Il 3 e 4 maggio del 2006 a San Salvador Atenco, in Messico, si scatenò una battaglia tra contadini e forze dell'ordine. Il bilancio dello scontro e della terribile repressione fu di oltre 200 detenuti brutalmente picchiati, donne violentate, case distrutte e due giovani assassinati.
Fra mille tragiche storie di repressione e resistenza, forse questa vicenda di contadini in lotta sintetizza in maniera esemplare come si impone il Nuovo Ordine Mondiale neoliberista e come i popoli vi resistono.
Questa infatti è la storia di un governo servo di una grande multinazionale che, mostrando il feroce volto dittatoriale dietro la maschera democratica, impone con esercito e polizia l'apertura di un ipermercato Wal Mart in un paese della provincia messicana. Ma è anche la storia di fiorai indigeni che, organizzandosi dal basso e in forma autogestita, lanciano una lezione di dignità e resistenza. Per l'ennesima volta, dopo aver respinto nel 2001 il progetto di un aeroporto sulle proprie terre.
Il tempo trascorso non ha affatto cicatrizzato le ferite: dietro le sbarre ci sono ancora numerose persone, mentre i mandanti, gli assassini, i torturatori e gli stupratori in divisa che organizzarono ed eseguirono la mattanza di quei giorni, godono della più totale impunità.
La ragione per narrare di Atenco è perché lo scontro è ancora in atto e la Storia, quella che è memoria dei popoli, la si scrive dal basso.
Due settimane prima dell'aggressione poliziesca a San Salvador de Atenco e Texcoco, La Otra Campaña, nel suo itinerario per il Messico, fece tappa a Agua Caliente, nello stato di Guerrero, luogo di acceso contrasto a causa dell'imposizione del progetto di una centrale idroelettrica sulla Parota. In quell'occasione, per la prima volta, furono sanciti accordi chiari tra alcuni membri de La Otra Campaña, in questo caso l'EZLN e il Consiglio degli Ejidos e delle Comunità in opposizione a la diga della Parota (CECOP). Questi accordi, anche se indirettamente, avranno poi un'influenza importante nello sviluppo degli eventi che portarono all'attacco contro il popolo di Atenco.
La costruzione della diga La Parota , se portata a termine, causerà lo sgombero di 25.000 abitanti da cinque municipi nello stato di Guerrero; inonderà 17.300 ettari di terra; distruggerà 24 villaggi ejidali e annienterà specie animali e di piante endemiche e uniche del Rio Papagayo; prosciugherà le fonti sotterranee dell'acqua causandone l'assenza nella regione della Puerta de Acapulco. La conseguente desertificazione dell'area di bassa corrente della diga allontanerà altri 50.000 abitanti rurali e la sua riserva, 10 volte più grande della Puerta de Acapulco, produrrà gas greenhouse, contaminando l'agricoltura della regione. Posta inoltre nell'area del Messico più soggetta a terremoti, la diga costituirà un elemento in più di incertezza e pericolo.
Non offrirà benefici reali alle persone trasferite per il progetto della diga, e né al popolo messicano in generale. Unici beneficiari, il gran capitale: gli albergatori della costa, l'industria turistica, che vuole espandersi da Acapulco a tutta la costa di Guerrero, e le imprese multimilionarie che guadagneranno con gli appalti di costruzione di quella che perfino la Banca Mondiale ha definito un'impresa inutile. Alla testa della lista dei multimilionari, che sono coloro che approfitteranno della morte e della povertà generata dalla diga, si trova l'Impresa di costruzioni IDEAL (denominazione che sembra ironica), facente capo al gruppo CARSO, proprietà di Carlos Slim Helù, recentemente piazzatosi al terzo posto tra gli uomini più ricchi del mondo. Slim fece fortuna durante le riforme privatizzatrici di Carlos Salinas de Gortari, che convertirono il monopolio pubblico delle telecomunicazioni in una proprietà di fatto privata di Slim, generando così in Messico le tariffe telefoniche più care dell'emisfero occidentale.
Le buone notizie non finiscono qui, perché IDEAL e altri investitori privati saranno anche i padroni della diga e dell'elettricità prodotta nei prossimi 40 anni, tempo di vita utile per questo progetto idroelettrico. Al termine di questo periodo la diga della Parota sarà riconsegnata al demanio pubblico.
In questo contesto di voracità capitalista e brutalità governativa, si riunì il CECOP con il Fronte Popolare in Difesa della Terra (FPDT) di Atenco. La difesa del territorio che nel 2001 riusci a respingere il progettato Aeroporto Alternativo di Città del Messico, servì al CECOP come stimolo, a riprova del fatto che, anche se con una lotta violenta e con molte perdite, la possibilità di respingere la diga e mantenere l'uso collettivo delle terre era realizzabile. Entrambi i gruppi sono aderenti a La Otra Campaña e rappresentano ed esprimono due dei conflitti più "caldi" del Paese.
"Avemmo una paura terribile quando decidemmo di prendere i machete, avevamo paura e per questo vogliamo adesso unire la nostra paura con la paura che hanno gli altri. Vogliamo trasformare quello che abbiamo vicino, vogliamo cambiare la nostra Nazione, attraverso l'unità. Questa è la nostra parola di sempre, stiamo uniti e siamo coerenti perché ci sono successe cose molto importanti. Sommiamo altri matti in questa follia, così come quelli di Atenco, approfittiamo di questa tregua per consolidare le nostre forze, e quando visitiamo altri popoli, uniamoci con loro. Dobbiamo prendere iniziativa e apprendere da ogni lotta...". Messaggio del FPDT alla riunione preparatoria delle organizzazioni politiche di sinistra, 6 agosto del 2005, Comunità di San Rafael.
Quello che è successo ad Atenco il 3 e il 4 maggio sarebbe potuto avvenire ad Agua Caliente. Vincente Fox dichiarò che la Parota era la priorità assoluta per la strategia energetica del Paese. Parlando agli oppositori della diga, Marcos così rispose direttamente a Fox: "Potrà farsi solo con una guerra nel sudest messicano. Se l'esercito attacca le vostre comunità, dovrà attaccare anche a noi, perché la considereremo come una aggressione all'EZLN".
Con queste parole La Otra Campaña incominciò a uscire dalla prima fase di conoscenza, di discussione, di confronto tra le persone dal basso. All'improvviso l'intesa per cui "se toccano uno, toccano tutti" non sembrava più una retorica di solidarietà dalle conseguenze lontane. In Guerrero, per la prima volta l'EZLN ha fatto un accordo chiaro con un'altra lotta, riconoscendola come propria. Si definì rapidamente una relazione chiara di casualità, un'azione che ora aveva conseguenze ben precise, e cioè l'EZLN avrebbe risposto militarmente a una aggressione alle comunità della Parota. D'un tratto il tono de La Otra Campaña suonò meno discorsivo e molto più reale.
Una catena di causa ed effetto cominciò a manifestarsi al posto delle istanze e petizioni: se il governo federale panista di Fox, insieme col governo statale perredista di Zeferino, avesse mandato la forza pubblica a sgomberare i territori della Parota, l'EZLN si sarebbe sollevata in Chiapas, provocando a sua volta una sollevazione nazionale.
Non è quello che è successo, chiaro. Piuttosto che una previsione, il discorso del Subcomandante Marcos a Agua Caliente fu però un prologo per quello che sarebbe successo dopo, con le aggressioni poliziesche del 3 e 4 maggio nello stato di Mexico. Si crearono insomma le fondamenta di solidarietà e consenso che avrebbero alimentato la resistenza alle violenze del governo e causato la sua estensione, finendo col generare una protesta e mobilitazione nazionale.
La capacità di mobilitazione de La Otra Campaña è ora comprovata. Mandare truppe alla Parota, in questo momento sarebbe buttare benzina sul fuoco, provocando una sollevazione ancora più grande, e questa volta in uno degli stati più conflittuali del paese, dove risiedono una serie di gruppi guerriglieri come l'ERP e l'ERPI, senza menzionare la polizia comunitaria (guardia popolare tribale, ndt), uno dei progetti di autonomia più grandi e sviluppati del Messico.
Tuttavia la vicenda della Perota ha già causato finora quattro morti, e non si può certo affermare che la questione sia definitivamente risolta. Adesso però si gioca a carte scoperte e tutti conoscono la posta in palio. La lotta continua.
Tutti siamo Atenco, tutti siamo la Parota: siamo noi.
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Tutto comincia dal 1994. Il 1994 fu un anno significativo per la storia del Messico. L'allora presidente Carlos Salinas de Gortari firmò il Trattato del Libero Commercio con gli USA e il Canada (TLCAN). Questa politica neoliberista, applicata in modo antidemocratico, era strutturalmente basata sul sovrasfruttamento della forza lavoro e delle risorse naturali in cambio di salari da fame. Beneficiava solo un gruppo ristretto di persone a livello globale mentre affliggeva la vita di migliaia di persone, tutte quelle che lavorano e producono quanto c'è in giro nei mercati.
Le reazioni contro tali politiche cominciarono a sorgere in ogni parte del mondo. In Messico l'insurrezione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) è una prima battaglia contro il TLCAN e una denuncia per le condizioni di miseria e abbandono in cui, fino ad allora, erano mantenute le comunità indigene.
Ancora oggi trattati e organizzazioni come l'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) e la Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) continuano ad essere motivo di scontento, di discussione e di organizzazione di diversi settori della società civile alla ricerca di alternative che offrano un autentico benessere alla gente che col proprio lavoro quotidiano dà vita e impulso al reale sviluppo dei vari paesi di tutto il mondo.
A riguardo i problemi sono ogni volta di più. Non si tratta solo di accettare o negare i modelli politico-economici imposti, ma si tratta di far valere la libera autodeterminazione dei popoli e preservare il diritto all'autonomia e all'autogestione. Di fronte a questa lotta organizzata e quotidiana, lo scomposto desiderio dei governi di instaurare tali politiche neoliberiste è giunto a livelli dittatoriali, creando e modificando leggi (addirittura costituzionali!) a beneficio delle grandi multinazionali, le quali aprono bottega in qualsiasi posto, sfruttano il lavoro della gente in maniera irrazionale e saccheggiano le risorse naturali delle nazioni, degradando così l'ambiente e generando o aggravando lo squilibrio economico per i produttori locali, i piccoli commercianti e la società in generale. In questo modo colpiscono direttamente la vita e le relazioni interpersonali.
Niente è per caso. I fatti avvenuti negli ultimi mesi mostrano chiaramente la crisi economica, politica e sociale che attraversa oggi il mondo occidentale. Da un lato un crescente numero di persone si organizza per costruire una alternativa ai modelli capitalistici e dall'altro i detentori del potere che fanno un uso eccessivo della forza e violano ogni legge e diritto tentando di mantenersi in piedi.
A dimostrazione di questo ci sono i recenti avvenimenti in Messico. Azioni repressive alla fabbrica siderurgica di Lazaro Cardenas in Michiocan ( con 2 morti e 60 feriti nel tentativo di soffocare uno sciopero) e a San Salvador Atenco.
Il 3 maggio scorso la polizia municipale dello stato del Mexico impedì ai fiorai di Texcoco di tenere il mercato per vendere i propri prodotti motivando l'esproprio dell'area per ragioni di pubblica necessità ( la costruzione di una centrale di polizia), ma in realtà finalizzato alla costruzione di un ipermercato Wall Mart. Davanti alle minacce della “forza pubblica" i fiorai andarono a chiedere l'appoggio de La Otra Campaña. Gli insorti di Atenco solidarizzarono rapidamente e andarono ad appoggiare i fiorai. In primo luogo, come dimostrazione di lealtà; in secondo luogo, per ribadire come si sia tutti partecipi d'una medesima condizione; e terzo, che si è partecipi di qualcosa di più grande che si sta organizzando dal basso, oltre che subire passivamente lo sfruttamento, l'espropriazione e il disprezzo in cui si è tenuti dai potenti.
Questo sfruttamento, infatti, questa espropriazione, questo disprezzo, lo subiamo tutti noi, la maggior parte della popolazione umana e non umana che calpesta questo pianeta. Siamo quelli/e che servono le loro tavole e lavano le loro auto, quelli/e che gli accudiscono casa e gli fanno da mangiare; siamo quelli/e che lavorano nelle loro fabbriche e che sfruttano; noi, quelli/e che coltivano le loro terre, obbligandoci a inquinarle. Siamo quelli/e che facciamo le loro case e i loro mercati, quelli/e che dentro questi consumano senza rendersi conto di quanto ci viene nascosto. Adesso, infine, siamo anche schiavi di un'unica mentalità: la loro mentalità, quella del denaro! La vita già non è più nostra, ora la si vende in bottiglia da un litro al Wal Mart, come fosse un prodotto.
Tuttavia la nostra storia segue un altro calendario, non finisce quando smette di essere in TV. La storia di quelli e di quelle dal basso è la storia di tutti/e noi che lavoriamo perché loro si divertano, accumulino, distruggano, affinché loro tengano tutto e noi, che produciamo il mondo, non teniamo nulla. Così questa storia di spoliazione non cominciò il 3 maggio in Atenco, ma iniziò con le lotte che precedono di molto tempo i fatti recenti.
Nella zona di Atenco si mantiene ancora viva un'organizzazione comunitaria di convivenza collettiva, nelle festività e nei momenti rilevanti della vita e della morte nel villaggio.
Queste terre furono consegnate ottanta anni fa ai contadini (dopo la Rivoluzione Zapatista del 1910). Atenco è da allora un territorio dedicato alla coltivazione di fagioli, fave, mais, patate, carciofi e piante medicinali. Il 22 ottobre dell'anno 2001 il governo decretò l'espropriazione di gran parte delle terre del popolo di San Salvador Atenco e parte di Texcoco. Il governo di Fox prima, per mezzo dell'espropriazione per ragioni di pubblica utilità e delle menzogne, tentò di pagare i terreni la miseria di 5 pesos al metro quadrato. Di fronte al diniego dei campesinos il governo fece allora ricorso alla forza e alla repressione. Ancora una volta usarono la violenza per vincere la dignità di un popolo.
Il Potere mostrò in tal modo tutto il suo disprezzo e la noncuranza delle esigenze di vita delle persone. Il messaggio che il Potere neoliberale porta è: conquistare e depredare tutto quello che trova, fino a farsi padrone dell'intero pianeta. NOI, cioè tutti/e quelli/e che disobbediscono a questa macchina di morte e che credono nella parola e nell'accordo come forma di intendersi per camminare e resistere, vogliamo difendere la nostra storia e il nostro futuro, NOI siamo ribelli! Siamo ribelli che lottano per farla finita con lo sfruttamento, la spoliazione, il disprezzo e la repressione che il capitalismo e i capitalisti nascondono dietro il mercato, la televisione e la pubblicità, dietro le sue false elezioni dove i presidenti si scelgono come si sceglie il deodorante o lo shampoo "preferito". Siamo i/le ribelli che sono stati attaccati per difendere la terra e il diritto al lavoro che appartiene al popolo di Atenco e ai fiorai di Texcoco. I/le ribelli attaccati/e dall'invasione poliziesca pianificata dalla classe politica dello Stato e dalla classe corporativa imprenditrice del Messico e del mondo, nel municipio autonomo di San Salvador Atenco.
Tutti questi atti di brutale repressione furono pianificati da quegli stessi che firmarono il Patto di Chapultepec (un accordo siglato nella tenuta presidenziale de Los Pinos, fra ampi settori della società imprenditoriale, sportiva e industriale del Messico con le Istituzioni), persone che formano la classe politica e corporativa del nostro paese e che vendono la nostra terra e la nostra forza lavoro al miglior offerente nel mercato globale. Facciamo responsabile tutta questa gente e tutte le istituzioni che rappresentano di quanto accaduto e gli mandiamo un messaggio: ADESSO NO! ADESSO BASTA! ORA STIAMO VENENDO DA VOI! (E.Z.L.N.)
Es necesaria una cierta dosis de ternura para quitar de en medio a tanto hijo de puta que anda por ahi, pero a veces no basta con una cierta dosis de ternura y es necesario agregar... una cierta dosis de plombo!
Subcomandante Insurgente Marcos
E’ necessaria una certa dose di tenerezza per togliere di mezzo così tanti figli di puttana che se ne vanno in giro. Però a volte non basta una certa dose di tenerezza ed è necessario aggiungere...una certa dose di piombo!Subcomandante Insurgente Marcos
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