Forza Chávez!

Questo è troppo, yankee! Ritengo il Governo degli Stati Uniti responsabile di tutte le cospirazioni contro le nostre Nazioni. Andate all'inferno, yankee di merda! Da questo momento l'ambasciatore yankee a Caracas ha 72 ore di tempo per lasciare il Venezuela!
Hugo Chávez

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Hugo Chávez è arrivato alla presidenza nel 1998, dopo che il tradizionale sistema politico in Venezuela si era autodistrutto nel corso degli anni 90, ma i resti del vecchio regime, ancora oggi presenti e particolarmente forti nei media, continuano a sostenere una ferma lotta contro di lui e le sue idee, non esitando a far leva sull'arma della denigrazione e del discredito in un Paese dove le avversioni razziste ereditate dall’era coloniale non sono mai lontane dalla patina di superficie.
Grazie però alle sue fiere denunce contro l'ingerenza economica statunitense e alla coraggiosa opposizione alle politiche neoliberali della globalizzazione, trova il sostegno della larga maggioranza della popolazione dell’America Latina, dove ormai solo le elite ricche accolgono di buon grado le ricette economiche e politiche escogitate a Washington e propugnate da FMI, Banca Mondiale e WTO. Così, mentre Chávez ha trovato consenso e mantenuto la popolarità dopo oltre dieci anni di presidenza, in America Latina l’appoggio ai leaders dichiaratamente a favore degli Stati Uniti e della loro politica economica neoliberale, come nel caso di Vicente Fox in Messico, è sceso a zero.
Fra la costernazione dei gruppi di opposizione in Venezuela e la sorpresa degli osservatori internazionali riuniti a Caracas, tre mesi fa il Presidente Hugo Chávez si è assicurarto una stupefacente vittoria in un referendum progettato per condurre al suo rovesciamento.
Eletto per la prima volta nel 1998 quand’era un colonnello dei paracadutisti a malapena conosciuto, armato di poco più di una retorica rivoluzionaria e di un programma social-democratico moderato, Chávez è diventato ora il leader dell’emergente opposizione all’egemonia neo-liberale degli Stati Uniti in America Latina. Ha consentito per la prima volta nella storia del Venezuela i referendum popolari, riconosciuto costituzionalmente i diritti umani, previsto una democrazia di ampia partecipazione popolare (la Democrazia Participativa y Protagonica) e la possibilità di revocatoria popolare per tutte le cariche elettive, presidente compreso.
In un Paese con l'87 percento della popolazione in condizioni di povertà e indigenza e con una situazione socio-economica disastrosa, ha ideato e sviluppato un programma di socialismo democratico che ha trovato la sua sintesi nella “Rivoluzione Bolivariana Pacifica”, incentrata sull'integrazione dei Paesi dell'America Latina e l'opposizione alle politiche di globalizzazione neoliberista nordamericana. Alleato di Fidel Castro, assieme con il leader Cubano cerca di opporsi alle politiche di dominazione economica e ingerenza finanziaria degli Stati Uniti, una strategia di contrasto che trova ora il sostegno e l'appoggio della larga maggioranza della popolazione dell’America Latina.
Nel 2005 parlando al Social Forum di Porto Alegre dichiarò che la causa della rivoluzione “deve essere Umanista e deve mettere non il profitto, ma gli esseri umani al di sopra di tutto”. La notizia che ora Chávez ha vinto l'ennesimo referendum e resterà minimo fino al 2012(!) e oltre, non poteva quindi che essere festeggiata dal Popolo e accolta mestamente e con comprensibile disappunto a Washington e nei palazzi delle multinazionali.
Il fatto è che Chávez, con i suoi lineamenti da indios e l’accento che tradisce le sue umili origini, è ben accolto nelle baraccopoli, ma detestato da quelli che nei sobborghi residenziali dei ricchi bianchi temono che abbia mobilitato la maggioranza povera contro di loro.
Questa è comunque la terza vittoria di Hugo Chávez contro i tentativi messi in atto in tutti questi anni dall’opposizione (a guida USA) per rovesciarlo. E come i primi due, anche quest'ennesimo tentativo s'è rivelato drammaticamente controproducente per i suoi oppositori, dal momento che è servito soltanto a rafforzare il presidente.
Il modus operandi è stato quello da sempre attuato e già sperimentato dagli USA in America Latina e che in altri casi aveva dato buon esito, solo che ora il vento è cambiato. Dapprima hanno infatti tentato con un colpo di stato nell’aprile 2002. Un tentativo di golpe con echi fascisti da era di Pinochet in Cile, sconfitto solo grazie a un’alleanza inedita di ufficiali lealisti e di gruppi della società civile che si mobilitarono spontaneamente per chiedere il ritorno al potere del presidente, il quale si era volontariamente consegnato ai golpisti per evitare spargimenti di sangue al Paese.
Il risultato fu che l’inaspettata reintegrazione di Chávez non solo diede la notizia al mondo su un singolare esperimento di Sinistra, la Rivoluzione Bolivariana, che stava avendo luogo con successo in Venezuela, ma condusse anche la maggioranza povera del Paese a capire che avevano finalmente un governo e un presidente che meritavano di essere difesi. Chávez, come tutta risposta, diede corso alle riforme bolivariane per combattere le malattie, l'analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e inoltre destituì tutti gli alti ufficiali contrari al suo progetto di coinvolgere anche le Forze Armate nei programmi per aiutare i poveri.
Fallito il primo tentativo si fece allora ricorso ad un secondo espediente che prevedeva di rovesciarlo con la prolungata interruzione dei lavori nelle industrie controllate dalle corporations multinazionali, sciopero cui presto si aggiunse anche una serrata della società petrolifera statale, la Petroleos de Venezuela, già nazionalizzata nel 1975 ma di fatto controllata dall'oligarchia di regime. Anche questo secondo tentativo però non ebbe successo e il braccio di ferro si risolse un’altra volta a favore di Chávez. Quando lo sciopero, imprevisto e con evidenti analogie con lo sciopero dei camionisti cileni organizzato e finanziato dalla CIA per rovesciare il governo Allende in Cile nei primi anni 70, è fallito miseramente, Hugo Chávez è riuscito a mandar via i settori più benestanti della dirigenza e della forza lavoro privilegiata e le enormi eccedenze rese disponibili dalle entrate petrolifere sono state dirette a sostenere ingegnosi e innovativi programmi di sviluppo e progresso sociale.
Innumerevoli progetti, o "missioni bolivariane", si sono moltiplicati in tutto il Paese ricordando l’atmosfera dei primi anni della Rivoluzione Cubana. Lotta all’analfabetismo e ulteriore istruzione per chi aveva lasciato la scuola, iniziative per il lavoro e l’impiego, lotta alla fame e malnutrizione, programmi di edilizia pubblica, servizio medico nazionale gratuito e medicinali gratis nelle aree povere delle città e delle campagne. I palazzi delle compagnie petrolifere sono stati requisiti e riconvertiti a quartier generale di una nuova Università per i poveri, mentre i proventi del petrolio sono stati dirottati verso l'edilizia popolare e per avviare l'esperimento di Vive, un’innovativo canale televisivo culturale e di controinformazione che sta già rompendo il tradizionale modello culturale statunitense imposto dai media al mondo intero.
La comunità internazionale guidata dagli USA ha liquidato con sufficienza i nuovi progetti come demagogici e populisti, termini utilizzati ovviamente con intento spregiativo e sprezzante sebbene, di fronte alla tragedia dell’estrema povertà e dell’incuria in un Paese dove i ricavi petroliferi rivaleggiano con quelli dell’Arabia Saudita, è difficile capire perché un governo eletto democraticamente non dovrebbe iniziare programmi accelerati per aiutare i più svantaggiati e promuovere il benessere sociale.
Intanto l’opposizione interna, divisa politicamente e senza figure carismatiche per contrastare Chávez, discute piani per un governo dopo Chávez, e guarda molto attentamente all'opinione pubblica estera, ponendo le sue svanite speranze nel sostegno della comunità internazionale a guida USA.
Per contrastare ogni nuovo tentativo di sovvertire la volontà popolare, Chavez ha dato vita a una campagna di registrazione degli elettori che ricorda quella voluta negli USA degli anni '60 per inserire i cittadini neri nelle liste elettorali. La campagna ha prodotto centinaia di migliaia di nuovi elettori, prima mai censiti. Lo stesso è stato fatto per dare la cittadinanza, e diritto di voto, anche alle migliaia di immigrati di lungo periodo. In questo modo il sostegno politico, prima assicurato solo dall'elite ricca e dalla borgnesia, è divenuto realmente popolare e gioca un ruolo e un peso decisivi.
Dopo aver nazionalizzato i proventi dell'industria petrolifera, Chavez è adesso in grado di dirigere i ricavi extra ai poveri, sia in Patria che all’estero, rifornendo di petrolio a prezzo scontato tutti i Paesi poveri dell’America Latina e del Caribe, inclusa Cuba, e presentando poi il conto a quelli ricchi, USA in testa.
Chávez è anche favorito dal generale cambiamento di clima politico in America Latina. Come accade per il Subcomandante Marcos, presidenti e uomini politici sudamericani fanno ora la fila per essere fotografati con lui. E lui si è eservito di questa popolarità per normalizzare, con grande disappunto della diplomazia divide et impera made in USA, le relazioni e i rapporti sempre tesi con la vicina Colombia e col Cile, nonché rinforzare le relazioni economiche con Brasile e Argentina, con i quali ha firmato un accordo di associazione per l’unione commerciale del Mercosur.
Quello che una volta era visto solo come un personaggio folcloristico e stravagante, adesso appare come uno dei massimi statisti latino americani. Comincia veramente a far paura, perchè per tutto il continente è diventato un simbolo, l’uomo da guardare e seguire.
Messa dinnanzi all'impossibilità di liberarsi di Chávez, l’opposizione potrebbe ancora volgersi disperata alla violenza. Il suo assassinio, presagito recentemente dall'ex presidente Carlos Andrés Pérez, o lo sfruttamento di forze paramilitari del tipo di quelle sguinzagliate negli anni recenti in Colombia o Nicaragua, è sempre una possibilità. Se provaste però a domandare a uno qualunque del Popolo se vorrebbe il presidente venisse destituito, questi vi risponderebbe subito: "No, dovrebbero lasciarlo continuare in santa pace con il suo lavoro".
Chávez ha solo 54 anni e ha assicurato che servirà il Paese come presidente per tutto il tempo che sarà necessario a vedere i risultati delle riforme che ha concepito. E non è un’affermazione improbabile. Io dico: FORZA CHAVEZ!! (D*)


Facite nu forfait, ma datece a Chavèz!!

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3 commenti:

  1. mi accodo pure io... forza CHAVEZ!

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  2. Ammetto che il post è volutamente provocatorio. Il personaggio Chàvez è senza dubbio a dir poco singolare, stravagante, con aspetti di bizzarria, ma sta facendo tanto per il suo popolo. Quello che in tanti prima di lui non hanno fatto. Milioni di venezuelani hanno imparato a leggere e scrivere, e milioni di venezuelani prima esclusi a causa della povertà, sono stati inseriti nell'educazione primaria, secondaria ed universitaria. Più di venti milioni di venezuelani (oltre il 70% della popolazione) ricevono, per la prima volta nella storia del Venezuela, assistenza medica e medicinali gratuiti e, in pochi anni nelle intenzioni governative, tutti i venezuelani avranno accesso gratuito al servizio sanitario nazionale. Col piano alimentare si somministrano più di due milioni di tonnellate di alimenti a oltre 12 milioni di persone (quasi la metà dei venezuelani), un milione dei quali li ricevano gratuitamente, in forma transitoria. Sta combattendo la disoccupazione e la sottoccupazione, sta dando un tetto e un lavoro dignitoso a tanti suoi connazionali. Ha riconvertito le Forze Armate a scopi pacifici e di protezione civile.
    In una parola, sta operando bene! Per narcisismo? Idealismo? Populismo? Megalomania? Sinceramente non me ne frega niente! Come Mao Zedong dico che non mi importa se il gatto è nero, bianco o grigio, l'importante è che prenda i topi!

    Piccolo aneddoto personale. Ho conosciuto un ingegnere italo-venezuelano, una persona totalmente idiota (ingegnere meccanico laureato a Caracas e con laurea poi “omologata” anche in Italia che, da me consigliato di abbassare la pressione troppo alta dell'impianto termico dell'appartamento prima che saltasse la valvola di sicurezza, si è dato ad aprire tutti i rubinetti dell'acqua calda! Un totale cretino, imbecille come tutti gli ingegneri che conosco!). Ebbene questa persona, che oltre che stupida era anche spregevole dal punto di vista umano, mi parlava (già nel 1999!) dell'arrivo di Chàvez al potere come di una suprema iattura. Poi un giorno tirò fuori un book fotografico dove mi mostrava la sua ultima “conquista”, Maglis, una mulatta. E ridacchiando sornione mi spiegava che lui, brutto e repellente, poteva permettersela giovane e bella perché “la poverina” aveva sangue misto per via di una nonna indigena, il che faceva di lei una persona socialmente inferiore rispetto a lui, stronzo ma bianco! E ridendo mi faceva il quadro di una società che vedeva loro europei, bianchi e benestanti, al vertice della piramide sociale. Ecco, questo era prima il Venezuela. Ora spero tanto che Chàvez quella piramide gliela pianti saldamente nel culo, a lui e a tutti quelli come lui!

    Da ultimo due considerazioni.
    La prima. Gli USA sono abituati a considerare il mondo come un loro dominio personale e la sua superficie come un territorio da conquistare occupare e sfruttare. Sono convinti che l'unico modello giusto di sviluppo economico, sociale, culturale sia il loro. Ovviamente non è così, non dev'essere così. E se ogni tanto arriva qualcuno a ricordarglielo io dico benvenga!
    La seconda. Se per assurdo fosse possibile liberarsi di questa nostra canea politica per avere in cambio uno come Chàvez ci sarebbe solo da esserne felici. Abbiamo ex comunisti velisti, post comunisti coi boccoli, rifondaroli con le camicette di pizzo: basta! L'unica differenza tra D'Alema e Berlusconi è solo nella misura delle rispettive barche. E la massima aspirazione del primo è pareggiare le misure nautiche col secondo!
    Quindi ancora FORZA CHAVEZ!!
    Ciao, D.

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  3. la fine della piramide... non è discutibile... in quanto un occidentale ( che si presume sia rispettoso delle persone) che si permette di assecondare una scala di valori del generele ..solo x vantare conquiste facili.... bè permettimi ....metterei un bel rinforzo alla saldatura.... x il resto.... concordo. R.

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