For Big Business...



Few things stir the national imagination as the trappings and glitter of war.
This is true of virtually every nation, but this is especially so when it comes to those people who delight in calling themselves "Americans." While the term would seem to apply to those who dwell on the two vast continental regions of North and Latin America, the name sticks like flypaper to those who live in the 50 states called the United States, and excludes either the Pacific people to the north (the Canadians), or the multicultural peoples of the south (the Mexicans).
Americans, for the most part, simply thrill at the prospect of war.
Or so it seems.
When is the last time that a politician has called for a mass mobilization of national will, without invoking the language, or the metaphor, of war?
When the late Lyndon B. Johnson wanted to stimulate national will to eradicate the conditions of the poor, he called for a War on Poverty.
When Richard M. Nixon wanted to galvanize right-leaning constituencies against the radicals, the anti-war activists, the revolutionaries, and the teeming masses in the nation's ghettoes, he called for a War on Crime.
When Ronald W. Reagan wanted to tap into the deep puritan instincts of so-called middle America, he sounded a similar theme when he launched the War on Drugs (remember Nancy's plaintive "Just Say No"?).
While these old wars seem rather silly to us now, in the opening years of a new century, the energies unleashed by Americans, especially those of the middle classes, was really remarkable, and impacted the lives, fortunes, and destinies of millions of people, both here and around the world.
Millions of people are in America's vast incarceral islands of despair, or their lives have irreparably been impacted by their contact with such networks. There are millions of victims of these quasi-wars.
By the same token, however, there have been millions of people who have benefited from these internal wars, as the security and repressive industries have employed hundreds of thousands of young males, and, to a lesser extent, females, and by extension, supported households.
What was true for internal wars is also true for external wars.
If the former CIA station chief John Stockwell is correct, over 6,000,000 men and women and children perished as a direct result of U.S./C.I.A. actions and activities, in Africa, Asia and Latin America in the second half of the 20th century. ("The Praetorian Guard: The U.S. Role in the New World Order," Boston: South End Press, 1991, p. 81) However, he notes that if activist/scholar Noam Chomsky's analysis is used, that figure rises closer to 7 million people!
Wars work wonders for the economy, for every bomb that explodes must be replaced!
But, in another, more sinister sense, war is big business, not simply in the replacement of munitions, nor their manufacture. War is business in the sense of, Who really benefits from war?
Many years ago, a military man who led the Marines into battle all around the globe made a rather startling announcement of the purposes of his military action. It is interesting for the lack of the usual rhetoric about "to protect our democracy" or "to keep America free" or some such blather.
Major-General Smedley D. Butler wrote:
"I spent most of my time being a high-class muscle man for Big Business, for Wall Street and for the bankers. In short, I was a racketeer, a gangster for capitalism ... I helped make Mexico ... safe for American oil interests in 1914. I helped make Haiti and Cuba a decent place for the National City Bank Boys to collect things in. I helped in the raping of half a dozen Central American republics for the benefit of Wall Street." (ca. 1935, quoted in Dave Dellinger's Preface to Eugene V. Debs' "Walls & Bars: Prisons & Prison Life" in "The Land of the Free," Chicago: C.H. Kerr Publ., 2000)
If you replace 1914 Mexico with 2002 Iraq or 1990 Kuwait, it would make America's current overseas ventures clearer than ever.
Wars are waged today for the same reason that most of them were waged yesterday: to protect the wealthy elite, and to make them richer.
Democracy? Nope. For why is there less of that here every time a war is fought?
To make the world safe? (Honestly - do you feel any safer today than you did before 9/11/01?)
We are looking at war -endless war- for the same reasons as Maj. Gen. Butler strapped on a Colt .45 - "... for Big Business."


Mumia Abu Jamal


Poche cose scuotono l'immaginazione nazionale come le mostrine e gli stendardi dei militari.
Questo vale per ogni nazione, ma lo è specialmente per quella popolazione che ama definirsi "americana." Il termine sembrerebbe adattarsi a tutti coloro che risiedono nelle due enormi regioni continentali del Nord America e dell'America Latina, ma questo nome si appiccica come la carta moschicida agli abitanti dei 50 stati chiamati Stati Uniti, escludendo così anche le popolazioni più a nord (i Canadesi), o le popolazioni multiculturali più a sud (i Messicani).
Gli Americani, per la maggior parte, semplicemente si entusiasmano alla prospettiva di una guerra.
O così sembra.
Quand'è stata l'ultima volta che un politico ha invocato ad una mobilitazione di massa della volontà nazionale, senza invocare almeno nel linguaggio, o con una metafora, la guerra?
Quando il defunto Lyndon B. Johnson volle stimolare uno spirito nazionale per sradichare le condizioni della povertà, invocò una Guerra alla Povertà.
Quando Richard M. Nixon volle galvanizzare i collegi elettorali di destra contro i radicali, gli attivisti pacifisti, i rivoluzionari, e le masse brulicanti nella nazione dei ghetti, invocò una Guerra al Crimine.
Quando Ronald W. Reagan volle far presa nel più profondo degli istinti puritani della cosidetta America media, incitò a qualcosa di simile, lanciando la Guerra alla Droga (ricordate lo strappalacrime "Just Say No" di Nancy?).
Mentre queste vecchie guerre ci appaiono ora piuttosto sciocche, in questi primi anni di un nuovo secolo, le energie sguinzagliate dagli Americani, specialmente della borghesia Americana, sono state veramente straordinarie, ed hanno urtato contro l'esistenza, le condizioni di vita ed i destini di milioni di persone, sia qui che in tutto il mondo.
In America milioni di persone sono rinchiuse in enormi isole di disperazione, o la loro vita si è irreparabilmente scontrata con questo mondo. Ci sono millioni di vittime di queste quasi-guerre.
D'altra parte, comunque, ci sono stati milioni di persone che hanno tratto profitto da queste guerre interne, come nel caso della sicurezza e delle industrie della repressione che hanno assunto centinaia di migliaia di giovani maschi e, in minor numero, di donne, sostenendone così, di conseguenza, anche le famiglie.
Quello che è stato vero per le guerre interne è anche vero per quelle esterne.
Se l'ex capo della CIA John Stockwell ha ragione, oltre 6.000.000 di uomini, donne e bambini sono morti come risultato diretto delle azioni e delle attività degli Stati Uniti / C.I.A. in Africa, Asia e America Latina nella seconda metà del ventesimo secolo. ("The Praetorian Guard: The U.S. Role in New World Order," Boston: South End Press, 1991, p. 81). Comunque, aggiunge, se si adottasse l'analisi dell'attivista e studioso Noam Chomsky, questo numero salirebbe maggiormente vicino alla cifra di 7 milioni persone!
L'attività bellica è richiesta dall'economia, ogni bomba che esplode deve essere subito rimpiazzata!
Ma, in un altro senso ancor più sinistro, la guerra è un grande affare, non semplicemente nella sostituzione di munizioni, né nella loro produzione. La guerra è un affare nel senso di: "Chi trae realmente beneficio dalla guerra?"
Molti anni fa, un militare che condusse i Marines in battaglia per tutto il globo fece una dichiarazione piuttosto spaventosa sugli scopi delle sue azioni militari. È interessante per la mancanza dell'usuale retorica circa "la protezione della nostra democrazia" o "il mantenere l'America libera" o altre simili ciance.
Il Generale Smedley D. Butler ha scritto:
"Ho speso la maggior parte del mio tempo nella difesa dei Grandi Affari, di Wall Street e dei banchieri. In breve, io ero un ricattatore, un bandito del capitalismo... io aiutai a rendere il Messico... un luogo sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914. Io aiutai a fare di Haiti e Cuba un luogo decente per le attività dei ragazzi della National City Bank. Io aiutai nello stuprare una mezza dozzina di repubbliche del Centro America per il beneficio di Wall Street." (1935 ca., citato nella prefazione di Dave Dellinger ad Eugene V. Debs' "Walls & Bars: Prisons & Prison Life" in "The Land of the Free," Chicago: C.H. Kerr Publ., 2000)
Se si sostituisce al Messico del 1914 l'Iraq del 2002 o il Kuwait del 1990, si potrebbero capire le attuali imprese statunitensi all'estero in modo più chiaro che mai.
Le guerre sono intraprese oggi per le stesse ragioni per cui la maggior parte di loro furono intraprese ieri: proteggere l'élite ricca, e renderla ancora più ricca.
La democrazia? No. Per quale motivo qui ce n'è sempre di meno ogni volta che si combatte una guerra?
Rendere il mondo sicuro? (Onestamente - ci si sente più sicuri oggi che prima dell'11 settembre?)
Noi abbiamo di fronte la guerra - una guerra senza fine - per le stesse ragioni per cui il generale Butler portava una Colt .45 - "... for Big Business".

Mumia Abu Jamal

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