Si vuole trasformare il mondo in un unico mercato globale perché questo fa comodo alle enormi corporations multinazionali e risponde agli interessi del grande capitale finanziario. E per farlo si applica un solo modello, quello cosiddetto "neoliberale".
Questo modello si è visto che consente la stabilità dei rapporti di cambio e il controllo delle politiche monetarie, le transazioni economiche e le speculazioni finanziare, ma si è visto anche che crea disastri sociali, perpetua la miseria e accresce la concentrazione delle ricchezze, aumenta la disoccupazione e lo sfruttamento, riduce gli spazi di democrazia, moltiplica la corruzione e rafforza la criminalità, distrugge la natura, attenta alla salute e compromette l'ambiente. Il Sistema organizza e tutela in questo modo l'interesse economico, ma le formazioni sociali non hanno parte attiva, non c'è governance nei processi del neoliberalismo globalizzato, non esistono organismi decisionali che possano in qualche modo essere influenzati dai bisogni e dalle necessità dei più.
Le corporations multinazionali e i grandi gruppi finanziari stanno trasformando il mondo in un unico, immenso supermercato, perché questo risponde meglio ai loro scopi. E quando parlo di corporations multinazionali intendo strutture imprenditoriali e finanziarie enormi, ramificate, con una capitalizzazione e un giro d'affari che supera quello dell'economia di interi Paesi del Terzo Mondo che le ospita, con una rete di vendita così vasta che nessun mercato nazionale è in grado di assorbirla interamente e con una tale potenza economica da influire sull'andamento dei mercati e delle relazioni internazionali. Sono queste corporations multinazionali che spingono per la globalizzazione. Il guaio è che sono loro a realizzarla! Senza controllo, senza direzione, senza regole. Sono loro che hanno spinto per avere un mondo aperto e senza barriere, ma solo per quel che riguarda merci e capitali, perché per le persone, specie se miserabili, le barriere esistono eccome.
Così si possono trasferire in un secondo capitali da un capo all'altro del mondo, si possono scardinare e invadere mercati decretandone la crisi, si possono attraversare barriere daziarie e doganali, ma se poi un campesino rovinato dall'impossibilità di competere con la sua piccola attività contro quel colosso dell'agro-zootecnia che è la Monsanto (tanto per fare un nome) volesse salvare sé e la sua famiglia dalla miseria e dalla fame troverebbe un muro al confine!
Per le persone povere e disperate esistono passaporti, visti, permessi, timbri, lasciapassare, controlli. Ma questo non è sviluppo, non è economia e nemmeno progresso, questa è neocolonizzazione, sfruttamento selvaggio, furto e rapina. Per adesso, arroccati nella nostra parte di mondo ci sentiamo relativamente al sicuro e beneficiamo di un benessere usurpato, ma tra non molto quelle stesse corporations multinazionali, dopo aver creato la “globalizzazione” dei mercati e scatenato la concorrenza selvaggia, si renderanno conto, come tanti squali in un acquario, che il mercato mondiale in fondo è troppo piccolo per le loro ambizioni e la loro avidità: dopotutto i consumatori potenziali sono a malapena due miliardi.
Si tratterrà a quel punto di estendere la capacità di acquisto e consumo, e per raggiungere questo risultato causeranno un vero disastro globale. Si mangeranno letteralmente l'intero pianeta!
Per ora, nella prospettiva di incrementare i profitti si sono dati alla corsa nella produzione a basso costo. Cercano partners nel Terzo Mondo per avere manodopera a bassissimo costo e campo libero nella “gestione delle risorse umane”, quelle che loro chiamo “ore-uomo”. In pratica cercano posti dove poter “rubare” vite umane senza vincoli, controlli, tutele legislative e sindacali.
Così riescono a comprimere i costi senza ridurre il profitto, anzi incrementandolo. Per rendere la cosa cosa più accettabile alle coscienze e all'opinione pubblica e darsi un'immagine quasi da filantropi e benefattori, incrementano il “social brand” usando la pubblicità per sponsorizzazioni di iniziative umanitarie e opere di beneficenza di varia natura. Ma quello è l'obolo di Caronte!
Questo è il “neocolonialismo”: lo sfruttamento e asservimento del debole da parte del potente. Sfruttamento che in epoca coloniale veniva attuato con l'occupazione e la dominazione militare, ora con l'egemonia economica e il controllo finanziario. La popolazione di quei Paesi è disposta ad accettare qualsiasi condizione perché è alla fame e alla disperazione. E le corporations multinazionali si comportano non diversamente dai clienti nostrani delle prostitute moldave, rumene o albanesi: approfittano della loro disperazione.
Lo fanno con la tecnica del subappalto. Questo consente loro di operare senza impegnarsi direttamente in quei Paesi, a volte senza neppure mettervi mai piede, al riparo da ogni forma di compromissione e da ogni possibile danno e ricaduta negativa d'immagine. Infine, esaurito il rapporto (nel primo caso sessuale, nel secondo produttivo) finito tutto. La corporation multinazionale conserva totale libertà di azione, sia per operare in sede contrattuale pressioni sui partners locali nel contenere i costi, sia per mettersi al riparo da improvvise crisi economiche e cali nei consumi senza intaccare la propria organizzazione. (D*) [segue]
Profit über alles (1°pt)
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non si fermeranno mai... è come un treno in corsa.... chi può fermare tutto questo?.... a chi può interessare... dei grandi potenti ... a fermare ciò?
RispondiEliminaa nessuno... xchè sono sempre e solo loro....R
Arriva sempre un punto in cui, di necessità, le cose debbono cambiare... E quasi un dato di fatto, una legge di natura, un principio entropico.
RispondiEliminaNostro compito è accrescere conoscenza e consapevolezza. Questo ci renderà liberi e farà sì che anche il nostro agire sia conseguente.
Alla fine le speranza è che i comportamenti virtuosi abbiano ad imporsi e prevalere.
E sarà quello il momento per la nascita di una nuova umanità! Ciao, D.