@marketing.com



Che internet e marketing avessero tanto in comune me n'ero accorto da tempo. Le principali community del web sono referendi del “business”, nel senso che costituiscono da sempre fonte di informazioni per le grandi aziende, una miniera d'oro di dati e conoscenze sugli utenti/consumatori in un mondo dove l'informazione ha un valore enorme.
Non solo. La stessa blogsfera è ormai invasa da markettari (quanti operano nel marketing) che utilizzano il web anche come fonte di idee, slogan, tendenze... In questo senso internet rappresenta un'enorme opportunità, perché utilizza un tipo di comunicazione interattiva (mail, chat, community, newsgroup, blog, social networking) in cui ognuno è proiettato col suo bell'avatar, virtuale per definizione ma reale per contatto e comunicazione. Sfruttando le opportunità della rete si ha un effetto di “risonanza” enorme. L'impulso, lo stimolo, il richiamo si diffonde con una progressione ed un effetto moltiplicatore simile a quello della propagazione delle onde.
Così un numero sempre maggiore di aziende sta facendo di blog e community web luoghi in cui alimentare incessantemente il proprio business, trovare nuovi clienti, scoprire tendenze e manipolare i consumatori. Tramite l'utilizzo di chat e forum si creano mailing list e database di quanti ormai non sono più soltanto e semplicemente dei “consumatori” ma sono, e si sentono, “amici”.
Chatta, Facebook, MySpace, Bagoo, Twitter, Splinder, Youtube... Aziende e markettari hanno piantato, mascherandole bene, le loro insegne. Sfruttano il social networking per creare community virtuali di inconsapevoli clienti, reali o potenziali, mettendo a disposizione un'area web condivisa in cui far discutere gli utenti/consumatori su temi che gira e rigira sono sempre funzionali al loro business. Un enorme “carosello” interattivo.
E a pensarci bene è anche una dinamica scontata. Dove devono stare, infatti, un venditore o un markettaro? Semplice, dove stanno i consumatori. E a maggior ragione dove stanno i potenziali consumatori. Oramai non sono più loro, i venditori, a dover inseguire i consumatori, ma sono i consumatori che come tante pecore (pecudum ritu) arrivano e, inconsapevolmente o spontaneamente si offrono ai venditori.
Il motto è “install and they will come”, crea un bello spazio web o una piattaforma blog ed ecco che subito si genera traffico, arriveranno i consumatori come mosche sul miele. E forniranno spontaneamente informazioni su di se (reali? Ottime. Virtuali? Ancora meglio, perché confessano come segretamente vorrebbero essere o sentirsi, come si vedono o vorrebbero vedersi...), offriranno indagini di mercato a costo zero, risponderanno a test e proporranno loro stessi gli slogan della prossima campagna pubblicitaria, che poi inevitabilmente riuscirà di sicuro successo, perché “friendly”. Il consumatore diventa in questo modo un “fan”, un sostenitore, un amico.
Aziende e markettari possono creare con estrema facilità una propria presenza "sotto copertura" nel web, senza nemmeno dar vita ad un proprio sito ufficiale (o meglio ancora, affiancandolo a questo). Così facendo riescono ad aggirare ed eludere tutte le norme a tutela della privacy e per il trattamento dei dati personali.
Gli utenti di Facebook compilano i loro bei profili fornendo informazioni quali città di residenza, professione, religione, stato civile, interessi, hobby, livello di istruzione, libri e film preferiti, musica ascoltata, programmi televisivi seguiti. Tutti elementi preziosissimi per le aziende. Loro pensano di stare semplicemente cercando amici o l'anima gemella e invece stanno offrendo spunto per la prossima pubblicità della Nike o dei Baci Perugina, stando costituendo un campione di consumo cui indirizzare offerte mirate, stanno fornendo dati sulle proprie abitudini e propensioni al consumo. Le multinazionali scoprono così le loro necessità, i loro bisogni, i loro disagi interiori, le loro aspirazioni, i loro desideri, le loro voglie, i loro punti deboli...
Maserati mette video su Youtube. La Lago mobil design (un mobilificio, anche se dal nome sembra una fabbrica di shattle) ha aperto una community che sfrutta la piattaforma Ning. Diesel è su Facebook con più di trecentomila “amici”. Nel suo spazio web mette video e date di tour musicali per attirare gli utenti/consumatori. Si raccolgono poi informazioni sotto forma di voti, commenti, preferenze, opinioni. Questo in modo capillare e per di più spontaneo, a costo zero. Gli idioti vanno a frotte nei forum e rispondono alle domande dell'azienda, alimentano conversazioni, forniscono dati e informazioni, partecipano a test e questionari.
Perfino Gardaland, lavorando nel ramo “divertimento”, ha la sua bella paginetta Facebook in cui raccoglie ricordi, impressioni, sensazioni, emozioni, suggestioni dei navigatori della rete. C'è perfino lo spazio per la simpatica mascotte, un pupazzetto, il draghetto verde “Prezzemolo”. E gli idioti corrono a frotte e mettono le loro foto, parlano delle loro famiglie, della bellisssssima giornata di divertimento. In questo modo si studia il “bacino di utenza”: provenienza, composizione del nucleo familiare, fascia sociale, propensioni di consumo, preferenze di svago, ecc...
E siccome non si può ragionare scopertamente secondo le logiche del profitto nè accanirsi con "bannerizzazioni" selvagge, poiché s'è scoperto infastidiscono i consumatori, alla fine si crea un bel social network con tanto di feste e occasioni di socialità per gli scritti.
Il vero prodigio sta nel fatto che, siccome nella moderna società dei consumi le persone sono (o si sentono) sempre più sole, la community, una volta messa in moto, si autoalimenta, cresce e genera valore, cioè business, contatti, informazioni. Tutti gli iscritti sono inconsapevoli del fatto di contribuire in tal modo attivamente ai processi di consumo ed essere alla fine parte integrante di un meccanismo indotto che mira ad aumentare il numero dei consumatori, ad indurre pavlovianamente la capacità di riconoscere un certo marchio, a fidelizzare all'uso di determinati prodotti. Questo perché per loro sarà come essere (e sentirsi) parte di una grande community (e non semplicemente e solo degli sfigati). L'azienda crea un luogo di ritrovo e di incontro, mette cioè lo spazio (virtuale) a disposizione, i navigatori ci mettono loro stessi e il loro tempo (reale). Una trovata semplicemente geniale!
Ma quando si lavora e si fa business non si ha certo tempo da sprecare ed allora ecco che si mettono in atto alcuni semplici “trucchi” che servono a “fotterci” meglio. Le aziende e i markettari li conoscono bene.

1. - Prima di tutto quando “si debutta” si crea subito dal nulla (siamo o no nel mondo virtuale?) una bella schiera di fan, sostenitori, amici, lettori fissi, ecc... così da esibire un certo numero di “presenze” e non fare la figura degli “sfigati” del web. Le presenze poi aumenteranno da se, perché più il blog (sito, forum, chat, community) è frequentato e più attira. E' un meccanismo ben conosciuto nella blogsfera. Le chat di incontri e amicizia farciscono le community con “presenze finte” ma molto “appetibili” solo per attirare gli sprovveduti navigatori. (e infatti io, che non sono un markettaro, nel mio “sgabuzzino” ho pochissimi commenti, poche presenze e nessun lettore "fidelizzato". Anzi no, ho scoperto con sorpresa che ce n'è uno da Città del Messico: ciao Adolfo, salutami Marcos).

2. - Si fa poi in modo di rendere il più possibile “attraente e dinamica” la propria pagina. Un bel template (e non certo uno che legge col casco da motociclista in testa, mi raccomando), e poi fotografie, video, commenti, sondaggi, giochini, test, applicazioni... Se poi si vuole che i pesciolini non scappino si struttura anche un sistema di singoli blog a maglia, grazie a link e correlazioni che portino i naviganti che passano all'interno di un circuito chiuso, un circolo vizioso, ma nel quale possano sentirsi non spettatori passivi ma protagonisti attivi per il solo fatto di cliccare col mouse.

3. - Si offrono temi che attraggano i visitatori, che così possono sentirsi "chiamati in causa". Ma soprattutto temi che non li facciano scoprire inadeguati o inadatti o deficienti. Mai parlare quindi di cose troppo “pesanti”, di argomenti seri, o questioni importanti. Bisogna tener sempre presente che lo spazio web è una sala giochi per persone che – come direbbe Berlusconi – mentalmente hanno un'età che si aggira sui sei anni (i più intelligenti, ovviamente). Ricordarsi soprattutto che l'utente web vuole ridere, ridere, ridere... Oppure al più autoconsolarsi con suggestioni psicologiche o new age (e vai con Osho, Coelho, Mamani, ecc...)

4. - Gli argomenti non devono essere in evidente e stretta relazione con il business. Piuttosto si deve cercare di “caratterizzare”, dare cioè una personalità all'azienda, o al prodotto, o al servizio, come fossero degli individui. Nel mondo virtuale non ci sono gambe, braccia, ecc... (nemmeno cervelli, se per questo). Quindi se si costruisce un'azienda, un prodotto o un servizio come fosse una persona, verrà percepita automaticamente come tale. Il salto è ormai dalla “persona giuridica” alla “persona virtuale”. Una società multinazionale può benissimo apparire come una biondona con un bel paio di tette: quando compri ti sembrerà anche di esserci stato a letto.

5. - Si cerca di richiamare sul proprio social network dei blogger già molto noti e seguiti nel web, sempre per non fare, ovviamente, la figura degli isolati o degli sfigati. E soprattutto per attirare ancora più pecore, aumentare il gregge.

6. - Si danno vita a forum con tematiche e focus su argomenti stupidi ma molto popolari, così che l'espansione della community possa essere un processo naturale indotto dagli stessi utenti seguendo quelli che sono gli interessi diffusi e dominanti. Di solito il sesso funziona a meraviglia. Ad esempio: meglio le more o le bionde? Cosa vedi per prima in una donna? Dov'è il posto più strano in cui l'hai fatto? ecc... Subito dopo ci sono le “illuminazioni” e lo “psicologismo”. Esempio: quale esperienza ti ha più segnato? Ti senti rinato/a? Sei soddisfatto di quello che sei? Ecc... In questo caso si ha anche il pregio di dare al tutto una veste raffinata, una patina pseudointellettuale.

7. - Si evitano i messaggi con cui si invita apertamente a comprare, perché non funzionano. Piuttosto si dice di voler comunicare, condividere, interagire... Ecco, interagire è la parolina magica.

8. - Argomenti e strumenti del blog (o sito) devono esser tali da facilitare l'eventuale ampliamento e quindi presentare temi correlati, tread da suggeriti, ecc. Gli argomenti devono poi essere sempre rassicuranti, tranquillanti, rasserenanti, spensierati, divertenti. Tipo: sono stato in vacanza a... mi piacerebbe avere... vado pazzo/a per... mi piace un sacco fare... (mai, sottolineo mai, parlare di rivoluzione - umanista o armata - né di altro di tanto drastico). Le community presentano poi l'indispensabile caratteristica della scalabilità (palline, stelline, crocettine) perché questo incentiva i cricetini sulla ruota.

9. - Utilizzare sempre gli “status udate” e i “newsfeed” per fidelizzare i fan, monitorando così il “trend” e “profilare” gli utenti ai fini di un certo tipo di consumo. Così si può proporre biancheria intima a donne single o blackberry a uomini single (o cretini, o sfigati). Prevedere anche un “log in” in modo da controllare gli accessi. Se uno si connette a notte fonda e non fa il portiere d'albergo evidentemente è solo, infelice e scompagnato: un ottimo consumatore.

Secondo Kendall, direttore marketing di Facebook, per vendere più caffè basta far comparire la pubblicità nelle pagine di quanti amano il caffè. Per farlo basta sfruttare le interazioni networking della community. Basta fare ad esempio un bel post col titolo: “Mi sono appena svegliato e ho bisogno di un bel caffè”, metterlo con l'update nel circuito virtuale della community e aspettare di vedere i pesci che abboccano. Quanti? Che area geografica? Single o no? Livello di istruzione? Sesso? Professione? Abitudini di consumo? Preferenze per prodotto?
Noi possiamo aiutarvi a trovare clienti prima ancora che loro pensino di venire a cercarvi. Siamo in una posizione ottimale per creare domanda, sulla base del fatto che sappiamo moltissime cose sui singoli utenti.” Questo è quanto Kendall, rivolgendosi a markettari e aziende, ha detto ad un recente Web Summit a San Francisco.
E le principali piattaforme lo stanno già facendo, con strategie di marketing focalizzate attraverso il feedback istantaneo che monitora le impressioni che ha suscitato un post, il numero dei commenti, il numero e la provenienza delle visite, il numero delle cliccate. Questo consente loro di migliorare e perfezionare il tiro. Se l'inserzione, il post, la proposta non produce sufficienti risposte in termini di visite, commenti, cliccate entro ventiquattr'ore, si cambia e si cerca un nuovo slogan, una nuova formula. Così quando si studia una campagna pubblicitaria si possono aggiungere specifici parametri basati su caratteristiche demografiche, professionali, sociali, o semplici parole chiave o date particolari dopo aver scoperto in che modo rispondono le cavie del web che ricadono nel target. Tutto per ottenere il massimo col minor investimento possibile, l'unica legge che è riconosciuta dal neoliberismo. (D*)

E ora un bel test...



NOME? Paul, perché non va bene?
COMPLEANNO: Non l'ho mai festeggiato.
TATUAGGI: No, preferisco le cicatrici.
PIERCING: No, preferisco le cicatrici.
TI PIACI INTERIORMENTE? Perché si può evadere? (quindi niente proposte di corsi, stage o libri di “pensiero positivo”, “libero” e via “chakrando”...)
HAI GIA’ AMATO AL PUNTO DI PIANGERE PER QUALCUNO? Il mio problema è trovarci da ridere.
HAI MAI FATTO UN INCIDENTE CON LA MACCHINA? La mia è un'auto d'epoca. E ha oltre vent'anni di onorato servizio. (quindi niente macchine nuove. E nemmeno assicurazioni.)
PEPSI O COCA-COLA? Acqua. E di rubinetto. (quindi non rientro nella fascia campione per le pubblicità)
WHISKY O VODKA ? Acqua. E di rubinetto. (anche qui non rientro nella fascia campione per le pubblicità. Non sono Michele l'intenditore.)
TI FIDI DEI TUOI AMICI? Non ho amici. Per fortuna.
COLORE PREFERITO PER L’INTIMO? Il colore che capita. Perché, bisogna abbinarlo con la cravatta?
NUMERO PREFERITO: Nessuno. Un numero è un numero (comunque, se volete saperlo, io una compagnia telefonica non l'avrei mai chiamata “3”).
TIPO DI MUSICA PREFERITA: La musica è musica. E l'ascolto poco. (quindi non compro cd, se è questo che volevate sapere).
DOCCIA O BAGNO?: Doccia (ma è inutile reclamizzare doccia schiuma, uso solo sapone. Avete presente la vecchia cara saponetta?).
COSA ODI? Tutto quello che non è umano. Gli oggetti di consumo, ad esempio.
COME TI VEDI NEL FUTURO? Non mi vedo, devo ancora arrivarci (ed è inutile quindi propormi polizze vita o fondi pensione).
DA CHI HAI RICEVUTO QUESTO TEST ? L'ho preso da dove Voi l'avete messo in circolazione, dal web, brutti stronzi.
QUALE DEI TUOI AMICI VIVE PIU’ LONTANO? Non ho amici, quindi non ne ho di lontani. (quindi non viaggio).
COSA APPREZZI DI PIU’ IN UN AMICO ? Il fatto che non c'è. Mi rassicura tanto.
CHI E’ IL PIÙ LENTO? Il cervello di chi ha pensato un test come questo.
COSA CAMBIERESTI NELLA TUA VITA? Avrei preferito evitare tutto il disturbo. Molto rumore per nulla (quindi non rientro nella fascia campione per la pubblicità di abbigliamento, accessori, cosmetici).
SEI FELICE? Perché, è necessario? E' obbligatorio?
LIBRO PREFERITO? Non siamo noi a preferire un libro, è sempre un libro che sceglie noi. (quindi niente abbonamenti a riviste, circoli librari ecc...).
LA PRIMA COSA A CUI PENSI QUANDO TI SVEGLI? “Di nuovo?”
SE POTESSI ESSERE QUALCUN ALTRO CHI SARESTI? Chiunque, solo molto molto molto più stupido.
COSA C’È APPESO AL MURO DELLA TUA CAMERA? Non c'è spazio per appendere nulla, è foderata di libri (ma solo perché sono un ottimo isolante termoacustico).
COSA C’E SOTTO IL TUO LETTO? Il pavimento.
DOVE TI PIACEREBBE ANDARE? Da nessuna parte, dello scenario non me ne frega nulla. (quindi niente pubblicità di agenzie viaggi e villaggi vacanze).
CHI NON TI RISPONDERÀ DI SICURO? Tutti.
E CHI SEI SICURO TI RISPONDERÀ? Nessuno.
DI CHI VORRESTI LEGGERE LA RISPOSTA? Di nessuno. Lui risparmia tempo a scrivere e io a leggere (per questo non mi iscrivo a nessuna fottuta community).
PROFUMO PREFERITO? Nessuno (non uso deodoranti per la casa e a me basta il sapone).
SPORT PREFERITO? Nessuno (quindi niente pubblicità di articoli sportivi, palestre, ecc...).
TIMIDO O ESTROVERSO? Noioso?
MARE O MONTAGNA? In orbita (come lo sputnik).
HAI PAURA DELLA MORTE? No, perché cos'ho da perdere?
A CHE ORA VAI A LETTO DI SOLITO? Perché mi aspetti lì?
COSA VUOI DIRE ALLA GENTE CHE LEGGERÀ QUESTO TEST? Nulla.


6 commenti:

  1. non ho parole... e sì che ne avrei da dire, ma al momento sono sbalordita da alcune risposte...quando mi sarò ripresa, riparlerò...ciao R

    RispondiElimina
  2. Tira il fiato, fa' un bel respiro a fondo e poi... spara.
    Ciao, D.

    RispondiElimina
  3. se lo faccio troppo a fondo , ci rimango secca.. cmq sparo sta tranquillo... ciao R.

    RispondiElimina
  4. Le pubblicità, alcune, possono anche essere belle da guardare, ma noi non siamo pecore, decidiamo con la nostra testa cosa acquistare e cosa no. C'è chi, imperterrito, continua a seguire la moda ogni anno e chi si veste sempre allo stesso modo forse perché si guarda ancora allo specchio con occhio critico. I pubblicitari fanno il loro mestiere, sanno circuire ad effetto gli sciocchi privi di personalità, ma non avevo mai pensato che facebook fosse un modo, molto sottile, di rilevare fasce di nuovi possibili consumatori. Questo post fà riflettere.
    Ps Non si può parlare troppo di rivoluzione, specie se armata, Maroni potrebbe identificarci tutti. E i libri sono troppo preziosi per essere usati come materiale isolante. Non credo che sei insensibile davanti a un bel paesaggio marino o alpino, e penso che siano in tanti a leggere il tuo blog. Ciao, M.

    RispondiElimina
  5. I meccanismi della pubblicità e del consumo si sono fatti talmente sottili e raffinati che messaggi subliminali, messaggi occulti, modelli indotti, pubblicità indiretta, richiami sessuali si sedimentano nell'inconscio collettivo e agiscono nel subconscio individuale in modo tale da far sembrare naturale quel che non lo è affatto, da far apparire spontaneo quello che è invece condizionato, da portare a credere sia voluto quello che è invece solamente indotto.
    Perché oramai ci conoscono talmente bene, si sono studiati tanto a fondo e alla perfezione certi meccanismi della psiche quali pulsioni traenti, transfert, libido, mimesi, impulsi, istinti, stimoli, ecc... che attraverso i medium di massa e le tecnologie queste conoscenze vengono utilizzate per suggestionare.
    In due parole: anche se ti sembra di decidere, la verità è che vieni deciso.
    Anche l'anticonformismo è una sottilissima forma di controllo e condizionamento. Il potere ha trovato il modo di metabolizzare anche la contestazione.
    Per essere veramente autonomi, liberi e indipendenti e non più eterodiretti vi è una sola possibilità: aumentare il sapere, potenziare l'intelligenza.
    Sono necessarie più conoscenza, più formazione critica, più forza di carattere, più durezza che mai... E alla fine c'è un prezzo altissimo da pagare: l'isolamento.
    L'organismo sociale, infatti, ormai funzionale a certi meccanismi, immagini, modelli, non percepirà neppure la minaccia. Semplicemente la ignorerà (ci ignorerà).
    Si sarà più liberi e consapevoli, forse, ma sarà magra consolazione perché non servirà a nulla. Sarà come per un condannato a morte essere orgoglioso di avere una bella cella singola e spaziosa. Se tutti bevono ad un pozzo e diventano matti l'unico che non ha bevuto non sarà l'unico ad esser rimasto savio, ma l'unico a sembrare davvero matto. Questa è la realtà, che piaccia o no.
    Oramai le distinzioni tra bisogni naturali e necessari, naturali e non necessari e non naturali e non necessari sono scomparse del tutto. Quindi, se parliamo di massa parliamo di pecore. Quelle che vediamo nelle società del benessere non sono più persone, ma sono pecore.
    La differenza emerge netta appena vediamo delle persone vere in quelle poche isole di società diverse rimaste nel mare magno della globalizzazione (ad esempio i caracol zapatisti). Ed è questo quello che massimamente disturba il potere. Disturba il fatto che si possa manifestare con l'esempio, mettendolo in pratica, l'esistenza di modi diversi e più umani di vivere e convivere. Che non sono i consumi che fanno l'essere umano, anzi nemmeno riescono ad elevarlo (semmai lo fanno regredire). Le società progredite sono quelle del benessere, apparentemente più felici, ma al tempo stesso quelle più infelici e disgraziate. Sono le società dei suicidi, delle stragi della follia, delle depressioni e degli antidepressivi, del divertimento di massa e della solitudine individuale.
    Ciao, D.

    >>>> Segue PS

    RispondiElimina
  6. Ps (che risponde al tuo Ps)

    La rivoluzione armata l'avrei già cominciata se solo mi fossi convinto che nella nostra società una rivoluzione avrebbe senso. Ma la verità è che per come stanno le cose non servirebbe a nulla...
    Nulla mi impedisce di dare istruzioni nel blog su come fabbricare esplosivo in casa dopo aver fatto un po' di spesa al supermercato: detersivo, zucchero, fertilizzante, acetone, ecc... Pentrite, nitroglicerina, tetranitrato di pentaeritrite, dinamite: Booooommm. Servirebbe?
    Un tizio una volta mentre ero in fila alla cassa del supermercato mi ha incuriosito perchè chiedeva dove trovare un libro per fare dell'esplosivo. Incuriosito ho chiesto perchè. E sai qual è stata la risposta? Per farci i botti di fine anno. Ecco, questa è la nostra situazione, a questo punto ci troviamo.
    Qua non si riuscirebbe nemmeno a fare la rivoluzione nella Casa del Grande Fratello, figuriamoci per cambiare tutto il paese.

    Identificato da Maroni? Io sono già schedato, grazie. Quando mi sono congedato mi hanno dato un pass valido per tutti i mezzi di trasporto (aerei, treni, traghetti, ecc..) col quale raggiungere, una volta allertato, il mio comando di appartenenza. In più l'obbligo di comunicare i cambi di residenza. Mai fatto, ovviamente. Ma di uno che non ha prestato giuramento (mi sono rifiutato, hanno detto che tanto per loro era lo stesso) si sa che c'è poco da fidarsi...

    Vero, i libri costano. Poi dicono che si legge poco. Prima misura del governo provvisorio rivoluzionario sarà liberalizzare il sapere, nazionalizzare la cultura e sovvenzionare le arti, la ricerca, la letteratura, la poesia, la musica, la bellezza. Un libro costerà 20 centesimi e un sms 20 euro: gli idioti o si riconvertiranno in fretta dal t9 al garamond o finanzieranno il sapere.

    Non sono insensibile (come potrei esserlo visto che amo la poesia?), ma tra un paesaggio naturale e uno umano, preferisco il secondo.

    Sì, leggono in tanti, da cinque continenti. La cosa mi fa piacere. Possono prendere qui quello che vogliono, possono girare a piacimento e fare quel che credono. Lo scopo del blog era creare un database personale (per non appesantire l'hard disk), ho preferito condividerlo con tutti. Fate come a casa vostra...

    Ciao, D.

    RispondiElimina