La Revolución Humanista



La rivoluzione del mondo, passa attraverso la rivoluzione dell'individuo. La vera rivoluzione deve cominciare dentro di noi. (Ernesto "Che" Guevara)


Quello che la Rivoluzione Humanista deve fondamentalmente insegnare è che le cose possono essere sempre diverse da come appaiono e che aspetti apparentemente ovvi e naturali della vita possono essere interpretati in modo nuovo e letti sotto una luce diversa. Anche laddove, quindi, percepiamo solo “necessità”, vi potranno essere nuovi e insospettabili elementi di “possibilità”. Lo scopo è, in ultima istanza, demistificare le apparenze di un modo di vedere il mondo che viene percepito come naturale e inevitabile, mentre non lo è affatto.
Compito del rivoluzionario humanista e della sua azione politica sarà dunque quello di aiutare a riconoscere tutti quegli aspetti contraddittori che nella vita d'esperienza vanno ben al di là delle capacità di risoluzione del singolo, per creare la possibilità di un mondo nuovo ed altro, ed impedire così che chi ha il Potere sia anche depositario unico di tutte le opportunità, quindi della stessa Speranza.
Per questo motivo il rivoluzionario humanista è oggi quello che soffre di più, perché più di tutti è consapevole e subisce le conseguenze del tentativo, da parte del Potere e di chi lo detiene, di far credere che il relativismo sia parte essenziale della Libertà e la precarietà del pensiero sia condizione umana inevitabile, per modo che l'impegno etico sia sentito come inutile.
In una situazione in cui altri sarebbero tentati di ripiegarsi su se stessi, scegliendo tra l'annichilimento o la rimozione, il rivoluzionario humanista deve invece far propria con forza ed orgoglio la condizione dell'esule sociale, del profugo intellettuale, valorizzando tutte le opportunità di una situazione che, benché subita, può trasformarsi in un'esperienza umana genuina e peculiare, nonché stimolo potente al cambiamento.
Insomma, il rivoluzionario humanista accetta come una sfida quello che per altri è sciagura. La sua è una vocazione ad occhi aperti, responsabile ma senza fede, perché aliena ad accettare l'inevitabilità dei limiti stessi.
La rivoluzione humanista non conduce ad una vita migliore, più facile e confortevole, tutt'altro. La stessa condizione d'esilio sociale del rivoluzionario humanista consiste oggi essenzialmente nell'essere “fuori posto”, quale che sia il contesto in cui ci si trovi, la situazione vissuta o le persone che gli stanno intorno. Ma contrariamente agli altri, il rivoluzionario humanista non sarà mai strumento docile e remissivo del Sistema, ma si sentirà soldato avanzato di un esercito (l'Umanità) in marcia, col compito di esplorare, mappare e studiare un territorio sconosciuto e ostile. Anche se non dovesse arrivare a destinazione il suo lavoro e i suoi sforzi serviranno comunque a facilitare il cammino di chi verrà dopo.
Mentre gli altri scivolano inesorabilmente in uno stato che non si può neppure definire pienamente umano, facendo di sé, per così dire, degli “oggetti” invece che dei “soggetti” di relazioni umane, il rivoluzionario humanista sperimenterà per primo esperienze che gli altri non sperimenteranno mai e conserverà intatta una visione alta (e altra) del mondo e dell'Umanità.
Egli vivrà già oggi avanti e in paesi futuri, perché sa che essere umani significa avere perfetta consapevolezza del fatto che l'individuo trascende sempre la massa, l'essere umano trascende sempre i limiti creati e voluti dallo status quo delle strutture sociali.
Il rivoluzionario humanista non cerca una casa in cui trovare il futuro, ma edifica egli stesso la casa, una casa che conosce nel momento stesso in cui la costruisce, invece di riposarsi protetto dalle mura di quella bell'e pronta che gli viene offerta a rifugio e riparo.
Principale strumento del rivoluzionario humanista sarà la Cultura usata come arma potente, Zygmunt Baumann direbbe “come un coltello affondato nel futuro”. E si badi che questa Cultura è essenzialmente Etica, perché non si dà Cultura humanista senza Etica, in quanto la Cultura è la modalità attraverso cui possiamo diventare veramente umani, nonostante tutte le limitazioni del mondo.
Il rivoluzionario humanista dovrà trovare un linguaggio nuovo per esprimere e comunicare l'enorme potenzialità della rivoluzione humanista, la visione cioè di un essere umano eticamente responsabile, per il quale umano sia la parte assoluta, imprescindibile e dominante, che anticipa e prevale su tutto il resto, cioè sull'essere (figuriasi poi dell'avere).
Il rivoluzionario humanista vive teso in avanti, proiettato al futuro, per questo il suo scopo non è sancire l'ultima parola, dettare l'ultima dottrina, trovare tutte le risposte. La sua funzione è invece quella di elaborare modalità migliori di evidenziare i problemi e porre le domande, perché è importante non ciò che si sa, ma scoprire ciò che ancora non si sa. (D*)


4 commenti:

  1. Noi siamo qui ... l'umanista rivoluzione!!!

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  2. Noi siamo qui ... l'umanista rivoluzione

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  3. Noi siamo qui ... l'umanista rivoluzione !!!

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  4. Per fare la rivoluzione ci vuole carisma, ma un po' di culo non guasta.
    (Subcomandante Insurgente Marcos

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