionaria

Tutta una congiura reazionaria, tramata dall'imperialismo e rispettata dai vende-patria, si propone di seppellire successivamente nella dimenticanza le secolari e sanguinarie aggressioni commesse ad opera di colonialisti ed imperialisti e subite dal Nicaragua, particolarmente i frequenti e brutali assalti yankee, occultando egualmente la reiterata ed eroica resistenza armata del popolo, contemporaneamente contro invasori e traditori.

Battaglia contro l'esercito del dollaro

L'emancipazione nazionale del Nicaragua sarà raggiunta attraverso l'azione armata, sostenuta dalle masse popolari ed orientata ai più avanzati principi rivoluzionari. Le trappole nemiche del passato non riescono ora a ripetersi. Nel nuovo tempo, non è solo uno dei tanti paesi che si ribellano contro l'imperialismo yankee, ma tutti insieme in una crescente battaglia unanime si avviano ad abbattere l'esercito del dollaro.

Nemico centenario

La vittoria finale non si avrà immediatamente; il nemico non è la combriccola reazionaria locale, quella che potè essere sconfitta mille volte con le successive azioni intraprese. Si tenta di affrontare il nemico di più di un secolo: l'impero del dollaro.

Nuovi tempi, nuova vittoria

La frustrazione che seguì al periodo della resistenza sandinista non deve ripetersi oggi. Ora i tempi sono altri. I giorni attuali non sono come quegli in cui Sandino e i suoi fratelli guerriglieri si battevano solitari contro l'impero yankee. Oggi i rivoluzionari di tutti i paesi soggiogati si lanciano o si preparano per dare battaglia all'impero del dollaro.

Scricchiolano le fondamenta dell'imperialismo

Benché sia poco quello che rimane da farsi, si sente come mai nella storia lo scricchiolare delle fondamenta del dominio imperialista nell'America Latina, in Africa, nel mondo intero.


III. Sandinismo

Sandino, genio del combattimento popolare e della lotta antimperialista

Mentre le classi sfruttatrici si arrendevano, in generale, all'invasore, le masse popolari si sollevavano senza sosta in difesa dell'onore nazionale. In cima a queste ribellioni collettive brillano con luce propria le gloriose colonne guerrigliere di umili campesinos, guidate dal più degno figlio del Nicaragua: Augusto César Sandino, genio del combattimento popolare e simbolo della resistenza tradizionale del continente contro l'imperialismo yankee.

Contro l'intervento e le oligarchie

Durante la prima tappa della sua resistenza, i patrioti capeggiati da Sandino affrontano gli interventisti nordamericani ed i mercenari del governo conservatore di Adolfo Díaz... Dopo una prolungata e tenace resistenza riescono a respingere ignominiosamente l'invasore.

Un ostacolo per i piani dell'imperialismo

Sandino si era trasformato nell'emblema della personalità del paese. E la sua esistenza costituiva un ostacolo per la realizzazione dei perniciosi piani preparati dagli interessi stranieri.

Esercito di contadini

La resistenza sandinista (1927-1934) che divenne l'avanguardia eroica del popolo, presentava una composizione quasi assolutamente contadina e proprio in questo dettaglio sta la gloria e la tragedia di quel movimento rivoluzionario. Fu una gloria per il popolo del Nicaragua che la classe più umile rispondesse per l'onore macchiato della patria e contemporaneamente fu una tragedia perché si trattava di un contadini senza livello politico alcuno... Questo a portato a far sì che una volta assassinato Sandino il suo movimento non potesse avere continuità.

Importanza della lotta armata

L'eroe nicaraguense era chiaramente consapevole del ruolo della lotta armata nel raggiungimento della definitiva indipendenza nazionale ed inoltre si identificò con le idee avanzate di rivendicazione sociale... si avverte in Sanidino la sua ideologia che propugna la trasformazione sociale e che si riflette dall'inizio alle fine della resistenza.

Il vile assassinio, culmine di una serie di crimini

Il vile assassinio dell'eroe nicaraguense (Augusto C. Sandino) è il culmine di venticinque anni di crimini commessi dagli aggressori yankee e dagli oligarchi vende-patria dalla recrudescenza dell'intervento imperialista del 1909. Per un quarto di secolo di dolore e combattimenti, quasi venticinquemila figli del Nicaragua fecondarono il suolo sacro che un giorno inesorabilmente vedrà fiorire la libertà e la giustizia.

Eroe nazionale clandestino

Per una prolungata fase non si avrà forza popolare organizzata, sì, ma Augusto César Sandino rimane come eroe nazionale clandestino, non più segreto e meno profondo nel cuore del nicaraguense oppresso.

Studiare Sandino, un compito necessario

L'inesauribile portata patriottica e rivoluzionaria di Sandino a volte ci aiuta a trarne le ricche lezioni propriamente politiche che esse contengono.

Impresa insuperabile

Stimiamo che l'impresa militare delle gesta compiute da Augusto César Sandino sia insuperabile.

Prosecuzione della lotta sandinista

Nel 1958 vi è anche la prima azione guerrigliera nel paese, condotta da un sopravvissuto delle vecchie guerriglie di Sandino: Ramón Raudales, morto in quel combattimento.

Hermano...

Fratello, chiamava Augusto César Sandino quanti l'accompagnavano impugnando il fucile guerrigliero nella resistenza contro gli aggressori yankee... Fratello era la nobile parola che secondo l'eroe Silvio Mayorga... deve utilizzarsi per quanti militano nelle file della Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, FSLN.

La lezione di Sandino

La lotta sandinista in definitiva dimostrò che il nostro popolo è in grado di combattere vittoriose battaglie contro nemici materialmente molto potenti.

La consegna del FSLN

Ubbidiamo alla consegna internazionale che lanciò Augusto César Sandino dalle montagne di Segovias.

Esperienza storica unica

Le colossali gesta dei guerriglieri guidati da Sandino rappresenta l'unica esperienza nella tradizione storica nazionale del ripudio frontale delle due fazioni (...) dell'oligarchia: liberali e conservatori.

Simbolo della lotta antimperialista

Augusto César Sandino è l'eroe guerrigliero nicaraguense il cui nome è diventato il simbolo della ormai secolare lotta dei popoli dell'America Latina contro l'imperialismo yankee.

Valutazione

Nel valutare la rabola di Sandino devono considerarsi in primo luogo le sue convinzioni sociali e la sua identificazione con gli ideali rivoluzionari più avanzati.


IV. Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale

Alternativa delle masse popolari

Contro le classi sfruttatrici, contro le incessanti aggressioni yankee, il popolo del Nicaragua si è sollevato molteplici volte. Parallelamente, nel corso del passato storico, si sono ripetute le frustrazioni e i tradimenti. Ma in questa ora di luminosa rebeldía che si vive in Nicaragua, i traditori saranno definitivamente vinti. In questa ora, le masse popolari del Nicaragua possono contare sul loro proprio strumento politico e guerrigliero: il Fronte Sandinista. Questa è la risposta all'imposizione dei partiti liberale e conservatore, strumenti della oligarchia vende-patria del Nicaragua.

Nascita e pratica del FSLN

Il Fronte Sandinista sorse facendosi largo in mezzo alla tenebra imposta dalla classe sfruttatrice. Ispirandosi al dolore e alla miseria sofferti dai settori popolari, vuole riscattare le più nobili tradizioni della collettività nicaraguense, non limitandosi ad evocarli con parole, bensì a riviverli nell'azione, benché ciò significhi attraversare dure prove.

Motivazioni di lotta del FSLN

Noi militanti della Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) combattiamo in difesa del popolo lavoratore, combattiamo per amore della patria soggiogata, combattiamo per trasformare nella nostra realtà i sublimi ideali. Affinché ciò che prevalga sia la giustizia, l'amore, la felicità e lo sradicamento degli atti inumani... infine, dove sia eliminato il brutale sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Tradizionale rebeldía nicaraguense

Il Fronte Sandinista, impugnando l'arma rivoluzionaria, si ispira alla tradizionale rebeldía nicaraguense occultata dai politici senza principi morali. Si consideri che le lotte degli ultimi cento anni sono costate al nostro piccolo paese centomila vittime! Come possiamo negare che più volte nel corso della storia nazionale è stato tradizionale l'olocausto popolare ad opera delle politiche di distinti colori?

Fucina della libertà

Il FSLN è un distaccamento rivoluzionario che forgia la libertà del Nicaragua martirizzato... Il combattimento che nel corso di più di dieci anni consecutivi il Fronte Sandinista ha intrapreso, sfidando nella clandestinità il più spietato terrore, si proporsi la creazione di un nuovo Nicaragua, nel quale la giustizia e la libertà raggiungano piena fioritura.

Un posto, per tutti, nelle fila del FSLN

Siano quali siano le differenze tra i nicaraguensi, ognuno ha il suo posto nelle fila del Fronte Sandinista. Tale caratteristica è compatibile con la posizione di avanguardia del settore che si identifica con la classe operaia e la classe contadina, e che si orienta nell'azione con la filosofia del socialismo scientifico.

Strategia del FSLN

In Nicaragua esiste una linea corretta: la linea della presa del potere attraverso la lotta guerrigliera con la partecipazione di tutto il popolo del Nicaragua. Fondamentalmente, il FSLN rappresenta quella linea.

Radicale trasformazione sociale e nazionale

Il Fronte Sandinista, alla testa delle masse popolari del Nicaragua, si sacrifica, non per ottenere una meschina briciola per il popolo, bensì per conseguire una radicale transfornlación sociale e nazionale...

Decisione e fermezza del FSLN

Il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale comprende quanto sia dura la strada della guerriglia, ma non è disposto a retrocedere.

Consolidamento dell'autorità morale del FSLN davanti al popolo

Un altro dei progressi realizzati si riferisce al consolidamento dell'autorità morale del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) davanti al popolo nicaraguense, davanti ai settori più onesti della gioventù. Con la nostra decisione abbiamo confermato un'altra volta che siamo la forza politica che ha maggiore ansia per la trasformazione del Nicaragua, per lo stabilimento di un regime rivoluzionario.

Convinzione dei combattenti del FSLN

La lotta armata in Nicaragua richiede inusitati sacrifici che solo possono sopportarsi essendo combattenti dotati di una dimissione morale, nata dal profondo interesse al rovesciamento della tirannia, per la trasformazione della miserabile ed orribile vita che flagella i nostri amati compatrioti.

Combattenti del proletariato: garanzia dell'avanguardia

I combattimenti condotti dal Fronte Sandinista hanno messo radici nella parte più oppressa e pura del suo popolo. Ha, inoltre, la garanzia di essere l'avanguardia dei comattenti del proletariato.

Patria Libera o Morire

La nostra decisione di rendere concreto ed effettivo il nostro immortale motto di Patria Libera o Morire non è una semplice promessa.


V. Partiti Politici Tradizionali

Banditi, traditori

Il patto traditore del Espino Negro dimostrò che la borghesia nazionale nicaraguense si associava definitivamente alle classi feudali e reazionarie. Più che mai giustificato il detto popolare che recita: "cinque oligarchi conservatori più cinque oligarchi liberali fanno un totale di dieci banditi".

Complici dell'assassinio di Sandino

Meno conosciuto, benché altrettanto importante, è la connivenza dei partiti conservatore e liberale nell'assassinio dell'eroe. Alcune settimane dopo, nel Congresso Nazionale, entrambi i gruppi politici votano una vergognosa amnistia lasciando impunito il crimine.

Rappresentanti degli interessi capitalisti

L'opposizione anti-somozista fu sotto la totale egemonia del settore conservatore, forza politico rappresentante gli interessi di un settore della classe capitalista.

Partiti capitalisti e strategia del FSLN

Per tracciare la strategia del movimento rivoluzionario è necessario prendere in considerazione la forza che rappresentano i partiti capitalisti, per l'influenza che esercitano ancora nell'opposizione. Bisogna stare all'erta contro il pericolo che l'insurrezione rivoluzionaria serva da trampolino alla forza reazionaria d'opposizione al regime somozista.

Gli uomini che rendono l'uomo una bestia da soma

Il Nicaragua non potrà essere salvato dai politici che rappresentano le classi sfruttatrici, i proprietari terrieri, i grandi commercianti, i magnati dell'industria, la stampa che li difende. Non è l'uomo che fa dell'uomo una bestia da soma che deve creare il mondo nuovo.

Necessità di stare all'erta

In Nicaragua, sviluppandosi l'organizzazione guerrigliera rurale, le forze politiche dell'opposizione identificate col capitalismo, Partito Conservatore, Partito Sociale Cristiano, non rimarranno inerti. Davanti alla crescita del movimento rivoluzionario proletario getteranno in moto le loro manovre.

Forze politiche capitaliste: le polítiche di compromesso

In effetti, davanti all'auge politica che originerà il movimento guerrigliero, le forze politiche capitaliste con influenza in certi settori del popolo pretenderanno un cambiamento a base di compromessi, un cambiamento del solo nome di Somoza nell'apparato statale, ma conservando nella sostanzialmente intatto il potere economico della classe capitalista nazionale e straniera.

Partiti politici tradizionali ed atrofia delle lotte popolari

Dopo l'assassinio di Augusto César Sandino o, che è lo stesso, dall'introduzione del regime somozista, per più di venti anni la lotta popolare in Nicaragua fu sotto l'esclusiva direzione di politici che rappresentano un'opposizione capitalista. Questi politici, in generale dichiarandosi conservatori, a volte dichiarandosi liberali, portarono al fallimento la lotta popolare, paralizzarono l'azione delle masse operaie e contadine, blocccarono tutte le persone degne e ridussero il popolo all'impotenza.

Il settore capitalista "oppositore": compartecipe dello sfruttamento

Benché il settore capitalista governativo rappresenti la parte dominante della classe capitalista del paese, deve segnalarsi che nello sfruttamento del popolo del Nicaragua interviene anche il settore capitalista che si autodefinisce oppositore.

Partiti politici e l'elettoralismo

Bisogna prestare attenzione alle abitudini che, attraverso le politiche electorali, i partiti capitalisti ed i loro accoliti hanno imposto alla massa popolare. Questi partiti hanno condizionato ampi settori del popolo affinché partecipino al frastuono elettorale.

Partiti politici tradizionali in totale decadenza

L'influenza che possono ancora conservare i partiti tradizionali è un'influenza in deterioramento, in totale decadenza; mai nella storia del paese quei partiti sono entrati in una fase di decomposizione tanto grande.

Antiliberali e anticonservatori: espressione della frustrazione degli sfruttati

Sintetizzando un certo aspetto del vincolo delle masse popolari verso i partiti tradizionali dominanti, possiamo affermare che più che liberali e conservatori quello che ha avuto sono antiliberali e anticonservatori. Lo sfruttato liberale più che questo è stato un anticonservatore; lo sfruttato che si definisce conservatore, più che questo è stato un antiliberale. Entrambe le frustrazioni conducono al sandinismo, sintesi della parte più feconda dell'esperienza popolare nicaraguense, tanto tradizionale che presente.

Coalizione borghese-oligarchica ed il FSLN

Nel 1967 si accelera il compromesso della dirigenza borghese oppositrice col gruppo governante. Accade un doppio fatto: si conferma fino alla sazietà perfino con tratti sanguinari (22 gennaio) la disposizione conciliatrice della dirigenza borghese-oligarchica; si riafferma la decisione della Fronte Sandinista di impugnare risolutamente le armi contro la tirannia.

Carlos Fonseca