Metafore & Metamorfosi (settembre)

O TEMPORA... O MORES...



ATTO UNICO

LUOGO: Regione Lazio

PERSONAGGI: Franco Fiorito, Carlo De Romanis, Renata Polverini, ecc ecc...



SCENA PRIMA

TUTTI:
"Viva il vino spumeggiante
di Frascati e di Marino,
viva ognor l'Asti spumante,
lo Champagne ed il Bordeaux.
E fra il bere ed il mangiare
con le donne a noi vicino
ci faremo sollazzare
sulle molle del sofà
".



SCENA SECONDA

EGLOGE (entrando): Salute a voi!

TIGELLINO: Salute a voi.

TUTTI: Salute.

BURRO: Salute alla divina saltatrice!

CALVIA: Ingrati! Così ricompensate le mie sonnifere danze, insegnatemi dal celebre maestro Cassiodoro!... Ingrati, mi umiliate innalzando laudi a questa debuttante concorrente...


SCENA TERZA

CALVIA (scorgendo Atte che entra): Atte, giungi a proposito. Intervieni e mettila a dovere...

EGLOGE: Io non mi curo di voi, ma guardo e passo e non mi perdo con un Cassiodoro...

ATTE (ad Egloge): Chi sei? Quale ufficio è il tuo, in questa sala imperiale?

EGLOGE: La diva della danza e della canzone: numero di centro, gran vedette del programma imperiale... E tu chi sei?

ATTE: Non giova che tu sappia il mio nome!

EGLOGE: Oh! poveretta. Ti comprendo, tu sei il primo numero del programma... Sei una schiava!

ATTE: Schiava? Primo numero? Io sono stata la diva del programma prima di te, cagnaccia sfiatata, stonata, e non so chi mi tenga dal non romperti il muso...

TIGELLINO: Che è ciò? Siamo in un'aula imperiale o in un cafè chantant?

ATTE: A me schiava?

EGLOGE: Se tal non sei, meglio per te... Anch'io ero una schiava... Ora però sciolgo libere danze, ed il mio vasto teatro è la casa di Cesare!

ATTE: A lui devi la libertà?

EGLOGE: A lui! Perchè mi guardi così? Tu mi metti spavento.

ATTE (affettuosamente): No, no, i tuoi detti sono talmente ingenui ed infantili che mi salta il destro di salvarti...

EGLOGE: Vuoi salvarmi?

ATTE: Sì, odi...

CALVIA (traendo Atte da una parte): Atte, più non ti riconosco! Anche tu subisci il fascino di quella maliarda? Avvelenala!

TIGELLINO: Falle fumare una sigaretta popolare.

ATTE (a Calvia): Lascia fare a me e vedrai! (Ad Egloge) Sai tu ben chi sia questo Nerone che ti ha chiamato a se? Fidi tu forse nelle promesse sue? Ebben, ti illudi! Trema! Tu non conosci la sua ferocia! Tu non sai quante volte lo vidi giocare a bocce con i rotolanti capi delle sue vittime! Vattene fanciulla spensierata, negagli la fe', se ancor n'hai tempo! Vanne!... Esci da questa casa.

EGLOGE: Io vi rimango!

ATTE: Tu vi rimani?

TIGELLINO: Lei vi rimane?

EGLOGE: Conosco i casi miei... Al tuo consiglio io debbo solo una risposta...

ATTE: E quale?

EGLOGE: Tu sei ancor viva e verde...

ATTE: Che intendi?

EGLOGE: T'incresce che qui rimanga? Lascia che goda anch'io... Non negherò la fede al mio Nerone, e se il destino è duro, tanto peggio per me! Voglio provarlo anch'io se lo provasti te!

ATTE: Su te, sciagura!

TUTTI: Sciagura!

TIGELLINO: Orsù tagliate a corto! La cosa è assai funesta, che se qui giunge Cesare, vi taglirà la testa. (Si ode una tromba d'automobile)

ATTE: Nespole. (Scappa via)

VALERIA: Eccolo! E' lui! Non senti come pompa la sua pompa?

CALVIA: Sì, sì, è lui, è Barba di Rame! E' Cesare Augusto di ritorno dalle corse alle Capannelle...


SCENA QUARTA

NERONE (entra in bicicletta).

TUTTI: Ave o Cesare! Ave!

NERONE: Ave ave... Cosa c'è da ridere!? Mai visto un imperatore?

NERONE: "Ove sono? Chi è questa plebaglia
che m'osserva? Ma io dove mi trovo?
Ciel, che veggio! La vista mia si abbaglia!
E' un mondo vecchio oppure è un mondo nuovo?
M'hanno scavato adesso... Oh, per gli dèi!
Dal Palatino io son resuscitato...
però spiegarmi bene non saprei
se qui venni oppur mi ci han mandato.
"

Mi hanno tirato su ora con il sarcofago! Ah, se gli avi miei fossero qui presenti, come rimarrebbero tumefatti...(Si toglie il manto, ne dà a tenere l'astremità a Tigellino e fa cenno ai presenti di osservarlo. Quindi lo piega come usano fare i venditori da piazza.) Se domani vedete questo articolo esposto alla Rinascente o al Palazzo della Moda in una elegante vetrina con un cartello ove è scritto cinque e cinquanta lo trovate a buon mercato... Io non devo pagare né la tassa di lusso nè la tassa di richezza mobile... Tirati indietro ragazzo, lasciami lavorare... vai a spulciare mamma... lavoro sulla pubblica piazza per conto della ditta Bompard di Bruxelles... E non lavoro per il bisogno, ché del bisogno, grazie a dio, ne abbiamo abbastanza... Da me l'è caro cinque, l'è caro quattro... l'è caro tre... l'è caro anche due... Per quanto lo vendo??... Una lira al metro! Toh, portalo via... Faglielo vedere! (Getta il manto a Tigellino)... Se non piace passiamo ad altro articolo.
Oh ignobile ciurmaglia, degna della Suburra! Cosa facevate in mia assenza? Cospiravate forse contro la mia sacra persona? Che tempi! Che bell'epoca, quella del grande Ulisse che qual guerriero impavido sempre pugnando visse. I tempi che vantarono Omero ed il Nasone... più giù cantò Virgilio e poi cantò Nerone, la solita canzone: No cara piccina, no, così non va. Dove sono più gli uomini prodi? Dov'è più Muzio, quel po' po' di Muzio? Mi hai detto niente: Muzio!? Muzio Scevola che ardito l'etrusco uccise e il membro suo sì forte, lo mise al fuoco e lo lasciò arrostire, con ghigno duro, e disprezzò la morte? Dove sono più quei tre Orazi e Curiazi che si sfidarono a singolar tenzone? E Orazio Coclite, che segò il ponte Sublicio, meritandosi fama di grande segatore? E Menelao? M'hai detto poco, Menelao! Menelao! Me ne lavo le mani... Menelao, Re della Boezia Stercoraria... E Attilio Regolo, che per regola tua e mia non l'abbiamo mai visto nè conosciuto. Fu ruzzolato in una botte piena di chiodi... E Marco Catullo Vespasiano che dettò quella famosa epigrafe, che ancor oggi potete leggere in tutti i civici giardini dell'Urbe: "E' vietato condurre seco cani sciolti"... Io ho combattuto contro i galli, i polli, i cimbri, i timbri, i pachidermi. Io mi sono trovato quando Glanchio sposò Lucrezia Borgia... e Galileo Galilei, per vendetta, andò a nozze con Messalina e Messalina disse: "Eppur si muove". E Cornelia! Cornelia la madre dei Gracchi... un giorno le venne domandato: Dove sono i tuoi gioielli? Quali sono i tuoi gioielli? Ella prese per mano i suoi mocciosi bimbetti e baciandoli sulle calve testoline esclamò: "I miei gioielli li ho portati al Monte di Pietà!". E voi, cosa facevate in mia assenza? Cospiravate contro la mia sacra persona? Per gli dèi dell'Averno, non fate che riapra il Circo Massimo o il Colosseo a prezzi popolari con Mario Bonnard e Frabcesca Bertini!

MUCRONE: No, Cesare, grazia! Mangiavamo un piatto di fagioli con le cotiche...

NERONE: E come facesti a trovare le cotiche?

MUCRONE: Con la tessera, alla coperativa.

NERONE: Ignorante! Si dice: cooperativa. Due o... Come giardino zoologico o acqua coobaata. Dunque un'orgia e senza di me? Un'orgiata di legumi nel triclinio? Quante volte ho proibito le orgiate di legumi nel triclinio perché lasciano dei gas retroilluminanti nelle sale? Non è prudente!... Non è rigoroso, caro signor fagiolo sei troppo rumoroso... potrebbero gli amici e gli alleati supporre invece che ci siamo armati...

ACETILENE: Ti attendevamo o divino!

NERONE (stringendole la mano, presentandosi): Nerone!

TIGELLINO: Cesare, la tua diletta ciurmaglia ti desidera commensale. Siedi e onoraci della tua augusta persona.

NERONE: E' preferable... E' preferibile! E' meglio! Adulatore! Adulatore! Hai cambiato il mio stato d'animo. Tu conosci il mio cuore di fanciullo e me lo molci... Come me lo molci tu non me lo molce nessuno. (Siede.) Oh mie fanciulle com'è bello il sedere... vicino a voi. Com'è giocondo ubriacarsi di nettare e d'amore! Per Giove, solleticatemi! Volete che vi faccia udire i miei versi, come già feci in Porto d'Anzio alle mie grotte?... Mucrone, dammi la lira... Com'è la lira? E' alla pari? Volete che vi narri come andò l'avventura? Promettete di non morir di paura e io ve le racconto... Stanotte, dopo l'una, sotto la protezione di un bel chiar di luna, io montavo di guardia sull'uscio di Rossana che, come ben sapete, ora fa la... gran vita nel cuore di Parigi... e andiamo avanti: mentre per ogni tasca io ricevevo i guanti, perchè la dea non m'apre se mi presento senza, e ribellarsi a lei sarebbe un'imprudenza... Sono andato al balcone. (S'inizia una melopea interna)

"E allora - ha aggiunto lei -
io rimango qui sopra, tu resta dove sei,
e come nel Cyrano che recitava Maggi,
offrimi del tuo amore i più fioriti saggi...
Dimmi che cos'è il bacio...
- Se tu non vuoi che questo... Figurati.
- E incomincia...
- Non aver furia: è presto!
Stanotte per variare, ti dirò, dolce amica,
la sublime bellezza del bacio nell'antica,
eterna celestiale poesia dell'amore...
- Oh, Dio, Cocò, mi fai coprir di rossore!
- Non può la mia parola metterti in imbararro...
Lo so che tu non hai paura di un ragazzo
timido e impacciato... ed io son come quello
che per la prima volta si arrischia ad un duello...
che l'arma ha maneggiato, che s'è arrotato l'ugne
contro finti nemici od in piccole pugne...
Ma poi che cos'è un bacio? Un giuramento fatto
un poco più d'appresso e che mette a contatto
le labbra della donna ai baffi del garzone...
il bacio si può dare in ogni posizione:
è una confessione che siggilar si vuole,
un punto di discorso fatto senza parole,
è l'incato d'un'ora, l'ebbrezza d'un minuto...
allor che il bacio sdrucciola... Ah! non occore aiuto
".

Volete che vi narri dei versi degni d'Omero, d'Anacreonte, di Petrolini o di Lorenzo Stecchetti?

TIGELLINO: No, degni di te. Canta Cesare, fa udire qualcuno dei tuoi ragli...

NERONE (a Mucrone): Dammi da bere! A tutti bere!... Toscanismi... Fresco dugentesco... Dammi la coppa e te darò la lonza...

TIGELLINO: Date lauro e foglie di lattuga al gran cantore!

NERONE (fa dei gargarismi).

MUCRONE: Ascoltiamo il gran poeta.

NERONE: Disse la tinca al luzzo - ove ten vai o luzzo?
Disse la tinca al luzzo - nel lago di Braguzzo.
Morale: o tinca o luzzo, lago di Braguzzo.

TUTTI: Bene! Bravo! Bis!

NERONE: Una tinca sopra una panca piena di frumentone divenne tanto stanca che diventò più grossa. Morale: a molti il vizio fa quel servizio.

TUTTI: Bene! Bravo! Bis!

TIGELLINO: Lo vogliamo nudo!

NERONE: Buongustaio! Ma in compenso vi farò il gesto.

TUTTI: Sì, sì... vogliamo il gesto... il gesto...

NERONE (eseguisce la mossa).

TUTTI: Bene! Bravo! Bis!

NERONE: Oh, come è balla la mossa inventata da Federico Barbarossa... Alzati Acetilene, vieni, accoccolati sulle mie tonde ginocchia... C'est à ton assitte... (rivolgendosi prima a Tigellino e poi al pubblico:) Tigellino, fai calare il sipario...

TIGELLINO: Cesare, c'è gente in platea che osserva.

NERONE: Falla uccidere.

TIGELLINO: Impossibile, le guardie vigilano.

NERONE: Sempre inopportuni questi pretoriani. (Ad un suo gesto le donne si alzano e tornano ai loro posti.) Ma in questo triclinio imperiale non veggo Poppea! Ov'è Poppea?

EGLOGE: Poppea? C'è Poppea?

NERONE (ad Egloge): Stai zitta. Poppea non Poppa più...


SCENA QUINTA

POPPEA (entrando): Mi desideravi Cesaretto?

NERONE: Salve o Matrona!

TUTTI: Salve.

NERONE: E fegatelli, ora non è più matrone è matrina!

POPPEA: Eppure sono sempre giovane e bella!

NERONE: Giovane no, ma bella poi chi te l'ha detto? E' vero, sei sempre appetitosa, tosta come un fico d'autunno, degna di essere eternata in un marmo di Fidia! Che bel pezzo di marmo di Fidia! Ti farò una statua, ti farò marmorizzare! Peccato che ti allarghi sempre più di bacino.

TIGELLINO: Melius est abbundare, quam deficere...

NERONE: Al contrario di te che sei osiis, bussis, nervis, pellis et ciccia puntis!

POPPEA: Sempre conquistatore!

NERONE: Per Ercole! Figlio di Nabucco! Ho conquistato tutti: patrizie e plebee; centurioni e pretoriani; deputati, senatori, littori e persino le belve del circo, che per mia bontà mangiano carne anche nei giorni vietati dal decreto luogotenenziale! E tu! E tu che fra i capricci tuoi morir mi fai... E tu chi ami?

POPPEA: Crudele, me lo domandi? Te, te soltanto! E' pur vero che un giorno amai tanto mio marito!

NERONE: Chi, Ottavio? Quel beccaccione! Dov'è andato a finire?

POPPEA: Lui, poveretto, che non sapendo rassegnarsi alla sua sorte, pazzo d'amor per me, finì quasi col perdere la testa.

NERONE: Davvero! Sei interessante! Ebbene voglio che ancor qualcuno perda la testa per te! Tigellino, Tigello, tirami un' idea! Vien qui... rintraccia Asta e fagli tagliar la testa, ma con riguardo, senza fargli del male perchè il mio cuore gentile ne soffrirebbe.

POPPEA: O Divino, sempre nobile e generoso!

NERONE (a Poppea): Vuoi promenare? Promeniamo! (La prende sotto al braccio e passeggia) Sarai sempre la mia sgrinfia?

POPPEA: Ed Atte, Egloge, Calvia?

NERONE: Ormai sono di rimorchio...

POPPEA: Io non le posso soffrire.

NERONE: Ebbene, per farti contenta le farò prima svenare e poi soffocare, quinci morire col tinticarello sotto i piedi! Ca va biencom ca?

POPPEA: Merci!

NERONE: Sorridi o Divina!

POPPEA: Cesare, non posso, rimpiango troppo il passato! Ho sempre trionfato! Dapertutto ero l'idolo delle orgie e dei baccanali! Ho posseduto più di mille schiave, ora siamo in troppe, sto in miseria!... (Atte compare in fondo da dove ascolta)

NERONE: Stai in miseria? E perchè sei venuta a Roma? Non potevi rimanere a ... Fucecchio... Mucrone! A pecorone... (Mucrone s'inginocchia proteso in avanti) Inginocchiati e trema vile liberto... (Toccando la testa di Mucrone che è tutta grassa di brillantina) Bisognerebbe condannarlo per grassazione armata! Quante volte ti ho detto che non voglio che ti dia il grasso di prosciutto? Ricordati che tu parli con Marco, Pluto, Enea, Catullo, Vespasiano, Ettore Petroliniano, discendente da Poppa, amico di Poppea, Imperatrice dei Visigoti, e da Caio Tizio, Menemio Agrippa, venditore di trippa al sugo... Trema! Ritrema!... Trema solo davanti... trema a tergo... trema nel mezzo... basta! Ti concedo la vita fino... Quand'è cinquina?...

MUCRONE: Giovedì.

NERONE: Allora ti concedo la vita fino a Mercoledì. Siano tolte cento schiave ad Atte e date a Poppea...

ATTE (cadendo svenuta fra le braccia di Tigellino): Ah, fedifrago!

NERONE: Ah, fedifrago!

POPPEA: Grazie Divino... Mi ritiro...

NERONE: Se ti ritiri tu... mi ritiro anch'io.

POPPEA: Sento il bisogno di risciacquarmi nel latte di quelle cinquecento asine, che tu, sempre munifico, mi regalasti...

NERONE: Che cosa senti?

POPPEA: Il bisogno...

NERONE: Va' pure, va', non perdere tempo, vai a risciacquarti nel latte di somara.

POPPEA (uscendo): Ave! Ave! Ave! Addio Cesaretto!

NERONE: Addio Cesarì!... Se vedemo.

ATTE: Ed io come farò senza le schiave e senza somare?

NERONE: Bada, ti do uno schiaffo... Ti prenderò una serva abruzzese da trenta lire al mese...

ATTE: Cesare, sei crudele!

NERONE : Ti lamenti? Non ti ho sempre trattata bene? Non sei stata in Etruria, in Atene, in Egitto, a San Gallinaco, ai Fate Bene Fratelli? Non ti curai la gotta, la varicocele, le unghie incarnite? Per Melpurnea, dea dei funerali, Atte non provocare il mio sdegno!

ATTE: Per la coda di Pluto! Io sono gelosa!

NERONE: Per l'ombellicolo di Nabuccodonosor! Bada Atte, che io schiavo non sono di questa vana tua gelosia. Di quest'avana... Chi l'ha fumato quest'avana?... Ho bisogno di sesterzi e Poppea deve procurarmeli.

ATTE: Come?

NERONE: Andrà a Menenio, Mardocheo, Cornelio Tibullo, Agrippa, il quale è ancora un amico e vedrai che la Dea Ciprigna le sarà propizia.

ATTE (andandosene): Ah, sfruttatore, masticaccia, ciancione!

NERONE: Chi mi sventola il fuoco?

EGLOGE: Io, o Divino.

NERONE: Non parlar di vino che costa caro. Burro! Conducimi la schiava greca, che si appresti alle danze, nei vortici armoniosi e nelle recondite armonie...


SCENA SESTA

BURRO (rientra subito introducendo la schiava greca).

NERONE (che avrà parodiato ballando la danzatrice): Sei morbida come i peli della mia barba! Flessuosa come la gomma dello sciacquatore!... Burro, portala nel garage...(Burro la prende per mano e l'accompagna fuori scena.)

PETRONIO (entra con una pipa in bocca e va verso Nerone): Ave o Cesare Augusto!

NERONE:Dì, ci sei venuto o ti ci hanno mandato? Petronio! L'arbiter elegantiarum! Il poeta! E tu che sei poeta e sei dell'arte, al fischio del vapor la pipa parte! (Con un colpo gli getta via la pipa.) Quante volte ti ho detto che non voglio che tu entri nel triclinio con la pipa in bocca? Hai preso il triclinio per un fumoir? Non ti do un pugno in testa perchè il gibus è mio! Ove eri, mio arbiter elegantiarum?

PETRONIO: A farmi dare due punti ad una scarpa che mi si era sdrucita!

NERONE: Sei sempre scalcagnato!... Qual novità mi rechi?

PETRONIO: I cristiani sono stati divorati dalle fiere!

NERONE: Oh, acciderboli! E che fiere erano: di beneficenza?

PETRONIO: Ma no... dalle belve!

NERONE: Oh, che bel vedere! E l'hanno mangiati tutti?

PETRONIO: Tutti!

NERONE: Mandagli il bicarbonato per la digestione!

PETRONIO: I centurioni arrestarono due cospiratori e li bruciarono vivi!

NERONE: Oh, bazzecole! Si saranno scottati!

PETRONIO: Altro che! Sono ridotti un pugno di cenere.

NERONE: La cenere alla lavandaia, il pugno a te in un occhio.

PETRONIO: Cesare, la plebe si lamenta!

NERONE: Cosa vuole la plebe? Se non è mai stata così bene! Che cosa è la plebe? La plebe è plebe: non conta! Plebeo!

PETRONIO: Perchè non scendi in piazza?

NERONE: Non posso, ho fatto sciopero. E poi sto tanto bene qui nel triclinio!

PETRONIO: La plebe si lamenta. Vuole pane, olio, sesterzi...

NERONE: Se sterzi tu, perchè debbo sterzare anch'io?

PETRONIO: Vuole un soccorso.

NERONE: Falla bruciar viva!

PETRONIO: Si lamenta che il maiale costa caro.

NERONE: Non c'eri tu a buon mercato? Io castigherò questi ignorantismi plebei, seguendo il consiglio del mio buon Tigellino... Diamo fuoco a Roma! Ne fabbricheremo poi un'altra di cemento armato! Che ve ne pare della mia idea?

PETRONIO: Bella! Splendida! Degna di te!

TIGELLINO: Bisognerrà che tu percorra le vie dell'Urbe, le cosparga di benzina e le incendi...

NERONE: E se mi acciuffano i carabinieri?

TIGELLINO: Coraggio ci vuole! Tu Barba di Rame in questo momento ti mostri pusillanime...

PETRONIO (urlando): Ebbene! (Nerone spaventato cade fra le braccia di Tigellino.) Andrò io!

NERONE: Bravo, sarà meglio! Ti ci volevo mandare io ma se ci vai da te, tanto meglio. Prendi questa scatola di cerini..... mi raccomando non li sciupare tutti... costano otto baiocchi e non si sa come andremo a finire... così ci servono anche per Napoli... non hai visto che il Vesuvio non funziona più... Fai un bell'incendio ben cotto... vai...

PETRONIO (avviandosi): Ave Cesare! Vado!

NERONE: Va'... va'...

PETRONIO: Vado.

NERONE: Vai e torna presto, t'aspetto qua.

PETRONIO: Vado...

NERONE: E va a morì ammazzato... Mucrone, dammi una lira...

MUCRONE: Cesare, non abbiamo neppure un centesimo.

NERONE: Non fa niente, improvviseremo musica a parole degne di Nerone.
Piripì - Piripì - Piripì
Poropò - Poropò - Poropò.
Sto componendo la seconda parte! (Tutti stonano)
Eh... Eh... (A Tigellino che seguita a fare l'accompagnamento)
Oh... (Gli dà uno scappellotto) Tigellino, l'impero è mio...
Quando vuoi fare po... po... ti fai un impero per conto tuo...
Torniamo all'antico... faremo un progresso.

DOMIZIO (entra e s'inginocchia davanti a Nerone): Ave sor Ce'!

NERONE: Ch'è successo?

DOMIZIO: Donna Poppea, sta malata!

NERONE: Che ha fatte?

DOMIZIO: Sta malata nella coccia!

NERONE: O pe' la coccia de Sante Dunate!... Chiama le veterinarie!

DOMIZIO: Chiamo lo dottore!

NERONE: Facce fà 'n enteroclisto... d'acqua enzenzerenzata...

DOMIZIO: L'enteroclisto? L'acqua enzenzerenzata? Chiamo lo veterinario?

NERONE: Vattene... Vattene... (e gli tira un cuscino mentre fugge).


SCENA SETTIMA

POPPEA (entrando precipitosamente): Cesare, Cesaretto mio, va a fuoco!

NERONE: Cosa?

POPPEA: Tutta Roma! (Tutti spaventati fuggono mormorando mentre fuori si sente il tumulto del popolo, Tigellino e Burro rimangono) L'incendio si allarga ed anche la mia casa brucia.

NERONE: Per la luce di Elio! E' stato un ordine mio.

POPPEA: Ah, Barba di Rame... Perchè ciò facesti?

NERONE: Perchè Roma è mia...

POPPEA: Io ero sul mio letto, allorchè giunse Petronio che mi bruciò il materasso!

NERONE: E' sua abitudine... Conosco quel mascalzone! Gli faccio tagliare le palpebre degli occhi quanto è vero che mi chiamo Nerone. Lo spennazzo!

POPPEA: Fammi salvare almeno quei quattro straccetti che posseggo.

NERONE: Non faccio il pompiere... Aspetta, posso telefonare... (Va al telefono) Pronto... Signorina, mi metta in comunicazione con il corpo... no, me ne sarei guardato bene... no... no, con quello dei vigili. Pronto? Ah... lei parla col signo Nerone... Lei è quel vigile... quel vigilone... Sì... qui... al Campidoglio c'è un incendio!... Sì, un incendio di fuoco... Non se ne dimentichi. Se lo scriva su un pezzetto di carta così avvisa i suoi compagni quando vengono... A me? No... A Poppea le brucia l'apparta- mento... No! Venga con un pompone... con una buona macchina... Voleva venire con uno schizzetto! Ma no!... Va a fuoco tutta Roma!...

VOCE (da dentro): A morte l'incendiario!

POPOLO: A morte!

NERONE (indicando il telefono): Litigheno!

POPPEA (indicando il balcone): Ma no! E' di là! E' il popolo!

NERONE: Ecco! Ecco! Ecco lì! Lo vedi come fanno? Ma cosa vuole questa vile moltitudine?

BURRO: Il tuo sangue!

TIGELLINO: Il popolo reclama il sangue per ispegnere il braciere... Diamogli quello di Burro!

NERONE: Vieni qui... Burro... prestami il tuo sangue (Burro fugge precipitosamente). Guarda! Hai visto quando ti serve il burro come si squaglia? Tigellino! Sacrificati per me! Non ti sorride di morire abbrustolito per il tuo imperatore?

TIGGELINO: E non temi che la mia morte sia il segnale per la rivolta dei pretoriani?

NERONE: E' vero!...

VOCE (d.d.): A morte il matricida!

POPPEA(d.d.): A morte!

NERONE: Come, matricida se io sono orfano?

POPPEA: Cesare perchè non fuggi? Non odi il popolo romano?

NERONE: Ma non c'è più il popolo romano...

POPPEA (d.d.): A morte!

PETROLINI (rivolgendosi al pubblico): No, non è il caso di ridere, chi vuole ridere vada fuori. Il pubblico mi deve perdonare questa civetteria personale... In questo momento sparisce la vanità dell'attore e subentra l'amor proprio del capocomico. Questi coretti interni mi sembra che siano fatti proprio bene. Ma il pubblico non li ha capiti... Adesso lo faccio rifare... (Rivolgendosi fra le quinte) Ripetetelo...

VOCI INTERNE: A morteeee!...

PETROLINI (al pubblico): Per quello che gli do faccio miracoli... Adesso glielo faccio ripetere una ventina di volte.


SCENA OTTAVA

EGLOGE (entrando con un urlo di terrore ): Cesaretto, te vonno ammazzà! Tu sei responsabile dell'incendio.

NERONE: Io responsabile dell'incandio. No! Sono assicurato contro l'incendio... co' La Fondiaria.

POPPEA: Cesare, persuadi il popolo con uno dei tuoi soliti discorsi.

NERONE: Sta bene, parlerò col popolo... Che emozione! Affrontar la turba... Ma non mi lasciate solo... venitemi a tergo... (Si avvia al podio, ma delle urla improvvise lo fanno retrocedere frettolosamente) Ah, no... il popolo è ignorante... vo' li quatrini... (Ripete l'azione e nuovamente retrocede) Ho trovato... il popolo è mio... un nume mi ha dato un lume: Eureka! Eureka! E chi se ne... importa! L'ho in mano... Basta che lo fai divertì, il popolo è tuo... (Va al podio accolto nuovamente dalle urla, rimane al podio dicendo i numeri della morra) Sette... Tre... Tutta...

VOCE (d.d.): Quattro... Otto... Sei... Sei...

NERONE: Stupido... Ignobile plebaia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria...

VOCE (d.d.): Bravo!

NERONE: Grazie. (Rivolgendosi a Egloge e a Poppea) E' piaciuta questa parola... pria... Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona... Ora gliela ridico... Più bella e più superba che pria.

VOCE (d.d.): Bravo!

NERONE (sempre più affrettatamente, cercando di sorprendere il popolo): Più bella e più superba che pria...

VOCE (d.d.): Bravo!

NERONE: Più bella... grazie.

VOCE (d.d.): Bravo!

NERONE: ... 'zie.

VOCE (d.d.): Bravo!

NERONE (facendo il gesto di dire la parola pria, senza però dirla)

VOCE (d.d.): Bravo!

NERONE: Bravo!

VOCE (d.d.): Grazie!

NERONE: Lo vedi all'urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo! Guarda (ripete il gesto senza dire la parola).

VOCE (d.d.): Prrrrrr...

NERONE: E de tu nonno!! Domani... Domani... Domani... quanti ne abbiamo... Domani ne abbiamo... saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi... Panem et circentibus...

VOCE (d.d.): Panem et circenses!

NERONE: Cacchibus... C'è uno che parla bergamasco... Eccomi a voi tutto d'un pezzo... Io vi darò tutto, basta che non do- mandate nulla! Il momento è difficile, l'ora è suprema, l'affare s'ingrossa e... e chi la fa l'aspetta! Ed ora, ed ora vattene, dilet- ta ciurmaglia!

VOCI (d. d.) : A morte! A morte! (Tutti rientrano disponendosi a quadro.)

NERONE: A morte!
"A morte a me che...
vissi d'arte, vissi d'amore
non feci mai male ad anima viva.
Io della morte, l'ora non voglio
bramo restare nel baccanale
".

CORO:
"Sei la disgrazia del Campidoglio
meglio fuggire, qui si sta male.
Poi quando partiremo
torneremo a Roma
tutti quanti insieme...
Balleremo, mangeremo, sbaferemo
e mai nessuno pregheremo...
Bon tichi tichi bon
uè... uè...
nfrù, nfrù, nfrù, nfrù..."
"



Cala il sipario... I commedianti ringraziano il generoso pubblico pagante.

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IL "RITORSIONISTICO"


- Degree in Political Science (cioè lauretta in Scienze Politiche) presso l'Università degli Studi di Roma Tre.
- Personal Assistant (cioè portaborse) del Vice-President presso l'European Commission, Antonio Tajani.
- Parliamentary Assistant (cioè lacché) presso l'European Parliament.
- Vice-Chairman (cioè magnaccia) presso "International Young Democrat Union"
- Consigliere regionale (cioè capocomico) presso la Regione Lazio.

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IL SIGNORE DI PAPEROPOLI


Il prociforme nasce ad Anagni (Frosinone) il 13 luglio 1971. La madre ha raccontato di quanto fosse precoce: ”A tre anni leggeva già Topolino”. Poi l'intelligenza dev'essersi arrestata con lo sviluppo, perché a malapena è riuscito a diplomarsi... Ma lui non aveva bisogno di lauree, aveva già capito tutto a tre anni, leggendo Topolino! Come zio Paperone, vuole triplitrilioni, fantastilioni, multipludilioni, quadricatilioni, centrifugatilioni di euro in cui nuotare.
Per raggiungere il deposito di Paperone si dà alla militanza politica. Nel MIS, ovviamente. Attacca i manifesti di Biagio Cacciola, che oggi di lui dice: “E' un lussurioso satrapo”. Non a caso, date le fattezze e le propensioni da sultano, il giovane Sardanapalo era conosciuto dai suoi paesani col soprannome di “Er Turco”... anche se a lui piaceva invece essere chiamato “Er Federale”, in ossequio ai valori della Costituzione in cui crede.
Il 13 maggio 2001, grazie a 7.757 voti dei suoi compaesani (tutti uguali a lui!), il porciforme viene eletto sindaco di Anagni. Decisivo sembra essere stato, come nelle fiere e nei mercati agricoli, il “peso” del candidato (130 kg alla bascula!). Da sindaco di Anagni lo si ricorda per aver fatto mettere due targhe commemorative in consiglio comunale: una della marcia su Roma, un’altra di Benito Mussolini.
Il 12 giugno 2004 il porciforme, sempre grazie al voto dei suoi conterranei, viene eletto consigliere provinciale.
Il 3 aprile 2005, ancora grazie al voto degli intelligentissimi frusinati, fa finalmente ingresso in consiglio regionale. Viene nominato vice presidente della Commissione Ambiente e Cooperazione tra i popoli, membro della Commissione Bilancio, Programmazione economico-finanziaria e Partecipazione nonché membro della Commissione Sanità. Coi numerosi incarichi, il prociforme strappa un ulteriore primato: quello dell’assenteismo! Nessuno lo vede mai, tranne forse ad Ariccia mentre se magna 'na porchetta.
Alle elezioni del 2010 ottiene però la riconferma a consigliere. E' il più votato della circoscrizione di Frosinone! Bei posti... Bella gente... Il porciforme diventa presidente della Commissione bilancio e capogruppo del Pdl in consiglio regionale, carica che ingloba anche quella di tesoriere.
E qui al porciforme sembra di essere tornato ai tempi di Topolino. Lui, Gambadilegno, è finalmente penetrato nel deposito di Paperon de Paperoni! Triplitrilioni, fantastilioni, multipludilioni, quadricatilioni, centrifugatilioni di euro... Ci si tuffa! Ci sguazza!
Il resto è un magna magna...



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LA SCROFA CAPITOLINA


Sembra una commediaccia all’italiana dei fratelli Vanzina, ma è la realtà...
Franco Fiorito, soprannominato "er Batman" perché dicono che nella sua insaziabile fame s'è magnato pure Robin, è accusato di peculato, ovvero di essersi appropriato indebitamente di oltre sei milioni di euro! E lui che fa? A riprova della sua malafede, si reca in Procura accompagnato da Taormina e a bordo di un Suv da 88 mila euro... e candidamente dichiara: "Sì, lo so: come presidente di commissione ho diritto anche all'auto blu, ma l'auto blu non mi bastava. Avevo un tremendo bisogno di questo Suv".
La regione Lazio, con Fiorito & company, è diventata un'orgia di sprechi, lusso, arroganza, volgarità e corruzione così sfrenate da far sembrare i Vanzina dei dilettanti.
La Polverini ha lasciato il segno: con lei la scrofa ha definitivamente preso il posto della lupa capitolina!



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EXCUSATIO


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I PROSSIMI AMMINISTRATORI DELLA REGIONE LAZIO


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