Cinderella Man

Jim Braddock non sarà mai considerato tra i più grandi di tutti i tempi eppure la sua carriera è una delle più notevoli nella storia del ring. La sua fantastica salita dall’oscurità e dalla fame alla fortuna e alla fama sta a rappresentare quanto di più sorprendente la storia dello sport possa raccontare.

Nat Fleischer
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Dimenticatevi la favola di Cenerentola... Non sono mica arrivato fin qui per grazia ricevuta.

James Braddock



A Mr. Braddock,
Lei è il degno rappresentante di un'intera nazione. Nei tempi difficili che la nostra nazione si trova ad attraversare, Lei simboleggia cosa significhi essere in grado di risollevarsi dalle difficoltà economiche e riuscire a risorgere guadagnandosi una reputazione con le proprie mani. Siamo tutti orgogliosi del suo incredibile risultato. Lei sarà un modello di comportamento per molti altri che hanno sofferto durante questa nostra Grande Depressione. Congratulazioni per il Suo titolo mondiale e sappia che il Suo successo viene condiviso da milioni di americani che si ispirano a Lei, poiché Lei è veramente uno di loro.
Cordialmente suo,


Franklin D. Roosevelt



James J. Braddock nasce a New York il 7 giugno 1905, in un piccolo appartamento sulla 48^ Strada, nel distretto di Hell’s Kitchen, all’epoca il più pericoloso e malfamato della Grande Mela.
I genitori, Joseph Braddock e Mary Elizabeth O’Toole, entrambi di origine irlandese, erano cresciuti a Manchester ma si erano conosciuti e sposati a New York, dove erano approdati a due anni di distanza l’uno dall’altra.
Con cinque figli maschi e due femmine, la famiglia Braddock si trasferisce presto dalla piccola casa di New York alla pacifica contea di Hudson, nel New Jersey.
Dal 1919 al 1923 Jim Braddock compie diversi lavori, ed è in questo periodo che scopre la sua passione per la boxe. All’età di 18 anni, sulle orme del fratello maggiore Joe e sotto la guida dello stesso manager, Barney Doyle, inizia a tirare i suoi primi pugni in una palestra locale, il North Bergen Social and Athletic Club.
Passa quindi alcuni anni ad allenarsi e combatte a livello amatoriale in giro per il New Jersey. Con un'altezza di 187 cm ed un fisico longilineo, Braddock pesava all’epoca soltanto 160 libbre, ma grazie alla potenza del suo gancio destro riusciva già a mietere vittime battendosi contro avversari molto più pesanti: per ben due anni di fila (1925 e 1926) vince infatti il torneo dilettantistico dello Stato del New Jersey sia nei mediomassimi che nei massimi.
Nel 1926 entra nel circuito della boxe professionistica, nella categoria dei pesi medio-massimi. Durante il suo primo anno Braddock domina le competizioni, battendo avversario dopo avversario, sempre nei primi round di ogni match.
Considerato che il suo peso è al limite della categoria, Braddock pensa di passare alla divisione superiore, quella dei pesi massimi. La sua stazza nella nuova categoria non è delle più dominanti, ma il suo destro è capace di compensare in modo efficace.
Il 18 luglio 1929 Jim Braddock sale sul ring dello Yankee Stadium per affrontare Tommy Loughran. Presentatosi all’appuntamento con un peso di 5 libbre inferiore al limite della categoria – circostanza sintomatica, secondo qualche osservatore dell’epoca, di un eccesso di preparazione – Braddock viene neutralizzato dalla mobilità e dall’intelligenza tattica di Loughran. Loughran, inoltre, ha passato molto tempo a studiare la tecnica di Braddock, così per 15 lunghe riprese cerca di tenere a bada il destro di Jim. Questi non riuscirà a portare a segno colpi chiari e potenti, e al termine del match perderà ai punti.
"Jim sembrò poco più di uno scolaretto al cospetto del maestro", commentò qualche anno più tardi lo storico Nat Fleischer nel corso di un’intervista. La supremazia del campione fu così netta che a metà incontro un Braddock sconsolato chiese a Joe Gould: "Come sto andando?". "Non tanto bene", gli rispose il manager. "Devi cercare di fermare i suoi sinistri!". "Perché, ne sto evitando qualcuno?", fu la sua replica ironica.
Contribuirono ad alleviare la cocente delusione una borsa di 17.000 dollari (all’epoca, ciò che un normale impiegato avrebbe guadagnato in vent’anni di lavoro!) e le nozze celebrate il 25 gennaio 1930 con l'amore della sua vita, Mae Theresa Fox, dopo un timido corteggiamento durato oltre tre anni. Un evento, quest’ultimo, che tra invitati (oltre 1.500) e sfarzosi regali alla consorte, costò a Braddock una piccola fortuna, come riportato con grande evidenza il giorno successivo sul New York Times.
Il tutto in un momento estremamente critico per l’economia americana. Il 29 ottobre precedente, infatti, il "martedì nero" di Wall Strett aveva gettato in disgrazia milioni di famiglie portando il tasso di disoccupazione su livelli senza precedenti.
Braddock aveva investito la maggior parte dei propri risparmi in un’impresa di trasporto e in un bar ma ciononostante viene anch’egli travolto dall’ondata di recessione. Come diversi altri milioni di americani perde tutto, mentre l'intero paese si ripiega su se stesso. Tutto sembra perduto, lo spettro della povertà si insinua nella vita delle famiglie americane, il futuro è incerto.
Senza lavoro, Jim lotta per cercare di combattere e di conseguenza portare a casa qualcosa da mangiare, per la propria moglie Mae e per i suoi tre figli, Jay, Howard e Rosemarie. Perde sedici di ventidue incontri, durante i quali si frattura più volte la mano destra. Quando questa non gli permette più di andare avanti, non gli resta che mettere da parte l'orgoglio e appendere al chiodo i guantoni.
James J. Braddock, pugile di talento e di fama, si trova così come tanti altri a fronteggiare il fallimento. Archiviata ingloriosamente la carriera sul ring, prende a lavorare come scaricatore di porto nei docks di Weehawken, cercando con la forza della disperazione di cavarne il sufficiente per sé e per la propria famiglia.
Con il fisico fuori allenamento, la brutta frattura alla mano, una moglie e tre figli da mantenere con gli assegni statali di sussistenza, senza altra possibilità, si mette in coda per chiedere il sussidio statale e trovare così un minimo aiuto per la sua famiglia. Il Governo gli concede un sussidio di disoccupazione mensile di 24 dollari, ma non basta ad evitare che nel piccolo appartamento dove vive con moglie e figli vengano ben presto tagliati luce e gas.
In quel periodo decisamente buio per la vita e la carriera di Braddock, quando la fortuna sembra ormai averlo abbandonato, nel 1934 il suo vecchio manager, Joe Gould, gli offre l'opportunità di combattare nuovamente. Un giovane peso massimo della Georgia, John "Corn" Griffin, si era messo in grande evidenza come sparring partner del campione del mondo Primo Carnera (qualche incauto giornalista parlava già del "nuovo Jack Dempsey"), tant’è che il matchmaker del Garden, Jimmy "Boy Bandit" Johnston, aveva deciso di offrirgli un incontro preliminare sulle 5 riprese nel sottoclou della sfida tra lo stesso Carnera e Max Baer.
Alla ricerca di un avversario non troppo impegnativo, Johnston contatta Joe Gould chiedendogli la disponibilità di Braddock per una misera borsa di 250 dollari. Malgrado le esitazioni del proprio manager, Jim accetta senza fare troppi problemi la sfida di tornare sul ring contro un avversario feroce e temibile. "In fondo cosa abbiamo da perdere?", dice alla moglie Mae prima di incamminarsi tra lo scetticismo generale per il Garden Bowl di Long Island.
Il match tra Griffin e Braddock fa da apertura ad un altro incontro-evento eccezionale: la sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi tra il campione in carica Primo Carnera e lo sfidante Max Baer.
Le cose sembrarono mettersi subito male quando, nel corso del 2° round, Griffin gli infligge il secondo atterramento della carriera (il primo era arrivato nel maggio 1927 per mano di tale Jack Stone). Rialzatosi, per nulla scoraggiato, Jim riesce dapprima a controllare l’aggressività dell’avversario e successivamente a piazzare un destro d’incontro che chiude il match tra lo stupore del pubblico presente e, in particolare, del manager di Griffin, Charley Harvey, che alla vigilia aveva dichiarato di volersi servire del "vecchio scaricatore di porto" per lanciare la carriera del proprio pupillo. Contro tutti i pronostici, probabilmente anche i suoi, James J. Braddock aveva vinto per knock-out alla terza ripresa! Dopo l’inaspettato successo, un Braddock raggiante si rivolge al manager Gould e gli sussurra: "Questo è quello che riesco a fare mangiando un hamburger. Dammi un paio di bistecche e vedrai cosa ti combino!".
Poi arriva una nuova opportunità per Braddock: combattere contro John Henry Lewis. Il Garden aveva messo sotto contratto il pugile di colore di Phoenix, già considerato dagli esperti come il futuro campione del mondo dei mediomassimi. Quando Jimmy Johnston decide di lanciarlo sulla piazza newyorkese, pensa ancora una volta a Braddock, ritenendolo troppo lento e vecchio per poter costituire una minaccia, tanto più che era già stato sconfitto da Lewis due anni prima a San Francisco.
Ed invece, la sera del 16 novembre 1934, nel sottoclou del mondiale dei mediomassimi tra Maxie Rosembloom e Bob Olin, Braddock ancora una volta ribalta il pronostico e coglie un altro sorprendente successo ai punti. La storia di Jim appassiona le masse e tutti lo identificano come un eroe.
Nel marzo del 1935 viene quindi l’ora di incrociare i guantoni con il temibile californiano Art Lasky, che all’epoca era in procinto di battersi con il neo-campione del mondo dei pesi massimi Max Baer.
All'angolo di Jim sembra esserci tutta la nazione. Alla fine, malgrado una differenza di peso di 15 libbre e le proibitive quote dei bookmaker (Lasky era favorito 5 a 1), Braddock smentisce ancora una volta le previsioni della vigilia vincendo ai punti in 15 riprese, addirittura "facilmente" secondo il New York Times.
Il match gli frutta una borsa di 4.100 dollari, la più alta da lui percepita fino a quel momento, ma soprattutto la qualifica di co-sfidante per il titolo mondiale dei pesi massimi.
Questa straordinaria vittoria, infatti, fa di Braddock il miglior contendente sulla piazza per sfidare il campione mondiale dei pesi massimi Max Baer, che in quella famosa serata che vedeva il ritorno di Braddock sul ring, aveva battuto Primo Carnera.
Viene finalmente dato l'annuncio che Baer avrebbe difeso la cintura contro Braddock il 13 giugno 1935 sul ring di Long Island. "E poi dicono che io sarei un clown. Non sarei stato in grado di escogitare un match così divertente neppure se ci avessi pensato per cinque notti di fila", è l'ironico commento di Baer dopo aver appreso la notizia.
Il giustiziere di Carnera, noto per il destro esplosivo ma anche per il carattere istrionico e lo stile di vita dissoluto, pronostica un facile successo prima del limite, una previsione condivisa sia dagli addetti ai lavori che dai bookmaker, che arrivarono ad offrire la vittoria di Braddock dieci volte la posta.
Max Baer aveva la reputazione di un grande e feroce picchiatore, con un pugno fatto di dinamite, probabilmente il più forte colpitore di tutti i tempi.
Pochi giorni prima dell'incontro, il sindaco di North Bergen, Julius Reich, nel tentativo di denigrare un rivale politico che in passato era stato socio d’affari di Braddock, dichiara pubblicamente che lo "sfidante al titolo mondiale dei pesi massimi" aveva percepito un sussidio di disoccupazione, arrecando non poco imbarazzo allo stesso Braddock ed alla moglie Mae, che fino ad allora erano riusciti a tenere la notizia riservata. Quando i giornalisti si accalcano come avvoltoi nel suo campo di allenamento per chiedergli conferme, Jim non fa una piega: "Certo che ho ricevuto il sussidio: avevo bisogno di soldi e non potevo far morire di fame i miei figli... Ma dopo il match con Lasky ho restituito tutti i 240 dollari che mi sono stati dati". Ed è vero! La storia del sussidio ricevuto e poi restituito diviene di dominio pubblico e procura a Jim moltissime simpatie, tant’è che il suo training camp viene invaso da migliaia di telegrammi di stima e di incoraggiamento. In fondo, quanti milioni di cittadini americani si erano trovati nelle sue stesse condizioni?
La sera del 13 giugno 1935, al Madison Square Garden di New York, Braddock sale sul ring per affrontare Baer. Jim ha studiato lo stile di Baer proprio come Tommy Loughran aveva fatto contro di lui anni prima. L'assioma era semplice: Jim poteva battere Baer se fosse riuscito a stare lontano dal destro micidiale di Baer.
Braddock realizza un capolavoro tattico, girando alla larga dal destro dell'avversario, boxando magistralmente in difesa ed affidandosi all’uso metodico del jab sinistro. Alla fine l’arbitro Jack McAvoy ed i giudici George Kelly e Charley Lynch gli assegnarono la vittoria all’unanimità. "Mi sono ricordato di come Loughran aveva utilizzato il jab per battere sia me che Baer, così ho cercato di imitarlo", dichiarò raggiante al New York Times. "A nessuno piace perdere", ammise sportivamente Baer in un’intervista radiofonica. "Però sono contento per Braddock e per la sua famiglia. Del resto, lui ha tre figli da sfamare, io non ho figli...almeno così mi risulta".
"La favola è diventata realtà. James J. Braddock, l’Uomo Cenerentola della boxe, è il nuovo campione del mondo dei pesi massimi", scrisse Damon Runyon dopo il match, coniando così il celebre soprannome, ispirato da una popolare commedia teatrale dell’epoca, che avrebbe accompagnato il neo-campione per il resto dei suoi giorni. "Dimenticatevi della fiaba di Cenerentola", replicò stizzito Braddock. "Non sono mica arrivato fin qui per grazia ricevuta!".
Nella storia dello sport la sua vicenda si trasforma in leggenda e per l'intero paese – che lotta per uscire dai tempi cupi della depressione economica – Braddock diventa un simbolo e un esempio di rinascita.
La sua vita divenne oggetto di un libro celebrativo, di un fumetto a puntate e di uno sceneggiato radiofonico.
Per i due anni successivi Jim combatte una serie di incontri-esibizione. Poi, il 22 giugno 1937, deve difendere il titolo contro Joe Louis, "la bomba nera". Jim perde il titolo, combattendo tuttavia forse il miglior match della sua carriera.
Sul ring, davanti a 60.000 spettatori, Jim inizia l’incontro in maniera più che incoraggiante, riuscendo perfino ad atterrare Louis nel 1° round con un corto gancio destro. Il "Brown Bomber" si rialza subito, più sorpreso che stordito, e dopo un paio di riprese inizia a macinare boxe, infliggendo a Braddock una severa punizione che gli costa un dente e 23 punti di sutura al volto.
L’inevitabile epilogo arriva dopo 1 minuto e 10 secondi dell’8° round quando Louis mette a segno un destro terrificante che chiude il match, dando inizio al più lungo regno che la storia della boxe ricordi. Quella rimase la prima ed unica sconfitta prima del limite subita da Braddock in carriera!
"Che cuore che aveva, non ho mai visto un pugile più coraggioso", fu il commento del grande Whitey Bimstein, che quella sera era all'angolo di Braddock insieme a Ray Arcel ed al suo trainer di lunga data Doc Robb.
Ma Jim Braddock vuole ritirarsi a testa alta! Sette mesi dopo, in un Madison Square Garden esaurito in ogni ordine di posto, Jim decide di tornare sul ring per affrontare il gallese Tommy Farr.
Al cospetto di un pugile di nove anni più giovane, capace solo cinque mesi prima di disputare 15 tiratissime riprese contro Louis, Braddock riesce ancora una volta a smentire i pronostici vincendo ai punti in 10 riprese! Una prova che gli valse il plauso del suo amico Joe Di Maggio (presente a bordo ring) e dello stesso Louis. Fu quella la sua ultima apparizione ufficiale sul ring.
L'esempio di speranza per milioni di americani, appese definitivamente i guantoni al chiodo, ritirandosi dalla boxe agonistica con un record di 45 vittorie (27 prima del limite), 23 sconfitte, 11 no decision, 5 pareggi e 2 no contest.
Dopo il ritiro, nel 1942, Jim e il suo manager Joe Gould si arruolano nell'esercito statunitense. Prima che la Seconda guerra mondiale finisca Jim presta servizio sull'isola di Saipan.
Congedatosi con i gradi di capitano, avviò un’impresa commerciale che forniva pezzi di ricambio per navi fino a quando, nel 1963, tornò a lavorare alla guida di una gru nei moli del New Jersey dove aveva faticato da giovane nel periodo buio della depressione. Una prospettiva che non lo turbò più di tanto: "Sono una persona fortunata. Mi sento ancora forte ed in piena salute. Sono in grado di lavorare per un giorno intero. E poi a me piace lavorare, mi è sempre piaciuto, non cerco la commiserazione di nessuno".
Jim con l'adorata moglie Mae e i loro tre figli si trasferiscono in una bella casa a North Bergen, nel New Jersey, dove vivranno per il resto del tempo.
Il 29 novembre 1974, James J. Braddock muore nel suo letto. Mae Braddock continua a vivere nella casa di North Bergen per molti anni, prima di trasferirsi a Whiting (sempre nel New Jersey), dove muore nel 1985.
Il nome di Jim Braddock è entrato nella Ring Boxing Hall of Fame nel 1964, nella Hudson County Hall of Fame nel 1991 e nell' International Boxing Hall of Fame nel 2001.
I figli e i nipoti di Jim Braddock oggi mantengono vivo il suo ricordo, la sua immagine e la sua straordinaria storia. La storia di un uomo di talento costretto a lavori saltuari, colpito da una serie impressionante di infortuni, che è riuscito nonostante tutto a non perdere mai la fiducia e a iniziare una lenta risalita, coraggiosa prima ed eroica poi, fino alla vittoria del titolo mondiale contro il carnefice Max Baer (l'uomo che stese Carnera 11 volte nello stesso incontro!) venendo poi sconfitto solo dal grande Joe Louis...
Una storia raccontata sugli schermi in modo elegante e fedele da un film che ha fatto conoscere al mondo il ritratto dell'eroe James J. Braddock, cenerentola della boxe, uomo tranquillo e onesto che tale resta anche dopo la tragedia sua e del Paese, un uomo per bene capace di risollevarsi dalla polvere e raggiungere la cima grazie a grandi sacrifici e nobili motivazioni. Un esempio per tutti noi.



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