Metafore & Metamorfosi (ottobre)

IL DELIRIO







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BERLUSCONI GENERESCION... E COMPAGNI


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MAILANDISCHES KOTELETT


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FORMINCHIONI



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POVERA PATRIA POTESTA'


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ECCO COSTUI...


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PRIMATI


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IN THE NAME OF GOD, GO!

It is high time for me to put an end to your sitting in this place, which you have dishonored by your contempt of all virtue, and defiled by your practice of every vice; ye are a factious crew, and enemies to all good government; ye are a pack of mercenary wretches, and would like Esau sell your country for a mess of pottage, and like Judas betray your God for a few pieces of money.
Is there a single virtue now remaining amongst you? Is there one vice you do not possess? Ye have no more religion than my horse; gold is your God; which of you have not barter'd your conscience for bribes? Is there a man amongst you that has the least care for the good of the Commonwealth?
Ye sordid prostitutes have you not defil'd this sacred place, and turn'd the Lord's temple into a den of thieves, by your immoral principles and wicked practices? Ye are grown intolerably odious to the whole nation; you were deputed here by the people to get grievances redress'd, are yourselves gone! So! Take away that shining bauble there, and lock up the doors.
In the name of God, go!



È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che voi avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con la pratica di ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli.
Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Il mio cavallo crede più di voi; l'oro è il vostro Dio; chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? È rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene del Commonwealth?
Voi, sporche prostitute, non avete forse sporcato questo sacro luogo, trasformato il tempio del Signore in una tana di lupi con i vostri principi immorali e atti malvagi? Siete diventati intollerabilmente odiosi per l'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave.
In nome di Dio, andatevene!".

Oliver Cromwell

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PRESIDENTESSA STYLE


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IL MARCIO SU ROMA


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METAFORE

ADDA' TORNA' IL BURLESQUE!

La piazza era come un pallone di luce immerso nel buio. Ai lampioni si aggiungevano le lampadine che pendevano da sopra il palco, fortissime e così violente da dar negli occhi, ma necessarie ai suonatori, in gran parte anziani, che con gli occhiali sul naso e lo strumento alla bocca, dovevano leggere lo spartito appoggiato sul leggìo o infilato dentro una molla in forma di lira a metà dei bombardini e delle trombe. I tavolini dei caffè erano pieni di famiglie borghesi col gelato o la granita davanti, mentre i popolani e i contadini stavano in piedi, intorno al palco, riempiendo tutta la piazza. Ai balconi e alle finestre, altra gente godeva il concerto e la frescura.

Le corna del diavolo, Piero Chiara
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ABC

L'arte di calunniare è una parte importante dello snobismo e, se ci tenete ad essere snob all'avanguardia, dovete imparare a offendere e denigrare. Dovete imparare a farlo con poche parole ma con effetto devastante. In questo modo si arriva a definizioni quali MIF, Milk In First (“prima il latte”): sigla che stigmatizza milioni di persone irrimediabilmente inferiori, che osano aggiungere il tè al latte – il che è ridicolo e sconveniente – invece d'aggiungere il latte al tè, il che è giusto, nobile e lodevole. Della definizione "NOOU" (torno a ripetere, attenzione alla pronuncia) ho già avuto occasione di parlare. Not One Of Us: è una irrevocabile condanna che uno si trascina per tutta la vita.

Il libro degli snob, il duca di Bedford
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...E INTANTO IL POPOLO ASPETTA

Nella New York della Depressione comunismo era sinonimo, per la logica degli attori, di coraggio, integrità e personalità. Anni dopo Marilyn Monroe rispose a una domanda sui comunisti: “Sono per il popolo, no?

Marilyn, Norman Mailer

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LO SPIRITO CRITICO

Lo spirito critico, ovvero la capacità di dubitare delle verità ufficiali, è considerato, non a torto, un indice d'intelligenza. Questa logica d'ispirazione relativista non è negativa di per sé, ma può diventarlo: molti finiscono per lasciarsi prendere la mano, cedendo alle lusinghe delle ipotesi astrologiche, paranormali, omeopatiche eccetera.

Il Pensiero estremo. Come si diventa fanatici, Gérald Bronner

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SONATA A TRE

L'8 giugno, nel programma che conduce su radio Rtl, Federico Vespa ha intervistato il padre Bruno Vespa sulla nomina della madre, Augusta Iannini in Vespa a membro dell'Authority garante della privacy in quota Pdl.

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STORIE DI SPILLI

Il primo economista che spiegò i vantaggi connessi alla divisione del lavoro industriale fu Adam Smith, con l'esempio celebre della fabbrica degli spilli: "Un uomo trafila il metallo, un altro raddrizza il filo, un terzo lo taglia, un quarto gli fa la punta, un quinto lo straccia sull'estremità dove sarà inserita una capocchia eccetera". Oltre due secoli fa, si scoprì che dieci uomini potevano così fabbricare 48 mila spilli al giorno, 4.800 ciascuno, mentre se ciascuno si fosse dedicato a tutte le operazioni sarebbe arrivato a non più di 20 spilli.

I limiti del capitalismo, Alberto Rochey

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CORPI SENZA FRONTIERE

Pier Vittorio Tondelli descriveva nel suo romanzo Rimini la discoteca, cioè la fabbrica libertina le cui cattedrali del piacere sono elettrificate dalla nevrosi artificiale delle luci stroboscopiche e dalla facilità attonita di un flirt brutale. Lui è desolatamente ubriaco, lei mastica distratta il suo chewing-gum: "La fichetta lo arrapava sempre più. Era piccola, tozza, terribilmente sexy, un gran culo". Dopo un veloce affare di sesso in macchina, i due si separano per non vedersi più. Siamo solo nel 1985, eppure la scena è drammaticamente contemporanea. Una discoteca, un whisky, una corsa fuori, un accoppiamento. Fine.

Post Italiani, Edmondo Berselli

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CANONE INVERSO

Si vengono a creare due gruppi, due classi contrapposte: i consumatori di tasse (i funzionari) e i produttori di tasse (i cittadini). Quanto viene prelevato al singolo non viene mai completamente restituito in servizi, dato che un'altra parte serve a pagare agenti ed impiegati del governo.

Disquisizione sul governo, John C. Calhoun

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LA GHIGLIOTTINA A VAPORE!

Dico che la Cupidigia è madre di tutti i ladri e che la giustizia le si assoggetta quando non è retta. Ci sia chi castighi tutto con l'ultimo esilio e saremo liberi da una peste tanto malvagia. Queste saranno le forbici migliori che taglieranno del tutto le unghie alle tante arpie che ci circondano da ogni lato. Qualcuno dirà che il miglior paio di forbici è la forca. Non lo credo, perché qui trattiamo di correggere l'umanità, non d'estinguerla. A parte il fatto che non esistono forche bastanti a far penzolare tanta gente.

L'arte di rubare, Anonimo

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VAFFANBANKA

Il finanziamento senza contropartite delle banche ha dimostrato che l'oligarchia finanziaria controllava la Ue e la Banca centrale europea. L'impegno quindi è la riconquista dello Stato da parte del popolo. Un presidente di sinistra oggi in Francia ce lo abbiamo, dovrà sottomettere le banche o sottomettersi.

Le Nouvel Observateur, Emmanuel Todd

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10.000 EURO SOTTO I MARI

Quest'euro, imposto ai tedeschi da François Mitterrand e voluto per l'Italia con piglio grottesco da Romano Prodi, è stato una sconsideratezza. Conquistato dall'Italia con l'eurotassa, prestito forzoso mal contabilizzato, l'euro generò subito mali. Prodi, gongolante, aveva promesso tassi più bassi; i prezzi delle case si triplicarono, i salari dei lavoratori produttivi crollarono per l'impossibilità di svalutare, e il potere d'acquisto pure. A una moneta che prendeva ai poveri per dare ai ricchi, e che accresceva l'accumulo, com'è nella logica di qualsiasi moneta forte, l'Italia di rassegnò.

Geminello Alvi


Marx Reloaded

Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate - virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. - tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.

Miseria della filosofia, Karl Marx



On the following pages, we propose a few possible themes for the debate on the question: “Principles and values of a new society”. These are not axioms, but working hypotheses and suggestions for reflection. We, of the World Social Forum, believe in certain values, which guide and illuminate our project of social transformation and inspire our vision of a possible new world. The people gathered at Davos - bankers, executives and heads of State, who direct neoliberal globalization (or globocolonization) - also uphold values. We must not underestimate them, as they hold dear three great values and are willing to fight with any and all means to safeguard them – even by war, if need be. These three important values are at the heart of western capitalist civilization in its current form. The three great values of the Davos creed are the dollar, the euro and the yen. Although these three do themselves come into contradiction, together they constitute the globalized, neoliberal scale of values.
The main common characteristic of these three values is their strictly quantitative nature: they know no good nor evil, fair or unfair. They know only quantities, numbers, amounts: one, a hundred, a thousand, a million, a billion. Whoever has a billion – dollars, euros or yens – is worth more than whoever has only a million, and much more than those who have only a thousand. It goes without saying that whoever has nothing, or almost nothing, is worth nothing on the Davos scale of values. It is as if the person never existed. She or he is out of the market and, therefore, out of the civilized world. Together, these three values constitute one of the divinities of liberal economic religion: it is known as Currency or, in Aramaic, Mammon. The other two divinities are The Market and Capital. These are fetishes or idols, objects of a fanatical and exclusive, intolerant and dogmatic cult. This fetishism of the commodity, according to Marx, or idolatry of the market (to use the expression of the liberation theologians Hugo Assmann and Franz Hinkelammert) and of money and capital, is a cult that has its churches (the Stock Markets), its Holy Offices (IMF, WTO, etc.), and persecutes heretics (all of us who believe in other values). These idols, like the Canaanite gods Moloch or Baal, demand terrible human sacrifices: the victims of the structural adjustment plans in the Third World, men, women and children sacrificed upon the altar of the World Market fetish and the Foreign Debt fetish. An impressive body of canonical rules and orthodox principles serve to legitimize and sanctify these sacrificial rituals. A vast clergy of specialists and managers expound on the dogmas of the cult to the heathen multitudes, maintaining heretical opinions far from the public sphere. The ethical rules of this religion were already established, two centuries ago, by the economic theologian, Sir Adam Smith: that each individual seek, in the most implacable manner possible, her or his selfish interest, with disregard for their fellow men and women, and the invisible hand of the Market-God shall care for the rest, bringing harmony and prosperity to the entire nation.
This civilization of money and capital transforms everything - land, water, air, life, feelings, convictions - into merchandise, to be sold for the highest price. Even people become secondary in importance to merchandise, as it subverts the humanitarian person-commodity-person relationship. I put on a cotton shirt, which is merchandise, to humanize my social relations, as it would indeed be strange if I were to appear at work or a meeting of friends without a shirt. Now, the predominant relation is commodity-person-commodity. The brand of the shirt I wear is what denotes my value. In other words, if I come to your house by bus or by bike, I have a value of Z. If I arrive in a BMW, I have a value of A. I am the same person, yet, the merchandise that I use is what assigns me more or less value, thus reifying me.
As far back as the 19th Century, a critic of political economy had foreseen today’s world with prophetic clarity: “At last, the time has come in which all that human beings had considered as inalienable has become the object of exchange, of traffic, and may be alienated. It is a time when the very thingsvirtue, love, opinion, science, conscience etc. – when, in short, everything has finally become tradable. It is a time of generalized corruption, universal venality or, to speak in terms of political economy, the time when anything, moral or physical, once into a venal value, may be taken to market to be appraised for its appropriate value”.

Qualitative values

Against the backdrop of this civilization of universal marketization, which drowns all human relations in the “cold waters of selfish calculation”, the World Social Forum represents, firstly, a refusal: “the world is not a commodity”! That is, nature, life, human rights, freedom, love, culture, are not merchandise. Furthermore, the WSF embodies the aspiration to another type of civilization, based on other values that are neither money nor capital. These two projects of civilization and two scales of values confront each other, as completely irreconcilable antagonists, at the entrance to the 21st Century.
What values inspire this alternative project? They are qualitative, ethical and political, social and cultural values that are not reducible to monetary quantification; values that are common to the better part of the groups and networks that constitute the great world movement against neoliberal globalization.
We may start with the three values that inspired the French Revolution of 1789 - Liberty, Equality and Fraternity - that have been present ever since in all the social emancipation movements of modern history. As Ernst Bloch points out in his book, Natural Right and Human Dignity (1961), these principles engraved by the dominant class on the fronts of public buildings in France were never achieved. In practice, as Marx wrote, they were often replaced by Cavalry, Infantry and Artillery... They are part of the subversive tradition of the unfinished, the as-yet non-existent, the promises left unfulfilled. They possess a concrete utopian force, that “goes far beyond the bourgeois horizon”, a force of human dignity that points to the future, to the “march with heads held high” of humanity towards socialism. If we examine these values more closely, from the standpoint of the victims of the system, we discover their explosive potential and pertinence to the current struggle against the marketization of the world.
What does “liberty” mean? First and foremost, freedom of expression, organization, thought, criticism, protest – hard won through centuries of struggles against absolutism, fascism and dictators. More importantly - and now more so than ever - it means freedom from another form of absolutism: the dictatorship of financial markets and the elite bankers and multinational businessmen who impose their interests on the whole of the planet. This is an imperial dictatorship – under the economic, political and military hegemony of the only remaining global superpower, the United States – which hides behind the anonymous, blind “laws of the market”, and whose world power is far superior to that of the Roman Empire or the colonial empires of the past. This dictatorship is wielded by the logic of capital itself, but which imposes itself with the aid of profoundly antidemocratic institutions, such as the IMF or WTO, and under threat of its armed wing (NATO). The concept of “national liberation” is insufficient to express the current meaning of freedom, which is, at the same time, local, national and worldwide, as the profoundly original and innovative Zapatista movement so well demonstrates.
One of the great limitations of the French Revolution of 1789 was that it excluded women from citizenship. The republican feminist, Olympe de Gouges, who wrote the “Declaration of women’s and female citizen’s rights”, was guillotined in 1793. The modern concept of freedom cannot ignore gender oppression that afflicts half of humanity, and the prime importance of women’s struggle for liberation. Particularly significant in this struggle is women’s right to control over their own bodies.

Equality and Fraternity

What does “equality” mean? The first revolutionary constitutions guaranteed equality before the law. This is absolutely necessary – and far from existing in the reality of the world today – but it is woefully insufficient. The deeper problem is the monstrous inequality between the North and South of our planet and, within each country, between the small elite that monopolizes economic power and the means of production, and the great majority of the population, living from the force of their labor – when not unemployed, and excluded from social life. The figures are well-known: concentrated in the hands of four citizens of the USA – Bill Gates, Paul Allen, Warren Buffett and Larry Ellyson - is a fortune equivalent to the Gross Domestic Product of 42 poor countries, with a population of 600 million inhabitants. The foreign debt system, the logic of the world market and the unlimited power of financial capital have led to an aggravation of this inequality, which has worsened significantly over the last 20 years. The demand for equality and social justice – two inseparable values – inspire the different alternative socioeconomic projects that are the order of the day. From a broader point of view, this also entails a new mode of production and distribution.
Economic inequality is not the only form of injustice in liberal capitalist society: the persecution of the “undocumented” in Europe; the exclusion of the descendents of black slaves and indigenous peoples in the Americas; the oppression of millions of individuals that belong to the castes of “untouchables” in India ; and so many other forms of racism or discrimination due to color, religion or language, are omnipresent from North to South on our planet. An egalitarian society means the radical suppression of these discriminations. It further assumes a different relation between men and women, breaking away from the ancient system of inequality that has reigned throughout human history- the patriarchate - and which is responsible for violence against women, and their exclusion from the public sphere and from the workplace. The absolute majority of poor and unemployed people in the world are women.
What does “fraternity” mean? It is the modern translation of the old Judeo-Christian tradition: love of one’s neighbor. It means replacing the relationship of competition, fierce dispute, war of all against all – which, in current society, makes the individual a homo homini lupus (a wolf to other human beings) - with a relationship of cooperation, sharing, mutual helping, solidarity. This solidarity that includes not only the brothers (“frater”, in Latin), but sisters too, one that extends beyond the limits of the family, clan, tribe, ethnic group, religious community or nation to become authentically universal, worldwide, international. In other words, this solidarity is internationalist, in the sense given by whole generations of militants of the socialist, workers’ movement.
Neoliberal globalization produces and reproduces tribal and ethnic conflicts, wars of “ethnic purification”, bellicose expansionism, intolerant religious conservatism and xenophobia. These types of panic induced by the feeling of a loss of identity are the reverse side of the same coin, the inevitable complement to imperial globalization. The civilization that we dream of will be “a world that can hold many worlds” (according to the beautiful formula of the Zapatistas), a worldwide civilization of solidarity and diversity. Faced with the mercantile and quantitative homogenization of the world and with capitalist false universalism, we must now, more than ever, re-assert the wealth represented by cultural diversity, by the unique and irreplaceable contribution of each people, culture and individual.

Democracy as an indispensable value

Another value - democracy - has been inseparable from the other three since 1789. But democracy cannot be limited to the sense this political concept has in liberal-democratic discourse: the free election of representatives every so many years, which, to be honest, has been deformed and distorted by the control that economic power exercises over the media. This “representative democracy” – also the fruit of many popular struggles, and constantly threatened by the interests of the powerful, as demonstrated in the history of Latin America from 1964 to 1985 – is necessary yet insufficient. What we need are superior, more participatory forms that allow the population to exercise directly their power to decide and to oversee – as in the participatory budgets of the city of Porto Alegre and the State of Rio Grande do Sul.
The greater challenge, from the point of view of a project for an alternative society, is to extend democracy to the economic and social spheres. Why should we allow an elite to wield exclusive power inchoices, investment priorities, the fundamental orientation of production and distribution are democratically discussed and decided upon by the population itself, and not by a handful of exploiters or their supposed “market laws” or - in a variant that has proven bankrupt - by an all-powerful Political Bureau. To these overarching values, one more must be added: respect for the environment. This product of modern revolutionary history is at the same time the oldest and the most recent. We see this value in the lifestyle of the indigenous tribes of the Americas and pre-capitalist rural communities of several continents, as well as at the heart of the modern ecological movement. Capitalist globalization – with geometric growth – is responsible for the accelerated destruction and poisoning of the environment: pollution of the land, oceans, rivers and air; the “greenhouse effect”, with its catastrophic consequences; the threat of destruction of the ozone layer, which protects us from lethal ultraviolet rays; the devastation of forests and biodiversity. A civilization based on solidarity cannot exist without being a civilization in solidarity with nature, since the human species cannot survive if the ecological balance of the planet is disrupted.

Socialism as an alternative

This list is by no means exhaustive. Each person may, based on her or his own experience and reflection, add more items. How can we sum up in a single word the set of values present, in one form or another, in the movement against capitalist globalization, in the street protests from Seattle to Genoa, and the debates of the World Social Forum? I believe that the expression, civilization of solidarity is an appropriate synthesis of this alternative project. It assumes not only a radically different economic and political structure, but primarily an alternative society that values the ideas of common good, public interest, universal rights, the non-profit motive.
I propose that we define this society with the term socialism, which for almost two centuries has summarized humankind´s aspirations for a new way of life, one with greater freedom, equality, democracy and solidarity. It is a term that – just like all the others (“liberty”, “democracy”, etc.) – has been manipulated by profoundly anti-grassroots, authoritarian interests, but which nonetheless retains its original and authentic value.
In a recent public opinion poll in Brazil, sponsored by the National Confederation of Industries (!), 55% of respondents stated that Brazil needed a socialist revolution. When asked what they understood by socialism, they answered citing certain values: “friendship”, “communion”, “sharing”, “respect”, “justice” and “solidarity”. A civilization based on solidarity is a socialist civilization.
In conclusion: another world is possible, if based on other values radically antagonistic to those that dominate the world today. We cannot forget, however, that the future begins now: these values are already prefigured in the initiatives that guide our movement today. They inspire the campaign against Third World debt and the resistance to WTO projects, the fight against genetically modified products and the proposals to tax financial speculation. They are present in social struggles, grassroots initiatives, experiences of solidarity, cooperation and participatory democracy – from the ecological struggle of peasants in India, to the participatory budget of Rio Grande do Sul; from the struggles for the right to form trade unions in South Korea, to the strikes in defense of public services in France; from the Zapatista villages of Chiapas, to the camps of the MST. The future begins here and now, in these seeds of a new civilization, which we are planting through our struggle, and with our efforts to build new men and women from the subjective and ethical values that we have embraced in our lives as militants.

Values of a new civilization, Michael Löwy & Frei Betto




Proponemos en estas páginas algunos temas posibles para el debate en torno de la cuestión: "Principios y valores de la nueva sociedad". No se trata de axiomas, sino de hipótesis de trabajo y sugestiones para la reflexión. Nosotros, los del Foro Social Mundial, creemos en ciertos valores que iluminan nuestro proyecto de transformación social e inspiran nuestra imagen de un nuevo mundo posible. Aquellos que se reúnen en Davos - banqueros, ejecutivos y jefes de Estado, que dirigen la globalización neoliberal (o globocolonización) - también defienden valores. No debemos subestimarlos, pues ellos creen en tres grandes valores y están dispuestos a luchar por todos los medios para salvaguardarlos, hasta la guerra, si fuera preciso. Tres importantes valores, contenidos en el corazón de la civilización capitalista occidental, en su forma actual. Los tres grandes valores del credo de Davos son: el dólar, el euro y el yen. Estos tres no dejan de tener sus contradicciones, pero juntos constituyen la escala de valores neoliberal globalizada.
La característica principal común de estos tres valores es su naturaleza estrictamente cuantitativa: no conocen el bien y el mal, lo justo y lo injusto. Conocen apenas cantidades, números, cifras: uno, cien, mil, un millón, un billón. Quien tiene un billón -de dólares, euros o yens- vale más que quien tiene sólo un millón, y mucho más que aquél que sólo tiene mil. Y obviamente, aquel que no tiene nada, o casi nada, nada vale en la escala de valores de Davos. Es como si no existiese. Está fuera del mercado y, por lo tanto, del mundo civilizado. Juntos, los tres valores constituyen una de las divinidades de la religión económica liberal: la Moneda o, como se decía en arameo, Mamon. Las otras dos divinidades son el Mercado y el Capital. Se trata de fetiches o ídolos, objetos de um culto fanático y exclusivo, intolerante y dogmático. Este fetichismo de la mercancía, según Marx; o esta idolatría del mercado - para utilizar la expresión de los teólogos de la liberación Hugo Assmann y Franz Hinkelammert - y del dinero y del capital, es un culto que tienen sus iglesias (las Bolsas de Valores); sus Santos Oficios (FMI, OMC etc.); y la persecución a los herejes (todos nosotros, los que creemos en otros valores). Se trata de ídolos que, como los dioses cananeos Moloch o Baal, exigen terribles sacrificios humanos: en el Tercer Mundo, las víctimas de los planos de ajuste estructural, hombres, mujeres y niños sacrificados en el altar del fetiche Mercado Mundial y del fetiche Deuda Externa. Un cuerpo impresionante de reglas canónicas y principios ortodoxos sirve para legitimar y santificar estos rituales sacrificiales. Un vasto clero de especialistas y gestores explica los dogmas del culto a las multitudes profanas, manteniendo las opiniones heréticas lejos de la esfera pública. Las reglas éticas de esta religión son las ya establecidas hace dos siglos por el teólogo económico Sir Adam Smith: que cada individuo busque, de la manera más implacable posible su interés egoísta, sin prestar atención a su prójimo, y la mano invisible del mercado cuidará del resto, trayendo armonía y prosperidad a toda la nación.
Esta civilización del dinero y del capital transforma todo en mercancía: la tierra, el agua, el aire, la vida, los sentimientos, las convicciones, que se venden al mejor precio. Hasta las personas se vuelven sumisas a la mercancía, pues subvierte la relación humanitaria persona-mercancía-persona. Visto esta camisa de algodón, que es una mercancía, para humanizar mi convivencia social, pues sería extraño que yo apareciese sin camisa en el trabajo o en un encuentro entre amigos. Ahora, la relación predominante es mercancía-persona-mercancía. La marca de la camisa que visto me imprime valor. En otras palabras, si llego a su casa en ómnibus o bicicleta, tengo un valor Z. Si llego de BMW, tengo un valor A. Soy la misma persona y, sin embargo, la mercancía que me reviste me imprime más o menos valor, reificándome. Ya en el siglo XIX, un crítico de la economía política había previsto, con lucidez profética, el mundo de hoy: "Llegó, al fin, un tiempo en el que todo lo que los seres humanos habían considerado inalienable se volvió objeto de cambio, de tráfico y puede alienarse. Es el tiempo en que las mismas cosas que hasta entonces eran comunicadas, pero nunca trocadas; dadas, pero nunca vendidas; conquistadas, pero nunca compradas - virtud, amor, opinión, ciencia, conciencia, etc - en que todo, en fin, pasó al comercio. Es el tiempo de la corrupción general, de la venalidad universal o, para hablar en términos de economía política, el tiempo en que cualquier cosa, moral o física, habiéndose vuelto valor venial, es llevada al mercado para ser apreciada por su valor adecuado".

Valores cualitativos

De cara a esta civilización de la mercantilización universal, que ahoga todas las relaciones humanas en las "aguas heladas del cálculo egoísta",el Foro Social Mundial representa, ante todo, un rechazo: "el mundo no es una mercadería"! Esto es, la naturaleza, la vida, los derechos del hombre, la libertad, el amor, la cultura, no son mercancías. Pero el FSM encarna también la aspiración a otro tipo de civilización, basada en otros valores que no son el dinero o el capital. Son dos proyectos de civilización y dos escalas de valores que se enfrentan, de forma antagónica y perfectamente irreconciliable, en el umbral del siglo XXI.
¿Cuáles son los valores que inspiran este proyecto alternativo? Se trata de valores cualitativos, éticos y políticos, sociales y culturales, irreductibles a la cuantificación monetaria. Valores que son comunes a la mayor parte de los grupos y de las redes que constituyen el gran movimiento mundial contra la globalización neoliberal.
Podemos partir de los tres valores que inspiraron la Revolución Francesa de 1789 y, desde entonces, están presentes en todos los movimientos de emancipación social de la historia moderna: Libertad, Igualdad y Fraternidad. Como señala Ernst Bloch en su libro "Derecho Natural y Dignidad Humana" (1961), estos principios, inscriptos por la clase dominante en el frente de los edificios públicos en Francia, nunca fueron por ella realizados. En la práctica, escribía Marx, ellos fueron muchas veces, sustituidos por Caballería, Infantería, y Artillería... Forman parte de la tradición subversiva de lo inacabado, de lo aún no-existente, de las promesas que no fueron cumplidas. Poseen una fuerza utópica concreta, que “va más allá del horizonte burgués”, una fuerza de dignidad humana que apunta al futuro, para la “marcha de cabeza alta” de la humanidad, hacia el socialismo. Si examinamos de cerca estos valores, desde el punto de vista de las víctimas del sistema, descubriremos su potencial explosivo y su actualidad en el combate actual contra la mercantilización del mundo.
¿Qué significa "libertad"? Ante todo, libertad de expresión, de organización, de pensamiento, de crítica, de manifestación -duramente conquistada por siglos de luchas contra el absolutismo, el fascismo y las dictaduras. Pero también, y hoy más que nunca, la libertad en relación a una y otra forma de absolutismo: la dictadura de los mercados financieros y de la élite de banqueros y empresarios multinacionales que imponen sus intereses al conjunto del planeta. Una dictadura imperial - bajo la hegemonía económica, política y militar de los Estados Unidos, única superpotencia global - que se esconde por detrás de las anónimas y ciegas "leyes del mercado, cuyo poder mundial es bien superior al del Imperio Romano o de los imperios coloniales del pasado. Una dictadura que se ejerce por la propia lógica del capital, pero que se impone con la ayuda de instituciones profundamente antidemocráticas, como el FMI o la OMC, y bajo la amenaza de su brazo armado (la OTAN). El concepto de "liberación nacional" es insuficiente para dar cuenta de este significado actual de la libertad, que es, al mismo tiempo, local, nacional y mundial, como lo demuestra tan bien este movimiento profundamente original e innovador que es el zapatismo.
Una de las grandes limitaciones de la Revolución Francesa de 1789, fue haber excluido a las mujeres de la ciudadanía. La feminista republicana Olympe de Gouges, que escribió la "Declaración de los derechos de la mujer y de la ciudadana", fue guillotinada en 1793. El concepto moderno de libertad no puede ignorar la opresión de género que recae sobre la mitad de la humanidad, y la importancia capital de la lucha de las mujeres por su liberación. En este combate tiene particular significado el derecho de las mujeres de disponer de su propio cuerpo.

Igualdad y Fraternidad

¿Qué significa "igualdad"? En las primeras Constituciones revolucionarias se inscribió la igualdad ante la ley. Ésta es absolutamente necesaria y está lejos de existir en la realidad del mundo de hoy - más bien insuficiente. El problema de fondo es la monstruosa desigualdad entre el Norte y el Sur del planeta y, dentro de cada país, entre la pequena élite que monopoliza el poder económico y los medios de producción, y la gran mayoría de la población que vive de su fuerza de trabajo - cuando no está en el desempleo, y excluida de la vida social -. Las cifras son conocidas: cuatro ciudadanos de los EE.UU. - Bill Gates, Paul Allen, Warren Buffett y Larry Ellyson - concentran en sus manos una fortuna equivalente al Producto Interno Bruto de 42 países pobres, con una población de 600 millones de habitantes. El sistema de la deuda externa, la lógica del mercado mundial y el poder ilimitado del capital financiero llevan a un agravamiento de esta desigualdad, que se profundizó en los últimos 20 años. La exigencia de igualdad y de justicia social - dos valores inseparables - inspira varios proyectos socio-económicos alternativos que están a la orden del día. Desde el punto de vista de una perspectiva más amplia, esto implica otro modo de producción y distribución.
La desigualdad económica no es la única forma de injusticia en la sociedad capitalista liberal: la persecución de los "indocumentados" en Europa; la exclusión de los descendientes de esclavos negros e indígenas en las Américas; la opresión de millones de individuos que pertenecen a las castas de "intocables" en la India; y tantas otras formas de racismo o discriminación por razones de color, religión o lengua, son omnipresentes del Norte al Sur del planeta. Una sociedad igualitaria significa la supresión radical de estas discriminaciones. Implica también otra relación entre hombres y mujeres, rompiendo con o más antiguo sistema de desigualdad de la historia humana - el patriarcado -, responsable por la violencia contra las mujeres, por su marginalización en la esfera pública, y por su exclusión del empleo. La gran mayoría de pobres y desempleados en el mundo son mujeres.
¿Qué significa "fraternidad"? Es la traducción moderna del viejo principio judaico-cristiano: el amor al prójimo. Es la sustitución de las relaciones de competencia feroz, guerra de todos contra todos - que hacen del individuo, en la sociedad actual, un homo homini lupus (un lobo para los otros seres humanos), por relaciones de cooperación, ayuda mutua, compartir, solidaridad. Una solidaridad que incluye no sólo a los hermanos ("frater", en latín), sino también a las hermanas, y que supera los límites de la familia, del clan, de la tribu, de la etnia, de la comunidad religiosa, de la nación, para volverse auténticamente universal, mundial, internacional. En otras palabras: internacionalista, en el sentido que dieron a este valor generaciones enteras de militantes del movimiento obrero y socialista.
La mundialización neoliberal produce y reproduce los conflictos tribales y étnicos, las guerras de «purificación étnica», los expansionismos bélicos, los integrismos religiosos intolerantes, las xenofobias. Tales pánicos inducidos por el sentimiento de pérdida de identidad son el otro lado de la misma medalla, el complemento inevitable de la globalización imperial. La civilización con que soñamos, será "un mundo en el cual caben muchos mundos" (según la bella fórmula de los zapatistas), una civilización mundial de la solidaridad y de la diversidad. De cara a la homogeneización mercantil y cuantitativa del mundo, de cara al falso universalismo capitalista, es más que nunca importante reafirmar la riqueza que representa la diversidad cultural, y la contribución única e insustituible de cada pueblo, de cada cultura, de cada individuo.

La democracia como valor imprescindible

Hay otro valor que, desde 1789, es inseparable de los otros tres: la democracia. No sólo en el sentido limitado que este concepto político tiene en el discurso liberal/democrático - la libre elección de representantes cada tantos años -, en la realidad deformada y viciada por el control que ejerce el poder económico sobre los medios de comunicación. Esta democracia representativa -también fruto de muchas luchas populares, y constantemente amenazada por los intereses de los poderosos, como lo demuestra la historia de la América Latina de 1964 a 1985- es necesaria pero insuficiente. Necesitamos formas superiores, participativas, que permitan a la población ejercer directamente su poder de decisión y control -como en el caso del presupuesto participativo del municipio de Porto Alegre y del estado de Rio Grande do Sul.
El gran desafío, desde el punto de vista de un proyecto de sociedad alternativa, es extender la democracia al terreno económico y social. ¿Por qué permitir en este campo el poder exclusivo de una élite que rechazamos en el área política? Una democracia social significa que las grandes opciones socio-económicas, las prioridades de inversiones, las orientaciones fundamentales de la producción y la distribución, son democráticamente discutidas y decididas por la propia población, y no por un puñado de explotadores o por las supuestas "leyes del mercado" (o aún, variante que ya fue, por un Buró Político omnipotente). A estos grandes valores, producto de la historia revolucionaria moderna, debemos agregar otro, que es al mismo tiempo el más antiguo y el más reciente: el respeto al medio ambiente. Encontramos este valor en el modo de vida de las tribus indígenas de las Américas y de las comunidades rurales pre-capitalistas de varios continentes, y también en el centro del moderno movimiento ecológico. La mundialización capitalista es responsable por una destrucción y envenenamiento acelerados - en crecimiento geométrico - del medio ambiente: polución de la tierra, del mar, de los ríos y del aire; "efecto de sierra", con consecuencias catastróficas; peligro de destrucción da capa de ozono, que nos protege de las irradiaciones ultravioleta mortales; aniquilamiento de las florestas y de la biodiversidad. Una civilización de la solidaridad no puede ser sino una civilización de la solidaridad con la naturaleza, porque la especie humana no podrá sobrevivir si el equilibrio ecológico del planeta fuera roto.

Socialismo como alternativa

Esta lista no tiene nada de exhaustiva. Cada uno podrá, en función de su propia experiencia y de su reflexión, agregar otros. ¿Cómo resumir en una palabra este conjunto de valores presentes, de una forma o de otra, en el movimiento contra la globalización capitalista, en las manifestaciones callejeras de Seattle a Génova, y en los debates del Foro Social Mundial? Creo que a expresión civilización de la solidaridad, es una síntesis apropiada de este proyecto alternativo. Esto significa, no sólo una estructura económica y política radicalmente diferente, sino sobre todo, una sociedad alternativa que valorice las ideas del bien común, el interés público, los derechos universales, la gratuidad. Propongo definir a esta sociedad con un término que resume, hace casi dos siglos, las aspiraciones de la humanidad a una nueva forma de vida, más libre, más igualitaria, más democrática y más solidaria. Un término que -como todos los otros ("libertad", "democracia", etc.) - fue manipulado por intereses profundamente antipopulares y autoritarios, pero que no por esto perdió su valor originario y auténtico: socialismo.
En una reciente pesquisa de la opinión pública brasilera, encomendada por la Confederación Nacional de las Industrias (!), el 55% de los interrogados afirmaron que Brasil precisaba de una revolución socialista. Al ser preguntados de qué entendían por socialismo, respondieron citando algunos valores: "amistad", "comunión", "compartir", "respeto", "justicia" y "solidaridad". La civilización de la solidaridad es una civilización socialista.
Para concluir: otro mundo es posible, basado en otros valores, radicalmente antagónicos a los que dominan hoy. Pero no podemos olvidar que el futuro comienza desde ahora: estos valores ya están prefigurados en las iniciativas que orientan nuestro movimiento hoy. Ellos inspiran la campaña contra la deuda externa del Tercer Mundo y la resistencia a los proyectos de la OMC; el combate a los transgénicos y los proyectos de impuestos a la especulación financiera. Están presentes en los combates sociales, en las iniciativas populares, en las experiencias de solidaridad, de cooperación y de democracia participativa -desde el combate ecológico de los campesinos de la India, hasta el presupuesto participativo de Rio Grande do Sul; desde las luchas por el derecho de sindicalización en Corea del Sur, hasta las huelgas en defensa de los servicios públicos en Francia, desde las aldeas zapatistas de Chiapas, hasta los campamentos del MST. El futuro comienza hoy y aquí, en estas semillas de una nueva civilización que estamos plantando en nuestra lucha, y con nuestro esfuerzo de construir hombres y mujeres nuevos, a partir de los valores subjetivos y éticos que asumimos en nuestras vidas militantes.

Valores de una nueva civilización, Michael Löwy y Frei Betto




Proponiamo in queste pagine alcuni possibili argomenti di discussione intorno alla questione: "Principi e valori della nuova società". Questi non sono assiomi, ma ipotesi di lavoro e suggerimenti per la riflessione. Noi, il Forum Sociale Mondiale, noi crediamo in certi valori che illuminano il nostro progetto di trasformazione sociale ed ispirano la nostra visione di un nuovo mondo possibile. Anche quelli che si incontrano a Davos - banchieri, dirigenti e capi di stato, che gestiscono la globalizzazione neoliberista (o globocolonizzazione) - lo fanno per difendere dei valori. Non dobbiamo sottovalutarli, perché credono in tre grandi valori e sono pronti a combattere con tutti i mezzi per salvaguardarli, perfino ricorrendo alla guerra, se necessario. Tre valori importanti, racchiusi nel cuore della civiltà occidentale capitalista, nella sua forma attuale. I grandi valori del credo di Davos sono: il dollaro, l'euro e lo yen. Questi tre valori non sono privi di contraddizioni, ma insieme costituiscono l'ethos globalizzato neoliberista.
La principale caratteristica comune a questi tre valori è la natura strettamente quantitativa: non conoscono il bene e il male, giusto e sbagliato. Conoscono solo quantità, numeri, cifre: uno, cento, mille, un milione, un miliardo. Chi ha un trilione di dollari, euro o yen, vale più di quello che ha solo un milione, e più di uno che ha solo un migliaio. E ovviamente, uno che non ha nulla, o quasi nulla, non vale niente nella scala dei valori di Davos. E' come se non esistesse. E' fuori dal mercato e, quindi, dal mondo civilizzato. Insieme, i tre valori rappresentano una delle divinità della religione economico liberale: la Valuta o, come si diceva in aramaico, Mamon. Le altre due divinità sono il Mercato e il Capitale. Si tratta di feticci o idoli oggetti di un culto fanatico ed esclusivo, intollerante e dogmatico. Il feticismo delle merci, secondo Marx, o questa idolatria del mercato - per usare l'espressione dei teologi della liberazione Hugo Assmann e Franz Hinkelammert - e del denaro e del capitale, è un culto con le sue chiese (le Borse), i suoi Uffici Santi (FMI, WTO, ecc) e la persecuzione degli eretici (tutti noi che crediamo in altri valori). Si tratta di idoli che, come le divinità cananee Baal e Moloch, chiedendo terribili sacrifici umani: nel Terzo Mondo, le vittime dei piani di aggiustamento strutturale, uomini, donne e bambini sacrificati sull'altare del feticcio Mercato Mondiale e del feticcio Debito Estero. Una mole impressionante di regole canoniche e principi ortodossi serve a legittimare e santificare questi riti sacrificali. Un vasto clero di specialisti e manager spiega i principi del culto alle moltitudini profane, mantenendo le opinioni eretiche lontane dalla sfera pubblica. Le regole etiche di questa religione sono quelle stabilite già due secoli fa dal teologo economico Sir Adam Smith: ogni individuo cerchi, nel modo più spietato possibile il proprio interesse egoistico, incurante dei propri vicini, e la mano invisibile del mercato si prenderà cura del resto, portando armonia e prosperità alla nazione.
Questa civiltà del denaro e del capitale trasforma tutto in merce: terra, acqua, aria, vita, sentimenti, convinzioni, che sono venduti al miglior prezzo. Fino a quando le persone diventano schiave delle merci, perché si sovverte il rapporto persona-merce-persona. Indosso questa camicia di cotone, che è un bene di consumo, per umanizzare la mia vita sociale, poiché sarebbe strano comparissi a torso nudo al lavoro o ad un incontro tra amici. Ora, il rapporto predominante è merce-persona-merce. La griffe della camicia che indosso mi attribuisce valore. In altre parole, se torno a casa in autobus o in bicicletta, ho un valore Z. Se in BMW, ho un valore A. Sono sempre la stessa persona, però i vestiti che indosso mi attribuiscono maggiore o minor valore, reificandomi.
Già nel XIX secolo, un critico dell'economia politica aveva previsto, con intuizione profetica, il mondo di oggi: "Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate - virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. - tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.".

Valori qualitativi

Alla luce di questa civiltà della mercificazione universale, che sommerge tutti i rapporti umani nella "acque ghiacciate del calcolo egoista", il WSF rappresenta in primo luogo un rifiuto: "il mondo non è una merce"! Vale a dire, la natura, la vita, i diritti umani, la libertà, l'amore, la cultura non sono merci. Ma il FSM incarna anche l'aspirazione ad un altro tipo di civiltà, basata su altri valori che non sono i soldi o il capitale. Due progetti di civiltà e due scale di valori che si fronteggiano, in modo antagonista e perfettamente inconciliabile, sulla soglia del ventunesimo secolo.
Quali sono i valori che ispirano il progetto alternativo? Si tratta di valori qualitativi, etici e politici, sociali e culturali, irriducibili alla quantificazione monetaria. I valori che sono comuni alla maggior parte dei gruppi e delle reti che costituiscono il movimento globale contro la globalizzazione neoliberista.
Si può iniziare dai tre valori che hanno ispirato la Rivoluzione francese del 1789 e, da allora, sono presenti in tutti i movimenti di emancipazione sociale della storia moderna: Libertà, Uguaglianza e Fraternità. Come sottolinea Ernst Bloch nel suo libro "Diritto naturale e dignità umana" (1961), questi principi, iscritti dalla classe dirigente sulle facciate degli edifici pubblici in Francia, non sono mai stati da questa relizzati. Nella pratica, Marx scrisse, sono stati spesso sostituiti dalla cavalleria, dalla fanteria e dall'artiglieria... Fanno parte della tradizione sovversiva del non finito, come anche dell'inesistente, delle promesse non mantenute. Hanno una forza utopica concreta, che "va oltre l'orizzonte borghese", una forza della dignità umana che punta al futuro, per "la marcia a testa alta" dell'umanità, verso il socialismo. Se esaminiamo da vicino questi valori, dal punto di vista delle vittime del sistema, scopriremo il suo potenziale esplosivo ed attuale nell'odierna lotta contro la mercificazione del mondo.
Che cosa significa "libertà"? Prima di tutto, la libertà di espressione, di organizzazione, di pensiero, di critica, di manifestare - conquistata a fatica attraverso secoli di lotta contro l'assolutismo, il fascismo e la dittatura. Ma anche, e più che mai, la libertà in relazione ad entrambe le forme di assolutismo: la dittatura dei mercati finanziari e dei banchieri d'elite e dei datori di lavoro multinazionali che impongono i loro interessi all'intero pianeta. Una dittatura sotto l'egemonia imperiale-economica, politica e militare degli Stati Uniti, l'unica superpotenza globale, che si nasconde dietro le anonime e cieche "leggi di mercato", la cui potenza mondiale è ben al di sopra di quella dell'Impero Romano o degli imperi coloniali del passato. Una dittatura esercitata mediante la logica del capitale, ma che si impone con l'ausilio di istituzioni profondamente antidemocratiche come il FMI e il WTO, e sotto la minaccia del suo braccio armato (la NATO). Il concetto di "liberazione nazionale" non è sufficiente per spiegare il vero significato della libertà, che è, al tempo stesso, a livello locale, nazionale e globale, come dimostra così bene il movimento profondamente originale e innovativo degli zapatisti.
Uno dei limiti più importanti della Rivoluzione francese del 1789, è stato quello di aver escluso le donne dalla cittadinanza. la femminista repubblicana Olympe de Gouges, che ha scritto la "Dichiarazione dei diritti della donna e del Cittadino", fu ghigliottinata nel 1793. Il moderno concetto di libertà non può ignorare l'oppressione di genere imposto alla metà dell'umanità, e la centralità della lotta delle donne per la liberazione. In questa lotta ha un significato particolare il diritto delle donne di disporre del proprio corpo.

Uguaglianza e Fraternità

Che cosa significa "uguaglianza"? Nelle prime Costituzioni rivoluzionarie si scrisse uguaglianza di fronte alla legge. Ciò è assolutamente necessario ed è ancora lontano dalla realtà del mondo d'oggi, ma tuttavia è insufficiente. Il problema è il gap mostruoso tra Nord e Sud del pianeta e, all'interno dei paesi, tra la piccola élite che monopolizza il potere economico e dei mezzi di produzione, e la stragrande maggioranza della popolazione che vive della sua forza lavoro, quando non della disoccupazione, ed è esclusa dalla vita sociale. Le cifre sono note: quattro cittadini statunitensi - Bill Gates, Paul Allen, Warren Buffett e Larry Ellyson -concentrano nelle loro mani una fortuna equivalente al PIL di 42 paesi poveri, con una popolazione di 600 milioni di persone. Il sistema del debito estero, la logica del mercato mondiale e il potere illimitato del capitale finanziario hanno determinato ad un peggioramento di questa disuguaglianza, che s'è aggravata negli ultimi 20 anni. La domanda per l'uguaglianza e la giustizia sociale - due valori inscindibili - hanno ispirato diversi progetti socio-economici alternativi che sono all'ordine del giorno. Dal punto di vista di una prospettiva più ampia, questo implica un altro modo di produzione e di distribuzione.
La disuguaglianza economica non è l'unica forma di ingiustizia nella società capitalistica liberale: la persecuzione degli "irregolari" in Europa, l'esclusione dei discendenti degli schiavi neri e degli indigeni delle Americhe, l'oppressione di milioni di individui appartenenti alla casta degli "intoccabili" in India, e molte altre forme di razzismo o di discriminazione in base al colore, la religione o la lingua, sono onnipresenti dal nord al sud del pianeta. Una società egualitaria significa l'eliminazione radicale di tali discriminazioni. Essa implica anche un diverso rapporto tra uomini e donne, rompendo col più antico sistema di disuguaglianza della storia umana - il patriarcato - responsabile delle violenze contro le donne, della loro emarginazione nella sfera pubblica, e della loro esclusione dal lavoro. La stragrande maggioranza dei poveri e dei disoccupati nel mondo sono donne.
Che cosa significa "fratellanza"? E' la prima traduzione moderna del vecchio principio giudeo-cristiano dell'amore del prossimo. E' la sostituzione dei rapporti di concorrenza feroce, della guerra di tutti contro tutti, che rende l'individuo, nella società di oggi, un homo homini lupus (un lupo per gli altri esseri umani), con le relazioni di cooperazione, l'aiuto reciproco, la condivisione, solidarietà. Una solidarietà che include non solo i fratelli ("fratellanza" in latino), ma anche le sorelle, e che supera i limiti della famiglia, del clan, della tribù, dell'etnia, della comunità religiosa, della nazione, per essere veramente universale, globale, internazionale. In altre parole: internazionalista, nel senso dato a questo valore da intere generazioni di militanti dei movimenti operai e socialisti.
La globalizzazione neoliberista produce e riproduce i conflitti tribali ed etnici, le guerre di "pulizia etnica", l'espansionismo militare, l'intollerante fondamentalismo religioso, la xenofobia. Tale senso panico indotto dalla perdita di identità è l'altra faccia di una stessa medaglia, una naturale estensione della globalizzazione imperiale. La civiltà che sognamo sarà "un mondo che include molti mondi" (secondo la bella espressione degli zapatisti), una civiltà mondiale di solidarietà e di diversità. Di fronte alla omogeneizzazione commerciale e quantitativa del mondo, di fronte al falso universalismo capitalista, è più che mai importante riaffermare la ricchezza della diversità culturale, e il contributo unico e insostituibile di ogni popolo, di ogni cultura, di ogni individuo.

La democrazia come valore essenziale

Vi è un altro valore che, dal 1789, è inseparabile dalle altre tre: la democrazia. Non solo nel senso limitato che questo concetto politico riveste nel discorso liberal/democratico - la libera elezione di rappresentanti ogni tanti anni - in realtà deformato e distorto dal controllo esercitato dal potere economico sui media. Questa democrazia rappresentativa - anche se risultato di molte lotte, e costantemente minacciata da potenti interessi, come dimostra la storia dell'America Latina 1964-1985 - è necessaria ma non sufficiente. Abbiamo bisogno di forme più elevate di partecipazione, che permettano alle persone di esercitare direttamente il loro potere di decisione e di controllo, come nel caso del sistema partecipativo del comune di Porto Alegre e dello stato di Rio Grande do Sul.
La sfida, dal punto di vista di un progetto sociale alternativo, è quella di estendere la democrazia nel campo economico e sociale. Perché permettere in questo campo il potere esclusivo di una élite che rifiutiamo nel campo politico? Una democrazia sociale significa che le grandi opzioni socio-economiche, le priorità di investimento, le linee fondamentali della produzione e della distribuzione sono democraticamente discusse e decise dal popolo stesso, e non da parte di un pugno di sfruttatori o in base a presunte "leggi mercato" (o anche, variante che c'è già stata, ad opera di un Politburo onnipotente). A questi grandi valori, frutto della storia rivoluzionaria moderna, dobbiamo aggiungerne un altro, che è al tempo stesso il più antico e il più recente: la compatibilità ambientale. Possiamo trovare questo valore nello stile di vita delle tribù indigene delle Americhe e nelle comunità rurali pre-capitaliste in diversi continenti, e anche al centro del movimento ambientalista moderno. La globalizzazione capitalista è responsabile della distruzione e dell'avvelenamento in rapida crescita - con progressione geometrica - dell'ambiente: l'inquinamento della terra, del mare, dei fiumi e dell'aria; "effetto serra", con conseguenze catastrofiche, rischio di distruzione dello strato di ozono, che ci protegge dalle mortali radiazioni ultraviolette; la distruzione delle foreste e della biodiversità. Una civiltà di solidarietà non può che essere una civiltà di solidarietà con la natura, in quanto la specie umana non può sopravvivere se l'equilibrio ecologico del pianeta viene rotto.

Il socialismo come alternativa

Questo elenco non ha nulla di esaustivo. Ciascuno può, a seconda della propria esperienza e riflessione, aggiungerne altri. Come riassumere in una sola parola questa serie di valori presenti in un modo o nell'altro, nel movimento contro la globalizzazione capitalista, nelle manifestazioni di strada a Seattle, a Genova, e nelle discussioni del Forum Sociale Mondiale? Credo che l'espressione civiltà della solidarietà, è una sintesi corretta di questo progetto alternativo. Ciò significa non solo una struttura economica e politica radicalmente diversa, ma soprattutto, una società alternativa che valorizza le idee del bene comune, l'interesse pubblico, i diritti universali, la gratuità. Propongo di definire questa società con un termine che riassume, da quasi due secoli, le aspirazioni dell'umanità a un nuovo stile di vita, più libero, più egualitario, più democratico e più solidale. Un termine che, come tutti gli altri ("libertà", "democrazia", ecc) è stato manipolato da interessi profondamente impopolari e autoritari, ma che non per questo ha perso il suo valore originale e autentico: il socialismo.
In una recente sondaggio sull'opinione pubblica brasiliana, commissionato dalla Confederazione Nazionale delle Industrie (!), il 55% degli intervistati ha dichiarato che il Brasile aveva bisogno di una rivoluzione socialista. Alla domanda su cosa si intende per socialismo, ha risposto citando alcuni valori: "amicizia", "comunione", "condivisione", "rispetto", "giustizia" e "solidarietà". La civiltà della solidarietà è una civiltà socialista.
In conclusione: un altro mondo è possibile, sulla base di altri valori, radicalmente antagonisti a quelli che dominano oggi. Ma non possiamo dimenticare che il futuro comincia adesso: questi valori sono già prefigurati nelle iniziative che guidano il nostro movimento oggi. Esse ispirano la campagna contro il debito del Terzo Mondo e la resistenza ai progetti del WTO; la lotta contro gli OGM ed il progetto di una tassa sulla speculazione finanziaria. Sono presenti nelle lotte sociali, nelle iniziative popolari, nelle esperienze di solidarietà, cooperazione e democrazia partecipativa - dalla lotta ecologica degli agricoltori in India al modello partecipativo di Rio Grande do Sul, dalle lotte per il diritto alla rappresentanza sindacale nella Corea del Sud fino agli scioperi in difesa dei servizi pubblici in Francia, dagli zapatisti nei villaggi del Chiapas fino agli accamamenti del MST (Movimento dos Trabalhadores Sem Terra) . Il futuro inizia qui e ora, nei semi di una nuova civiltà che stiamo piantando nella nostra lotta, e il nostro sforzo per costruire uomini e donne nuovi, a partire dai valori soggettivi ed etici che si assumono nella nostra vita di militanti.

Valori di una nuova civiltà, Michael Löwy e Frei Betto

Metafore & Metamorfosi (ottobre)


CORNELIA


"Io le vorrei precisare che non è bello ridere delle disgrazie altrui. Lei è una conduttrice, che è diventata adesso conduttrice perché è stata un’attrice, io non la voglio offendere come sta offendendo mio figlio. Perché lei, indirettamente, sta offendendo in una maniera indelicata, insensibile un ragazzo che ancora deve essere giustiziato.
Ancora non ha fatto niente e non può ridere delle disgrazie altrui. Perché lei, avrà pure lei figli. E mi auguro che nella vita le diano tante soddisfazioni come ha dato mio figlio a me. E mi auguro che non possa mai avere una disgrazia umana, umana e ridere sulle spalle... Io non riderei mai sulle spalle di un ragazzo che sta soffrendo le pene dell’inferno.
E poi alla fine, non so come fa col telefonino, se è arrestato... Ma ci gode che è arrestato un ragazzo? Ci gode che è arrestato ingiustamente? Ma non si vergogna di stare lì a fare la conduttrice con questa disumanità che si trova addosso? Lei crede di essere una donna normale? Lei è disumana! Lei... non è vero quella bonifica che c'ha... lei è una donna che ha amato tanti uomini, che ha amato tanti uomini, che nella vita conosce solo l’amore. Ma non sa la passione di una mamma per un figlio. Che cosa sta facendo contro mio figlio, insieme a Del Debbio che sta in una causa di mettere tutte quelle persone contro mio figlio...
Mio figlio è sano, è puro, mio figlio non ha fatto niente! Fino a che la giustizia non dirà quello che ha fatto, lei non si può permettere di ridere sulle spalle di un ragazzo che sta soffrendo le pene dell’inferno. La smetta di ridere sulle spalle di un uomo che è stato appena accusato ingiustamente. E’ ancora tutto da dimostrare. Per favore, se vuole fare la conduttrice - è inutile che fa quella faccia - se vuole fare la conduttrice la faccia con serietà, non quei sorrisetti. Perché l’umanità, la gente ha bisogno di umanità. Una mamma che è invalida civile al cento per cento, che sta male e sta morendo di dolore non può sopportare che una persona mai vista né conosciuta che ha la fortuna di stare in televisione faccia tutto quello che ha fatto lei a mio figlio in questo pomeriggio. Ha capito?
Lei non deve ridere di mio figlio. Lei non deve ridere di mio figlio. Altrimenti, io, un domani, mi auguro che possa pure lei capitare alla mamma come me. Mio figlio non ha fatto niente. Niente! Niente!"




Gracchus et Gaius, eius frater, bonis artibus et magna omnium spe floruerunt, quod liberalis institutio egregiam eorum indolem informaverat. Eorum mater Cornelia, Scipionis Africani filia, mulier specie venusta praeclarique ingenii, merito pueros bene institutos magnum ornamentum matrum esse censebat. Namque ferunt olim, cum matrona, quam cornelia domum suam invitaverat, ei pretiosa monilia muliebriter ostentaret, Gracchorum matrem primum sermonem diu protaxisse, deinde, cum liberi e schola rediissent et matrem et hospitam pulchre salutarent, liberos matronae exhibentem exclamavisse: "Ecce ornamenta mea".

Tiberio Gracco e Caio, suo fratello, si distinsero per le buone qualità e per le grandi speranze di tutti perché un'aperta educazione aveva formato il loro carattere eccellente. La loro madre Cornelia, figlia di Scipione l'Africano, donna di bell'aspetto ed eccellente ingegno, dichiarava giustamente che i figli istruiti fossero il grande ornamento della madre. E infatti si racconta che una volta, quando la matrona, che Cornelia aveva invitato a casa sua, le ostentò i preziosi gioielli da donna, la madre dei Gracchi abbia protratto a lungo una discussione e poi, essendo ritornati i figli da scuola e avendo salutato splendidamente la madre e l'ospite, esibendo i figli alla matrona abbia esclamato: "Ecco i miei gioielli".

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METAMORFOSI

Teresa Mannino e Rosario Flores

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SALUTIAMO ROMANAMENTE

Io, alle razze superiori non ci credo. Ma a quelle inferiori, sì!

Gianfranco Piazzesi


Manfredi Alemanno s'è immortalato in alcune foto su facebook mentre quest'estate, assieme ai suoi amici pariolini e figli di papà, si esibiva in vari "saluti romani" in giro per il mondo, dalla Francia (Costa Azzurra), alla California, alla Grecia (Mykonos)... Tutte amene località turistiche che, come si sa, specie in questi tempi di crisi, ogni diciassettenne italico rampollo di buona famiglia deve frequentare e frequenta.
Nelle foto colpisce non solo l'imbecillità del gesto e la posa tronfia, ma anche l'aspetto esteriore, la caratura estetica del protagonista.
Secondo la mistica fascista il gesto marziale é sempre un gesto globale; non é mai un braccio o una gamba che si muovono ma, come Leni Riefenstahl ha ben illustrato nel suo Triumph des Willens e più ancora in Olympia, il distillato estetico dello Übermensch nazional-socialista.
L'ideologia fascista, come quella nazista, ha un codice espressivo basato su un modello estetico vitalistico fatto di immagini forti e di altera bellezza, della fascinazione dei corpi scolpiti, di un immaginario eroico ed apollineo: un vero trionfo di giovinezza e vigoria fisica.
Diamo allora un'occhiata all'aspirante fascista Alemanno Jr... Dov'è il modello fascista? Dov'è l'estetica della forza muscolare ispirata al modello delle sculture classiche del Foro Mussolini?


Questa scamorza ha i muscoli deboli e flaccidi. Sembra il soldato palla di lardo del film Full Metal Jacket! In aperta contraddizione col modello virile cui idealmente pretende di aspirare, dalle foto (quella sul tetto del bus) si nota la sua conformazione "ginoide", cosiddetta a pera, più comune tra le donne e caratterizzata da fianchi larghi, culo grosso e piatto, cosce abbondanti, spalle strette e addominali piccoli. Questo tipo di costituzione fisica nel suo caso è poi resa ancor più inestetica da un certo sovrappeso.
E poi le gambe... Hanno delle evidenti deformità angolari comunemente note come  ginocchio valgo (genu valgum). In altre parole, l’asse del femore e quello della tibia formano un angolo aperto in fuori, cosiddetto angolo di valgismo, per cui (come si può ben vedere) le ginocchia si toccano tra loro mentre i piedi si allontanano. Questa sindrome, spesso accompagnata dai piedi piatti, rende il soggetto inadatto alla corsa, causa dolore e debolezza articolare e col tempo dà luogo ad importanti gradi di deformità posturale degli arti.
Uno così al militare sarebbe stato riformato, al massimo avrebbe fatto l'autiere, il passista o il furiere!
Insomma, questa mezza sega di fascista può fare a malapena il saluto... Ciaooo cooreee



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SALUTIAMO ROMANAMENTE 2




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SALUTIAMO ROMANAMENTE 3



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LA VANITA' E IL RIDICOLO


Brava Polverini, ha fatto bene, quel Consiglio era indegno. Ha fatto bene a distinguersi, lei non poteva sapere. D’altronde era solo la presidente della Regione Lazio, come faceva a sapere?
Si vabbé, lo sapeva l’usciere, il tecnico della fotocopiatrice, lo sapeva Robin e tutta Gotham City, ma la Polverini come faceva a sapere nel 2011 i compensi dei politici della Regione Lazio sono saliti da un milione a 14 milioni? Non segue mica i giornali di gossip, povera Polverini!
Non poteva sapere che nel 2011, mentre i consiglieri del Lazio si aumentavano la paghetta, rimettevano il ticket ai disabili!
Non poteva sapere che toglievano 38 milioni alla cultura, che tagliavano centinaia di milioni al trasporto pubblico.
Mi scusi Polverini, ma le che minchia sa? Ha dichiarato di guadagnare 12mila euro al mese per non sapere niente. Pensa Giova se sapesse qualcosa a che cifra può arrivare!

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IRONIA DEL DESTINO



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INTERVALLO


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PACTUM SCELERIS


Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti.
Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore.
Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli.
La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare].
Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione [...].
Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (‘strikes’) sull’invenzione delle macchine.
E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? Il Mandeville, nella sua Fable of the Bees (1705), aveva già mostrato la produttività di tutte le possibili occupazioni ecc., e soprattutto la tendenza di tutta questa argomentazione: “Ciò che in questo mondo chiamiamo il male, tanto quello morale quanto quello naturale, è il grande principio che fa di noi degli esseri sociali, è la solida base, la vita e il sostegno di tutti i mestieri e di tutte le occupazioni senza eccezione [...]; è in esso che dobbiamo cercare la vera origine di tutte le arti e di tutte le scienze; e [...] nel momento in cui il male venisse a mancare, la società sarebbe necessariamente devastata se non interamente dissolta”. Sennonché il Mandeville era, naturalmente, infinitamente più audace e più onesto degli apologeti filistei della società borghese.

Teorie del plusvalore, Elogio del crmine, Karl Marx


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ER BATMAN


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ER RATMAN


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BRIGANTI E CANTANTI


- Fiorito Franco, consigliere regionale, titolo di studio: licenza di scuola media superiore.
- Della Rosa Modesto, sindaco di San Giorgio a Liri, titolo di studio: licenza di scuola media superiore.
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SALUTI E BACI