¿Y la Dignidad, nosotros, cuándo hemos perdido ella? (1° pt)

Lo zapatismo scaturisce da una parte della società messicana che era stata totalmente dimenticata ed emarginata. Oppressa per questo da tutta la società messicana, sia dal ricco che dal povero, e annientata nel modo peggiore, attraverso cioè il più grave crimine che si possa compiere contro l'umanità: la negazione!
Questo Paese e il mondo intero avevano deciso di procedere dritti per la loro strada, lasciandosi dietro e trascurando milioni di esseri umani, gli indigeni, relegandoli in un lontano e arcaico passato. Gli indigeni, in Messico, erano considerati peggio che animali, come fossero cose, pietre, piante, qualcosa che può esserci o meno, in modo del tutto indifferente. Così gli indigeni hanno dovuto lottare per vedersi riconosciuto un proprio ruolo, e ristabilire di nuovo il concetto di Dignità, che non dev'essere qualcosa di meramente teorico, ma qualcosa per cui vivere e morire, qualcosa che si avverte nel cuore come sentimento per l'essere umano.
Quando l'indigeno dell'EZLN lotta è per affermare nuovamente con forza: “Io sono qui. Voi mi avete ignorato e dimenticato” Il “ya basta” è un modo per dire al Messico, e ricordare al mondo intero, che un intero settore della società era stato dimenticato, mentre andava invece preso in considerazione.
E questo lo facciamo affermando nuovamente il problema della Dignità. Non possiamo continuare a vivere senza Dignità, per cui preferiamo morire con dignità piuttosto che continuare a vivere senza!
In questo modo gli zapatisti intendono lanciare un messaggio, che esprime un preciso concetto nel mondo indigeno, ma che ha significato differente nei diversi settori della società urbana. Ad esempio per i contadini, gli operai, gli insegnanti o gli studenti. In special modo ha un significato che cambia, in determinate situazioni, sopratutto per i giovani. Il Potere, infatti, questo stesso disprezzo che ha nei confronti degli indios lo manifesta, pur se in altra forma, anche nei confronti di giovani, donne, omosessuali, etc.. L'indigeno doveva pentirsi di essere quello che era e provarne vergogna, come la donna deve vergognarsi di essere donna, il giovane di essere giovane e gli omosessuali di essere tali pubblicamente, salvo nascondersi. I giovani vengono ad esempio spesso criticati per non essere sufficientemente maturi ed adulti, e per questo costretti continuamente a rinnegare la loro condizione di gioventù.
Nel momento in cui gli indigeni zapatisti dell'EZLN hanno affermato il problema della Dignità, del concetto di Dignità, si è messo in moto un movimento che come una valanga più va avanti e più va crescendo e aumentando. E ognuno va aggiungendo una nuova nozione, una nuova idea, a questo concetto di Dignità. In tal modo si va formando e completando un concetto di Dignità Umana più grande della dignità degli indigeni, dei giovani, delle donne e di tutti quei settori esclusi e messi da parte dal Potere.
Per questo non si può pensare che dal movimento indigeno possa scaturire una proposta valida per tutto il mondo. Piuttosto, quello che loro stanno facendo è proporre un mondo nel quale ogni realtà sia rappresentata e abbia un suo ruolo: la città, gli operai, i contadini, gli insegnanti, gli studenti... ma anche gli indigeni.
Il mondo che noi andiamo proponendo non è un mondo costruito imponendosi sugli altri, prevaricando o ponendo, come condizione della propria esistenza, l'altrui annientamento. Semplicemente stiamo cercando uno spazio che non sia omogeneo e globalizzato, uno spazio in cui ci sia dato modo di vivere come noi desideriamo vivere, come esseri umani e con Dignità.
La storia, per tutti i popoli, per tutte le genti, è ciò che dà fondamento e rappresenta le proprie radici. La storia individuale è ciò che dà definizione e fornisce direzione all'agire dei singoli. Una persona senza storia, senza passato, semplicemente non esiste. E non ha futuro. E' volatile, evanescente e senza possibilità di definirsi.
Lo stesso vale per i popoli. Un popolo privato della sua storia non può progredire. Non esiste come popolo. Deve potersi aggrappare a qualcosa, ad una radice che la colleghi direttamente al cuore, alla memoria della sua storia passata. Al momento il passato del Messico - quello che ne ha fatto un Paese, una Nazione e che lo proietta nel futuro – è ciò per cui si sta veramente lottando. Qual'è il passato che vogliamo sopravviva per noi? Perché, in ogni caso, il passato è ciò su cui andiamo a costruire il presente.
Quello che fa il Potere è appropriarsi del passato per adattarlo o deformarlo in modo da trovare così la sua legittimazione. “Tutta la storia del Messico giustifica e legittima il mio dominio”, questo dice il Potere. Ma quello che la gente deve sapere è che c'è un'altra storia, una storia nascosta – una storia di lotta e di resistenza – che porta a ben altre conclusioni. Un risultato che non legittima certo l'attuale regime, ma che lo dichiara illegittimo, perché non sta prendendosi a cuore gli interessi e i bisogni della gente. E' quindi logico che ci sia una lotta per appropriarsi delle radici storiche. Da un lato il Governo, il PRI (Partito Rivoluzonario Istituzionale), che detiene il Potere e può disporre dei mezzi di comunicazione, dell'esercito, della polizia e del denaro, mira ad appropriarsi della memoria storica. Dall'altro, i movimenti popolari puntano a recuperare questa memoria storica, che tentano di sottrargli ed occultare.
Lo zapatismo non è un'ideologia o una dottrina politica compiuta, ma è un'intuizione. Qualcosa di così aperto e flessibile da riuscire a proporsi in più luoghi, tra tutti gli esclusi e gli emarginati che si riconoscono in un nemico comune.
Lo zapatismo pone quest'interrogativo: cosa mi tiene in questa condizione? Per quale ragione mi si esclude? Perché vengo emarginato? E la risposta che si dà è differente per gli indios messicani o, per esempio, per gli indiani nordamaericani, o per i migranti in Europa, i movimenti di resistenza in Asia e i neri africani. In ogni luogo la risposta sarà differente.
Lo zapatismo si limita quindi a porre il problema e a suggerire come le soluzioni possano essere molteplici, ma in ogni caso debbano essere inclusive e tolleranti. Quello che stiamo suggerendo, insomma, è che tutte le soluzioni ci trovano d'accordo. E' il Potere, questo mondo globalizzato e monopolizzato che viene denominato “neoliberismo”, a produrre gli stessi effetti per gli indios, gli studenti, i neri, i migranti e gli esclusi di tutto il mondo.
Tuttavia, anche se il nemico è comune, la risposta deve essere ugualmente essere aperta ed inclusiva, di modo che ogni gruppo escluso possa trovare il suo proprio spazio. In questo senso lo zapatismo non può proporsi come una dottrina o una ideologia in grado di fornire una risposta e trovare una soluzione per ogni gruppo, perchè questo andrebbe contro la sua ragion d'essere. Noi non possiamo ritenere che un gruppo, anche se molto grande, come in questo caso gli indigeni zapatisti, possegga la risposta a tutti i problemi del mondo. La risposta va cercata da tutti i movimenti sociali. Lo zapatismo è un movimento aperto e per questo si adatta chiunque. Chiunque sia stato escluso dal potere.

Subcomandante Insurgente Marcos

[segue]

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