Una tela es una tela y no dejará de ser una tela, a menos que una mano le preste la magia que la convierta en bandera. Para hacerlo serán necesarios colores que hay afuera pero no vemos hasta que dentro nuestro los encontramos.
Toma así la mano los colores y, con cariño, los teje a la tela y la tela ya no es tela pero no es aún bandera.
Y es aquí donde entra en acción el pegamento. El pegamento, contra lo que se pueda pensar, no pega, no golpea, no separa, no aleja, sino más bien pega, junta, une, acerca. El pegamento es un puente. Pero el pegamento solo nada hace si no hay qué pegar y en dónde pegar.
Y entonces aparece la varita. Sì, ya sé que el narizón que me precedió en el uso de la palabra dijo claramente: "banderas, pegamento y manos", y las varitas no aparecen por ningún lado, pero va en su cuenta de él, porque yo clarito le dije que "banderas, pegamento, varitas y manos".
Ergo, no le crean a él, sino a mì.
Bien, aparecen entonces las varitas, y el pegamento ya puede pegar la tela coloreada en la varita y cualquiera pudiera decir que ya hay bandera y tan-tan, módulo básico terminado y sigue el trimestre que sigue (claro, si es que no se dejan y les ponen materias en lugar de módulos), pero.. ¡error!, no hay bandera todavía. Falta la mano que, después de cortar la tela, pintarla de colores y pegarla a la varita, la sostenga bien alto. Entonces, y sólo entonces, hay bandera.
Pero una bandera sola no deja de ser triste, aunque muchos colores tenga, aunque muy alto se levante, aunque el viento generoso le peine el talle.
Porque lo importante de una bandera, como es evidente, no es la tela, ni los colores que la visten, ni la varita, ni el pegamento, sino la mano que la hace bandera cuando la empuña y la levanta.
Hoy una mano sola es incompleta, le falta otra mano y otra y otra y muchas, y cuando muchas manos levantan muchas banderas, se ve bien bonito, mucho color, mucho movimiento, mucha alegrìa, mucha mañana.
Pero las manos que las levantan no se ven aunque sean muchas.
Y en las banderas, en el color, en el movimiento, en la alegrìa y en el mañana, lo que importa realmente son las manos, aunque no se vean.
Muchas gracias.
(fin de la interrupción de Durito. El Sup retoma la palabra)
Bueno, hermanos y hermanas de la UAM, lo que hemos venido a decirles es que nosotros podemos ser o no banderas, pero lo que realmente importa son ustedes que son manos que nos levantan y enarbolan.
Y sì, habrá color y habrá movimiento y habrá alegrìa y habrá mañana, pero no por la bandera que a veces parecemos, sino por las manos que son ustedes.
¡Gracias Uameros! No se dejen arrebatar lo que les da diferencia, porque entonces perderán la dignidad y no habrá ya manos, aunque se vean las banderas. Y eso es lo que quiere el poderoso: borrar y callar las manos, porque sin manos no hay banderas.
Salud UAM.
Desde la Universidad Autónoma Metropolitana Unidad Xochimilco.
Subcomandante Insurgente Marcos
Un tela è una tela e non smetterà di essere un semplice pezzo di stoffa, a meno che una mano non gli presti la magia che la trasformi in bandiera. Per farlo saranno necessari colori che sono fuori ma che non vediamo fino a che non li troviamo dentro di noi.
Così la mano prende i colori e, affettuosamente, tinge il tessuto e la tela non è più solo un pezzo di stoffa ma non è ancora una bandiera.
Ed è qui che entra in azione la colla. La colla, contrariamente a quello che si può pensare, non attacca, non schiaccia, non separa, non allontana, bensì incolla, unisce, congiunge, avvicina. La colla è un ponte. Ma la colla da sola non può far niente se non c'è cosa attaccare e dove attaccarla. Ed ecco allora comparire la bacchetta. Sì, so già che quel nasone che mi ha preceduto nel prender la parola ha detto chiaramente: "bandiere, colla e mani", e le bacchette non compaiono da nessuna parte, ma questo mettetelo in conto a lui, perché io gli dissi chiaramente "bandiere, colla, bacchette e mani".
Ergo, non credete a lui, bensì a me.
Bene, compaiono dunque le bacchette, e la colla può quindi attaccare il tessuto colorato alla bacchetta e chiunque potrebbe dire che a questo punto c'è ormai una bandiera e tan-tan, modulo base finito e segue il trimestre che segue (chiaramente se non si tolgono e aggiungono materie al piano di studi) ma.. errore!, non c'è ancora bandiera. Manca la mano che, dopo aver tagliato la tela, averla dipinta di colori ed attaccata alla bacchetta, la sostenga ben alta. Allora, e solo allora, c'è bandiera.
Ma una bandiera tutta sola non smette d'essere triste, nonostante abbia molti colori, per quanto molto in alto si alzi, benché il vento generoso la faccia sventolare.
Perché la cosa importante di una bandiera, com'è evidente, non è la tela, né i colori che la coprono, né la bacchetta, né la colla, bensì la mano che la fa bandiera quando l'impugna e la leva in alto.
Oggi una mano sola è incompleta, gli manca un'altra mano e un'altra e un'altra e molte altre ancora, e quando molte mani alzano molte bandiere, si vede sì un bello spettacolo, molto colore, molto movimento, molta allegria, molto domani.
Ma le mani che le alzano non si vedono nonostante sian molte.
E nelle bandiere, nel colore, nel movimento, nell'allegria e nel domani, quello che realmente importa sono le mani, benché non si vedano.
Molte grazie.
(fine dell'interruzione di Durito. Il Sup riprende la parola)
Bene, fratelli e sorelle dell'UAM, quello che siamo venuti a dirvi è che noi possiamo essere o no bandiere, ma quello che realmente conta siete voi che siete le mani che ci alzano ed inalberano.
E sì, ci sarà colore e ci sarà movimento e ci sarà allegria ed avrà domani, ma non per la bandiera che sembriamo a volte, bensì per le mani che siete voi.
Grazie Uameros! Non lasciatevi strappare quello che vi fa differenti, perché allora perderete la dignità e non ci saranno più mani, benché si vedano le bandiere. E questo è quello che vuole il potente: cancellare e abbassare le mani, perché senza mani non ci sono bandiere.
Salute UAM.
Dall'Università Autonoma Metropolitana Unidad Xochimilco.
Subcomandante Insurgente Marcos
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