Ubù B.









Vi voglio parlare di un testo che sto rileggendo in questi giorni con grande interesse: un testo teatrale di satira grottesca, si tratta di un capolavoro del Surrealismo. Il suo titolo, molti di voi lo ricorderanno, è "Ubu Roi", Ubu re.
Ubu è il personaggio protagonista di quest’opera. L’autore è Jarry. Vissuto a Parigi, dal 1873 al 1907; morto quindi a soli 34 anni, ma per raggiungere la fama a Jarry bastò questa sua farsa surreale.
Quando Ubu Roi fu messo in scena alla fine dell’Ottocento, a Parigi, ebbe un successo strepitoso.
La farsa racconta di un paese immaginario, fantastico; presumibilmente situato in Europa, ma potrebbe anche collocarsi in America Latina o in Asia.
In questo paese vive il nostro Ubu, un uomo di gran talento, spregiudicato e alle volte rozzo che si batte con tutti i mezzi per conquistare un grande potere economico e politico.
In poche parole, questa è la storia tragica e farsesca della sua irresistibile scalata. Carica di allegorie e smaccate strizzate d’occhi ai più grotteschi fatti storici del tempo di Jarry. Ancora oggi questo testo viene recitato in tutto il mondo, sempre con gran successo da centinaia di compagnie che naturalmente tendono ad adattare le allusioni satiriche alla situazione del Paese in cui viene messo in scena.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale ('15-'18), il fenomeno Ubu-Roi riesplode in modo incredibile. Non c’è teatro moderno nel mondo che non l’abbia in repertorio. Ogni regista di talento ci mette nuovi giochi allegorici, allusivi alla realtà contingente.
Finchè arriva Jean Jaques Cajou, teatrante geniale che rielabora una sua versione clownesca dal titolo "Ubu Bas", Ubu basso. Un testo pieno di situazioni spassosissime. Originali, molto vicine al nostro tempo. Opera che stranamente non ottiene il grande successo che meritava, forse perché in quegli anni si stava profilando l’esplosione della Seconda Guerra Mondiale. In tutta Europa si viveva un clima di tragica tensione e la gente non amava vedersi riflessa dentro lo specchio concavo della satira.
Ora, qualche settimana fa, come dicevo, rileggendo il testo di Jarry, mi sono trovato appresso, come compendio, quest’altro lavoro di Cajou, dal titolo "Ubu bas". L’ho letto d’un fiato e ne sono rimasto fulminato, estasiato per la giocondità, il divertimento, la follia grottesca.
Vediamola insieme questa super-farsa a partire dal protagonista Ubu bas: questo è un personaggio straordinario in quanto a vitalità, grinta; non è molto colto, anzi direi che è piuttosto rozzo in certi atteggiamenti, però possiede una verve nel dialogare fatta di iperboli e luoghi comuni piuttosto avvincenti.
Gesticola, si atteggia a uomo sicuro di sè e fa dichiarazioni smaccatamente fasulle con una sicumera sconvolgente. Tutto avviene in un ambiente da clown. Infatti lui, Ubu bas, è un po’ clown, però sempre abbigliato con una certa eleganza... un po’ caricata, sempre tirato.
Purtroppo essendo "bas", soffre di un evidente complesso di statura. Così per ovviare alla "vis comique" del "tappo", cerca di rimediare adottando tacchi alti e sottosuole nascoste per elevarsi. Cura molto il portamento: camminata ritto, sorriso splendente, si esercita in ogni momento ad atteggiare bocca e ganasce a un’espressione di gioconda cordialità. Ogni tanto... ahimè, forza un po’ troppo i muscoli facciali e gli capita di ingripparsi le mascelle, bloccate in un ghigno orrendo ed è costretto a sferrarsi manate pesanti sulla faccia per liberarsi dall’ingrippata. Oltretutto, ogni tanto, per troppa sicurezza di sè, inciampa in gaffes tremende, da seppellire di vergogna anche un elefante, ma lui non se ne accorge: (mimando stupore) "E perché, che c’è?!".
In fondo, come tutti i clown, è un candido sprovveduto, ma con una grande dote... quella del venditore, un bateleur, come dice in gergo Cajou, l’autore. Un piazzista di grande fascino attraverso il quale riesce a catturare attenzione e interesse della gente e riesce a vendere l’invendibile. A convincere il pubblico dello straordinario valore e qualità di tutto ciò che va offrendo, usa trucchi, gioca basso e giura, giura perfino sui figli! Sulla testa dei figli! "Che un fulmine di fuoco cada su questi miei innocenti se quel che dico non è la verità!", un fatto che impressiona... specie i figli... che hanno sempre la dissenteria. Siamo sempre nel clima surreale del circo.
Ma andando avanti ecco che un giorno si imbatte in un evento che cambia completamente il corso della sua vita. Qui l’autore rimane sul poco chiaro... anzi, quasi reticente. Ubu si incontra con personaggi non ben delineati, a metà fra un boss e la figura del genio della favola di Aladino. Ecco che appare ... VROM! "Oh mio dio, chi è?".
"Non chiedere nè chi sono nè da che minchia vegnu! Acchiappàsti dinari, falli fruttare ...e se nun ce riesci, tu si n’omm futtuto! (Fa il gesto di sgozzare) GNAC! Prendere o lasciare".
Ubu con grande coraggio accetta. Ritira il gran malloppo e si butta nell’avventura. Impegna i denari in ogni affare anche rischioso. Si butta nell’edilizia: fabbrica case e poi palazzi. Mette in piedi addirittura una mezza città. Si compera aree immense. A 'sto punto non gli resta che fondare una banca e appresso, una impresa d’assicurazione, un’agenzia di pubblicità e poi tre radio... che allora non c’era ancora la televisione. Tre radio intere! Con tutto che c’era il monopolio di Stato... per la legge, solo lo Stato poteva gestire le radio. Ma Ubu ha un amico politico che per lui è come un fratello che gli sforna una legge speciale, tutta a suo vantaggio. Questo amico si chiama Ubu Crax. In questo paese tutti si chiamano Ubu, è come un prefisso. Anche lo Stato si chiama Ubu, perfino le città: Ubu-ta, Ubu-bo, Ubu-ca...
Fatto sta che a 'sto punto Ubu bas si ritrova all’apice del successo: "Ma come hai fatto? Ma che forza! Sei un genio!".
Soltanto che questa spregiudicatezza sostenuta da una fortuna sfacciata lo spinge ad azzardi sconsiderati al limite della legalità. Alla fine si fa incastrare dentro un’inchiesta per corruzione. Lo portano sotto processo perché i giudici hanno le prove che due alti dirigenti di sue imprese, di Ubu, hanno corrotto due "Gendarm juane" - si dice in francese - cioè due gendarmi gialli... guardie di finanza. Hanno versato un sacco di quattrini a questi due finanzieri e anche ad un generale perché chiudessero un occhio su una imponente evasione fiscale. Durante il dibattimento i giudici presentano a Ubu le prove dell’inghippo. I primi a cedere e a parlare sono le Gendarm jaune, generale in testa: "Sì, è vero, ci siamo fatti corrompere. Abbiamo accettato 100 milioni a testa per metterci una pietra sopra, così da salvarli dal pagare le tasse per l’ammontare, allora, pari a 150 miliardi".
Attenti, siamo a prima della Seconda Guerra Mondiale. Pensate che cifra, proprio da capogiro!
Per finire, i due ufficiali e il generale vengono condannati a delle pene pesanti e anche i due alti dirigenti di Ubu vengono condannati. Lui no! è una storia paradossale... aha, aha... l’avete già capito... completamente assurda.
E come mai? Perché lui, Ubu, riesce a convincere i giudici che non ne sapeva niente.
"Ma come è possibile, i suoi manager gestiscono i suoi soldi, i suoi 300 milioni per corrompere a suo vantaggio e non glielo dicono?!"
"No! Non me lo hanno detto, ’sti furfanti!"
"Ma almeno tutti i soldi che questi suoi dirigenti hanno risparmiato dalle tasse, i miliardi, se li è trovati lì in cassa, belli impacchettati..."
"Sì, infatti mi sono meravigliato e ho esclamato sorpreso Ma da dove vengono tutti questi quattrini? E loro: è un dono della fata Morgana! Io amo le favole e ci ho creduto!".
E ci ha creduto anche il giudice! Aha, aha! E anche la gente! (Rivolto al pubblico) E scommetto che anche voi un po’ ci credete!
Fatto sta che questa sentenza ha procurato al nostro Ubu bas una grande carica di fiducia in se stesso, tanto da lanciarsi in operazioni sempre più azzardate: imprese acquistate e vendute, sempre al limite della legalità e quindi sempre più s’è ritrovato tampinato da inchieste di Polizia, Guardia di Finanza e giudici... tanto da sentirsi braccato, incastrato e allora, a 'sto punto ha deciso: "Qui se non risolvo con una trovata geniale, sono fottuto!" All’istante ha una folgorazione: "Mi butto in politica!"
Una trovata geniale, ma sconvolgente... tanto che il Presidente di questo Stato, uomo giusto e democratico ha sussultato: "Ma come!, questo Ubu bas, con tutto il potere economico di cui è in possesso, entra in politica?! E' contro le regole civili... Oltretutto fonda un partito: un partito che si definisce social- democratico-liberal-conservatore-cattolico-estremista... e anche un po’ razzista... Bel partito! Scende in campo - diceva il presidente - con ’sto partito, forte di mezzi, potere economico, tre radio per la propaganda... " C’era già allora il conflitto di interessi , non se ne parlava molto, specie davanti ai bambini, ma c’era! Era una terribile anomalia, tanto che il Presidente della repubblica non ha potuto trattenersi e alla fine ha esclamato: "Oeu! Oeu!"... omo di poche parole, ma incisive!
C’era molta gente che faceva commenti altrettanto indignati, ma Ubu va diritto per la sua strada e organizza quel suo partito spostando quei suoi impiegati ai posti di comando: un "Partito-azienda", come ama chiamarlo lui.
Ha messo in azione le sue tre radio con una propaganda tappeto e ha fatto impiastrare tutte le città con foto giganti della sua faccia...la sua faccia era dappertutto... come ti voltavi, Ubu di qua, Ubu di là. Te lo trovavi sui tram, alla stazione, perfino nel cesso, molto ringiovanito, che ti guardava mentre facevi pipì.
Insomma era in piedi una campagna elettorale in grande stile. I dirigenti della sinistra osservavano indignati: "Ma che ostentazione triviale quei manifesti pacchiani dappertutto! Che mancanza di stile..." e dopo un attimo si fanno fare fotografie giganti anche loro. Ma i posti per l’affissione ormai sono già tutti occupati da Ubu. Per farla breve, arriva il giorno del confronto elettorale... e Ubu vince! Vince le elezioni.
(Dopo una breve pausa, si rivolge al pubblico) Siete rimasti sorpresi?
Anche il Presidente della Repubblica dello stato di Ubu è rimasto sorpreso, tanto che fa: "Oeu, oeu, oeu!!!" Tre volte e in tonalità molto alta.
Molta gente contesta indignata: "Non si può assolutamente accettare una situazione del genere, siamo l’unico paese d’Europa ad approvare una simile illegalità. E' una vergogna!".
Ma invece un’altra gran quantità di cittadini diceva (quasi gridando): "Lasciatelo fare...", gente anche di sinistra moderata... c’era la sinistra moderata già allora. "Lasciatelo fare, se è riuscito così bene a farsi gli affari suoi, farà anche i nostri!"
Aha!, Aha! Così dice il testo di Cajou! Aha!, Aha!, che assurdo! Proprio cose dell’altro mondo!
Aha!, Aha!, A noi in Italia non sarebbe mai scappata una frase del genere perché noi siamo un popolo di scafati, abbiamo un’altra cultura... abbiamo già avuto personaggi che hanno fatto gli affari propri, promettendo di fare i nostri. Le fregature le abbiamo già prese! Aha!, Aha!, e uno se le ricorda! Noi sappiamo che se "uno è bravo a farsi gli affari propri", continuerà a farseli... o no?!
(Rivolto al pubblico) Da questa posizione, in proscenio, vi dirò che godo del privilegio di vedere chiaramente molta parte del pubblico seduto in platea... così un attimo fa, mentre recitavo "se uno è bravo a farsi gli affari propri, continuerà a farseli", una signora in terza fila ha sollevato le braccia per applaudire... poi si è bloccata con le mani tese nell’aria... il marito vicino a lei si è ritrovato nella stessa suspance e ha esclamato: "Oh, cazzo! Abbiamo sbagliato tutto!"
D’altra parte noi abbiamo un proverbio, un’espressione napoletana, ma che è diventata nazionale che dice: "Accà nisciuno è fesso!"Aha!, Aha!, è nazionale! Aha!, Aha!, come siamo strani. Vabbè!
Ma torniamo a Ubu bas, il nostro campione che ha vinto le elezioni e prende il potere. Viene eletto Presidente del Consiglio, è il suo posto... HOP! (mima il salto agile con il quale Ubu salta sulla poltrona più alta) "Son qua!" e si tira appresso nel Governo tutti i manager delle sue imprese... Il Governo-azienda!
E nel Governo piazza anche quattro avvocati del suo staff di difesa. Tutto casa, Camere e Senato! Tra questi avvocati ce ne sono due che hanno problemi con la giustizia... rischiano la galera. E lui li fa eleggere Senatori, che è assurdo! Dov’è quel Paese dove uno che ha problemi con la giustizia dice: "Mi faccio eleggere senatore così non mi toccano più!" Aha!, Aha!, (preso da fou rire) che assurdo! Una legge che dice: un senatore può essere messo sotto processo, ma non arrestato... "Alle udienze ci vado solo se mi garba... a farmi interrogare non ci vengo, come imputato neanche... ho altro da fare!" Aha!, Aha!, è la commedia di Cajou che lo racconta! è qui tutto scritto (mostra un mazzetto di fogli) non sto inventando niente.
Caligola in fondo è stato più accorto: ha fatto eleggere un cavallo senatore... ma poi quel cavallo non ha mai minacciato gli avversari politici gridando: "Come vinciamo, non faremo prigionieri!" nè ha mai ricusato i giudici che lo processavano.
Questo non è nel testo... ma nel testo c’è a 'sto punto un "coup de theatre", come dicono i francesi... E la trovata è che Ubu decide di imporre nuove leggi tutte a proprio vantaggio.
(Al pubblico) Lo sapevate di già, vero?!
La prima legge che modifica completamente è la Rogatoria. "Rogatoire", come dice Jean Jaques Cajou... essendo francese.
Ma cos’è ’sta rogatoria? Facciamo conto, immaginiamo che questo Ubu abbia truffato brutalmente la giustizia e abbia addirittura dato ordine al proprio avvocato... facciamo gli esagerati... due avvocati, l’ordine di buttarsi a corrompere niente meno che due giudici... aha, aha!... offre loro una gran mappata di quattrini per convincerli a favorire Ubu nell’asta per l’acquisto di un’impresa importantissima... a un prezzo di grande vantaggio... insomma un affare di centinaia di miliardi.
Ma ecco entrare in scena un altro gruppo di giudici che scopre la corruzione. E dove la scoprono? Facciamo una sparata di fantasia! La scoprono niente meno che in Svizzera. perché c’è una banca svizzera... aha, aha... pensate che idea!, una banca nella quale si trovano i documenti della cessione di denari per l’ammontare di miliardi dal conto degli avvocati di Ubu al conto dei giudici da corrompere. Pensate che incastrata! Oltretutto si scopre anche che i quattrini ai giudici sono stati versati da Ubu in persona!
Ma niente paura, dal momento che il nostro campione è diventato il Presidente del Consiglio, impone questa legge che cancella il diritto di rogatorie, cioè il diritto di ogni tribunale europeo di richiedere copia dei documenti che certifichino un reato, con il particolare però che le fotocopie in seguito alla nuova legge non hanno più valore. Lo hanno in tutti gli altri paesi d’Europa, ma per il nostro... Oh pardon, per quello di Ubu, no. Per il suo è valido solo il documento originale. Ma siccome, per legge, la Svizzera, anche oggi, non può cedere mai l’originale, ecco che il nostro tribunale, cioè, pardon! Oh dio che gaffe!... il tribunale dello Stato di Ubu è costretto a invalidare la documentazione di reato. La corruzione non è più sostenibile... cancellate le prove... il processo salta! "Liberi tutti!"... è il paese del bengodi! Aha, aha!... scusate m’è venuta una lacrima... ah... non riesco più a ridere.
Sappiate che Cajou, l’autore, chiama questa legge "scherzo da Previti"!
Ma andiamo avanti... Ubu e i suoi ministri sfornano un’altra legge: quella sul falso in bilancio. Voi dovete sapere che da imprenditore il nostro piccolo arraffa-tutto ha già subito più di un processo per falso in bilancio... ed è stato pure condannato. Ed ha ancora processi in corso per lo stesso reato. Ora che è a capo del Governo Ubu grida: "Basta!" e decreta che per legge il reato di falso in bilancio non esista più: via! Buttato all’aria! perché? perché è ora di lasciare libera la fantasia dei cittadini: ognuno deve poter dar sfogo alla propria creatività... quindi raccontare, in merito ai propri redditi, quel che gli pare... entrate, uscite, guadagni... inventarseli insomma. Fantasia e invenzione... basta con la grigia realtà! L’immaginazione al potere... libera... liberi tutti! Ognuno può raccontare le frottole che gli pare riguardo ai propri interessi. Anzi, elargisce un premio speciale a quelli che le raccontano più grosse. E devo dire che li vince tutti Ubu!
(Rivolto al pubblico, fingendo di puntare qua e là fra gli spettatori) io continuo a vedere in platea della gente perplessa... ho notato una signora che stava per applaudire e ancora una volta il marito che la blocca, sibilandole a mezza voce: "Buona, sta parlando di noi!". No, si parla di tutti... (si riprende come impacciato) scusate ma mi è venuto in mente... perdonate se faccio un salto mortale dal racconto paradossale di Ubu a quello egualmente grottesco dei nostri giorni... ma proprio in queste settimane si sta concretizzando il passaggio di consegne e poteri della nostra televisione di Stato. E in primo piano si concretizza a tormentone la faccia spiritata di Gasparri che dirige il trapasso come un vigile all’ora di punta (esegue un grammelot con poche parole comprensibili): "Haolopi citta la vinca storpia e quelo se crede, si parlo proprio di calarbuti va Santoro (fa il gesto con la mano di "vattene") ascarì bela e qua cosiccome la spirt ti alè, si propri a te... alè, alè Biagi (ripete il gesto di "vattene") fuori televischio, egual sgomebo anche rapido (fa il gesto di sollevare delle valige e di mettersi in moto) anda, a razzo Luttazzi... e appearto stario finì, alè, alè servazzi quasi vento anche Idro Montanelli... fora a zanchio (si arresta perplesso) come? è morto? (Breve pausa) Bene fuori anche la sua tomba! Adelà cogniatia si, struzza ... sì Porta a Porta, sì!"
(Rivolto al pubblico) Sì, avete ragione si capisce poco di quello che dice... è per via che parla troppo veloce? Anch’io credevo fosse questa la ragione del suoi impapocchiamento. In questi giorni ho parlato con un amico professore in glottologia che m’ha spiegato che questo sproloquiare incasinato di Gasparri non è dovuto tanto alla rapidità con cui parla ma piuttosto al fatto che il suo cervello non riesce a seguire le proprie parole che gli escono con troppa rapidità.
Qui mi devo arrestare un attimo per svelarvi un segreto... non posso più continuare con questa trasposizione allegorica (inizia a mimare l’azione di impastare la terra creta per poi plasmare un pupazzo di bassa statura)... forse l’avrete già intuito: Ubu è lui.
(Indica l’immaginario pupazzo e lo muove come a presentarlo al pubblico. Lo accarezza con ambo le mani come volesse forgiargli la testa, lo solleva di qualche centimetro) Scusate, ma devo infilargli i sopralzi nelle scarpe... ci tiene molto. A proposito di sopralzi... gli è successo un dramma poco fa che forse vi è sfuggito. Vi ricorderete senz’altro quando s’è ritrovato in Germania e ai giornalisti di mezzo mondo ha espresso il suo parere sul mondo islamico ed è sbottato ad esternare il pensiero suggeritogli dal suo consigliere spirituale Ubu-bozzo-badget: "Gli arabi sono antidemocratici, non hanno cultura... anzi possiedono una sottocultura di tipo ancestrale che al confronto di quella di noi occidentali è roba da basso Medioevo!" Bumpete! C’erano presente Ministri e rappresentanti altolocati dei vari Stati europei che son saltati letteralmente sulla sedia... facevano cenni disperati al nostro Presidente del Consiglio (mima il gesticolare disperato), ma lui se ne va avanti imperterrito a sbrodolare disprezzo contro i Mussulmani "beduini incivili".
"Ma cosa va dicendo? - tenta di frenarlo qualcuno - Arabi culturalmente inferiori? Nessuno gli ha mai detto che sono stati i creatori della scienza matematica, trigonometria, geometria... hanno calcolato per primi la circonferenza della terra, la distanza dalla luna e dal sole, il movimento degli astri? Ci hanno regalato concetti di alta filosofia, grandi poemi come "Le mille e una notte"...e lei Presidente va sputtanarli con disprezzo..." e un pezzo grosso americano incalza: "Ma dove ha la testa... proprio nel momento in cui Bush e il suo staff si stanno sbattendo come forsennati per convincere tutti i Paesi Mussulmani a far fronte unico contro il terrorismo, lei arriva qua come un bisonte nano a sbatterci tutto all’aria! Non se ne è accorto, ma qui c’erano una decina di rappresentanti dell’Islam e se ne sono andati bestemmiando come turchi!"
Ed ecco che il nostro Ubu italiota ha dovuto rimangiarsi tutto... Una figura! Vi ricordate quelle sue rimangiate, con l’ingoio a singhiozzo? Poveraccio, sempre col mal di stomaco... per giorni e giorni. E' costretto ad incontrare una commissione di Mussulmani e mediare arrampicandosi sui muri: "Credetemi, io non ho mai pronunciato quelle parole contro l’Islam!".
"Come non le ha pronunciate... abbiamo visto e ascoltato tutti in televisione quella sua sparata d’insulti..."
"Ma non erano espressioni mie... sono stati i comunisti che mi hanno doppiato!"
Qualche giorno fa poi è andato a compiere l’atto straordinario di riappacificazione: si è recato a far visita alla moschea massima di Roma... alla cattedrale dei mussulmani. L’avrete pur visto il servizio televisivo: arriva davanti al sacro luogo... lo fermano. "Che c’è?", "Deve togliersi le scarpe." (Pausa, poi al pubblico) No, non è una mia invenzione... c’è la ripresa televisiva (mima di cavarsi le scarpe), come si toglie le scarpe (esegue l’azione come a scendere da un gradino) ohp, ohp... i pantaloni sul fondo gli vanno a coprire tutto e i piedi spariscono! Due sporpole sballocchianti. Come si muove e viene in avanti... SBLOK, SBLOK. Entra. Quando si trova nel centro della navata... dell’emisfero sacro, inciampa (mima una rovinosa caduta) PATATONF! Frana in avanti, sbatte la faccia sul pavimento, il sedere per aria, ginocchioni rivolto verso la mecca... e tutti buttandosi carponi esclamano: "Allah è grandeeeee!!". Un trionfo. Si è salvato!
(Torna a ricomporre l’immagine del pupazzo. Lo accarezza sul cranio, lo cinge alle spalle, lo indica) Si è fatto da solo... (pausa, lo considera) poteva farsi meglio!
E' proprio basso, corto... soprattutto dal punto di vista morale... E' anche di bassa cultura.
Devo però ammettere che in certi momenti sa essere davvero geniale, spregiudicato allo schifo. L’idea di formare un governo coi fascisti riciclati, con i gomiti bloccati sopra le anche... se no gli scatta il tick del saluto (solleva le braccia a turno nel saluto romano), per non parlare poi dello stomaco di tirar dentro il Padano-Brianza-Bossi che è un Ubu-oeu! I discorsi di Bossi sono dei capolavori di truculenza comparata: "Ah, che el sia ciaro che qui àsta vaca-bestia di RAI, se non ci sganciate un para de cadreghe, nuialtri si smamma come levri e vi mandem a dar via el cü a tüti. E poe basta de rompere i cojon con ’sto fato che nun sarsmo una masa de razisti... sia ciaro che par mi poden vegnir dentro tüti, negher, marochin, cines... basta che me tiret via dai cojon i napolitan! No, quei... foera di bocul! No i podi supurtà. I vegne sü ne la nostra bela Padania, i roba, g’han mica voja de lavurà quei là... sèscriven nei coba... parlen ’sta lengua de teron... e poe i se scopeno le nostre done bianche!".
Beh, Ubu bas, il nostro Ubu bas, spesso quando tira fuori la sua vera natura è di uno spasso. Ineguagliabile, gioviale, amicone... alla mano. Basta vedere come s’è comportato qualche settimana fa, in occasione del Convegno europeo dei Ministri degli Esteri in Spagna... e lui, il nostro Presidente... Ubu-bas, s’è auto-nominato Ministro degli Esteri dopo aver sbattuto via quello consigliatogli dall’Agelli-Fiat. E' il primo caso della storia in cui un presidente del consiglio si becca anche il ruolo di ministro degli esteri! Mai accaduto! No, no, un momento... prima di lui Mussolini aveva fatto lo stesso: capo del consiglio, Capo della Farnesina. GNACK, (al pupazzo immaginario) non ti vergogni, copiare il duce? No, lo so che non lo sapevi. (Rivolto al pubblico) Non conosce la storia! Cultura zero! (Finge di battergli pacche sul cranio)...
Proseguiamo. Dicevo: lui si trova in Spagna con tutti i Ministri degli esteri... riunione informale... si annoia: "Basta con ’sta lagna... facciamo qualcosa di spiritoso! Tutti pronti per la foto di gruppo...in posa!" Qui c’è il Ministro spagnolo (indica davanti a sè) sulla destra, qui c’è quello francese. Appena dietro, a sinistra, l’inglese. "Pronti per lo scatto!" e lui, ’sto matto di Ubu-bas, che fa? Solleva la mano e TAC! (Fa le corna sull’immaginaria testa dello spagnolo) Aha, aha!, che simpatico! Ma non è finita. Con l’altra mano va ad infilare un dito nel sedere del Ministro francese... qui di fianco il francese sussulta: "Oue, parbleu!", lo bloccano al volo, appena in tempo. Allora lui, qui appena dietro c’è l’inglese... TAK! Una strizzatina ai coglioncini! Tanto che nella foto si vede il Ministro in questione che con le braccia spalancate in aria che fa: "Auahh".
Stupenda trovata, che stile... gaudio di classe sublime. La nostra reputazione all’estero, dopo questa geniale performance è salita alle stelle: corna, affondo gluteale, strizzatina d’orpelli. Tutti i nostri grandi geni del passato sono scattati fuori dalle loro tombe all’unisono applaudendo (cantando): "Si scoprono le tombe e si levano i morti!"...
Ma il nostro Ubu non si ferma qui, ha proposto un nuovo intrattenimento spettacolare: nel prossimo convegno ci sarà una gara collettiva a chi farà pipì più lontano. Tutti i ministri schierati sul balcone... foto di gruppo! E la sera un concerto di scorreggine. E vaiiii!
In tutta questa faccenda però, c’è un atteggiamento che davvero non mi riesce di sopportare: il vittimismo di questo Ubu. (Ridisegnando plasticamente il pupazzo)Sì, sto parlando di te! Ma ti pare bello andare intorno come vai facendo da più di un mese, per tutta l’Europa a raccontare certe panzane! (polemizzando col pupazzo Ubu) Ah no? Son peggio di panzane (rivolto al pubblico) diteglielo anche voi: ’sto falsone scatenato è andato a dire un po’ dappertutto che in Italia c’è una coalizione che gli vuol stroncare le gambe.
Tanto per cominciare nella giustizia si sono infiltrati un sacco di giudici comunisti, provenienti dalla Russia: nei giornali cosiddetti indipendenti dal direttore al fattorino sono tutti comunisti. Anche alla Rai, fino all’altro ieri il potere era in mano ai comunisti. All’estero poi, le Monde in Francia è comunista, El Mundo in Spagna è un covo di rossi estremisti. In Germania La Roiter... comunista. Non parliamo poi in Inghilterra, tutti i quotidiani comprese le riviste porno... comuniste. Anche la Regina è comunista! Tant’è che è iscritta ai Cobas!
E tutta 'sta congrega è nelle mani di D’Alema. E' lui che gestisce. E' risaputo che quando D’Alema si incazza ordina: sparategli addosso! Fuoco a volontà! E tutti scrivono articoli di fuoco! Un linciaggio!
(Si rivolge al pupazzo massaggiandogli il capo) Hai capito 'sto bastardo comunista?! (scoppia a ridere, quasi singhiozzando) D’Alema comunista! (poi esplode con una gran danza e saltella impazzito, indica il pupazzo) Solo lui vede comunisti! (mimando di scuotere il pupazzo) Non ci sono più i comunisti! Ah ah ah aha!!!
A parte che tu, invece di insultarlo dovresti baciare la terra dove mette i piedi, a D’Alema. Sei irriconoscente! Ma andiamo, D’Alema e i suoi ministri... e tutto il suo partito, e l’ala moderata un po’ di centrosinistra, un po’ a destra... sempre al confine... col culo che ogni tanto s’affaccia dall’altra parte... tira di qua... spinge di là... passo, non passo... ripasso!
Dicevo, non dimenticare che D’Alema è rimasto quattro anni al governo... e in tutto questo tempo aveva il sacrosanto dovere di varare una legge contro il conflitto d’interesse. Era un dovere costituzionale, civile. Per metterci a pari con tutte le altre nazioni europee. E invece: "Ma no, non c’è fretta... perché dargli una simile stangata povero Ubu... tanto avere tre televisioni, non è poi questo gran vantaggio. Con quattro trasmissioni in più mica condizioni gli elettori... Oramai la gente ragiona con la propria testa... mica siamo in America dove il pubblico lo imbesuisci con gli spot e con gli slogan a tormentone. (A gran voce) Tiè l’America!! (scoppia a piangere)
Se non ci fosse stato D’Alema col cavolo che tu saresti diventato Presidente del Consiglio del Governo italiano!
(Quindi riprendendosi) Ma tutti tranquilli: c’è una buona notizia. Ubu ha dichiarato che a giorni risolverà personalmente il conflitto di interessi. Venderà due televisioni. Due televisioni di stato!... è spiritoso! Ma io non so, non riesco a sentirmi sereno... Anzi, ho come un gran magone. Ho un’angoscia, un incubo... anche quando dormo. Non so se è capitato anche a voi: mi sogno di svegliarmi da un sogno... e continuo a sognare. Nel primo sogno vivo una situazione di grigiore disperata... sogno di ritrovarmi come ora: un governo che fa, disfa come gli pare... una opposizione in strambola... operai che rischiano il licenziamento. Scuola azienda... ospedali azienda, si ricomincia con la corruzione, le tangenti, processi che saltano, ricominciano a scoppiare le bombe...
Poi di colpo mi sveglio... non era vero niente, solo un incubo... è tutto tranquillo, c’è un buon governo democratico... niente leggi da Banda Bassotti... i furbi e i ladroni in galera... Ubu non c’è più... e rido, rido! E il guaio che dopo mi sveglio davvero... e ricomincia l’incubo.
Ma non lasciamoci abbattere! Su con la vita. Siamo sempre un gran popolo dopo tutto, pieno di risorse. A parte che dopo l’exploit del nostro Ubu in Spagna sono un po’ preoccupato: come arrivo all’estero (a gran voce) Un italiano! (Si porta velocissimo le mani sulla testa, sul pube e sui glutei) Ma lo faranno solo per scherzare. D’altronde le ultime volte che ho passato la frontiera, sia in Francia che in Germania sentivo intorno a me un grande affetto: "Italiano?" e io: "Sì!" "Oh, che popolo stupendo! E che carattere che avete. Davvero invidiabile. Ve ne succedono di tutti i colori e voi sempre lì... sereni. Impressionante la fiducia che dimostrate... fiducia nelle promesse che vi fanno... fede nei governanti... veramente bello sentirvi così disposti a ridare fiducia a quelli che vi hanno già fregati... siete splendidi, vitali, solari... e anche un po’ coglioni."
Ma la nostra reputazione all’estero è esplosa in modo inimmaginabile con Vanna Marchi. è diventato il nostro emblema. Non avete idea l’interesse che ha suscitato all’estero la vicenda di questa donna fenomeno. Ci sono ancora oggi i giornali ricolmi della sua biografia. Sanno tutto: che è già stata in galera per truffa, tempo fa. è uscita di galera dichiarando "In questi mesi ho meditato sui miei errori. Ho imparato molto". E immediatamente ha fatto un contratto con una televisione, una piccola emittente di provincia, a scopo pubblicitario. In sei anni mostrandosi su quel network da quattro soldi è riuscita a incastrare una cosa come trecentomila persone. Le ha imbesuite, fottute, promettendo loro quattrini, successo, lavoro sicuro, pace e serenità in famiglia. Guarigioni miracolose, fortuna sfacciata a qualsiasi gioco, un avvenire radioso. E a botte da gran banditore 'sta donna s’è portata a casa, meglio dire: "rapinato" più di 180 miliardi. Tutto, soltanto, sulla fiducia: promettendo la luna, commuovendosi. Giurando sui propri figli! (breve pausa) No, questo è un brevetto di Ubu, non si tocca.
Sì, dicevo, ’sta volpastra, per mezzo di una piccola televisione di provincia (salendo di tono) pensa se avesse avuto a disposizione tre televisioni nazionali! Aleèèèhhhaaa....
Fine.

Dario Fo



Ubù Berlusconi

In un certo senso, Berlusconi non esiste. O meglio, esiste un corpo sociale, un dispositivo psicologico che lo ha partorito. Esiste una domanda collettiva di incoscienza e incolumità. Esiste la garanzia che nessuno ci punisca se si tocca il culo alle donne o si fa cucù a un capo di Stato (Angela Merkel). Esiste, in poche parole, l’Italia. E l’Italia non muore. Quindi non muore neanche Berlusconi.
Può estinguersi il Pdl, può cadere il governo, possono nascere altre alleanze, ma il potere simbolico di B. è destinato a resistere al tempo. Ne può uscire ammaccato, con qualche graffiatura, con un sorriso meno smagliante, leggermente più cereo, un po’ invecchiato, ma il fantoccio del signor B. ormai è ben piantato nel nostro immaginario, perché non l’abbiamo subito ma creato, gonfiandolo a dismisura, ebbri di felicità.
Nessuno ci ha impedito di fabbricarci il nostro Ubu Re, il padrone-servo dei nostri bassifondi onirici. Non ce lo ha impedito la Sinistra, che si è limitata ad alzare la bacchetta dei maestri saccenti tutte le volte che gli scolari svogliati diventati presidi (è chiaro che tutto il berlusconismo ha significato la rivincita degli ultimi della classe) si prendevano eccessive libertà. Non ce l’ha impedito l’Europa e neanche l’America né il mondo tutto, che ha sfilato col G8 all’Aquila, partecipando al più nefasto banchetto della storia italiana, pascendosi dei resti dei cittadini abruzzesi massacrati da troppi terremoti. Non ce l’ha impedito il nostro oscuro senso del pudore che è sintomo di una doppia morale ben radicata nei nostri animi.
In un certo senso, mentre lo impalano e lo additano come esempio di vergogna sociale, tutti ci invidiano un po’ Berlusconi. Perché nessuno si è spinto “fino a questo punto” senza farsi mai male.
Tutto ciò è stato possibile perché, semplicemente, Berlusconi, non porta con sé un corpo reale, capace di soffrire e di provare dolore o vergogna, ma un corpo-monstre. In questo senso, è una incarnazione perfetta delle più sofisticate (e ancora tutte da studiare) forme del potere, dove il simulacro ha completamente preso il posto del reale.
Con tutta la buona volontà, è difficile pensare che Silvio Berlusconi sia un equivalente di Nicolas Sarkozy o di Angela Merkel, perché Sarkozy e Merkel appartengono ancora ad un universo tangibile di segni.
In questo senso, l’Italia è all’avanguardia. In fondo, lo è sempre stata. Se pensiamo alla marionetta di Totò o ai tanti personaggi “simpatici”, refrattari alle regole, della commedia all’italiana, capiamo che esiste un’anomalia italiana.
Nel suo bellissimo libro su Sordi, Goffredo Fofi parlava proprio della maschera di Sordi come incarnazione di uno spirito nazionale capace di lavorare su un diffuso senso di incolumità e su un puro istinto sopravvivenza, aggirando le tentazioni del tragico.
Ora, rispetto ai modelli classici della commedia all’italiana (fenomeno cinematografico che è esistito solo in Italia), il signor B. è una evoluzione, un capolavoro di estetica avanguardista. Una sintesi che poteva prendere piede solo nel laboratorio-Italia: un Ubu Re passato dalla fabbrica di Dino Risi.
Nella parabola tragico-comica inventata da Alfred Jarry, Ubu Re è una creatura demente che diventa “non si sa come re” di Polonia e di Aragona, arrivando a buttare nella botola i magistrati, cancellando tutti i diritti, “decervellando” i sudditi e auto-proclamandosi “padrone unico delle finanze”. Nonostante l’imbecillità catastrofica, nessuno riuscirà a fermarlo. Perché la sua forza non è nell’ “io” ma nel corpo collettivo.
Quando, nell’”Ubu incatenato”, il re stolto tenterà di capovolgere la situazione facendosi schiavo degli uomini liberi, accadrà una cosa inaudita: incapaci di godersi la propria libertà senza una proiezione simbolica, un fantoccio da venerare, gli uomini liberi decideranno di chiudersi in prigione assieme a Padre Ubu, per incoronarlo nuovamente Re.
La favola “patafisica” di Jarry ci dice una verità semplice: dietro il pupazzo di un tiranno, può non esserci un uomo in carne ed ossa, ma un istinto collettivo di schiavitù camuffato da anelito di libertà. Insomma, sono gli altri a tenere in vita il fantoccio.
Questo è Ubu Re. Questo è Jarry. Ma il signor B. non è, ovviamente, portatore di una demenza marionettistica. Al contrario, ha dimostrato astuzia politica e doti strategiche. Tutto questo però sembra essere avvenuto a sua insaputa, per doti miracolose.
Il potere che Berlusconi si è costruito nel tempo è, evidentemente, il frutto di uno spropositato, fluviale, inarrestabile, conferimento di potere. Come Ubu incatenato, Berlusconi è vittima dei suoi stessi sudditi, di quei vassalli che non riescono a liberarsi di lui e lo issano sul trono per mostrare come vorrebbero essere e non riescono ad essere.
Qui entra in campo il discorso della sessualità. I ripetuti scandali di palazzo Grazioli hanno fatto il giro del mondo. Come è possibile che tutto ciò non abbia subito un freno? A quale istinto profondo del Paese dobbiamo fare riferimento per arrivare a capire di che cosa veramente si parla quando si parla del sesso del signor B?
In ogni casa, ogni santa sera che Dio ha mandato in terra, non si è fatto altro che ficcarsi nel letto di B. e delle sue escort. Ora, una cosa è pretendere che un capo di governo non menta al paese, che non usi il suo potere per abusare del corpo femminile, altra è cadere nell’ossessione di un Berlusconi sempre attivo e sempre funzionante. E’ evidente che il potere sessuale (e quindi il potere-potere) del signor B. viene amplificato all’ennesima potenza ad ogni dibattito pubblico o privato. Tutti abbiamo contribuito a farla funzionare, questa immagine di un capo di governo priapesco e famelico, attraverso una coazione linguistica che rivela, alla fine, una povertà d’immaginario. Come in una interminabile seduta da bar, ci siamo seduti davanti alla tv e ci siamo fatte grasse risate, non sapendo che anche il sarcasmo o l’indignazione costituivano, alla fine, una variazione comportamentale del compiacimento.
Il fantoccio del signor B. gonfiato in maniera sproporzionata e folle non ci abbandonerà più. Come Padre Ubu, che teneva la propria Coscienza in valigia e le permetteva di uscire solo ogni tanto per farsi dare qualche consiglio che poi regolarmente non seguiva (“Coscienza mia, dove siete? Controventraglia, mi davate dei buoni consigli. Faremo penitenza e restituiremo fra le nostre mani qualche briciola di ciò che abbiamo preso. Non decervelleremo più”), il signor B può permettersi di vivere una vita senza psiche, e quindi senza vero corpo (perché la psiche, a differenza dell’anima, il corpo ce lo deve avere per forza). In questo senso, ci appare come una stupefacente macchina avanguardistica che, anche quando lui, Silvio Berlusconi, non ci sarà più, continuerà ad esistere, ossigenata e spolverata da una schiera di adepti riuniti nei sottoscala del nostro immaginario, là dove convivono allegramente Pierino e la maestra tettona, i mostri e i nuovi mostri di Risi, la maschera di Sordi, il bestiale senso degli affari, una politica alternativa senza sangue e un salutare imperituro impudico irriverente e, per certi versi, catartico bisogno di prendere la vita come fosse un gioco.

Katia Ippaso


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