Democrazia, globalizzazione e... qualità della caduta

Io vado a votare, ho deciso, voto un bello. Un buono non c'è, tanto vale votarne uno bello. Ma l'hanno capito anche loro, i politici. Mica ci chiedono di votarli perché li stimiamo. Ormai i politici non vogliono più la nostra stima o il nostro rispetto. Si fanno votare per bellezza. Si mettono il trucco, si tirano la faccia, si riattaccano i capelli, sono abbronzati. Sono vezzosi, si cambiano i simboli, si cambiano il nome e allora io voto un bello.
Ascanio Celestini



In Italia c'è la democrazia, nel senso che nel Piano di Rinascita Democratica della loggia massonica P2 si parlava di “democrazia”. Era il Piano di Rinascita Democratica, però subito, nel suo primo articolo, si spiegava che l'aggettivo democratico veniva utilizzato per specificare che non si sarebbe arrivati ad un sovvertimento, che io interpreto come sovvertimento violento, militare. Anche perché quei signori lì c'avevano provato a fa' un sovvertimento militare, dei golpe militari tipo il Cile.
Io credo non ci sia nessuna azienda degli anni '70/'80 che abbia pensato a degli obbiettivi e l'abbia raggiunti più o meno tutti nel giro di tanti anni quanti sono quelli che sono passati dalla fine degli anni '70 a oggi. La loggia massonica segreta illegale P2, Propaganda 2, l'ha fatto. Dalla separazione delle carriere dei magistrati a, prima l'acquisizione di potere nei partiti politici attraverso il pagamento di alcuni politici in particolare, quindi la nascita di due partiti di area di centro, uno di centrodestra e uno di centrosinistra, la nascita di un polo alternativo alla Rai che nel mio televisore è il numero 4, 5 e 6, quindi la presa di potere nell'informazione... Se Berlusconi [tessera P2 n.1816 Ndr] avesse potuto non soltanto avrebbe messo le mani su Panorama e mezza stampa italiana, ma anche sull'altra metà, compreso il Corriere della Sera, La Repubblica e l'Espresso...
Per cui la democrazia in Italia c'è, nel senso che c'è stato il “colpo di stato democratico”.
Secondo me una parte degli italiani se ne rendono conto, secondo me anche una parte consistente degli italiani, secondo me una parte consistente degli italiani lo accettano, e accettano anche il ruolo di vivere subordinati a questo piano.
Io non credo che i nostri politici siano dei dittatori e il popolo sia una vittima, credo che le vittime siano meno di quelle che apparentemente noi crediamo, o speriamo, che siano. Credo che molta gente in fondo vive bene in questa condizione.
Una cosa che mi ha molto colpito quando l'ho sentita da Berlusconi è quando lui diceva che sostanzialmente il popolo è un bambino, un bambino delle scuole medie, e non siede neanche tra i primi banchi. Ecco, è questo. Tu non puoi dire a un bambino di prima media pilota un aeroplano, non gli puoi dire neanche guida una macchina, non gli puoi dire dirigi un'azienda, vota... Perché ti dice, “no questo lo farò quando sarò grande”. La maggior parte delle persone in questo paese vivono felicemente, o se non felicemente quantomeno accettano di vivere come bambini, e i bambini hanno bisogno di mamma e papà che gli scaldano il lattuccio alla mattina e alla sera, che gli rimboccano le coperte...
Credo che abbiamo perso non soltanto delle occasioni, ma anche una coscienza rispetto alle cose che ci accadono attorno. Noi non dovevamo fare i salti mortali per tenerci stretto l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, noi l'art. 18 lo dovevamo dare per scontato come una magagna di quella legge importante, e dovevamo invece considerare tutti gli altri articoli di quella legge. Invece è chiaro che nel momento in cui riduci tutto il discorso all'art. 18, sei per chi è pro e chi contro. E' come la falsa democrazia del referendum: sì o no, sei contrario o sei a favore, a chi vuoi più bene a mamma o a papà? Il cittadino viene trattato come un bambino, e anche come un bambino un po' stupido che alla fine, nel dubbio, non riesce a dire voglio bene a tutti e due, oppure chi è che mi fa questa domanda, o rispondere con una domanda, come di fa nella cultura ebraica...
I lavoratori vengono anche loro trattati come bambini. Possibile che Cgl, Cisl e Uil non si rendano conto? Possibile? I peggiori accordi che sono stati presi in questi ultimi anni sono stati firmati dai sindacati confederali. Non è ridicolo questo?
Non possiamo più parlare di una cosa senza parlare anche di tutto quello che ci sta attorno. Io sono di Morena, nella mia borgata c'è, c'era, una grande fabbrica che era la Fatme, poi è diventata Fatme-Brevetti Ericsson, adesso è Ericsson, tra un po' non sarà più niente. Il lavoratore che fa sciopero oggi in una fabbrica di calzature nel salernitano, lui non entra al lavoro. Il crumiro che entra al suo posto non è uno che entra nella fabbrica passando dai cancelli dai quali non passa lui. E' un cinese, magari, piuttosto che un argentino o un portoricano dello stato di New York o che so io... Cioè, il crumiro non è più uno che conosci per nome e cognome e che guardi in faccia, non è uno che fermi con un picchetto.
Dal particolare del nostro stato personale, individuale, il nostro lavoro, la banca dove andiamo a mettere i soldi, l'ospedale dove mi vado a curare, la scuola dove porto mio figlio e via discorrendo... Noi dobbiamo partire da quel particolare e arrivare per forza di cose al globale. Per cui devi stare sempre attento, ogni momento, perché ogni momento c'è il peggio della globalizzazione. Noi dobbiamo sempre, costantemente stare attenti, dobbiamo riconquistarci una coscienza completamente nuova...
La globalizzazione – come dimostra tutta la vicenda Thyssen Krupp - è un sistema che permette, in maniera soft, “democratica” per l'appunto, di spostare la produzione dall'Italia, dove gli operai sono persone che vogliono avere una casa, dormire sotto un tetto, mangiare tutti i giorni e forse avere anche qualcosa in più, verso altri paesi dove questo i cittadini non lo chiedono, o non lo chiedono ancora... Piano piano, nei prossimi sessant'anni, forse pure la Cina diventerà un paese economicamente evoluto, e quindi i cinesi dovranno trovare un'altra “Cina”. La troveranno in Africa, già la stanno costruendo...
Come ci salviamo da una condizione del genere? Non ci salviamo. Quando uno casca dal centesimo piano non è che può pensare di salvarsi al settantesimo. Possiamo però, in qualche maniera, avere almeno la consapevolezza che stiamo cadendo dal centesimo piano. Questo, almeno.
Perché tutta la politica che stiamo vedendo in questi ultimi anni nei coordinamenti autorganizzati, autogestiti, è la cosa migliore che ha espresso questo paese dagli anni '70 a oggi? E' la cosa migliore perché quantomeno stiamo riscoprendo una “qualità della caduta”. Stiamo cadendo dal centesimo piano, però almeno stiamo cadendo con consapevolezza, e mentre precipitiamo stiamo precipitando anche insieme ad altri. Questa è l'unica cosa che possiamo fare.
Di fronte alla globalizzazione e alle multinazionali non possiamo più parlare di uno stato nazionale. Perché votare per Prodi, o Berlusconi, o Veltroni? Che mi frega? Io voglio votare per la Coca-cola, per la Nutella... Lì c'è un potere. Quanto cazzo di Coca-cola devo bere? Dopo cento lattine di Coca-cola posso votare per il consiglio di amministrazione della Coca-cola? E' là che c'è un potere vero! Si pensi a quando avevamo tutte monarchie, il Re Sole, era impossibile pensare io voto per il sovrano, però ci siano arrivati a votare per i presidenti. E quindi dobbiamo arrivare lì, a votare per la Coca-cola, per la pasta Barilla...
Quanto ai movimenti autorganizzati, non li conosci in rete ma li conosci soprattutto sotto casa tua. Non c'è da scoprire granché ma semplicemente quello che accade sotto casa. Soltanto che, sempre in quel periodo lì, quello della P2, noi abbiamo smesso di vedere quello che ci accadeva davanti alla porta di casa, davanti alla finestra... e abbiamo incominciato a guardare la televisione.
Dico televisione, ma oggi la televisione è già uno strumento vecchio. Mio figlio ha due anni, ma quando avrà cinque anni passerà il suo tempo su secon life col suo avatar, second life neanche ci sarà più, sarà una cosa vecchia come la televisione in bianco e nero... Sono i vecchi di sessant'anni, settant'anni che ti dicono: “Ah, stiamo tutti imbambolati davanti alla televisione...” Sono loro che stanno davanti alla televisione, gli altri stanno in rete.
Però la realtà che accade davvero, accade fuori dalla rete. La rete è un “sostegno”, è una cosa che, nel migliore dei casi, mi fa essere più ottimista... Vado, punto sul sito di Beppe Grillo, sento quello che dice Travaglio, e poi quella storia me la vado a cercare da qualche parte... Però, se da una parte – come dicevo prima – il crumiro che entra in fabbrica dove non entro io è uno che entra in Cina, è anche vero che io “non” ci vado in Cina, e che io il mio “lavoro politico” lo devo fare nella fabbrica sotto casa mia. Cioè, in rete devo starci venti minuti e poi devo uscire fuori. Invece questo bisogno di passare tutta la nostra vita in rete, di sapere tutto... Allora vado su wikipedia e trovo quella cosa, poi da lì passo a un'altra, clicco sul blu e passo a un'altra voce, poi da lì passo a un altro sito, poi da lì passo a wikinotizie, poi vado su yahoo... Questo è folle. Questo è il modo in cui ci hanno fregato negli anni '80, quando a un certo punto la politica non si è fatta più in strada, in piazza, tra persone in carne e ossa, ma ha incominciato ad “essere in rete”, un'altra rete che era la televisione.
Il presidente Pertini, che sia stata una brava persona o non sia stata una brava persona, era un grande comunicatore in televisione. Era un signore anziano, che non se lo filava più nessuno, che diceva banalità, assolutamente condivise. Perché a “svuotare gli arsenali e riempire i granai” siamo tutti d'accordo. Ma tu pensi che Bush dica una cosa diversa? Pensi ci sia qualcuno che sia a favore del terrorismo? Bush è contro il terrorismo. Bin Laden è contro il terrorismo, non si sente un terrorista, lui...
Wojtyla, per fare ancora un esempio, era un grande comunicatore... E ad un certo punto noi abbiamo incominciato a “sentire” quello che accadeva attraverso la storia di qualcun altro.
Penso alla morte di Wojtyla, quando c'era Navarro Valls che faceva una conferenza stampa ogni cinque minuti. Usciva e diceva: “Sua Santità sta meglio, ha indicato col dito verso la finestra, ha detto delle parole che non abbiamo compreso, ma noi pensiamo che lui stia ringraziando i giovani...”
Wojtyla poteva essere già morto, oppure no, oppure era vivo e pimpante e stava nella famosa isola dove stanno pure Elvis Presley, Jim Morrison, e tutti gli altri... Di fatto la storia non la vediamo più nel suo “accadere”,ma la “leggiamo” attraverso il racconto di qualcun altro: questo è terrificante! Il racconto è arte, ma la realtà è un'altra, è quello che ci accade realmente davanti agli occhi. E la realtà del racconto è una persona che ci racconta “una” storia e non “la” storia che accade davanti ai nostri occhi...
Per cui, va benissimo la rete, vanno benissimo i blog, però poi noi dobbiamo scendere sotto casa, oppure, se ne abbiamo la possibilità, andare pure in Cina, ma ci dobbiamo andare veramente, fisicamente, sennò chiunque ce la racconta dobbiamo prenderla per buona, e questo non ce lo possiamo permettere.

Ascanio Celestini

Nessun commento:

Posta un commento