En nuestros sueños existe otro mundo (3°pt)

Per un verso il Potere e l'esercito che stiamo affrontando è appoggiato e sostenuto dai governi Francese, Britannico, Statunitense e ovviamente Canadese, Israeliano, nonché alcuni Stati Sudamericani come Cile e Argentina, e quindi la lotta che stiamo sostenendo è, in definitiva, una guerra multinazionale. Ci stiamo cioè confrontando con un esercito multinazionale, armato multinazionalmente, e lo facciamo con le sole armi di cui disponiamo.
Fortunatamente il momento dello scontro armato è passato rapidamente ed ora siamo sul terreno del confronto politico e della mobilitazione. E in questo ambito i movimenti di solidarietà e resistenza sparsi nelle diverse parti del mondo reagiscono e si mobilitano rapidamente contro le operazioni militari e le azioni armate che il Potere tenta di portare avanti contro noi.
Possiamo concludere quindi che si tratta di una guerra mondiale, perché non riguarda solo il Chapas, ma si estende anche agli ambiti urbani, alle università, alle fattorie e zone rurali di tutto il mondo, dappertutto ognuno riproduce questa stessa battaglia e affronta le stesse lotte, per vincerle o perderle.
E' quella che noi sosteniamo essere la Quarta Guerra Mondiale, una guerra contro il neoliberismo e per l'Umanità: il neoliberalismo che tenta di sottrarre all'Umanità la sua dimensione individuale, di essere umano, e l'Umanità che si oppone al Neoliberismo cercando di guadagnarsi un suo spazio. Ecco, questa è quella che noi definiamo essere la Quarta Guerra Mondiale, ritenendo la Terza sia stata la cosiddetta Guerra Fredda.
Il nostro futuro sarà sicuramente la vittoria. Certo incontriamo grandi difficoltà, ma al tempo stesso abbiamo dei vantaggi che prima non avevamo. Adesso abbiamo una voce e troviamo ascolto. Abbiamo contatti con persone di tutto il mondo. Nel 1994 affrontammo questo esercito nel momento in cui era più potente. Senza disporre d'altro che delle poche armi e delle scarse conoscenze di tattiche militari che avevamo, abbiamo deciso ugualmente di sfidare e opporre resistenza ad un esercito che, nonostante fosse poderoso, alla fine non è riuscito a sconfiggerci. Noi non li sconfiggemmo, ma anche loro non poterono annientarci. Ora abbiamo maggiori possibilità rispetto a quel periodo e guardiamo quindi al nostro avvenire con maggiore ottimismo. Vediamo che abbiamo maggiori possibilità di trovare nel mondo uno spazio nel quale anche gli indigeni possano vivere con dignità.
Noi non lottiamo per il Potere. Non cerchiamo di rovesciare un governo per sostituirci ad esso. Quello che noi chiediamo è che si apra una spazio di Democrazia a cui tutta la società possa partecipare per decidere quale percorso politico intraprendere. Questo è l'aspetto fondamentale. Un altro aspetto che ci distingue dagli altri movimenti di lotta armata, è che nessun altro movimento di lotta armata in America Latina cominciò, come noi facemmo fin dal principio, con grandi azioni militari che prendevano intere città. Tutti gli altri gruppi cominciarono infatti con piccole azioni militari localizzate. Altra differenza ancora è la componente indigena fondamentale. Anche altri movimenti di guerriglia hanno avuto una componente indigena, ma solo in quello zapatista questa componente costituisce la colonna vertebrale del movimento e ne stabilisce la direzione. E' inoltre un movimento che mira principalmente a conseguire un successo politico più che militare. E' insomma un esercito che paradossalmente ricerca la pace e non la guerra. Queste sono le differenze principali che si posso cogliere, ma certo se ne possono trovare anche altre. Noi non ci consideriamo, infine, come un gruppo di guerriglia tradizionale, ma come un vero e proprio esercito regolare.
In Messico van dicendo da più di vent'anni, fin dalla fine degli anni 70, che tutti i movimenti di guerriglia sono scomparsi. Ma non erano scomparsi, tant'è ci siamo noi... Credo che in tutto il Centro America accada lo stesso. Forse molti movimenti sono stati colpiti, sopraffatti e vinti, ma non sono certo scomparsi e possono risorgere in qualsiasi momento. Noi siamo un movimento giovane sulla scena pubblica. Abbiamo solo trenta mesi di vita, ma abbiamo molti anni di preparazione alle spalle. E ciò che più di qualsiasi cosa ci è stata d'aiuto per sopravvivere in questi 30 mesi è il fatto d'aver trovato il modo di comunicare il nostro messaggio a molti gruppi e settori sociali differenti.
Il nostro messaggio vuole essere un messaggio di inclusione e tolleranza, di modo che comprenda tutti senza tuttavia imporre un modello omogeneo e uniformante di società, perché il fatto che la gente -la gente comune- sappia di poter contare su di un proprio spazio per poter essere attore della propria storia è molto importante. Ritengo non possano esservi dubbi sul fatto che i motivi che dettero origine alla nostra ribellione, così come le nostre richieste, siano legittime. Lo stesso Governo messicano lo riconosce. E questo ha dato vita ad un processo di mobilitazione sociale molto più amplio, internazionale, che chiede ormai con forza al Governo messicano di accogliere e soddisfare le richieste degli indigeni del Chapas. Ed è questo quello che tutti noi desideriamo.
Vogliamo la gente venga a sapere quello che dei giovani hanno fatto qui, quello che noi abbiamo fatto. Per far questo abbiamo cercato di creare dei nostri strumenti di comunicazione. Non devono dare credito a ciò che il Potere mostra loro attraverso i grandi mezzi di comunicazione di massa, ma ricercare essi stessi un modo per capire questa realtà e diffonderla, mediante i propri mezzi di comunicazione – radio, televisione, stampa – informando su quanto sta realmente avvenendo. Non è evidentemente la stessa cosa apprendere dello zapatismo attraverso le grandi catene televisive europee o nordamericane e vederlo invece attraverso questa telecamera. E' un altro criterio, una forma differente di vedere il mondo. Ritengo che vedendo i grandi canali televisivi occidentali essi conoscano solo una parte di quello che è lo zapatismo, il fatto ad esempio che di Marcos a volte si scrive o si parla bene. Attraverso questa telecamera possono rendersi invece conto di quello che c'è dietro: gli indigeni, le comunità e tutto il resto. Quello che si sta mostrando attraverso questa telecamera non è virtuale, è la realtà. Ed è solo un esempio che induce a parlare anche degli altri movimenti, quale il movimento Chicano dell'Unione Nordamericana, o di ciò che accade con i migranti in Europa, perché una cosa è ciò che ci rappresentano il grandi media della comunicazione e un'altra ciò che possiamo apprendere direttamente.

Subcomandante Insurgente Marcos

[Fine]

Parti precedenti:
¿Y la Dignidad, nosotros, cuándo hemos perdido ella? (1° pt)
El Poder, el Saber y la Etica en la Ciudad Global (2° pt)

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