III. Yo como la sopa del supermercado

Yo como la sopa del supermercado. Es decir, yo soy Robertino Casoria y soy un niño de 9 años. Pero también yo como la sopa del supermercado. En la sopa del supermercado nos están todos los ingredientes. Nos está la zanahoria, la patata, el huevo duro, callo, paiata, cola “alla vaccinara”, “bucatini all'amatriciana”... Pero son todos ingredientes de supermercado que saben a nada, por cuyo puedes amontonarlos junto que no hacen a puñetazos el uno con el otro. Viene fuera una sopa que no sabe a nada, no da asco a nadie y si la comen todo. En efecto nosotros a casa comemos la sopa del supermercado, y cuando comemos esta sopa que sabe a nada nosotros hablamos de nada...
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Io mangio la zuppa del supermercato. Cioè, io mi chiamo Robertino Casoria e sono un bambino di 9 anni. Però anche io mangio la zuppa del supermercato. Una sera mia madre ha servito la zuppa. Io le ho chiesto “ci stanno i peperoni in questa zuppa?” “Certo – ha detto lei - è la zuppa del supermercato e ci sta tutto”. Io ho detto che non mi piacciono i peperoni. Ma lei: “non ti piacciono i peperoni o il sapore dei peperoni?” Io ho pensato che mia madre era filosofica quella sera e mi sono messo a ragionarci sopra intanto che mi mangiavo la zuppa. La mangiavo e sentivo che infatti non ci aveva il sapore dei peperoni.
Io non c’ho niente di personale contro i peperoni è solo che non mi piace il sapore. Per esempio mi piacciono le banane. E ho pensato che se i peperoni sapevano di banane a me piacevano anche i peperoni. Ho pensato che mi potevo mangiare un bel peperone a merenda al posto della banana. A me la banana mi piace per il sapore, non per il fatto estetico. E infatti mi piacerebbe anche una banana a forma di peperone. Certo che se il peperone ci avesse il sapore della banana, a me farebbe schifo la zuppa del supermercato. Mi farebbe schifo una zuppa di banane. Mi farebbe schifo anche se ci avessero la forma vigliaccamente mascherata del peperone.
Così ho detto a mia madre che non me la mangio una zuppa che c'ha il sapore di banane! E lei ha detto che nella zuppa del supermercato ci stanno pure le banane. “Ma a voi fa schifo la banana o il suo sapore dentro alla zuppa?” Io ho pensato che mia madre era davvero filosofica quella sera e ho continuato a ragionarci.
Io non ho niente contro i peperoni e tanto meno contro le banane. Peraltro potrei dire che le banane mi piacciono molto, benché io non le gradisca nella zuppa. Cioè non gradirei il loro sapore, ma se ci fossero banane con un sapore diverso io sarei d’accordo a mangiarle in una zuppa di supermercato. Infatti pure mio padre ha detto: “non mi piacciono le banane, ma se avessero il sapore del formaggio me le mangerei con la zuppa”. Ma non potrebbe mangiarle mia madre perché a lei non piace il formaggio. Dice che puzza di piedi. E infatti si dice che i piedi puzzolenti sono piedi che puzzano di formaggio. Nessuno scienziato scoprirà mai se sono i piedi a puzzare di formaggio o è il formaggio a puzzare di piedi, ma è un’evidenza scientifica che in entrambi i casi si tratta di puzza. Così ho chiesto a mia madre: “ma è il formaggio che non ti piace o la puzza del formaggio?” E anche io sono stato un po' filosofico quella sera. Mia madre ci ha pensato, ha letto gli ingredienti della zuppa e poi ha detto che nella zuppa del supermercato ci sta pure il formaggio, ma è un formaggio che non puzza di piedi e non ha nessun sapore. La zuppa del supermercato sa di niente. E una cosa che sa di niente mette d’accordo tutti perché non dispiace a nessuno.
In quel momento al telegiornale parlavano del governo che votava il rifinanziamento alla missione in Afghanistan. Nel servizio facevano vedere gli americani che avevano sparato due bombe da 900 chili che hanno polverizzato 5 baracche sterminando 9 civili tra cui 5 donne e 2 bambini.
Mio padre ha visto il bambino morto e ha detto “che schifo!
L’ha detto come se avesse mangiato una zuppa di banane coi peperoni e il formaggio che puzza di piedi. “Se mi fanno vedere i bambini morti a quest’ora mi va di traverso tutta la zuppa del supermercato!
Io mi sono immaginato quel bambino che diceva a mio padre “mi scusi se muoio mentre lei si mangia la zuppa, ma in Afghanistan ci abbiamo il fuso orario, da noi è già seconda serata”.
Mi immagino il bambino morto che si alza e se ne va a morire ammazzato in qualche trasmissione notturna fuori dalla fascia protetta dove i bambini morti non fanno schifo a nessuno.
Mio nonno rincoglionito ha detto “non ci sono più i peperoni di una volta!” Ma io ho pensato che i peperoni che sanno di peperoni piacciono solo a quelli che amano il sapore del peperone. Solo loro se li comprano. Mentre i peperoni che non sanno di niente possono piacere a tutti. Tutti se li comprano e possono mescolarsi col formaggio che non ha sapore e con le banane che non sanno di niente.
Una cosa che sa di niente mette d’accordo tutti perché non dispiace a nessuno.
Parlando ci siamo finiti la zuppa e poi siamo andata in salotto che c’è la televisione grande.
Mio padre ha chiesto “che fanno stasera in televisione?
Niente” ha detto mia madre. Abbiamo acceso a siamo rimasti a guardarla.



Io mangio la zuppa del supermercato. Cioè, io sono Robertino Casoria e sono un bambino di 9 anni. Però anche io mangio la zuppa del supermercato. Nella zuppa del supermercato ci stanno tutti gli ingredienti. Ci sta la carota, la patata, l'uovo sodo, trippa, paiata, coda alla vaccinara, bucatini all'amatriciana... Però sono tutti ingredienti di supermercato che sanno di niente, per cui li puoi ammucchiare insieme che non fanno a cazzotti l'uno con l'altro. Viene fuori una zuppa che non sa di niente, non fa schifo a nessuno e se la mangiano tutti. Infatti noi a casa mangiamo la zuppa del supermercato, e quando mangiamo 'sta zuppa che sa di niente noi parliamo di niente...
Per esempio, qualche sera fa, ad un certo punto mia madre ha detto a mio padre: “Caro – lo chiama caro – ma che è 'sta Commissione di Vigilanza su la Rai e perché a Berlusconi non gli piace per niente?
Mio padre gli ha detto: “Guarda, io adesso sto mangiando la zuppa del supermercato. Metti che a un certo punto pesco dalla zuppa, che ne so, una carota e dico: ma che buona 'sta carota... E' proprio saporita...” Mia madre ha proprio spalancato gli occhi e se l'è guardato. Poi mio padre ha detto: “Ecco, per esempio adesso invece pesco una patata e dico: buona 'sta patata, ma ha un sapore proprio antico. Non me lo ricordavo che la patata c'ha sto bel sapore pieno...” Mia madre è rimasta a bocca aperta, manco respirava. Poi mio padre ha detto: “Toh, c'è pure l'uovo sodo nella zuppa. Se l'è mangiato e ha detto: è proprio buono quest'uovo sodo. Dev'essere stato fatto da una gallina proprio ruspante..”
Mia madre gli ha detto: “Guarda, caro – lo chiama caro – non è possibile, perché nella zuppa del supermercato ci stanno tutti prodotti che sanno di niente, per questo li possiamo ammucchiare insieme, perché non fanno a cazzotti l'uno con l'altro e la zuppa poi se la possono mangiare tutti.”
Appunto – ha detto mio padre – Appunto per questo. Era questo, l'esempio. Berlusconi vuole una Commissione di Vigilanza che è fatta di prodotti che sanno di niente, che li può pure ammucchiare insieme e non gli danno fastidio a lui, hai capito? E la stessa cosa l'ha fatta anche per il governo. Per esempio, che ne so, doveva fa' un ministro dell'istruzione? Per dire, ci poteva mettere, che ne so, un professore, una persona che appresso alla scuola ci sta da tanti anni... E invece no, ci ha messo una carota sciapa, una cosa del genere. Oppure, che ne so, doveva mettere un ministro delle pari opportunità. Per dire, poteva mettere una femminista, una donna che aveva fatto delle lotte per le altre donne da chissà quanti anni. E invece ci ha messo 'na patata, per dire... Una patata insipida, senza sapore. Poi, che ne so, ministro della cultura. Tu mi dirai, in Italia la cultura è importante, no? Questo qui è il Paese che c'ha la metà dei beni culturali del mondo... Ci doveva mettere un intellettuale, che ne so, un architetto, un archeologo. Invece ci ha messo un uovo sodo, per dire... E via discorrendo, così per tutti i ministri. Ha fatto uno zuppone, che lo magna lui e ce lo fa magnà a noi e non dà fastidio a nessuno...
Allora ho parlato io. Ho detto: “Papà, ma lo sai che noi in classe, attaccato sul muro c'abbiamo la fotografia del Presidente della Repubblica e poi la maestra c'ha messo pure il calendario di Frate Indovino, perché ha detto che almeno ci sta qualcosa che serve attaccato a 'sto muro... Però oggi Pancotti Maurizio, che è un mio compagno di classe, Pancotti Maurizio ha staccato il calendario di Frate Indovino e c'ha messo il calendario della ministra col culo di fuori. Quando è arrivata la maestra ha detto: ma che è sta porcata da camionisti che è stata attaccata qua su 'sto muro, eh? Chi l'ha fatto? Pancotti Maurizio ha detto: l'ho fatto io, l'ho fatto. E poi gli ha detto: secondo lei, signora maestra, che è più porcata, essere camionista, fa' duemila chilometri e poi guardarsi il calendario, oppure tirà fuori il culo e diventà ministro? Questo ha detto. Allora la maestra l'ha cacciato subito fuori, e ha fatto bene. E gli ha messo pure una nota sul diario...”
Allora mio padre ha detto: “Certo che 'sti studenti so' diventati proprio zecche comuniste. In particolare 'sto Pancotti Maurizio. Fa bene – ha detto mio padre – fa bene Cossiga quando dice che gli studenti bisogna picchiarli e mandarli tutti all'ospedale.
In quel momento in televisione, al telegiornale della sera hanno fatto un'edizione straordinaria. Hanno detto che ci stava uno studente che manco è arrivato all'ospedale che... anzi, è proprio morto dentro una scuola, che gli è cascato addosso un controsoffitto. Mi' padre ha detto: "Vabbeh, ma Cossiga dice di mandà all'ospedale quelli che stanno in piazza a manifestà, non quelli che vanno a scuola.” E poi mio padre ha detto: “Quella è stata proprio una fatalità" Ha detto così mio padre: fatalità. In quel momento, fatalità, in televisione ci stava Berlusconi, che ha detto la stessa parola: fatalità. Insieme a mio padre, l'ha detto. Che mio nonno dice sempre che quando due persone dicono la stessa parola poi porta sfiga. Dice te devi toccà il naso. Dice così mi' nonno: toccate il naso. E infatti mi' nonno a mi' padre ha detto: toccate il naso. Mio padre s'è messo a ridere e tutti si toccavano il naso e tutti ridevamo molto davanti a sto telegiornale.
E poi così, parlando di niente, abbiamo finito sta zuppa che sapeva di niente. E poi siamo andati nella camera grande, dove sta il televisore grosso. E allora l'abbiamo accesa, 'sta televisione, e mio padre ha detto a mia madre, gli ha detto: “Cara – che la chiama cara – ma che fanno stasera in televisione?” Mia madre ha risposto “Niente”. E così ci siamo seduti e siamo rimasti a guardarla.

Ascanio Celestini

parti precedenti:
I. La sopa del supermercado

4 commenti:

  1. questa storia della zuppa del supermercato.. è troppo esilerante... e il bello è che .... sa pure di verità.... ciao R.

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  2. Non è vero che non dà fastidio a nessuno, a noi ci rode, quanto ci rode! Quello che più dà fastidio è che questa gente parla anche di merito, proprio la Gelmini che se n'è andata in Calabria per passare più facilmente l'esame per avvocato. Bel merito, bella preparazione culturale. Basta mostrare le gambe nel salotto da Vespa e diventi ministro del Turismo. Che schifo!
    Ps: Credo proprio che dovremo cominciare a decidere il colore della divisa e del passamontagna. Ciao, M. e buon fine settimana.

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  3. Cara Mary,
    sono d'accordo con te. Quello che dici è vero (anche riguardo alla Gelmini. Poi dice che uno fa l'avvocato e si nasconde col casco e il passamontagna per la vergogna... E ti credo!!).

    E allora, come dici tu, proviamo a sognare che un bel giorno cominci a girare per la penisola uno strano tipo con mimetica (non è vietata), pistola (il porto è legalmente autorizzato) e passamontagna (questo casomai pone qualche problema con il Testo Unico di Pubblica Sicurezza, per via dell'identificazione personale).
    Un tipo che finalmente cominci a dire alcune semplici ma scomode verità, e soprattutto cominci a mandare le parole (dette) a scuola dai fatti.
    Uno che non ha paura, che non ha amici degli amici, non fa cricca con nessuno, non ha scheletri nell'armadio, non ha amanti nè veline, non ha nemmeno ex-mogli, non ha un passato da nascondere (al contrario, decorazioni da usare come fermacarte!) o un futuro cui ambire (perchè se ne fotte).
    Uno con cui non attaccano né i soldi, né le tette, né le poltrone. Nessun partito, nessuna lista, nessuna candidatura o carica istituzionale, ma solo servizio alla Democrazia, Libertà, Etica, Sobrietà, Giustizia.

    Tombola! Un bel giorno va da Vespa e gli smonta il suo bel teatrino fatto di maggiordomi in livrea e porte candide. Il giorno dopo va da Santoro-boccoli-d'oro (ex Edizioni-Servire-il Popolo) e lo piglia a calci in culo.
    E poi va in giro per la penisola a far capire agli schiavi salariati che sono stati ridotti allo stato di scimmie ammaestrate, sfruttate e costrette a produrre per consumare e nutrire l'onnipotente meccanismo che li sovrasta.
    Il tutto per permettere a Bill Gates, o chi per lui, di accumulare le sue enormi ricchezze.
    Permettere a Silvio Berlusconi (puer aeternus) di comprarsi sempre nuove ville (con o senza vulcano) e scopare ( o se non ci riesce: toccare, leccare, o altro... ad libitum, e trarre così dal suo pisello, che tutti immaginiamo piccolo e sempre più floscio, una misera goccia di godimento) sempre nuove “escort” (rectius: troie).
    Permettere che individui moralmente repellenti e totalmente decerebrati come Briatore o Lapo Elkann, ricchi e depressi, facciano finta di divertirsi al "Billionaire”, con mappate di troie, travestiti, alcol e droga.
    E il discorso, giù giù a seguire, fino all'ultimo cretinetto o troietta.

    “ Ecco, signorini/e: basta! La festa è finita! O vi adeguate, e in fretta, o vi ficchiamo il vostro Blackberry Storm 9500 su per il culo!"

    Che è anche un atto altamente simbolico. Come a dire che gli ambiti gadget che costoro bramano ossessivamente e di cui si circondano, per avere i quali sfruttano (il prossimo), depredano (la società) e deturpano (la natura e il buon gusto), non valgono nulla e devono far la fine che si meritano (posseduti "letteralmente" dai loro proprietari).
    Ciao, D.

    Ps Io sto sempre con gli ultimi, i semplici, gli umili, i più piccoli. AUGURO A TUTTI UNA DIGNA RABIA!

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  4. Cara Roby,
    Hai ragione. Si comincia ad avvertire ovunque. Anche qui in internet, anche tra i bloggers. Abbiamo la bocca "allappata" dalla sbobba...
    Ciao, D.

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