Io odio i razzisti



Io odio questi razzisti che vogliono cacciare via i rumeni dall'Italia.
Mi scusi, io sono una persona qualunque, non c'ho voce in capitolo, sono terra terra... Io sono uno che porta a pisciare il cane al parco, pensi un po'. E tra una pisciatina e una grattatina alle pulci, mi faccio un'idea di come va il mondo, di che cos'è la politica. Io dico quello che penso, io non ho peli sulla lingua, io sono quasi come Ferrara.
No, mi scusi, io voglio dire che li odio questi razzisti che vogliono cacciare via i rumeni dall'Italia. No, ma perché dico, segua il mio pensiero, tu sei razzista, cacci via i rumeni, e poi? Con chi te la prendi?
No, mi scusi, io voglio dire che il razzista è una persona con poca fantasia, poca immaginazione. Se la razza inferiore non se la trova proprio davanti agli occhi, non riesce ad odiarla. No, dico, lei se le immagina quelle brave persone del Ku-Klux-Klan, quelli che andavano in giro incappucciati ad impiccare i negri? No, dico, ma lei se l'immagina se non ci stavano i negri in America? Per loro sarebbe stato impossibile, chi impiccavano? Uscivano la sera col cappuccio in testa e che facevano? Andavano a giocare a calcetto, per dire? No, dico, lei c'ha mai provato a giocare a calcetto col cappuccio in testa e i buchetti per gli occhi? Non vede un cazzo. Con quei gonnoni inciampi nel dribbling, mi capisce?
Devi avercela davanti la classe inferiore, per odiarla per bene. No, per esempio, un ciociaro non può odiare gli aborigeni dell'Australia, perché stanno troppo lontani, manco se l'immagina. Per fortuna il mercato mondiale, i flussi migratori gli portano il negro direttamente in ciociaria, a Strangolagalli in provincia di Frosinone. E quello, al negretto, lo può pure sfruttare nella sua aziendola... mi capisce?
No, io voglio dire che questi politici italiani, secondo me sono troppo poco razzisti. Dovrebbero imparare, che ne so, dagli imprenditori. Ecco, gli imprenditori quelli sì che sono veri razzisti. Dovrebbero essere loro la classe dirigente, mi dia retta. L'imprenditore è un vero razzista. L'imprenditore, per esempio che ne so, il palazzinaro che si prende il muratore rumeno, lo fa lavorare per venti ore al giorno, poi quando muore lo seppellisce in un plinto e chi si è visto si è visto. Quello è un vero razzista. Oppure, che ne so, quello che prende la serva filippina e quando rimane incinta, due calci e la cacci fuori di casa. Quello è il vero razzismo, dico, altro che no...
Dico e poi, per esempio, anche per il rumeno che, poveretto, non può permettersi il biglietto del treno o del torpedone per arrivare in Italia; beh, l'imprenditore è un così bravo razzista che lo va a sfruttare direttamente in Romania. Prende, parte e ci apre l'azienda, in Romania. No, anche perché lei lo sa che le aziende italiane in Romania sono più di 10.000... Dico, l'Italia è il primo partner economico della Romania, che detto diciamo in lingua normale semplice significa che la Romania è una colonia italiana. Mi capisce, ehh?? Un rumeno al massimo guadagna 2-300 euro, capito?, con 2-300 euro non ci paghi neanche un operatore di call-center par-time in Italia.
No, no, mi dia retta, secondo me i politici dovrebbero imparare dal razzismo degli imprenditori. E poi, per fortuna, in Italia di rumeni ce ne stanno anche un milione. E io che non posso permettermi di arrivare in Romania per odiare un rumeno, il rumeno me lo trovo sotto casa. Quando mi faccio una passeggiatina nel parco posso andare, che ne so, a bruciare la baracca di un clandestino, a picchiare una mignotta slava, per dire, no? Capisce? Questa è civiltà, questo è razzismo.
No, mi scusi, io dico quello che penso, io non c'ho peli sulla lingua, io porto il cane a pisciare, capisco come va il mondo, io dico quello che penso, io sono quasi come a Ferrara. Voglio dire che poi la cosa bella del razzismo degli imprenditori sa qual è? E' che l'imprenditore ti dice che lui non è razzista. E ci crede per davvero. Ti dice che è normale, che è la legge del mercato, capisci? Perché io voglio dire una cosa, una metafora: secondo me il razzismo è come il culo. Cioè, mi segua, nel senso che tu il culo, il tuo, non riesci mai a vedertelo. Capisce?
Quanti siamo nel mondo? Sei miliardi? Ecco, se giri il mondo vedi sei miliardi di culi meno uno, il tuo. E così col razzismo. Vedi il razzismo addosso a tutti e addosso a te non lo scopri mai, non lo vedi mai, non lo percepisci mai.
Io c'ho un amico con cui andiamo a picchiare i barboni, no? Una volta stavamo picchiando un barbone e gli ho detto questa metafora del culo e del razzismo, e quest'amico mio mi ha detto che era un po' troppo volgare parlare di culo. Mi ha detto si potrebbe anche parlare di denti, ché effettivamente anche i denti, tu vedi i denti degli altri ma non vedi i denti tuoi, no? In quel momento dio ha voluto che io dessi un calcio in bocca al barbone e gli staccassi tre denti, uno appresso all'altro, ta-ta-ta... a raffica. E infatti a quest'amico gli ho detto: lo vedi? Adesso questo barbone, questo pezzente, i denti suoi se li può vedere. Dico, per non parlare del fatto poi della dentiera, che addirittura è tutto un mucchietto di denti che uno la sera se li toglie dalla bocca, li mette a mollo nel bicchiere con la pasticca igienizzante che li pulisce e puoi anche addormentarti guardando i tuoi denti. Gli ho detto a quest'amico, dico, a me piacerebbe la sera tornare a casa, infilarmi a letto, smontarmi il culo come una dentiera e metterlo a mollo nell'intimo di carinzia in un secchio sul comodino. E così potrei addormentarmi anch'io guardandomi il culo!
No, mi scusi, io sono forse un po' volgare, perché sono terra terra, sono l'uomo della strada. Ecco, vengo al parco, porto a pisciare il cane e mi faccio un'idea di come va il mondo. Io non c'ho peli sulla lingua, io dico quello che penso, sono quasi come Ferrara.


Ascanio Celestini

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