C'è una parte di mondo che è come non esistesse, c'è un enorme continente che è come un buco nero, sappiamo che è lì, ma da esso difficilmente ci arrivano notizie. Questa parte di mondo, questo continente dimenticato è l'Africa. Un continente stuprato, depredato, razziato e devastato. Spogliato di tutto. Un continente in cui in estinzione non ci sono solo le specie animali, ma interi popoli. E non per un cataclisma naturale o un fenomeno biologico, ma per mano e responsabilità umane!
Ci sono interi Paesi ormai clinicamente morti, come il Rwanda. Ci sono mattatoi a cielo aperto dove le persone diventano carne da macello. Ammazzatoi, carneficine, stragi, sterminii quotidiani in Liberia, Angola, Somalia, Sierra Leone, Sudan... Intere etnie, come i Tuaregh del Niger e del Mali, scompaiono come fossero antilopi o gazzelle. Intere popolazioni vivono in esilio o rifugiate in enormi campi profughi, come per la Guinea Equatoriale, il Togo e la regione del Darfur. Chi ha responsabilità di tutto questo? Chi ha causato crimini, ecatombe, rovine e disastri? Chi è in debito?
I Paesi ricchi! Gli stessi che ora fanno finta di niente e continuano imperterriti nell'opera di sfruttamento. Hanno abusato di un continente secondo il proprio interesse, lo hanno diviso, ritagliato e cucito come il patchwork di un sarto impazzito, hanno deportato e schiavizzato la popolazione, hanno depredato risorse.
Alla Conferenza di Berlino che nel 1885 decideva le sorti dell'Africa non c'era un africano che fosse uno! Agli africani non si riconoscevano diritti umani e civili, né individuali né collettivi. Gli africani erano come le gazzelle e le antilopi, parte del paesaggio e del patrimonio faunistico. Invece vennero ben stabiliti e regolati i diritti di navigazione, i traffici commerciali e lo sfruttamento delle ricchezze naturali. Unica condizione per la costituzione di protettorati e colonie era il rispetto del libero commercio!
Si arrivò anche a riconoscere ad una società commerciale privata il diritto di creare uno Stato “in nome della civiltà”! Quale civiltà? Il Congo nacque come proprietà personale(!) di Leopoldo del Belgio, una specie di feudo, un possedimento di famiglia, terra, piante, animali, persone e cose. Caucciù, schiavi, mogano, ebano, diamanti, le ricchezze del Congo finirono in proprietà, palazzi, opere d'arte e tesori che oggi si trovano a Bruxelles, Ostenda o Anversa. Chi è in debito con chi?
Militari, diplomatici, commercianti, missionari... l'Africa è sempre stata la posta in gioco, ma di quale gioco? L'Africa se non fosse per i freddi calcoli dello sfruttamento sembrerebbe un'astrazione geografica. Interessa per le ricchezze, per i traffici, per il profitto. La via delle Indie, il controllo del Capo di Buona Speranza, e poi il canale di Suez, lo scalo di Zanzibar. Gli interessi commerciali hanno perfino legittimato guerre ed invasioni per il controllo dello spazio economico africano. E non parliamo poi della schiavitù, praticata in assoluta serenità di spirito per oltre tre secoli. Un commercio vergognoso, contrario alla dignità umana, ma dai lauti proventi. Dove sono finiti i profitti di quel sangue? Dove stanno le enormi fortune della tratta degli schiavi? Chi è in debito con chi?
E non si dica che la colonizzazione ha portato sviluppo e civiltà. Le colonie erano apparati di sfruttamento e rapina che necessitavano per il proprio funzionamento di forze militari e di polizia, servizi di dogana, strutture amministrative e burocratiche. Posto che le colonie, come fossero delle società commerciali, dovevano rappresentare un saldo attivo per la nazione occupante, chi doveva pagare il conto dell'oppressione? Semplice: gli oppressi! Nero su bianco, e non solo per modo di dire... La Francia aveva una legge che obbligava le colonie a sostenere tutte le spese della propria amministrazione, mentre i proventi, quelli andavano alla madrepatria! Chi è in debito con chi?
La creazione delle colonie fece sorgere all'improvviso delle barriere doganali e tutti i rapporti commerciali esistenti prima dell'arrivo dell'uomo bianco furono alterati e annientati. Gli africani, contrariamente a quello che si è sempre voluto far credere, non erano animali allo stato brado, ma avevano già una loro geografia politica ed economica. Il colonialismo l'ha annientata! Paesi come il Sahel, il Mali, il Ciad che avevano una florida economia locale fatta di scambio e relazioni commerciali con le coste dell'Africa mediterranea si ritrovarono all'improvviso la via sbarrata e città prima ricche e produttive come Timbuctù, Djenné, Gao decaddero e impoverirono. All'inverso, speculazioni e sfruttamenti economici in funzione delle aree coloniali di occupazione fissarono rapporti tra regioni che in precedenza non avevano nulla in comune. In compenso avevano tanto in comune la Société Commercialen dell'Ouest African, l'Union Minière, la Compagnie Française de l'Afrique Occidentale, la Compagnia dell'Africa Unita (ma noi oggi la conosciamo meglio come Unilever! I ladri cambiano nome). Chi è in debito con chi?
E poi l'Africa serbatoio. Le miniere e i giacimenti dello Zambia, dell'ex Zaire, del Katanga, del Sud Africa, del Kenya, della Rhodesia. Le terre (come oggi nel Chapas degli indios) in quattro e quattr'otto venivano dichiarate demaniali, gli occupanti indigeni scacciati e infine, dopo essere stati ridotti alla fame e all'indigenza, costretti a lavorare come braccianti o nelle miniere, ma solo se si comportavano con mansueta gratitudine. Chi è in debito con chi?
Ben presto ci si accorse che il colonialismo era poco vantaggioso, perché richiedeva una presenza che, oltre che invisa, non era necessaria. Lo sfruttamento poteva essere benissimo portato avanti dalle grandi multinazionali del neoliberismo servendosi della complicità e collaborazione degli stessi governi africani. Quando venne dichiarata l'indipendenza del Congo su quattordici milioni di abitanti c'erano solo quattordici diplomati e nessun laureato! E' evidente che in questo modo non si dà indipendenza, ma al contrario si creano le premesse della futura dipendenza. Immagino le risate nei consigli d'amministrazione della Unilever, della Dole o della De Beers: ragazzi, a questi gli possiamo far firmare quello che vogliamo! L'indipendenza come frutto avvelenato, come trappola per la neo-colonizzazione economica. La frusta è così passata direttamente dal negriero coloniale al dittatore sanguinario e analfabeta: Bokassa, Idi Amin Dada, Macias Nguema, ecc.. Tutti sorretti con soldi e mitra occidentali e accolti a braccia aperte dai governanti dei Paesi ricchi! Chi è in debito con chi?
Un continente dalle incalcolabili ricchezze oggi non riesce a mantenere in vita e garantire un minimo di benessere ai suoi figli. Un'enorme umanità è stata portata al fallimento dopo essere stata privata anche dell'identità culturale. L'homo africanus non esiste più, fagocitato e spersonalizzato dal peso oppressivo della schiavitù e dominazione prima e della società dei consumi ora. Adesso è in atto una seconda colonizzazione, più subdola e ipocrita, più dissimulata ma parimenti venale. E' una colonizzazione strisciante e più pericolosa della prima perché questa agisce sulla mentalità, sulla cultura, sull'identità. Una colonizzazione che crea dipendenza e assuefazione, inficia il comportamento dell'individuo omologandone la matrice. Provate a chiedere a Obama se lui sa chi è, provate a immaginarvi con che occhi guarda i suoi parenti poveri africani, provate a immaginarvi la confusione che ha in testa quando afferma di essere americano! E per quelli rimasti in Africa le cose non vanno meglio. L'impatto violento con il neoliberismo ha finito per disgregare i valori, le tradizioni, gli ideali e i codici di comportamento egli africani. Ha creato personalità senza passato e prive di scrupoli che hanno solo il miraggio del benessere e della ricchezza come terra promessa e ha dato vita a regimi sanguinari e dittatoriali in cui non è possibile costruire nulla di stabile. La via africana al neoliberismo è molto semplice: la società si divide in due classi, chi ha un'arma e chi no. Chi ha un'arma partecipa al bottino ed è padrone della vita di chi un'arma non ce l'ha. Di nuovo e sempre, vittime! Ancora e sempre: chi è in debito? ( D*)
Chi è in debito con chi?
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sembra il gioco in cui ..il bianco vince sul nero.....ma un gioco non è!....il bianco si riterrà sempre superiore..... su tutto e tutti....ormai è un dato di fatto!le cose che non riesce a controllare... prova ad eliminarle, sottometterle, però ...a volte... pure con una manina ...nera...o gialla... o come vuoi... R
RispondiEliminaA me piacciono tutti i colori del mondo, meglio se mescolati...
RispondiEliminaCiao, D.