Staub und Blut

War der Mensch wirklich dazu geschaffen, ein geregeltes Leben zu führen, dessen Stunden und Verrichtungen die Betglocken anzeigten? War der Mensch wirklich dazu geschaffen, den Aristoteles und Thomas von Aquin zu studieren, Griechisch zu können, seine Sinne abzutöten und der Welt zu entfliehen? War er nicht von Gott geschaffen mit Sinnen und Trieben, mit blutigen Dunkelheiten, mit der Fähigkeit zur Sünde, zur Lust, zur Verzweiflung? Um diese Fragen kreisten des Abts Gedanken, wenn sie bei seinem Freunde weilten. Ja, und es war vielleicht nicht bloß kindlicher und menschlicher, ein Goldmundleben zu führen, es war am Ende wohl auch mutiger und größer, sich dem grausamen Strom und Wirrwarr zu überlassen, Sünden zu begehen und ihre bitteren Folgen auf sich zu nehmen, statt abseits der Welt mit gewaschenen Händen ein sauberes Leben zu führen, sich einen schönen Gedankengarten voll Harmonie anzulegen und zwischen seinen behüteten Beeten sündelos zu wandeln. Es war vielleicht schwerer, tapferer und edler, mit zerrissenen Schuhen durch die Wälder und auf den Landstraßen zu wandern, Sonne und Regen, Hunger und Not zu leiden, mit den Freuden der Sinne zu spielen und sie mit Leiden zu bezahlen. Jedenfalls hatte Goldmund ihm gezeigt, dass ein zu Hohem bestimmter Mensch sehr weit in die blutige, trunkene Wirrsal des Lebens hinabtauchen und sich mit vielem Staub und Blut beschmutzen könne, ohne doch klein und gemein zu werden, ohne das Göttliche in sich zu töten, dass er durch tiefe Verdunkelungen irren könne, ohne dass im Heiligtum seiner Seele das göttliche Licht und die Schöpferkraft erlosch. Tief hatte Narziss in seines Freundes verworrenes Leben geblickt, und weder seine Liebe zu ihm noch seine Achtung für ihn war kleiner geworden. O nein, und seit er aus Goldmunds befleckten Händen diese wunderbar still-lebendigen, von innerer Form und Ordnung verklärten Gebilde hatte hervorgehen sehen, diese innigen, von Seele leuchtenden Gesichter, diese unschuldigen Pflanzen und Blumen, diese flehenden oder begnadeten Hände, all diese kühnen und sanften, stolzen oder heiligen Gebärden, seitdem wusste er wohl, dass in diesem unsteten Künstler- und Verführerherzen eine Fülle von Licht und Gottesgnade wohne.

Narziss und Goldmund, Hermann Hesse




L'uomo era davvero creato per condurre una vita regolata, di cui ogni ora ed ogni azione fossero annunciate dalla campana che chiama alla preghiera? L'uomo era davvero creato per studiare Aristotele e Tomaso d'Aquino, per sapere il greco, per mortificare i propri sensi e per fuggire il mondo? Non era egli creato da Dio con sensi ed istinti, con oscurità sanguigne, con la capacità del peccato, del piacere, della disperazione? Forse non era soltanto più ingenuo e più umano condurre una vita come quella di Boccadoro; in fin dei conti era forse anche più coraggioso e più grande affidarsi alla corrente crudele e tumultuosa, commetter peccati e prender su di sé le loro amare conseguenze, anziché condurre una vita pulita in disparte dal mondo, con le mani lavate, e formarsi un bel giardino di pensieri pieno d'armonia, e camminare senza peccato fra le sue aiuole ben protette. Era forse più difficile, più valoroso e più nobile camminare con le scarpe logore per i boschi e per le strade maestre, soffrire il sole e la pioggia, la fame e la miseria, giocare coi piaceri dei sensi e pagarli con le sofferenze. Boccadoro gli aveva mostrato che un uomo destinato all'alto può scendere molto giù nel groviglio ebbro e sanguinoso della vita e insozzarsi di molta polvere e di sangue, senza tuttavia diventare meschino e volgare, senza uccidere in sé il divino; gli aveva mostrato che poteva errare per profondi ottenebramenti, senza che nel sacrario della sua anima si spegnessero la luce divina e la forza creatrice. Narciso aveva guardato in fondo alla vita disordinata del suo amico, e né il suo affetto né la sua stima per lui erano diminuiti. Era stato facile, nei loro colloqui, apparire superiore all'amico, contrapporre alla sua passione la propria disciplina e l'ordine dei propri pensieri. Ma questo artista, dal cuore pieno di contrasti e di miserie, non aveva creato per un numero infinito di uomini, presenti e futuri, dei simboli della loro miseria e della loro aspirazione? Come era misteriosa quella vita, come scorrevano torbide e travolgenti le sue correnti, e com'erano nobili e limpidi i risultati.

Narciso e Boccadoro, Hermann Hesse

Nessun commento:

Posta un commento