El arte de la dominación económica (1 pt.)



La realtà mondiale risulta essere ormai divisa e frammentata sia orizzontalmente che verticalmente. Orizzontalmente perché sullo scenario globale da una parte abbiamo quei mercati definiti “emergenti”, in quanto in essi il Sistema economico-finanziario ha deciso di investire, e dall'altra i Paesi poveri in cui il grande capitale è del tutto assente.
I Paesi “emergenti”, non più di una dozzina, sono concentrati principalmente al Nord e assorbono da soli oltre l'80 percento degli investimenti mondiali. I Paesi “poveri”, la stragrande maggioranza, sono invece sopratutto al Sud e crollano, sotto il peso di un debito che non potranno mai estinguere, nel sottosviluppo e nel più totale abbandono e disinteresse. E questa è, grossomodo, la divisione Nord/Sud.
Ad essa si aggiunge poi una realtà sociale che riproduce, verticalmente e al suo interno, la stessa divisione, perché non tutta la popolazione dei paesi “emergenti” beneficia allo stesso modo delle ricadute economiche degli investimenti. Anche i Paesi “in via di sviluppo” hanno le loro élite economico-finanziarie, perfettamente inserite ed integrate nel Sistema.
Il problema si è aggravato non poco da quando, all'incirca una ventina d'anni, il grande capitale, che prima era principalmente di tipo industrial-produttivo, si è trasformato in “industrial-finanziario”. La scoperta dell'industria finanziaria ha fatto sì che la maggior parte dei capitali venisse diretta non più ad investire nelle industrie, nell'agricoltura e nelle attività di produzione di quei Paesi, ma nei loro piccoli e ancora relativamente indifesi mercati azionari, per speculare agevolmente in obbligazioni e contratti a termine su risorse e materie prime.
Questo però significa che, con grande volubilità, quegli stessi investitori internazionali posso decretare la fortuna o il collasso di intere economie, basta che considerino quel mercato sopravvalutato oppure intravedano maggiori opportunità altrove. La “fuga di capitali” in una piccola realtà economica, spesso inferiore alla capitalizzazione di una sola delle grandi multinazionali, provoca immediatamente la crisi, la svalutazione e il collasso di una intera economia, precipitando il popolo nella più nera miseria. Il sistema delle imprese nazionali, infatti, di fronte alla stretta creditizia e ad un aumento dei tassi del 50 o 100 percento, diretti a contenere l'inflazione galoppante, non avendo sedi anche all'estero in cui dislocare le proprie attività produttive, non potranno far fronte ai debiti e dovranno quindi chiudere e licenziare in massa.
A questo punto si renderà necessario l'intervento del FMI e della Banca Mondiale e un ulteriore indebitamento. Il mercato, nuovamente alimentato, tornerà allora di nuovo appetibile, e il ciclo speculativo potrà ripartire da capo. Ovviamente il saldo netto della partita di giro sarà costituito da un aumento dell'esposizione debitoria del Paese con la crescita del suo debito pubblico.
E' proprio quanto successo in Messico a metà anni novanta. I gringos, come forma di pressione per l'adesione al NAFTA, hanno ritirato i capitali e i risultati sono stati disoccupazione di massa, malnutrizione, suicidi. Insomma, è il Sistema economico-finanziario a disporre della vera arma di sterminio di massa, altro che Bin Laden o Saddam.



Per riuscire in questo, il Sistema, oltre che di Organizzazioni Internazionali come il FMI e la Banca Mondiale, si serve anche delle classi ricche e delle élite locali, perfettamente in grado di giocare allo stesso tavolo e partecipare alla transumanza finanziaria.
Ad esempio hanno fatto e fanno così da sempre nei Paesi del Golfo, nelle Filippine, in Thailandia, Brasile, Argentina, Cile e nello stesso Messico.
In Venezuela facevano, ora non più. E' arrivato un tale Chavez che ha interrotto il giochino.
Ovviamente ci sono Paesi nei quali il giochino è praticabile e Paesi in cui è impossibile, per forza di cose, giocare. Il Paese da spennare al tavolo del poker deve infatti avere una certa stabilità politica e già un minimo sviluppo delle infrastrutture in modo da garantire, alla nuova stagione speculativa, il ritorno del gregge finanziario.
Quindi in Africa, tanto per non sbagliare, dove non ci sono infrastrutture né governi stabili non si può certo giocare in quel modo...
Ma un modo, alla fine, il Sistema lo trova sempre.
Lì il gioco consiste nello sfruttamento delle risorse (uranio, oro, diamanti). Quei Paesi sono ricchissimi, ma non hanno altro che materie prime da esportare e svendere, quindi basta appropriarsene a prezzi estremamente bassi, giusto quel tanto da garantire i rifornimenti di armi per il governo al potere (e a volte anche per la fazione avversa) e per pagare gli interessi sul debito. Hanno fatto così, ad esempio, coi diamanti della Sierra Leone.
Alla fine, quindi, quegli stessi soldi torneranno sempre, in un modo o nell'altro, nelle tasche del Sistema per essere rimessi in circolo. E il tutto senza nemmeno il capitale metta piede in quei Paesi, perché dovervi investire significherebbe fare strade, servizi, trasporti, porti... tutte cose di cui lo sviluppo avrebbe bisogno. Ma quei popoli non devono mica svilupparsi? Devono restare sempre lì, in condizione di soccida, di colonìa, in prostrazione e soggezione per essere meglio sfruttati e depredati.
Alle volte succede anche che il giochino speculativo coi soldi del monopoli si inceppa perché qualcosa va storto. E' quanto successo in Messico, grazie a un rompiscatole di prim'ordine, un ribelle nato, un certo Subcomandante Marcos.
Gli speculatori del Sistema economico-finanziario avevano invaso quel mercato speculando in buoni del tesoro emessi in dollari e alimentando così la sopravvalutazione del peso in funzione degli accordi del NAFTA. Quando però le cose si sono messe male e il peso è crollato, gli speculatori hanno ritirato in fretta tutti i loro soldi. I mercati sono andati a picco e per salvare i ricchi possidenti messicani, ma sopratutto le multinazionali americane, quella volta sono dovuti intervenire Clinton e il FMI. Il FMI, su pressione statunitense, ha stanziato 10 miliardi di dollari e Clinton ha usato perfino un fondo speciale fuori bilancio, senza dover così neppure chiedere l'autorizzazione del Congresso.



Il che, per concludere, dovrebbe farci riflettere anche su quello che è l'attuale ruolo del FMI, diventato la longa manus economico-finanziaria della dominazione USA. Il FMI era nato in origine con il compito esclusivo di finanziare il commercio. Quando un Paese si fosse trovato in difficoltà con la bilancia dei pagamenti avrebbe potuto far ricorso al Fondo per avere quelle anticipazioni di cassa che gli consentissero le transazioni.
L'idea di per sé era valida, ma ben presto il Sistema cominciò ad utilizzare lo strumento per un altro scopo: quello di garantire e sostenere non il commercio, gli investimenti produttivi e l'industria delle esportazioni, bensì le speculazioni nelle borse valori, nelle obbligazioni e nei titoli mobiliari.
Insomma, il FMI non interviene se c'è una crisi nella vendita della canna da zucchero a Cuba o delle patate in Messico, dei prodotti tipici malesiani o dell'artigiano malgascio: di queste cose semplicemente se ne strafotte! Il FMI interviene solo se c'è una crisi del mercato finanziario. Così ha fatto in Messico, Thailandia, Argentina, Egitto..
In cambio il FMI, e con esso gli USA, hanno assunto un potere enorme nel dettare ed imporre scelte e decisioni nelle politiche economiche interne di governo di quei Paesi. Scelte e decisioni tutte orientate, ovviamente, in senso neoliberale.
Non risulta strano che un organismo internazionale sorto col compito di finanziare il commercio sia poi finito per interessarsi di politica?
Quando il FMI blocca i finanziamenti dice sempre di farlo perché interessato alla democrazia, ma la verità è che la sua missione è cambiata, o forse era diversa fin dal principio. I suoi programmi di “aggiustamento strutturale”, che dice essere diretti alla promozione della democrazia, si preoccupano in realtà solo di assicurare le misure neoliberali volte a garantire il capitale e le speculazioni del Sistema economico-finanziario, non certo a promuovere politiche sociali di sviluppo, quali commercio e attività produttive locali, miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, sistema di tutela della salute, educazione, ecc..
Tutti i Paesi interessati dagli interventi del FMI garantiranno forse i mercati, ma se devono fare tagli li fanno su sanità, educazione, ambiente....Tutti provvedimenti che poi colpiscono la popolazione. L'unica che alla fine paga. Sempre! (D*) [segue]

4 commenti:

  1. quando c' è di mezzo il potere... i soldi ... niente è strano.... tutto regolare.... e tu conosci le cose...sai come stanno.... pensa a quelli come me ....e siamo in tanti....che non conosciamo ..non sappiamo... parlo x me.. nel nostro piccolo( e ti parlo a livelli di paeselli) c'è corruzione , rigirii di favori, soldi che vanno e non tornano più. Basta entrare nel Sistema x perdere dignità, valori, umanità..... e ti ripeto ancora..... non frega niente a nessuno...loro il c--o....se lo sono parato...e così sarà sempre......

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  2. Non sempre è così... e non per sempre. A volte c'è chi non si adatta e non si conforma, non si vende e non compra. A volte ne basta anche uno solo, per fare la differenza. Almeno per noi pochi.
    E infine, fare il "galantuomo" conviene sempre, se non altro perchè c'è meno concorrenza!
    Ciao, D

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  3. sono d'accordo sull'ultima parte...ma uno solo... rimane sempre solo ..se non ho il seguito...avanti da solo x conto di tutti? ...
    meglio sarebbe tutti in sieme... ci sarebbe più forza.....ciao R.

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  4. Certo, se si fosse una maggioranza intelligente, sensibile ed onesta sarebbe più facile ottenere giustizia sociale, attenzione per la dignità, rispetto dei diritti ed equità economica per tutti... Purtroppo non è così.
    La maggioranza, almeno da noi, la fanno Briatore e Berlusconi, le veline e il grande fratello, lo sballo e il darby, gli imbecilli e i blog idioti che intasano il web di imbecilità galoppante...
    Per fortuna non sarà così per sempre. Prima o poi, volenti o nolenti, dovremo per forza di cose rinsavire dalla sbornia di edonismo consumistico e riscoprire la sobrietà, il senso critico e il valore dell'intelligenza.
    Forse non sarà domani e nemmeno dopodomani. Forse neppure vivremo tanto a lungo per ricordarcelo.
    Ma avremo sempre la consapevolezza di essere stati dalla parte giusta: quella della difesa dell'intelligenza, dell'onestà, della giustizia, dell'equità e della dignità umanità in ogni sua forma, sempre e comunque.
    Magra consolazione? Non credo. Non cambierei mai la mia vita, la mia sensibilità e la mia intelligenza, pur se isolate e minoritarie, con quelle di tanti idioti/e che con tanto seguito infestano il web e la realtà...
    Come le mosche sono milioni e amano la merda, ma non per questo hanno ragione!
    Ciao, D.

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