Il chiodo fisso



Io pianto i chiodi nel muro.
Cioè, lei mi dirà, vabbeh tutti piantano i chiodi nel muro, però io li pianto con la testa. Infatti è per questo che lavoravo nel circo, una volta. Io scendevo in pista con il mio chiodo, appoggiavo la punta del chiodo sul muro, davo un un colpo di testa sulla testa del chiodo e... zac!, lo conficcavo nel muro. Ero un divo del circo, ero.
Poi una volta mi sono sbagliato, succede a tutti. Ho appoggiato la testa del chiodo sul muro, ho dato un colpo di testa sulla punta e... zac!, me lo sono conficcato nel cervello. Capita.
Un po' come quelli che s'accendono la sigaretta al contrario e poi sentono la puzza del filtro che brucia... Io mi sono conficcato un chiodo nel cervello, però... però non ho sentito la puzza.
All'inizio i miei parenti, conoscenti, erano molto preoccupati per me. Per esempio, se entravo nel bagno pensavano: mo' questo si fa un bagno, 'na doccia, e gli si arrugginisce il chiodo. E invece no, è un chiodo di qualità, è d'acciaio, non si arrugginisce, tranquilli...
Infatti adesso sono tutti più tranquilli, i miei amici e parenti. Anch'io sono più tranquillo di prima, di prima del chiodo, ante-chiodo diciamo... Perché all'inizio - diciamo – io, soprattutto da giovane, ero sempre molto preoccupato, ansioso, indignato per il comportamento del governo, dell'opposizione. Invece adesso, con il chiodo nel cervello provo dolore 24 ore su 24, giorno-notte-mattina-e-sera, e non penso a nient'altro... Diciamo, per fare una battuta, che c'ho il chiodo fisso. Diciamo che ho scoperto che l'intensità del dolore è inversamente proporzionale all'interesse che hai per le cose e per il mondo. Cioè: più stai male tu, più non te ne frega di niente e di nessuno.
Infatti adesso sono una specie di saggio tra i miei conoscenti, vengono a chiedermi consiglio. Per esempio, è venuto un amico che aveva smarrito il portafogli. E' venuto da me, io gli ho dato un cazzotto in faccia e gli ho spaccato il naso. Oh, ha smesso di pensare al portafogli e ha pensato solamente al dolore che aveva in mezzo alla faccia...
Oppure un altro. Questo qui gli hanno fregato la macchina e doveva ancora pagare le rate allo strozzino. E' venuto da me, l'ho frustrato per mezza giornata. Ha smesso di pensare alla macchina, allo strozzino, alle rate...
Il dolore è una droga. Altro che eroina, cocaina, chetamina, anfetamina: quando c'hai dolore non pensi più a niente.
Per esempio, un mio amico, diciamo un conoscente, insomma un sindacalista... Questo, anche per sua responsabilità – diciamo - per sua colpa, nella fabbrica dove operava – profilati d'alluminio, roba del genere... - hanno licenziato un sacco di operai e hanno delocalizzato in Cina. E lui che è una persona sensibile, ci stava male, si sentiva in colpa, non ci dormiva la notte. E' venuto da me, gli ho spezzato tutte le dita della mano sinistra. Che poi lui è anche mancino eh, quella è la mano che gli serve. Adesso quando deve andare a firmare gli accordi sindacali, all'inizio c'ha qualche tentennamento, poi prende la penna in mano, prova dolore e firma tutto. E degli operai non gliene frega più niente.
Il dolore è una grande droga. Io infatti mi sono attrezzato, vado anche davanti alle scuole, mi metto su una panchina, vicino alla fontanella, aspetto che escano, sa, questi ragazzotti che hanno preso un votaccio in matematica, che sono stati lasciati dalla fidanzata... Vengono da me, mi danno cinque euro, io gli do un bel calcio nelle palle. Smettono di pensare alla fidanzata, agli ormoni, ai voti scolastici... Mi capisce, insomma?
Per questo, ogni tanto la polizia mi arresta. Ma io non mi preoccupo: prendo a calci nelle palle anche la polizia! Perché, sa com'è, anche a loro gli piace, sono tossici, si fanno corrompere...
Io sono tranquillo, però ha visto ultimamente quello ch'è successo lì, in Abruzzo, il terremoto... Ha visto? E' morta un sacco di gente. Allora, diciamolo subito, per chiarezza, il terremoto non si può prevedere, però volendo si può prevenire. Cioè, nel senso che se è zona sismica non è che costruisci una casa con la sabbia del mare come i ragazzini che costruiscono fanno il castello sulla sabbia della spiaggia. Se fai così è perché veramente aspetti che crolli...
Beh, anche in Abruzzo, chissà quanti ce n'erano di clandestini... Sa, gli immigrati clandestini, che poi è il vero problema di questo Paese. Infatti sono contento di questo Pacchetto Sicurezza, che li sbattiamo a calci in Africa coi loro gommoni. Anche in Abruzzo, chissà quanti ce n'erano di immigrati clandestini che lavoravano in nero e che pagavano in nero l'affitto in queste case abruzzesi di sabbia, nei sottoscala, in quaranta dentro una stanza. Insomma, tutta gente che è morta, ma non sta scritta da nessuna parte, su nessuna lista, adesso nessuno li va a cercare e nessuno se li piange. Insomma, tutto dolore sprecato, gratis... Però poi, piano piano, uno dopo l'altro li tireremo fuori. Perché è clandestino ma il corpo c'è, capito? Li dobbiamo sotterrare.
Insomma: cadaveri stranieri che rubano il posto ai morti italiani. Mi capisce? E il mio camposanto io non voglio che diventi multietnico, mi capisce?
No, mi scusi, io non è che sono razzista e neanche cinico. E' che sono fatto così: c'ho un chiodo conficcato nel cervello, e non me ne frega di niente e di nessuno!

Ascanio Celestini

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