Profezia



Profezia

Era nel mondo un figlio
e un giorno andò in Calabria:
era estate, ed erano
vuote le casupole,
nuove, a pandizucchero,
da fiabe di fate colore
della fame. Vuote.
Come porcili senza porci, nel centro di orti senza insalata, di campi
senza terra, di greti senza acqua. Coltivate dalla luna, le campagne.
Le spighe cresciute per bocche di scheletri. Il vento dallo Jonio
scuoteva paglia nera
come nei sogni profetici:
e la luna color della fame
coltivava terreni
che mai l’estate amò.
Ed era nei tempi del figli
che questo amore poteva
cominciare, e non cominciò.
Il figlio aveva degli occhi
di paglia bruciata, occhi
senza paura, e vide tutto
ciò che era male: nulla
sapeva dell’agricoltura,
delle riforme, della lotta
sindacale, degli Enti Benefattori,
lui - ma aveva quegli occhi.
Ogni oscuro contadino
aveva abbandonato
quelle sue casupole nuove
come porcili senza porci,
su radure color della fame,
sotto montagnole rotonde
in vista dello Jonio profetico.
Tre millenni passarono
non tre secoli, non tre anni, e si sentiva di nuovo nell’aria malarica
l’attesa dei coloni greci. Ah, per quanto ancora, operaio di Milano,
lotterai solo per il salario? Non lo vedi come questi qui ti venerano?
Quasi come un padrone.
Ti porterebbero su
dalla loro antica regione,
frutti e animali, i loro
feticci oscuri, a deporli
con l’orgoglio del rito
nelle tue stanzette novecento,
tra frigorifero e televisione,
attratti dalla tua divinità,
Tu, delle Commissioni Interne,
tu della CGIL, Divinità alleata,
nel sicuro sole del Nord.
Nella loro Terra di razze
diverse, la luna coltiva
una campagna che tu
gli hai procurata inutilmente.
Nella loro Terra di Bestie
Famigliari, la luna
è maestra d’anime che tu
hai modernizzato inutilmente. Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere
è un vento che cambia corso, nel cielo. Soffia ora forse dall’Africa
e tu ascolta ciò che per grazia il figlio sa. Se egli poi non sorride
è perchè la speranza per lui
non fu luce ma razionalità.
E la luce del sentimento
dell’Africa, che d’improvviso
spazza le Calabrie, sia un segno
senza significato, valevole
per i tempi futuri! Ecco:
tu smetterai di lottare
per il salario e armerai
la mano dei Calabresi.
Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili,
essi sempre deboli,
essi sempre timidi,
essi sempre infimi,
essi sempre colpevoli,
essi sempre sudditi,
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie...
deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere –
usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno
dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi
per insegnare la gioia di vivere,
prima di giungere a Londra
per insegnare a essere liberi,
prima di giungere a New York,
per insegnare come si è fratelli
- distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno su come zingari
verso nord-ovest
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento...

Pier Paolo Pasolini


Spero arrivino presto, da Sudan, Ciad, Nigeria, Marocco, Rwanda, Uganda, Somalia, Camerun... da tutti i Paesi poveri del Sud del Mondo. Spero siano in tanti, a milioni, una marea incessante e inarrestabile, per un'invasione di nuova Umanità e Speranza! (D*)

3 commenti:

  1. purchè sia.. come dici te...
    x un invasione di nuova Umanità e Speranza....
    e non ..allo sbando come ora... R

    RispondiElimina
  2. Non sono "allo sbando", sono persone!! Hanno più carica di Umanità e Speranza loro che noi tutti messi assieme. Vengono nei barconi, nelle zattere, nei doppi fondi dei tir e non con gli yachts e i tour all-inclusive. E sia ben chiaro: noi siamo i debitori, loro sono i creditori.
    D

    RispondiElimina
  3. fallo sapere ai "capi" che ci mangiano sopra alle disgrazie altrui.... non è questo il modo x attonere umanità e rispetto....se non parte prima dalla loro terra....devono combattere x la loro vita nella loro patria..e nbon fuggire in cerca di umanità... l?italia non potra dare "umanità " a tutto il male che c'è in giro... molti paesi saranno anche i debitori..non sono più i tempi in cui i nostri emigravano x lavoro.... adesso emigrano x fame e lavoro... ma i soldi cmq li trovano.. il loro paese li mette in condizione di abbandanare la loro terra...non li guarda nemmeno... e noi come dovremmo fare? ...la mafia..lo stato..loro ci mangiano ...molti italiani devono rimbaccarsi le maniche x mangiare... e lo stato se ne frega...non è giusto nè x loro ...nè x noi...è la guerra del subire... non è giusto...non è giusto.... R

    RispondiElimina