La legge bavaglio non è una legge che difende la privacy del cittadino, al contrario, è una legge che difende la privacy del potere. Non intesa come privacy degli uomini di potere, ma dei loro affari, anzi malaffari. Quando si discute di intercettazioni bisogna sempre affidarsi ad una premessa naturale quanto necessaria. La privacy è sacra, è uno dei pilastri del diritto e della convivenza civile.
Ma qui non siamo di fronte a una legge che difende la riservatezza delle persone, i loro dialoghi, il loro intimo comunicare. Questa legge risponde al meccanismo mediatico che conosce come funziona l'informazione e soprattutto l'informazione in Italia. Pubblicare le intercettazioni soltanto quando c'è il rinvio a giudizio genera un enorme vuoto che riguarda proprio quel segmento di informazioni che non può essere reso di dominio pubblico. Questo sembra essere il vero obiettivo: impedire alla stampa, nell'immediato, di usare quei dati che poi, a distanza di tempo, non avrebbe più senso pubblicare. In questo modo le informazioni veicolate rimarranno sempre monche, smozzicate, incomprensibili. L'obiettivo è impedire il racconto di ciò che accade, mascherando questo con l'interesse di tutelare la privacy dei cittadini.
Chiunque ha una esperienza anche minima nei meccanismi di intercettazione nel mondo della criminalità organizzata sa che vengono registrati centinaia di dettagli, storie di tradimenti, inutili al fine dell'inchiesta e nulle per la pubblicazione. Il terrore che ha il potere politico e imprenditoriale è quello di vedere pubblicati invece elementi che in poche battute permettono di dimostrare come si costruisce il meccanismo del potere. Non solo come si configura un reato. Per esempio l'inchiesta del dicembre 2007 che portò alla famosa intercettazione di Berlusconi con Saccà ha visto una quantità infinita di intercettazioni di dettagli privati, di cui in molti erano a conoscenza ma nessuna di queste è stata pubblicata oltre quelle necessarie per definire il contesto di uno scambio di favori tra politica e Rai.
La stessa maggioranza che approva un decreto che tronca la libertà di informazione in nome della difesa della privacy decide attraverso la Vigilanza Rai di pubblicare nei titoli di coda il compenso degli ospiti e dei conduttori. Sembra un gesto cristallino. E' il contrario. E non solo perché in una economia di mercato il compenso è determinato dal mercato e non da un calcolo etico. In questo modo i concorrenti della Rai sapranno quanto la Rai paga, quindi il meccanismo avvantaggerà le tv non di Stato. Mediaset potrà conoscere i compensi e regolarsi di conseguenza. Ma la straordinaria notizia che viene a controbilanciare quella assai tragica dell'approvazione della legge sulle intercettazioni è che il lettore, lo spettatore, quando comprende cosa sta accadendo diviene cittadino, ossia pretende di essere informato. Migliaia di persone sono indignate e impegnate a mostrare il loro dissenso, la volontà e la speranza di poter impedire che questa legge mutili per sempre il rapporto che c'è tra i giornali e i suoi lettori: la voglia di capire, conoscere, farsi un'opinione. Non vogliamo essere privati di ciò. Mandare messaggi ai giornali, mostrarsi imbavagliati, non sono gesti facili, scontati. Non sono gesti che permettono di sentirsi impegnati. Sono la premessa dell'impegno. L'intento d'azione è spesso l'azione stessa. Il dichiararsi non solo contrari in nome della possibilità di critica ma preoccupati che quello che sta accadendo distrugga uno strumento fondamentale per conoscere i fatti. La legge che imbavaglia, viene contrastata da migliaia di voci. Voci che dimostrano che non tutto è concluso, non tutto è determinabile dal palinsesto che viene dato agli italiani quotidianamente. Ogni persona che in questo momento prende parte a questa battaglia civile, sta permettendo di salvare il racconto del paese, di dare possibilità al giornalismo - e non agli sciacalli del ricatto - di resistere. In una parola sta difendendo la democrazia.
Roberto Saviano
Ma qui non siamo di fronte a una legge che difende la riservatezza delle persone, i loro dialoghi, il loro intimo comunicare. Questa legge risponde al meccanismo mediatico che conosce come funziona l'informazione e soprattutto l'informazione in Italia. Pubblicare le intercettazioni soltanto quando c'è il rinvio a giudizio genera un enorme vuoto che riguarda proprio quel segmento di informazioni che non può essere reso di dominio pubblico. Questo sembra essere il vero obiettivo: impedire alla stampa, nell'immediato, di usare quei dati che poi, a distanza di tempo, non avrebbe più senso pubblicare. In questo modo le informazioni veicolate rimarranno sempre monche, smozzicate, incomprensibili. L'obiettivo è impedire il racconto di ciò che accade, mascherando questo con l'interesse di tutelare la privacy dei cittadini.
Chiunque ha una esperienza anche minima nei meccanismi di intercettazione nel mondo della criminalità organizzata sa che vengono registrati centinaia di dettagli, storie di tradimenti, inutili al fine dell'inchiesta e nulle per la pubblicazione. Il terrore che ha il potere politico e imprenditoriale è quello di vedere pubblicati invece elementi che in poche battute permettono di dimostrare come si costruisce il meccanismo del potere. Non solo come si configura un reato. Per esempio l'inchiesta del dicembre 2007 che portò alla famosa intercettazione di Berlusconi con Saccà ha visto una quantità infinita di intercettazioni di dettagli privati, di cui in molti erano a conoscenza ma nessuna di queste è stata pubblicata oltre quelle necessarie per definire il contesto di uno scambio di favori tra politica e Rai.
La stessa maggioranza che approva un decreto che tronca la libertà di informazione in nome della difesa della privacy decide attraverso la Vigilanza Rai di pubblicare nei titoli di coda il compenso degli ospiti e dei conduttori. Sembra un gesto cristallino. E' il contrario. E non solo perché in una economia di mercato il compenso è determinato dal mercato e non da un calcolo etico. In questo modo i concorrenti della Rai sapranno quanto la Rai paga, quindi il meccanismo avvantaggerà le tv non di Stato. Mediaset potrà conoscere i compensi e regolarsi di conseguenza. Ma la straordinaria notizia che viene a controbilanciare quella assai tragica dell'approvazione della legge sulle intercettazioni è che il lettore, lo spettatore, quando comprende cosa sta accadendo diviene cittadino, ossia pretende di essere informato. Migliaia di persone sono indignate e impegnate a mostrare il loro dissenso, la volontà e la speranza di poter impedire che questa legge mutili per sempre il rapporto che c'è tra i giornali e i suoi lettori: la voglia di capire, conoscere, farsi un'opinione. Non vogliamo essere privati di ciò. Mandare messaggi ai giornali, mostrarsi imbavagliati, non sono gesti facili, scontati. Non sono gesti che permettono di sentirsi impegnati. Sono la premessa dell'impegno. L'intento d'azione è spesso l'azione stessa. Il dichiararsi non solo contrari in nome della possibilità di critica ma preoccupati che quello che sta accadendo distrugga uno strumento fondamentale per conoscere i fatti. La legge che imbavaglia, viene contrastata da migliaia di voci. Voci che dimostrano che non tutto è concluso, non tutto è determinabile dal palinsesto che viene dato agli italiani quotidianamente. Ogni persona che in questo momento prende parte a questa battaglia civile, sta permettendo di salvare il racconto del paese, di dare possibilità al giornalismo - e non agli sciacalli del ricatto - di resistere. In una parola sta difendendo la democrazia.
Roberto Saviano
La ley mordaza no es una ley que defiende la vida privada del ciudadano, al revés, es una ley que defiende la vida privada del poder. No entendida como vida privada de los hombres de poder, pero de sus asuntos, más bien de las estafas deshonestas.
Cuando se discute de interceptaciones siempre hace falta encomendarse a una premisa natural cuanto necesaria. La vida privada es sagrada, es uno de los pilares del derecho y la convivencia civil.Pero aquí no nos hallamos frente una ley que defiende la discreción de las personas, sus diálogos, su íntimo comunicar. Esta ley contesta al mecanismo mediático que conoce como funciona la información y sobre todo la información en Italia. Publicar solamente las interceptaciones cuando hay la reexpedición a juicio engendra un enorme vacío que concierne justo aquel segmento de informaciones que no puede ser devuelto de dominio público. Éste semeja ser el verdadero objetivo: impedir a la prensa, en lo inmediato, de usar aquéllos fecha que luego, a distancia de tiempo, no tendría sentido más publicar. De este modo las informaciones vehicular siempre quedarán mancas, troceada, incomprensibles. El objetivo es impedir el cuento de lo que ocurre, disfrazando este con el interés de tutelar la vida privada de los ciudadanos.
Quienquiera también tiene una experiencia mínima en los mecanismos de interceptación en el mundo de la criminalidad organizada sabe que son registrados centenares de detalles, historias de traiciones, inútiles para la investigación y nulas por la publicación. El terror que tiene el poder político y empresarial es ver publicado en cambio elementos que en pocos golpes permiten de demostrar como se construye el mecanismo del poder. No sólo se configura como un crimen. Por ejemplo la investigación del diciembre de 2007 que llevó a la famosa interceptación de Berlusconi con Saccà ha visto una cantidad infinita de interceptaciones de detalles privados, de que en muchos fueron a conocimiento pero nadie de éste ha sido publicado más allá de aquellas necesarias para definir el contexto de un cambio de favores entre política y Rai(televisión pública italiana, n.d.r.).
La misma mayoría que aprueba un decreto que trunca la libertad de información en nombre de la defensa de la vida privada decide por la Vigilancia Rai de publicar en los títulos de cola la remuneración de los huéspedes y los conductores. Parece un gesto cristalino. Es el contrario. Y no solo porque en una economía de mercado la remuneración es determinada por el mercado y no de un cálculo ético. De este modo los competidores del Rai sabrán cuanto el Rai paga, por lo tanto el mecanismo aventajará las televisiones no estatales. Mediaset (televisiones de Berlusconi, ndr) podrá conocer las remuneraciones y comportarse por consiguiente. Pero la extraordinaria noticia que viene a contrabalancear muy aquel trágica de la aprobación de la ley sobre las interceptaciones es que el lector, el espectador, cuando comprende cosa está ocurriendo se pone ciudadano, o sea pretende ser informado. Millares de personas son despechados y ocupadas a enseñar su disenso, la voluntad y la esperanza de poder impedir que esta ley mutila para siempre la relación que hay entre los periódicos y sus lectores: la gana de entender, conocer, hacerse una opinión. No queremos ser privados de eso. Mandar mensajes a los periódicos, mostrarse amordazado, soy no gestas fáciles, deducidos. Soy no gestas que permiten de sentirse ocupados. Soy la premisa del empeño. El intento de acción a menudo es la acción misma. El declararse no solista contrario en nombre de la posibilidad de crítica pero preocupados que lo que está ocurriendo destruya un instrumento fundamental para conocer los hechos. La ley que amordaza, es contrastada por millares de voces. Voceas que demuestran que no todo es concluido, no todo es determinable del palimpsesto que les es dado cotidianamente a los italianos. Cada persona que en este momento toma parte en esta batalla civil, está permitiendo de salvar el cuento del país, de dar posibilidad al periodismo - y no a los chacales del chantaje - de resistir. En una palabra está defendiendo la democracia.
Roberto Saviano
Che bella foto! Intensa, comunicativa...
RispondiEliminaA volte uno sguardo eloquente smuove più coscienze di mille discorsi.
Un po' come il tuo, di sguardo, intenso e "parlante", in questa tanto amata foto col casco.
A proposito, sai che gli occhi di Saviano nella foto, con i loro colori andanti tra il verde e l'oro, mi ricordano....hummmm...qualcosa???
:-)))) Ehhhhh.....
Till....