El más hermosa de todas las dudas es cuando los débiles y desalentados levantan su cabeza y dejan de creer en la fuerza de sus opresores.
Il più bello di tutti i dubbi è quando i deboli e i disperati sollevano la testa e smettono di credere nella forza dei loro oppressori.
Bertolt Brecht
Relazione di Don Durito de La Lacandona per il tavolo n° 7:
"Cultura e Mezzi di Comunicazione nella Transizione alla Democrazia".
Luglio raccoglie l'umida eredità del notturno giugno e senza dubbio permette che qualcosa del sole filtri nel grigio del giorno. La luna offre, come consolazione per la sua assenza, la nostalgia di ceibas e fango. Un satellite della fallita intelligenza militare si annoia e sbadiglia ostentatamente. Laggiù, si indovinano uomini e donne che parlano e ascoltano, camminano, s'inciampano e camminano di nuovo, cercano. Cercano molte cose, per esempio, cercano di incontrare quello che cercano.
Sembrano allegri in questa ricerca. Non si vede niente di speciale in loro, sembrano uomini e donne comuni, qualsiasi. Bene, sembra che qualcuno di loro sia particolarmente nasone, però al di là di questi dettagli tutto pare normale. Sì, potremmo dire che il Potere può stare tranquillo. Non si segnala nessun pericolo importante, non ci sono armi nè niente di simile, solo parole.
Bene, credo che oggi sarà un giorno normale, un giorno e una notte con uomini e donne che parlano.
Un momento! Che cosa sta uscendo dalla fessura della porta di costui che chiamano il Subcomandante? È uno scarafaggio? No. I potenti apparati elettronici del satellite cominciano ad analizzare tutti i dati: grandezza, peso specifico, struttura, forma, velocità, cadenza e gli eccetera che questo complicato software ha incorporato per giustificare il suo elevato prezzo. Questione di secondi, lo speciale computer finisce di confermare tutti i dati ed inizia a confrontarli con il gigantesco archivio che contiene i dati di tutti i possibili e probabili nemici del Potere e delle loro buone abitudini. All'improvviso suonano gli allarmi e s'accendono lampadine multicolori. Uno penserebbe che si tratta di un albero di Natale se non fosse che sullo schermo si legge chiaramente: "Pericolo supremo!" .
Il computer sembra ciberneticamente terrorizzato. Nelle grandi capitali, la superbia attiva i suoi piani di ultradifesa. I centri finanziari registrano la peggiore catastrofe della loro storia. Unità militari fortemente armate prendono nervosamente posizione lungo tutte le frontiere. Che succede? In tutti gli schermi appare la risposta:
"Pericolo supremo! Durito. Pericolo supremo! Durito". Vedere "D" di "Don", di "Durito", "Desfacedor de enturtos (Giustiziere, riparatore, di torti)" , "E" di "Escarabajo (Scarafaggio)" e di "Emergenza", "A"di "Andante cavalleria" e di "Allarme rosso!"
- Questo satellite è un imbecille - mi dice Durito mentre si toglie l'impermeabile e lascia una piccola pozzangherina d'acqua sul pavimento. -Ma guarda un po', confondermi con uno scarafaggio...
- Che cosa leggi? - domanda Durito, già seduto su una spalla mentre si accende la sua piccola pipa. Io non rispondo, Gli mostro la copertina del libro dove si legge Bertolt Brecht . Storie da calendario. 19/5/49. Mercoledì.
- Ah! Il mio collega Bertolo... - sospira Durito mentre inizia a controllare il mio zaino.
- E si può sapere che stai cercando? - domando mentre chiudo il libro.
- Tabacco - risponde laconicamente Durito.
- Non ne ho - rispondo mentendo, però è inutile. Durito ha già trovato un sacchetto di tabacco scuro e comincia a riempirsene le bisacce.
- E si può sapere come sei arrivato fin qui? - Durito inizia a trasformarsi man mano avanza il suo monologo.
- Io sono il grande Don Durito de La Lacandona. Il mio Cid redivivo, colui che di buon ora si è cinto con la spada. Io sono il padrone e signore dell'inconfessabile ed appassionato sogno delle femmine di tutte le età. Colui di fronte al cui passo i maschi scoprono la testa e si riconoscono imperfetti. L'eroe che rimpicciolisce qualsiasi superficie neoliberale nell'immaginazione dei bimbi. Io sono il fortunato, colui la cui spada supererà le prodezze di Don Rodrigo Diaz de Vivar, di Minaya, di Martin Antolinez, di Pedro Bermudez e di Muño Gustioc. Io sono colui che è temuto dal villano d'Irlanda, l'incubo del ladro che si nasconde a Manhattan. Io sono colui che è nato nel momento giusto. Io sono l'ultima speranza e la prima di tutti gli sventurati e nasoni scudieri che vagano senza meta né fine. Io sono...
- Uno scarabeo che può essere confuso con uno scarafaggio - dico con rancore.
Durito interrompe il suo discorso e si volta a guardarmi sconcertato.
- Che ti succede? - domanda dopo uno sbuffo di fumo.
Io mi vergogno e gli rispondo: -È che devo presentare una relazione per il Tavolo della Cultura e dei Mezzi di Comunicazione nella Transizione alla Democrazia e non ho niente di pronto.
- Ah! Lo sapevo! Vossignoria si ritrova a preparare un grave sermone e la vostra anacronistica superbia vi impedisce di ricorrere al migliore e supremo paradigma della sublime arte della cavalleria errante. E dimmi, mio elefantino scudiero: Perché lasciate che l'angoscia arrivi al vostro asfissiato petto? Forse ignorate che proprio per soccorrere i derelitti, il saggio destino ha creduto bene di scegliere fra gli esseri umani coloro che riuniscono ingegno, valore, gagliarda presenza, bontà di cuore, intelligenza, audacia e...
- Una dura corazza? - interrompo perché so bene che Durito può andare avanti ore intere parlando delle virtù che richiede ed esige la cavalleria errante, però tutti sappiamo che il tempo per gli interventi nei tavoli è limitato a pochi minuti. Durito si blocca e cade nella mia trappola.
- Bene, un'armatura luccicante e solida è necessaria a qualsiasi cavaliere errante. Lo sanno tutti, e non vedo perché la saggia natura non ne dovrebbe aver tenuto conto. Ma, dov'ero rimasto?
- Che mi aiutavi nella relazione per il tavolo di Cultura e Mezzi di Comunicazione - lo incito.
- Sì? - Durito esita - Bene, sarà così; non credo che un ignorante scudiero ci provi ad ingannare il suo signore.
- Giammai, mio signore - dico con una profonda riverenza.
- Bene, lasciami provare a vedere che cosa posso trovare per un così strampalato tema -Durito scende dalla mia spalla e sale sul tavolo.
Dall'interno della sua 'armatura(?)' Durito tira fuori un minimicrocomputerino.
Non posso non sorprendermi e dire: - Ma tu hai il computer?
- Ma naturalmente, gaglioffo! Noi, cavalieri erranti, dobbiamo modernizzarci per svolgere meglio il nostro lavoro. Però non interrompete... - Durito si mette a battere e battere sui tasti.
Io cerco di sonnecchiare un poco. Qualcuno poi ha scritto che quella notte la luna era piena. Dopo un po' mi sveglio per un incubo: Zedillo si autorieleggeva con un ampio margine nel 2.000, dopo un'intelligente campagna elettorale centrata sul benessere della famiglia, la pace sociale e la lotta alla corruzione. Sussultando mi sono guardato tutto attorno. Sul tavolino Durito continuava a scrivere al computer. Tra uno sbadiglio e l'altro gli domando:
- Hai già trovato qualcosa che serva per la relazione?
- Relazione? Quale relazione? - domanda Durito senza distrarre gli occhi dallo schermo del minimicrocomputerino.
Disperato gli dico: - Ma come, che relazione? Quella della Cultura e dei Mezzi di Comunicazione! Ma come, non stavi cercando nel tuo computer?
- Cercando nel computer? - dice e non domanda Durito, imitando l'Olivio.
Continua senza voltarsi a guardarmi mentre dice: - Chiaro che no! Quello che sto facendo al computer è giocare. Mi hanno appena regalato un programma dove gli scarabei sconfiggono gli stivali...
Mi metto a piagnucolare: - Però Durito, se non mi presento con una relazione per quel tavolo, nella riunione dei coordinatori mi faranno a pezzi. Di per se' son già condannato...Snif ... Snif... Snif.
- Già, già - mi consola Durito con manatine sulla spalla. - Non vi preoccupate. Io saprò liberarvi da sì grande sermone...
- Mi farai una relazione scritta - gli chiedo fiducioso.
- Neanche per sogno! Vi darò una nota di giustificazione affinché i coordinatori non vi picchino troppo forte. Soprattutto adesso che siamo tutti nell'ottica di rafforzare la via pacifica... -.
Io sospiro con rassegnazione. Durito rimane lì a guardarmi un momento e poi dice: - Bene, non fare così. Ecco qui la relazione. - Durito tira fuori delle pagine scritte e me le presenta.
Con maldissimulata ansietà le prendo e, balbettando, cerco di manifestargli la mia gratitudine: - Grazie Durito! Non sai quanto...! Un momento! Ma cos'è 'sta storia che la relazione è firmata da Don Durito de La Lacandona e Bertolt Brecht?
- Cosa c'è di strano? - dice Durito riaccendendo la sua pipa - Non hai mai sentito parlare di relazioni congiunte? Bene, questa è una di quelle...
- Ma Durito, Bertolt Brecht è morto molti anni fa... - lo rimbrotto.
- Quaranta, per essere precisi. Lo so, la relazione l'abbiamo cominciata quando è finita la Seconda Guerra Mondiale e non l'abbiamo potuta finire. Bene, devo avvisare che Brecht si limitava a trascrivere quanto io gli dettavo. Qualcosa di molto simile a ciò che fai tu adesso. Ma questo dettaglio non renderlo pubblico. Non sarebbe giusto che, nella celebrazione del novantottesimo anniversario della sua nascita, si sapesse che alcuni testi di Bertolt, in realtà, sono miei.
- Durito ... - gli dico con incredulità e biasimo. Lui fa come se niente fosse.
- Niente, niente. Non insistere, non rendere pubblico il debito che ha con me la cultura universale. Noi cavalieri erranti dobbiamo essere modesti, perciò non dire che la relazione è solo mia. Scrivi lì che è dei due. Inoltre per dare l'idea della veridicità del lavoro collettivo, separerò il testo pubblicato nel 1949 dall'altro brano, che è quanto ho aggiunto in queste ore. E adesso scusami, devo ritirarmi poiché in queste notti fredde ed insonni, devo vedere se qualche donzella ha bisogno dell'aiuto del mio forte braccio.
Durito non mi lascia continuare a protestare. Se la svigna sotto la porta e fa di nuovo tremare tutto il Potere mondiale. Io controllo, inquieto la relazione.
Il titolo è contundente:
Relazione congiunta di Brecht e Durito, in cui si spiega perché la saggezza non consiste nel conoscere il mondo, ma nell'intuire le strade che bisognerà percorrere per essere migliori.
Dedicata alle bambine Dalia e Martina, di Tlaxcala, ed ai presunti zapatisti incarcerati.
PARTE I
Dove Bertolt risponde a se stesso su che succederebbe se gli squali fossero uomini.
La figlioletta della padrona di casa chiese al signor K: "Se gli squali fossero uomini si comporterebbero meglio con i pesciolini?"
"Certo" rispose il signor K "Se gli squali fossero uomini, farebbero costruire nel mare enormi casse per i pesciolini, con dentro ogni sorta d'alimenti, sia vegetali che animali. Si preoccuperebbero che le casse avessero sempre acqua fresca e adotterebbero ogni tipo di precauzioni sanitarie. Se, per esempio, un pesciolino morisse prematuramente, gli squali, affinché i pesciolini non si sentissero tristi, organizzerebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche, perché i pesci allegri hanno un miglior sapore di quelli malinconici. Ci sarebbero anche scuole per imparare a entrare nelle fauci degli squali. I pesciolini avrebbero bisogno di nozioni di geografia per localizzare meglio i grandi squali, che se ne vanno in giro bighellonando. L'essenziale sarebbe, naturalmente, la formazione morale dei pesciolini, si insegnerebbe loro che non c'è nulla di più grande e più bello per un pesciolino che sacrificarsi con allegria; si insegnerebbe pure ad aver fede negli squali ed a credere agli squali quando dicono che stanno preparando per i pesciolini un magnifico avvenire. Si farebbe capire ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno ad obbedire. I pesciolini dovrebbero guardarsi bene dalle basse passioni, così come da qualsiasi inclinazione materialista, egoista o marxista. Se qualche pesciolino mostrasse similari tendenze, i suoi compagni dovrebbero comunicarlo immediatamente agli squali. Naturalmente se gli squali fossero uomini si farebbero la guerra fra di loro per conquistare casse e pesciolini stranieri. Ogni squalo obbligherebbe i propri pesciolini a combattere in quelle guerre. E ogni squalo insegnerebbe ai suoi pesciolini che fra loro e i pesciolini degli altri squali esiste un'enorme differenza. Sebbene tutti i pesciolini siano muti, è certo che proclamerebbero che stanno zitti in molte lingue diverse e per questo non riusciranno mai a capirsi. Ad ogni pesciolino che ammazzasse in guerra un paio di pesciolini nemici, di quelli che stanno zitti in un'altra lingua, si consegnerebbe una medaglia d'alghe e si conferirebbe il titolo d'eroe. Se gli squali fossero uomini avrebbero pure una loro arte. Ci sarebbero bellissimi quadri nei quali sarebbero rappresentati i denti degli squali con colori meravigliosi e le loro fauci come veri giardini di ricreazione in cui è bello trastullarsi. I teatri sul fondo del mare mostrerebbero eroici pesciolini che entrano entusiasti nelle fauci degli squali e la musica sarebbe tanto bella che, ai suoi accordi, cullati dai pensieri più delicati, come in sogno, i pesciolini, preceduti dalla banda, si precipiterebbero a frotte in quelle fauci. Certo ci sarebbe pure una religione, se gli squali fossero uomini. Quella religione insegnerebbe che la vera vita comincia per i pesciolini nello stomaco degli squali. Inoltre, se gli squali fossero uomini, i pesciolini smetterebbero di essere tutti uguali, come sono adesso. Alcuni occuperebbero certi posti, che li collocherebbero sopra gli altri. A quei pesciolini che fossero un poco più grandi si permetterebbe pure di ingoiarsi i più piccoli. Gli squali vedrebbero questa prassi con piacere, dato che avrebbero più spesso dei grossi bocconi da mangiare. I pesciolini più grassi sarebbero quelli che occupano certi posti e s'incaricherebbero di mantenere l'ordine fra gli altri pesciolini, e diventerebbero maestri o ufficiali, ingegneri specializzati nella costruzione di casse, ecc. In una parola ci sarebbe finalmente nel mare una cultura, se gli squali fossero uomini".
Qui finisce il testo, pubblicato nel 1949, che la storia della letteratura attribuisce a Bertolt Brecht. Durito ha aggiunto il brano che segue nel 1996:
PARTE II
Nella quale Durito cerca di dimostrare a che cosa servono le bandiere, che offrono un rifugio e un nuovo mondo a un baio cavallo baio e ad altre meraviglie che il grano capirà.
...Però ci sarebbero, sicuramente, fra tutti i pesciolini, alcuni e alcune che lascerebbero volentieri il rachitico "io" che gli avevano insegnato gli squali e porterebbero ben alta la bandiera del "noi", che darebbe loro ansia di libertà e di essere migliori. E il solo fatto di innalzare questa bandiera in un mezzo così acquoso sarebbe già qualcosa che li renderebbe migliori. E sarebbe grande l'allegria di scoprirsi migliori, cercherebbero di parlare e "libertà" sarebbe la prima parola che direbbero. E non userebbero l'alzabandiera per capeggiare una ribellione che distruggerebbe gli squali, per sostituirli con dei pesciolini al potere. No, quello che farebbero sarebbe usare l'asta della bandiera come ariete per rompere tutte le casse di mare e tutto il mare si riverserebbe nel mare e non ci sarebbero più né squali né pesciolini, ma granchi marini e parenti degli scarabei, e sapienti per i quali la miglior forma di andare avanti è quella di tornare indietro. In una parola, ci sarebbe finalmente nel mare la lotta per una Cultura nuova, una Cultura che, a prescindere da squali e pesciolini, rifarebbe tutto nuovo, senza acquari né gabbie. Una Cultura che non dovrebbe immaginare gli uomini in una condizione diversa da quella umana, ma supporli sempre buoni e sempre migliori. Una Cultura nella quale trovi posto lo smarrito cavallo baio che cavalca, ancora, cercando un racconto nel quale possa essere cavallo e baio senza che nessuno gli imponga di esserlo o di cambiare colore.
Fine della relazione congiunta che Bertolt Brecht e Don Durito de La Lacandona hanno realizzato per il Tavolo della Cultura e Mezzi di Comunicazione nella Transizione verso la Democrazia. Berlino - San Cristobal, 1949- 1996.
Io m'innervosisco. Non so cosa sia peggio: se non presentare alcuna relazione o presentare quella del duo Bertolt-Durito. Decido allora di risolvere il dilemma con il metodo scientifico che mi aveva insegnato mio fratello. Prendo una moneta dalla tasca e la lancio in alto. Che accade? Lo ignoro. Quando sono venuto a questa tavola la moneta non era ancora caduta. D'altra parte, credo, inoltre che la presenza di Durito a questo Foro avrà ripercussioni insospettabili.
Domani i quotidiani riporteranno la nota di una profonda crisi finanziaria e del chiaro nervosismo di tutti gli eserciti del mondo. Nessuno potrà sapere che la causa è stata uno scarabeo fumatore e parlante, cavaliere errante e acuto critico del neoliberismo, che, riparando a torti, soccorrendo donzelle sventurate e facendo innamorare lune, vaga per le montagne del sudest messicano credendo ancora che non ci sia impresa migliore che combattere l'ingiustizia, né premio migliore che il sorriso femminile che questo probabile ponte ha tentato di strappare.
Bene. Saluti e che il mare, che si moltiplica nella montagna, abbia luna e pelle.
Subcomandante Insurgente Marcos
Il più bello di tutti i dubbi è quando i deboli e i disperati sollevano la testa e smettono di credere nella forza dei loro oppressori.
Bertolt Brecht
Relazione di Don Durito de La Lacandona per il tavolo n° 7:
"Cultura e Mezzi di Comunicazione nella Transizione alla Democrazia".
Luglio raccoglie l'umida eredità del notturno giugno e senza dubbio permette che qualcosa del sole filtri nel grigio del giorno. La luna offre, come consolazione per la sua assenza, la nostalgia di ceibas e fango. Un satellite della fallita intelligenza militare si annoia e sbadiglia ostentatamente. Laggiù, si indovinano uomini e donne che parlano e ascoltano, camminano, s'inciampano e camminano di nuovo, cercano. Cercano molte cose, per esempio, cercano di incontrare quello che cercano.
Sembrano allegri in questa ricerca. Non si vede niente di speciale in loro, sembrano uomini e donne comuni, qualsiasi. Bene, sembra che qualcuno di loro sia particolarmente nasone, però al di là di questi dettagli tutto pare normale. Sì, potremmo dire che il Potere può stare tranquillo. Non si segnala nessun pericolo importante, non ci sono armi nè niente di simile, solo parole.
Bene, credo che oggi sarà un giorno normale, un giorno e una notte con uomini e donne che parlano.
Un momento! Che cosa sta uscendo dalla fessura della porta di costui che chiamano il Subcomandante? È uno scarafaggio? No. I potenti apparati elettronici del satellite cominciano ad analizzare tutti i dati: grandezza, peso specifico, struttura, forma, velocità, cadenza e gli eccetera che questo complicato software ha incorporato per giustificare il suo elevato prezzo. Questione di secondi, lo speciale computer finisce di confermare tutti i dati ed inizia a confrontarli con il gigantesco archivio che contiene i dati di tutti i possibili e probabili nemici del Potere e delle loro buone abitudini. All'improvviso suonano gli allarmi e s'accendono lampadine multicolori. Uno penserebbe che si tratta di un albero di Natale se non fosse che sullo schermo si legge chiaramente: "Pericolo supremo!" .
Il computer sembra ciberneticamente terrorizzato. Nelle grandi capitali, la superbia attiva i suoi piani di ultradifesa. I centri finanziari registrano la peggiore catastrofe della loro storia. Unità militari fortemente armate prendono nervosamente posizione lungo tutte le frontiere. Che succede? In tutti gli schermi appare la risposta:
"Pericolo supremo! Durito. Pericolo supremo! Durito". Vedere "D" di "Don", di "Durito", "Desfacedor de enturtos (Giustiziere, riparatore, di torti)" , "E" di "Escarabajo (Scarafaggio)" e di "Emergenza", "A"di "Andante cavalleria" e di "Allarme rosso!"
- Questo satellite è un imbecille - mi dice Durito mentre si toglie l'impermeabile e lascia una piccola pozzangherina d'acqua sul pavimento. -Ma guarda un po', confondermi con uno scarafaggio...
- Che cosa leggi? - domanda Durito, già seduto su una spalla mentre si accende la sua piccola pipa. Io non rispondo, Gli mostro la copertina del libro dove si legge Bertolt Brecht . Storie da calendario. 19/5/49. Mercoledì.
- Ah! Il mio collega Bertolo... - sospira Durito mentre inizia a controllare il mio zaino.
- E si può sapere che stai cercando? - domando mentre chiudo il libro.
- Tabacco - risponde laconicamente Durito.
- Non ne ho - rispondo mentendo, però è inutile. Durito ha già trovato un sacchetto di tabacco scuro e comincia a riempirsene le bisacce.
- E si può sapere come sei arrivato fin qui? - Durito inizia a trasformarsi man mano avanza il suo monologo.
- Io sono il grande Don Durito de La Lacandona. Il mio Cid redivivo, colui che di buon ora si è cinto con la spada. Io sono il padrone e signore dell'inconfessabile ed appassionato sogno delle femmine di tutte le età. Colui di fronte al cui passo i maschi scoprono la testa e si riconoscono imperfetti. L'eroe che rimpicciolisce qualsiasi superficie neoliberale nell'immaginazione dei bimbi. Io sono il fortunato, colui la cui spada supererà le prodezze di Don Rodrigo Diaz de Vivar, di Minaya, di Martin Antolinez, di Pedro Bermudez e di Muño Gustioc. Io sono colui che è temuto dal villano d'Irlanda, l'incubo del ladro che si nasconde a Manhattan. Io sono colui che è nato nel momento giusto. Io sono l'ultima speranza e la prima di tutti gli sventurati e nasoni scudieri che vagano senza meta né fine. Io sono...
- Uno scarabeo che può essere confuso con uno scarafaggio - dico con rancore.
Durito interrompe il suo discorso e si volta a guardarmi sconcertato.
- Che ti succede? - domanda dopo uno sbuffo di fumo.
Io mi vergogno e gli rispondo: -È che devo presentare una relazione per il Tavolo della Cultura e dei Mezzi di Comunicazione nella Transizione alla Democrazia e non ho niente di pronto.
- Ah! Lo sapevo! Vossignoria si ritrova a preparare un grave sermone e la vostra anacronistica superbia vi impedisce di ricorrere al migliore e supremo paradigma della sublime arte della cavalleria errante. E dimmi, mio elefantino scudiero: Perché lasciate che l'angoscia arrivi al vostro asfissiato petto? Forse ignorate che proprio per soccorrere i derelitti, il saggio destino ha creduto bene di scegliere fra gli esseri umani coloro che riuniscono ingegno, valore, gagliarda presenza, bontà di cuore, intelligenza, audacia e...
- Una dura corazza? - interrompo perché so bene che Durito può andare avanti ore intere parlando delle virtù che richiede ed esige la cavalleria errante, però tutti sappiamo che il tempo per gli interventi nei tavoli è limitato a pochi minuti. Durito si blocca e cade nella mia trappola.
- Bene, un'armatura luccicante e solida è necessaria a qualsiasi cavaliere errante. Lo sanno tutti, e non vedo perché la saggia natura non ne dovrebbe aver tenuto conto. Ma, dov'ero rimasto?
- Che mi aiutavi nella relazione per il tavolo di Cultura e Mezzi di Comunicazione - lo incito.
- Sì? - Durito esita - Bene, sarà così; non credo che un ignorante scudiero ci provi ad ingannare il suo signore.
- Giammai, mio signore - dico con una profonda riverenza.
- Bene, lasciami provare a vedere che cosa posso trovare per un così strampalato tema -Durito scende dalla mia spalla e sale sul tavolo.
Dall'interno della sua 'armatura(?)' Durito tira fuori un minimicrocomputerino.
Non posso non sorprendermi e dire: - Ma tu hai il computer?
- Ma naturalmente, gaglioffo! Noi, cavalieri erranti, dobbiamo modernizzarci per svolgere meglio il nostro lavoro. Però non interrompete... - Durito si mette a battere e battere sui tasti.
Io cerco di sonnecchiare un poco. Qualcuno poi ha scritto che quella notte la luna era piena. Dopo un po' mi sveglio per un incubo: Zedillo si autorieleggeva con un ampio margine nel 2.000, dopo un'intelligente campagna elettorale centrata sul benessere della famiglia, la pace sociale e la lotta alla corruzione. Sussultando mi sono guardato tutto attorno. Sul tavolino Durito continuava a scrivere al computer. Tra uno sbadiglio e l'altro gli domando:
- Hai già trovato qualcosa che serva per la relazione?
- Relazione? Quale relazione? - domanda Durito senza distrarre gli occhi dallo schermo del minimicrocomputerino.
Disperato gli dico: - Ma come, che relazione? Quella della Cultura e dei Mezzi di Comunicazione! Ma come, non stavi cercando nel tuo computer?
- Cercando nel computer? - dice e non domanda Durito, imitando l'Olivio.
Continua senza voltarsi a guardarmi mentre dice: - Chiaro che no! Quello che sto facendo al computer è giocare. Mi hanno appena regalato un programma dove gli scarabei sconfiggono gli stivali...
Mi metto a piagnucolare: - Però Durito, se non mi presento con una relazione per quel tavolo, nella riunione dei coordinatori mi faranno a pezzi. Di per se' son già condannato...Snif ... Snif... Snif.
- Già, già - mi consola Durito con manatine sulla spalla. - Non vi preoccupate. Io saprò liberarvi da sì grande sermone...
- Mi farai una relazione scritta - gli chiedo fiducioso.
- Neanche per sogno! Vi darò una nota di giustificazione affinché i coordinatori non vi picchino troppo forte. Soprattutto adesso che siamo tutti nell'ottica di rafforzare la via pacifica... -.
Io sospiro con rassegnazione. Durito rimane lì a guardarmi un momento e poi dice: - Bene, non fare così. Ecco qui la relazione. - Durito tira fuori delle pagine scritte e me le presenta.
Con maldissimulata ansietà le prendo e, balbettando, cerco di manifestargli la mia gratitudine: - Grazie Durito! Non sai quanto...! Un momento! Ma cos'è 'sta storia che la relazione è firmata da Don Durito de La Lacandona e Bertolt Brecht?
- Cosa c'è di strano? - dice Durito riaccendendo la sua pipa - Non hai mai sentito parlare di relazioni congiunte? Bene, questa è una di quelle...
- Ma Durito, Bertolt Brecht è morto molti anni fa... - lo rimbrotto.
- Quaranta, per essere precisi. Lo so, la relazione l'abbiamo cominciata quando è finita la Seconda Guerra Mondiale e non l'abbiamo potuta finire. Bene, devo avvisare che Brecht si limitava a trascrivere quanto io gli dettavo. Qualcosa di molto simile a ciò che fai tu adesso. Ma questo dettaglio non renderlo pubblico. Non sarebbe giusto che, nella celebrazione del novantottesimo anniversario della sua nascita, si sapesse che alcuni testi di Bertolt, in realtà, sono miei.
- Durito ... - gli dico con incredulità e biasimo. Lui fa come se niente fosse.
- Niente, niente. Non insistere, non rendere pubblico il debito che ha con me la cultura universale. Noi cavalieri erranti dobbiamo essere modesti, perciò non dire che la relazione è solo mia. Scrivi lì che è dei due. Inoltre per dare l'idea della veridicità del lavoro collettivo, separerò il testo pubblicato nel 1949 dall'altro brano, che è quanto ho aggiunto in queste ore. E adesso scusami, devo ritirarmi poiché in queste notti fredde ed insonni, devo vedere se qualche donzella ha bisogno dell'aiuto del mio forte braccio.
Durito non mi lascia continuare a protestare. Se la svigna sotto la porta e fa di nuovo tremare tutto il Potere mondiale. Io controllo, inquieto la relazione.
Il titolo è contundente:
Relazione congiunta di Brecht e Durito, in cui si spiega perché la saggezza non consiste nel conoscere il mondo, ma nell'intuire le strade che bisognerà percorrere per essere migliori.
Dedicata alle bambine Dalia e Martina, di Tlaxcala, ed ai presunti zapatisti incarcerati.
PARTE I
Dove Bertolt risponde a se stesso su che succederebbe se gli squali fossero uomini.
La figlioletta della padrona di casa chiese al signor K: "Se gli squali fossero uomini si comporterebbero meglio con i pesciolini?"
"Certo" rispose il signor K "Se gli squali fossero uomini, farebbero costruire nel mare enormi casse per i pesciolini, con dentro ogni sorta d'alimenti, sia vegetali che animali. Si preoccuperebbero che le casse avessero sempre acqua fresca e adotterebbero ogni tipo di precauzioni sanitarie. Se, per esempio, un pesciolino morisse prematuramente, gli squali, affinché i pesciolini non si sentissero tristi, organizzerebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche, perché i pesci allegri hanno un miglior sapore di quelli malinconici. Ci sarebbero anche scuole per imparare a entrare nelle fauci degli squali. I pesciolini avrebbero bisogno di nozioni di geografia per localizzare meglio i grandi squali, che se ne vanno in giro bighellonando. L'essenziale sarebbe, naturalmente, la formazione morale dei pesciolini, si insegnerebbe loro che non c'è nulla di più grande e più bello per un pesciolino che sacrificarsi con allegria; si insegnerebbe pure ad aver fede negli squali ed a credere agli squali quando dicono che stanno preparando per i pesciolini un magnifico avvenire. Si farebbe capire ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno ad obbedire. I pesciolini dovrebbero guardarsi bene dalle basse passioni, così come da qualsiasi inclinazione materialista, egoista o marxista. Se qualche pesciolino mostrasse similari tendenze, i suoi compagni dovrebbero comunicarlo immediatamente agli squali. Naturalmente se gli squali fossero uomini si farebbero la guerra fra di loro per conquistare casse e pesciolini stranieri. Ogni squalo obbligherebbe i propri pesciolini a combattere in quelle guerre. E ogni squalo insegnerebbe ai suoi pesciolini che fra loro e i pesciolini degli altri squali esiste un'enorme differenza. Sebbene tutti i pesciolini siano muti, è certo che proclamerebbero che stanno zitti in molte lingue diverse e per questo non riusciranno mai a capirsi. Ad ogni pesciolino che ammazzasse in guerra un paio di pesciolini nemici, di quelli che stanno zitti in un'altra lingua, si consegnerebbe una medaglia d'alghe e si conferirebbe il titolo d'eroe. Se gli squali fossero uomini avrebbero pure una loro arte. Ci sarebbero bellissimi quadri nei quali sarebbero rappresentati i denti degli squali con colori meravigliosi e le loro fauci come veri giardini di ricreazione in cui è bello trastullarsi. I teatri sul fondo del mare mostrerebbero eroici pesciolini che entrano entusiasti nelle fauci degli squali e la musica sarebbe tanto bella che, ai suoi accordi, cullati dai pensieri più delicati, come in sogno, i pesciolini, preceduti dalla banda, si precipiterebbero a frotte in quelle fauci. Certo ci sarebbe pure una religione, se gli squali fossero uomini. Quella religione insegnerebbe che la vera vita comincia per i pesciolini nello stomaco degli squali. Inoltre, se gli squali fossero uomini, i pesciolini smetterebbero di essere tutti uguali, come sono adesso. Alcuni occuperebbero certi posti, che li collocherebbero sopra gli altri. A quei pesciolini che fossero un poco più grandi si permetterebbe pure di ingoiarsi i più piccoli. Gli squali vedrebbero questa prassi con piacere, dato che avrebbero più spesso dei grossi bocconi da mangiare. I pesciolini più grassi sarebbero quelli che occupano certi posti e s'incaricherebbero di mantenere l'ordine fra gli altri pesciolini, e diventerebbero maestri o ufficiali, ingegneri specializzati nella costruzione di casse, ecc. In una parola ci sarebbe finalmente nel mare una cultura, se gli squali fossero uomini".
Qui finisce il testo, pubblicato nel 1949, che la storia della letteratura attribuisce a Bertolt Brecht. Durito ha aggiunto il brano che segue nel 1996:
PARTE II
Nella quale Durito cerca di dimostrare a che cosa servono le bandiere, che offrono un rifugio e un nuovo mondo a un baio cavallo baio e ad altre meraviglie che il grano capirà.
...Però ci sarebbero, sicuramente, fra tutti i pesciolini, alcuni e alcune che lascerebbero volentieri il rachitico "io" che gli avevano insegnato gli squali e porterebbero ben alta la bandiera del "noi", che darebbe loro ansia di libertà e di essere migliori. E il solo fatto di innalzare questa bandiera in un mezzo così acquoso sarebbe già qualcosa che li renderebbe migliori. E sarebbe grande l'allegria di scoprirsi migliori, cercherebbero di parlare e "libertà" sarebbe la prima parola che direbbero. E non userebbero l'alzabandiera per capeggiare una ribellione che distruggerebbe gli squali, per sostituirli con dei pesciolini al potere. No, quello che farebbero sarebbe usare l'asta della bandiera come ariete per rompere tutte le casse di mare e tutto il mare si riverserebbe nel mare e non ci sarebbero più né squali né pesciolini, ma granchi marini e parenti degli scarabei, e sapienti per i quali la miglior forma di andare avanti è quella di tornare indietro. In una parola, ci sarebbe finalmente nel mare la lotta per una Cultura nuova, una Cultura che, a prescindere da squali e pesciolini, rifarebbe tutto nuovo, senza acquari né gabbie. Una Cultura che non dovrebbe immaginare gli uomini in una condizione diversa da quella umana, ma supporli sempre buoni e sempre migliori. Una Cultura nella quale trovi posto lo smarrito cavallo baio che cavalca, ancora, cercando un racconto nel quale possa essere cavallo e baio senza che nessuno gli imponga di esserlo o di cambiare colore.
Fine della relazione congiunta che Bertolt Brecht e Don Durito de La Lacandona hanno realizzato per il Tavolo della Cultura e Mezzi di Comunicazione nella Transizione verso la Democrazia. Berlino - San Cristobal, 1949- 1996.
Io m'innervosisco. Non so cosa sia peggio: se non presentare alcuna relazione o presentare quella del duo Bertolt-Durito. Decido allora di risolvere il dilemma con il metodo scientifico che mi aveva insegnato mio fratello. Prendo una moneta dalla tasca e la lancio in alto. Che accade? Lo ignoro. Quando sono venuto a questa tavola la moneta non era ancora caduta. D'altra parte, credo, inoltre che la presenza di Durito a questo Foro avrà ripercussioni insospettabili.
Domani i quotidiani riporteranno la nota di una profonda crisi finanziaria e del chiaro nervosismo di tutti gli eserciti del mondo. Nessuno potrà sapere che la causa è stata uno scarabeo fumatore e parlante, cavaliere errante e acuto critico del neoliberismo, che, riparando a torti, soccorrendo donzelle sventurate e facendo innamorare lune, vaga per le montagne del sudest messicano credendo ancora che non ci sia impresa migliore che combattere l'ingiustizia, né premio migliore che il sorriso femminile che questo probabile ponte ha tentato di strappare.
Bene. Saluti e che il mare, che si moltiplica nella montagna, abbia luna e pelle.
Subcomandante Insurgente Marcos
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