Stanotte mi sono posto una domanda. Fratelli, è un piccolo consiglio, ponetevela anche voi, riguarda la vostra libertà.
Siamo così pigri, anche mentalmente, così abulici, così condizionati da tante e tante pseudonovità: l'ultimo palmare, l'ultimo stivale, l'ultima Bmw, l'ultima velina tutta nuda in copertina...
Voi avete un'idea storica, vero, di come comincia una dittatura? E lo sapete, vero, che non è mai un fortissimo d'orchestra? C'è uno scricchiolio, strumenti che si accordano, un flauto improvviso che dice la sua, qualche risatina in platea, un fischiettio lontano, poi due, tre... e poi partono i secondi e terzi violini. Le dittature cominciano in sordina. Si unisce una parte del coro, qualche soprano – prima tutti i soprani erano rimasti in sdegnato silenzio – i baritoni, i fiati, fagotto, controfagotto, clarinetti, ottoni... Il direttore d'orchestra comincia a crederci. Suonava quasi curvo, neppure si vedeva, ora si erge, la bacchetta in gloria, le sopracciglia gagliarde, all'insù! Dal pubblico qualcuno si alza in piedi, poi un altro, e un altro ancora... Mezza platea è ormai impettita, coi visi ardenti, in fiamme. Anche i bambini, in piedi. Poi i loggioni. Dalla galleria lanciano le prime rose e l'orchestra attacca il fortissimo.
D'improvviso buio e silenzio: la dittatura c'è!
Non vola una mosca. Fuori è già inverno, e dire che fino ad un attimo fa ci sembrava primavera. Il teatro è vuoto, la platea divelta. Polvere e ragnatele. E per le strade, sulla neve, orme di cingolati. Interessa?
Biblioteche chiuse, cinema serrati, soldati dovunque, mercati neri, villette bianche, di quelli del regime... Chiaro no?
La dittatura, che nessuno vuole, nessuno ama, nessuno minaccia di instaurare. Siamo nel duemila, nel terzo millennio, in Europa, e io sto giocando è naturale, è fiction... Ma la domanda ponetevela lo stesso. Interessa?
Voi siete davvero certi che la riconoscereste una nuova dittatura? Intendo nelle forme inedite in cui oggi potrebbe attecchire? E se sì, sapreste ribellarvi? Trovereste oggi la forza individuale di dire no, con quel che ne consegue? Qui e ora, in Italia, il dodici dicembre del duemilauno, di un giorno come un altro?...
Provo a rispondere per voi? Ok, ci provo, come ci ho provato questa notte.
Se in Italia deciderà uno solo, meglio, eviterò di scegliere.
Se chi deciderà sarà autoritario e forte, meglio, potrò continuare ad essere debole senza sentirmi in colpa.
Se la mia libertà personale sarà ridotta, meglio, la libertà mi pesa e fa paura.
Se sarà una dittatura, meglio, purché non si sappia e sia invisibile.
Se i dissidenti saranno mandati al confino, peggio per loro, se la sono cercata.
Se molti finiranno ingiustamente in carcere senza processo, nessuna rivoluzione è indolore.
Se la libertà di stampa sarà soppressa non ha importanza, tanto io non leggo.
Se i testi scolastici verranno manipolati, distorti e riscritta la storia come Lui la vede, finalmente sarà tutto più chiaro.
Se l'Europa prenderà le distanze dall'Italia chi se ne fotte, di Parigi mi basta e avanza il profumo di mia moglie e i wurstel di Amburgo continuerò a mangiarmeli ugualmente.
Se gli extracomunitari saranno espulsi dal paese o rinchiusi nei lager dello Stato, potevano pensarci prima e rimanersene a casa loro.
Se l'esercito sarà inviato alla conquista di terre da colonizzare, gli faremo strade, acquedotti e chiese.
Se anche i tuoi figli dovranno andare in guerra, meglio soldati che tossicodipendenti.
Se chi non la pensa come Lui sarà fucilato, è il prezzo da pagare per chi si pavoneggia e si ritiene originale.
Se si promulgheranno nuove leggi razziali... tanto gli ebrei ci sono abituati.
Se dalla televisione italiana verranno aboliti Domenica in, il Festival di Sanremo, la De Filippi, il Grande Fratello, Celentano, Fiorello, Panariello, Sabrina Ferilli, Striscia e il Costanzo Show... E NO CAZZO! QUESTO NO! SCENDIAMO TUTTI IN PIAZZA E FACCIAMO UNA STRAGE!
Diego Cugia
Una strana dittatura
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