Pugni!

Io sono bello! Io sono intelligente! Io sono il re del mondo!
Muhammad Alì

La vita è come la boxe in molti particolari inquietanti. Ma la boxe è soltanto come la boxe.
Joyce Carol Oates

Me li ricordo ancora gli applausi, li sento ancora nelle orecchie e me li porterò dietro per tutta la vita... La mia non è stata una vita squallida, e mi farebbe piacere sentirmi appladito quando recito, come fate con Laurence Olivier quando recita Shakespeare "Un cavallo, un cavallo.. Il mio regno per un cavallo!", ma io non sono Olivier, anche se mi farebbe piacere e poi vorrei vederlo sul quadrato a recitare.
Se con Sugar si misurasse,
chissà quante ne pigliasse:
per cui datemi un'arena,
Jake il Toro si scatena,
perché oltre al pugilato
sono attore raffinato.
Questo è spettacolo!
Jake La Motta



Norman Mailer, autore del mitico Il nudo e il morto e di successi letterari come I duri non ballano, Il canto del boia e An american dream, negli anni settanta divenne amico personale e sostenitore del grande Muhammad Alì, l'uomo che fece del pugilato un'arte rivelandone al mondo la più profonda essenza.
Su di lui scrisse "Il combattimento", lo straordinario reportage sull'epico scontro tra Alì e George Foreman a Kinshasa (Zaire) il 30 ottobre del 1974. All'epoca il grande Muhammad era reduce dall'esser stato privato del titolo per aver rifiutato l'arruolamento per la guerra in Vietnam, una decisione che, seppure ne bloccò la carriera sportiva, confermò che Muhammad Alì, oltre a combattere da dio, aveva intelligenza fina. Pugni e cervello, una combinazione micidiale che ne hanno fatto leggenda.
Il suo rientro nelle file della boxe professionistica è l'epicentro del racconto di Mailer, che scrive pagine intrise di abilità letteraria e fervore sportivo. La disputa venne organizzata in Africa, nell'ex-Congo. In molti pensavano che Cassius Clay, ormai trentacinquenne e fuori forma, avesse perso il suo personale "touch", fosse spacciato. E Foreman era giovane e indiscutibilmente il miglior pugilatore al mondo.
Ma quando i pugni diventano i soli protagonisti emerge la sconvolgente capacità di Mohammed Alì. Semplicemente memorabile: rumble in the jungle. George Foreman è sì giovane ma è un pugile dallo stile monocorde, brutale, e Muhammad Alì danza e picchia duro.
Muhammad Alì si conferma il più grande di tutti. "Ho abbattuto gli alberi per prepararmi a quest'incontro. Ho fatto a botte con un coccodrilo, ho lottato con una balena. Ho ammanettato i lampi, sbattuto in galera i tuoni. L'altra settimana ho ucciso una roccia, ferito una pietra, mandato all'ospedale una mattone. Mando in tilt la medicina. Io sono nero! Io sono un uomo cattivo! Io sono bello! Io sono intelligente! Io sono il re del mondo! Io sono l'eccelso!" urla con gli occhi di fuoco, la folla ascolta ipnotizzata quel discorso a metà tra il pazzo e il poeta. Ma lui è fatto così, perché è semplicemente il migliore. Sono vere le parole di Alì, come sono tremendamente veri (e belli) i racconti di Norman Mailer e George Plimton, due degli scrittori che affollavano il suo bordo ring.
La folla stessa la notte della sfida, pur vedendo Ali prendere botte terribili ripresa dopo ripresa, non smise mai di urlare: "Alì boma ye", "Alì, uccidilo". E Foreman alla fine crolla sconfitto, messo al tappeto da "un grosso proiettile delle dimensioni di un pugno"!
Alì è di nuovo campione del mondo, dieci anni sopo esser salito sul trono dei massimi battendo Sonny Liston. In quei dieci era successo di tutto, era cambiato il mondo, ma il più grande era sempre lui e si era ripreso quello che il Potere gli aveva tolto.
Per tutta la vita Alì è così, non si nasconde ma fa a cazzotti. Gli bruciano la casa, lo insultano. Lui fa a cazzotti. Quando decide di non andare a combattere in Vietnam, perché "i vietcong non mi hanno mai chiamato negro", gli tolgono la corona dei massimi, lo multano e lo condannano a cinque anni di detenzione. Ma lui non si arrende, lui continua. Sempre a cazzotti.
Jimmy Cannon dirà: "in lui ci sono il turbamento, il furore, il non senso, la ribellione, i conflitti razziali, la smania religiosa, il culto della messinscena, lo scherno verso i valori del passato, tutto questo è Alì". Continua a lottare contro tutti e contro tutto. Amato e odiato. Scende e sale dal ring, perde e riprende il titolo mondiale. Questo è il valore. Questa è passione.
Nel 1994 un altro grande, il reverendo George Foreman, salì sul ring dell'Mgm di Las Vegas per diventare, all'età di 45 anni, il più anziano campione del mondo di tutti tempi in un mitico incontro.
E poi Primo Carnera il gigante buono, capace di uccidere un uomo con un solo pugno e piangere dirotto come un bambino. Sonny Liston, Jake La Motta, James "Cindarella" Braddock, Sugar Ray Robinson...
Questa è la boxe. E io amo la boxe. Per fortuna la natura mi ha donato un fisico da boxer. Sì, amo i pugni e amo il cervello. Piedi veloci e pugni ancor più veloci. Ganci, jab, montanti e diretti, faccio a cazzotti da sempre, anche con la vita. E picchio duro.
Come Arthur Cravan, nipote di Oscar Wilde, un poeta, un dandy, un fine intellettuale dentro un corpo statuario da pugile. Quando nel 1917 Duchamp lo invitò a tenere una conferenza alla Grand Central Gallery lui arrivò, si spogliò davanti al pubblico e cominciò a spaccare di tutto. Finì in carcere, uscì su cauzione e poi... sparì in Messico. (D*)



Dedicato a Jack London, Ernst Hemingway, Albert Camus, Norman Mailer... che usavano la penna e i guantoni. E a tutti quelli che come me hanno passione, quelli che sono pugni e cervello. Pugni e cervello!

2 commenti:

  1. Pugni, cervello e cuore. Ciao, M.

    RispondiElimina
  2. Hai ragione, Mary, ma quando parlo di "pugni" intendo passione, energia, pathos, slancio, emozione, sentimento...tutte cose che fanno parte del cuore. Anche l'amore...

    "Faccio a pugni con te,
    poi ti vengo a chiamare.
    Benedico e ringrazio
    e maledico il mondo, com'è..."

    Ciao, D.

    RispondiElimina