McDonaldizzazione

L'insegnamento di Lacan è che vivere secondo i desideri non vi renderà mai felici. Per essere pienamente umani bisogna cercare di vivere secondo le nostre idee e i nostri ideali. Non certo misurando la vita in base a quanto avete raggiunto di quello che desideravate, ma in base ai piccoli momenti di integrità, compassione, razionalità, a volte anche di sacrificio, perché alla fine se vogliamo davvero misurare il significato della nostra vita, dobbiamo dare valore alla vita degli altri.
Il prof. David Gale (Kavin Spacey) in The Life of David Gale



Вы брать владение только некоторая свобода людей он, кто это делает их совесть спокойнымиi, Фёдор Михайлович Достоевский.
Si può impadronire della Libertà degli uomini soltanto chi è in grado di sopire le loro coscienze,
Fëdor Michailovič Dostoevskij.


Il Totalitarismo Inverso (Inverted Totalitarianism vedi Democracy Incorporated) basato sulla smobilitazione delle masse e il disimpegno politico è la degenerazione della Democrazia derivante dall'assenza, nella società, di una Cultura Etica (vedi La Revoluciòn Humanista). La conseguenza è quello che tutti possono osservare e verificare quotidianamente. L'agire, individuale o collettivo, è costituzionalmente incapace di adottare e mantenere invariata un'etica che non sia quella della scadenza e dell'effimero, del profitto e dell'egoismo. La Democrazia, non più legata a valori forti, non riesce seguire per lunghi tratti la stessa rotta ed è quindi orientata dalle lobbys di potere.
A livello sociale si vive una strana condizione di assuefazione, un misto di consuetudine e adattamento. Ma è una condizione che, lungi dal farci fiduciosi, dovrebbe renderci preoccupati, perché l'assuefazione ha normalmente due soli esiti: da un lato la stanchezza e la nausea, e quindi il disimpegno; dall'altro un dispotismo gentile e dissimulato, e perciò il Totalitarismo Inverso.
Il Sistema costringe ormai le persone a correre con tutte le proprie forze per restare nella stessa posizione(!), avendo come unica posta in gioco la salvezza (sempre temporanea) dall'esclusione dal mondo dei consumi, paragonabile ad una sorta di ostracismo sociale. Lo stesso Sistema agisce poi sulla struttura di potere, che pur restando formalmente democratica fa sempre più leva sul generale disinteresse e disimpegno per concentrare e riservare le sue decisioni, lasciando al cittadino indifferente solo il ruolo di spettatore (annoiato).
Per riuscire in questo è essenziale far leva sulla due fattori: paura e mancanza di conoscenza.
La paura, diceva Montesquieu, è la molla che fa funzionare il dispotismo. La paura rende insicuri e svia l'attenzione creando capri espiatori, divide, genera diffidenza.
Oggi la paura opera sia a livello individuale che collettivo.
A livello collettivo
mediante nemici ubiqui e indefiniti, sia globali, come la crisi, la recessione e il debito pubblico; sia esterni, come i terroristi o i migranti; sia interni, come la delinquenza e lo xenofobismo.
A livello individuale è ottenuta rendendo la vita dell'individuo innaturalmente precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza, con la paura di essere colti alla sprovvista, rimanere indietro, dimenticare le “date di scadenza”, perdere il momento di una svolta o superare un punto di non ritorno. Sopratutto inducendo un senso d'ansia continua legato al progresso inteso essenzialmente come profitto e consumo non solo sempre maggiori, ma sempre più accelerati. Ciò che conta è la velocità, non più la durata. Frazionando e regolando in modo innaturale la vita umana il Sistema è riuscito a rendere l'individuo funzionale e inoffensivo al tempo stesso.
Gli individui sono annichiliti.
Non riescono a consolidare i loro risultati in proprietà durature, conclusioni stabili, esiti certi, perché basta un attimo e le loro attività si trasformano in passività, le abilità in disabilità.
Non riescono a pensare, perché il Sistema li ha sollevati anche dai tempi morti, gestisce anche il loro tempo libero, trasformandolo in consumo e facendo loro credere che sia l'unico e solo modo di declinare la felicità.
Non riescono ad avere rapporti e vita sentimentale stabile, perché la precarietà si riflette anche sulle relazioni affettive e sociali. Le strategie formulate per operare la sostituzione delle cose obsolete ha finito per rottamare le persone e spezzare i legami.
Il consumismo applicato alle persone ha effetti devastanti.
La sindrome consumista cui la cultura contemporanea si è arresa è incentrata su un netto ripudio del valore del dilazionare, del precetto del “rinvio della soddisfazione”, a favore dell'ingollare, trangugiare, ingurgitare rapidamente sentimenti e passioni come fossero pasticcini e bignè. Si vuole che tutto debba essere esplicito ed immediato. Allora io dico: si abbia il coraggio della coerenza! Lo stupro, ad esempio, in quest'ottica andrebbe derubricato da reato contro la persona a semplice "taccheggio": ho visto la merce esposta, mi piaceva, l'ho presa ma non sono passato dalla cassa, amen...
Nella gerarchia dei valori riconosciuti dal consumismo l'immediato ha detronizzato la durata e ha collocato il valore della novità al posto di quello della permanenza. Il sillogismo che ne scaturisce è impressionante quanto logico: (tesi) gli atti di consumo hanno finalità chiare e durata definita, (antitesi) l'amore è anch'esso un atto di consumo, (sintesi) ergo si convive e si fanno “le storie” (anche di una sola notte). Le interazioni umane una volta lasciavano dietro di sé un sedimento di legame, adesso lasciano il nulla. Ed è anche perfettamente ovvio, dal momento che entrambe le parti sono al tempo stesso consumatori e oggetti di consumo.
Questa non è più una società della cultura e dell'apprendimento, perché questo è un modello “lento” che richiede sforzi e postula l'accumulazione, la sedimentazione del sapere. Questa società è piuttosto per una cultura pret-a-porter (apprendere lo stretto necessario), di uso e consumo immediato. E' per il disimpegno, la discontinuità, il menefreghismo e la dimenticanza.
Nel mondo humanista che ormai non esiste più e che vorremmo fosse di nuovo, c'erano invece valori, principi e ideali di umanità, il tempo si muoveva molto più lentamente, le persone cercavano di superare il divario tra le ristrettezze di una vita sobria e la ricchezza infinita della realtà attraverso le speranze, i desideri, le possibilità, le utopie e la fede. Nel mondo attuale popolato di idioti non è difficile rinunciare a tutte queste cose considerati inutili, magari in cambio di un bel Blackberry nuovo di zecca.
Queste persone consolano e cercano di mettere al riparo la loro inutile vita dalla depressione pensando che forse, vivendo con maggiore velocità, senza fermarsi a guardare indietro per contare le vittime o raccogliere feriti, sia possibile comprimere e consumare nella durata di una vita un numero sempre maggiore di esperienze (amori, macchine, viaggi, telefonini), così da guadagnare esistenze alla Borsa del Destino, forse tutte quelle che l'eternità può offrire. Mai illusione fu più fallace! La vita è ugualmente breve, e nel loro caso pure inutile (potevano risparmiarsi la fatica di nascere).
Se poi diamo uno sguardo complessivo all'esistenza sociale, vediamo come perfino questa sia stata “disumanizzata”. Le città sono diventate luoghi nei quali degli estranei riescono a vivere in stretta vicinanza pur rimanendo estranei. Si può provare la sconcertante sensazione di sentirsi soli, completamente e assolutamente soli, insieme a milioni di persone! C'è più vita in un villaggio di capanne di fango del Rwanda!
Il Sistema ha rubato anche la vita futura. Si fanno figli in popolazioni poverissime ma non in quelle abbienti, perché avere figli è molto costoso, si dice senza far caso all'evidente contradizione. Questo perché i pargoli non hanno nemmeno il tempo di venire al mondo, che subito devono essere inseriti nel circuito del consumo, pena l'esclusione e la marginalizzazione. Potremmo crescere una quantità sterminata di figli, ma dovremmo limitarci a soddisfare solo i loro bisogni naturali e necessari. E invece nella nostra società dominata dal mercato ogni esigenza, desiderio o bisogno, per naturale che sia, dev'essere amplificato dai bisogni indotti. Anche quello della paternità-maternità. Tutto ha la sua bella targhetta con l'indicazione del prezzo e nemmeno i figli fanno eccezione.
E poi, avere un figlio è come farsi prendere in ostaggio dal destino e ipotecare il proprio futuro, senza avere la minima idea di quanto tempo ci vorrà per riscattarlo. Parliamoci chiaro, il contratto è un pessimo affare: il prezzo complessivo non è ben specificato, gli obblighi non sono definiti, non c'è alcuna garanzia "soddisfatti o rimborsati" se il prodotto non ci piace o risulta difettoso e sopratutto ci limita nel tempo e nei consumi. Meglio allora una bella crociera e una macchina nuova, magari un paio di tette al silicone o una nuova “storia”. E i pochi bambini che nascono? Non c'è problema, straviziati osservano e apprendono. Saranno i cretini di domani!
La mancanza di conoscenza opera sia in termini di opacità e scarsa trasparenza dei meccanismi di Potere, che in termini di indifferenza e menefreghismo individuale.
A livello di potere siamo ormai all'involuzione della Democrazia in quello che è il Totalitarismo Inverso. C'è al vertice un'oligarchia, un potere esclusivo concentrato nelle mani di pochi e gestito in luoghi riservati, secondo modalità e regole sconosciute (cosa sono i G20? G8? Etc..)
A livello sociale siamo all'apatia, all'indolenza, al menefreghismo più totale, la McDonaldizzazione.
Risultato: il paradosso dell'inversione della Democrazia. La Democrazia che dovrebbe essere lo strumento di promozione politica degli esclusi rispetto ai pochi inclusi, oggi è lo strumento di controllo dei pochi inclusi sulla massa degli esclusi.
La Democrazia è ora un Cda, un Consiglio d'Amministrazione: in alto i poteri finanziari che controllano la politica, in basso la platea degli azionisti, semplici e privilegiati (i consumatori), fuori del tutto chi nemmeno possiede le azioni (che possono essere gli indios di Marcos, come anche il disoccupato, il marginale, il povero). Ordine del giorno del Cda della Democracy Inc.: liberare il popolo dal peso del governo, in modo che possa consumare in tranquillità.
La gestione del Potere, essendo il regime “democratico” e quindi apparentemente inclusivo, si basa com'è ovvio sul consenso. Ma è un consenso falso ed ibrido, che in parte precede la politica, abituata ad alimentarsene passivamente; in parte l'affianca, fornendo legittimazione attraverso quel meccanismo che Michelangelo Bovero ha definito di “autocrazia elettiva”; in parte la segue, rispondendo pavlovianamente alle aspettative.
Questo fa sì che la Democrazia sia invertita: anziché un regime che muove dal basso, con un rovesciamento speculare di posizioni s'è trasformato in un sistema che muove dall'alto. Si parte dal potere diffuso, dove apparentemente sembra che tutti siano uguali e con pari diritti e gradualmente, come nella Fattoria orwelliana, il regime si restringe ali oligarchi, i porci (quando li vedete in tv fate caso al loro soma: sono porci!).
Qualcuno aveva già compreso con straordinaria lungimiranza e chiarezza tutto questo, scrivendone nei suoi romanzi. L'autore è Dostoevskij.
Nelle Memorie del sottosuolo (Записки из подполья) parla della manipolazione del consenso come dell'arma più potente. Anticipa gli effetti orwelliani della società massificante quando parla del palazzo di cristallo dove tutto è perfettamente regolato e in cambio dell'ordine viene abolita la Libertà.
Ma il romanzo che da solo vale mille trattati di sociologia e dottrina politica ha il titolo di Fratelli Karamazov (Братья Карамазовы). Nel capitolo quinto del libro quinto, nell'incontro tra il Grande Inquisitore e il ribelle Gesù Cristo c'è la descrizione perfetta di quello che è il Totalitarismo Inverso e la McDonaldizzazione:

Non dicevi sempre: “voglio rendervi liberi?” Ebbene, ora li hai visti questi uomini “liberi” [...] Per quindici secoli ci siamo tormentati con questa Libertà, ma ora è finita, è finita del tutto.[...] Sappi che adesso, proprio oggi, questi uomini sono convinti più che mai di essere completamente liberi, e tuttavia essi stessi hanno recato a noi la propria Libertà e l'hanno deposta umilmente ai nostri piedi.[...] Ora per la prima volta è diventato possibile pensare alla felicità umana. L'uomo fu creato ribelle, ma possono mai i ribelli essere felici? [...]
Decidi Tu [Gesù Cristo, ndr], chi aveva ragione: Tu o colui che allora Ti interrogava? Ricordi la prima domanda, della quale, se non le parole, il senso era questo: “Tu vuoi andare per il mondo e ci vai a mani vuote, con la promessa di una Libertà che gli uomini, nella loro semplicità e nella loro intemperanza, non possono neppure concepire, che essi temono e sfuggono perché nulla è mai stato così intollerabile per l'uomo quanto la Libertà! Vedi invece queste pietre, in questo deserto infuocato? Trasformale in pane, e l'umanità Ti correrà dietro come un gregge riconoscente e docile, seppure estremamente timoroso che Tu possa ritirare la Tua mano e privarlo dei Tuoi pani”. Ma Tu non hai voluto privare l'Uomo della Libertà e hai rifiutato la proposta: perché, hai pensato, dove sarebbe la Libertà, se il consenso fosse comprato col pane? Tu hai ribattuto che l'uomo non vive di solo pane, ma sai Tu che nel nome di questo pane terreno insorgerà contro di Te lo spirito della terra, e lotterà contro di Te e Ti vincerà, e tutti lo seguiranno esclamando: “Chi è paragonabile a questa Bestia? Essa ha rubato il fuoco al cielo e ce l'ha dato!”. Sai Tu che passeranno i secoli e l'umanità proclamerà per bocca della sua sapienza e della sua scienza che le male azioni non esistono, e quindi non esiste nemmeno il peccato? [...]
Mai essi potrebbero sfamarsi senza di noi! Nessuna sapienza potrà dar loro il pane sino a che essi rimarranno liberi; e finirà che essi deporranno la Libertà ai nostri piedi e ci diranno: “Fateci schiavi, ma dateci da mangiare!” Capiranno finalmente essi stessi che Libertà e pane terreno in abbondanza per tutti sono inconciliabili sulla terra, giacché non saranno mai, mai in grado di ripartirselo tra di loro! Si persuaderanno anche che non potranno mai essere liberi perché sono deboli, inetti e ribelli.[...]
Ci guarderanno con ammirazione e ci considereranno come dèi per aver acconsentito di metterci alla loro testa, di dominarli e di assumerci il peso di quella Libertà di cui tanto avevano paura. [...] Ecco che cosa significava quella prima proposta che Ti è stata fatta nel deserto, ed ecco che cosa rifiutasti in nome di quella Libertà che Tu collocavi più in alto di tutto. Invece in quella proposta era racchiuso uno dei grandi segreti di questo mondo. Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta all'universale ed eterna ansia degli uomini, sia dell'uomo singolo sia dell'intera umanità: “davanti a chi inchinarsi?”. Non c'è per l'uomo, che è rimasto libero, preoccupazione più incessante e più tormentosa che quella di trovare al più presto qualcuno davanti al quale inchinarsi. [...]
Si può impadronire della Libertà degli uomini soltanto chi è in grado di sopire le loro coscienze: dagli il pane, e l'uomo si inchinerà, poiché non c'è nulla di più indiscutibile del pane. [...] Ci sono sulla terra tre forze, tre sole forze in grado di vincere e conquistare per sempre le coscienze di questi deboli ribelli, per la felicità loro; queste forze sono: il Miracolo, il Mistero e l'Autorità. Tu respingesti la prima, la seconda e la terza, e così desti l'esempio.[...] Ma ce ne sono forse molti altri come te?[...]
La natura umana è forse fatta per respingere il miracolo e per accontentarsi, in certi terribili momenti della vita, di fronte ai più tormentosi, spaventosi e fondamentali problemi morali, della libera decisione del cuore?[...] Ignoravi che, non appena l'uomo rinunzia al miracolo, subito rifiuta anche Dio, giacché l'uomo non cerca tanto Dio quanto i miracoli. E poiché l'uomo non ha la forza di rinunziare ai miracoli, così se ne creerà dei nuovi, suoi propri, e si inchinerà al prodigio di un mago, ai sortilegi di una fattucchiera. [...]
L'uomo è debole e vile. Che importa se ora si ribella dappertutto alla nostra autorità e si inorgoglisce della sua ribellione? E' l'orgoglio del bambino e dello scolaretto. Sono ragazzini che hanno fatto un po' di baccano in classe e hanno scacciato il maestro! Ma anche l'entusiasmo dei monelli avrà fine, e costerà loro caro.[...] Alla fine si avvedranno, gli sciocchi ragazzini, di essere, sì dei ribelli, ma dei ribelli molto deboli ed incapaci di sostenere la propria ribellione. Versando le loro stupide lacrima si avvedranno infine che chi li creò ribelli ha voluto, senza dubbio, burlarsi di loro. [...]
Abbiamo corretto l'opera Tua e l'abbiamo fondata sul Miracolo, sul Mistero e sull'Autorità. E gli uomini si sono rallegrati di essere di nuovo sospinti come un gregge e di sentirsi finalmente il cuore libero da un dono così terribile.[...] Tu sei orgoglioso dei Tuoi eletti, ma Tu non hai che degli eletti, mentre noi daremo la pace a tutti. E non basta: molti di quegli eletti e dei forti, che avrebbero potuto diventarlo, si sono alla fine stancati di aspettarTi e hanno portato, e ancora porteranno in altro campo le loro forze spirituali e il fuoco del loro cuore, e finiranno con il sollevare contro di te la loro libera bandiera! Ma sei stato tu a innalzare questa libera bandiera! Con noi, invece, tutti saranno felici e non si ribelleranno più a vicenda come hanno fatto dovunque al tempo della Tua Libertà. Noi li persuaderemo che essi saranno liberi soltanto quando rinunzieranno alla loro Libertà in nostro favore e si sottometteranno a noi. La Libertà, il Libero Pensiero e la Conoscenza li condurranno in tali labirinti e li porranno davanti a tali portenti e a tali misteri insoluti, che alcuni di loro, ribelli e violenti, si distruggeranno da sé, altri, ribelli ma deboli, si distruggeranno a vicenda, e i rimanenti, deboli e infelici, si trascineranno ai nostri piedi gridando: “Sì, voi avevate ragione!”[...]
Certo, ricevendo da noi il pane, vedranno chiaramente che noi prendiamo il pane guadagnato dalle loro stesse mani per distribuirlo di nuovo a loro, senza fare alcun miracolo; vedranno chiaramente che noi non abbiamo mutato in pane le pietre, ma in verità, più che del pane stesso, saranno felici del fatto di riceverlo dalle nostre mani! [...]
Anche troppo apprezzeranno che cosa significa assoggettarsi una volta per sempre! Il gregge si sottometterà, e questa volta definitivamente. Allora noi daremo loro la tranquilla, umile felicità degli esseri deboli, quali appunto sono stati creati. Noi li convinceremo infine, a non inorgoglirsi, giacché Tu li hai innalzati e con ciò hai insegnato loro a inorgoglirsi; proveremo loro che sono deboli, che sono solo dei poveri bambini, ma che la felicità infantile è la più dolce di tutte. Essi diventeranno mansueti, guarderanno a noi e a noi si stringeranno, nella paura, come pulcini ad una chioccia. Ci ammireranno e ci temeranno, e saranno fieri di noi, così potenti e intelligenti da essere riusciti a pacificare un gregge così numeroso e turbolento.
Avranno paura della nostra collera, i loro spiriti si faranno mansueti, i loro occhi lacrimosi come quelli dei bambini e delle donne; ma con altrettanta facilità passeranno, a un nostro cenno, al riso e all'allegria, alla gioia luminosa e felice delle canzoni infantili. Li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore di riposo organizzeremo la loro vita come un gioco infantile, allietato da canti, cori e danze innocenti. Consentiremo loro anche il peccato, perché sono deboli ed inetti, ed essi ci ameranno come bambini perché noi permetteremo loro di peccare.[...] E non avranno per noi alcun segreto.

Questo è il Sistema. La società di massa si lascia guidare da chi è in grado di offrire apparente benessere, panem et circenses ("pan y circos", come dice Marcos), yogurt coi fermenti lattici “vivi” (voi invece siete morti senza saperlo) e Grande Fratello. In cambio si rinuncia alla Libertà! Le persone dal cervello atrofico non vogliono Libertà, ma la sicurezza infantile di una Grande Mamma che garantisca benessere e tranquillità, non importa come o a che prezzo. ( D*)

2 commenti:

  1. cambieranno mai le cose?..riflettendoci sopra... fà paura... e non poco...la cecità è brutta di per sè... ma anche chi non vuol vedere..lo è di più...ciao R.

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  2. E' vero, c'è chi porta un passamontagna (o un casco) che lascia scoperti gli occhi, e chi invece vive be(nd)ato e felice... Io preferisco vederci. Ciao, D.

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